Fin dai secoli
dell'alto medioevo, quando il territorio era possesso di potenti
feudatari locali, in particolar modo degli Ubaldini e dei Guidi,
il Mugello era costellato di castelli e borghi fortificati. Si
può dire che non esisteva luogo, posto in posizione strategica,
dove non sorgesse un castello, destinato soprattutto a tenere
sotto controllo le strade che solcavano il territorio o ad offrire
riparo alla popolazione in caso di necessità.
Ancora oggi è possibile, in qualche caso, rinvenire tracce
o ruderi di alcune di queste fortificazioni: si possono ricordare
i resti del Castello di Monterotondo, antico possedimento
del Vescovo di Firenze, quelli di Montaccianico,
di Monterezzonico e di
Vespignano.
Tra le mura cittadine sarà da ricordare la grande
cinta bastionata di Scarperia, risalente ai primi anni del Trecento
, in seguito alla fondazione della terra nuova di Castel San
Barnaba (poi Scarperia), e gli scarsi resti delle mura di Borgo
S. Lorenzo, risalenti alla seconda metà dello stesso secolo.
Ma è soprattutto nel Quattrocento che il Mugello diventa
teatro di un'importantissima trasformazione, cioè del
passaggio dal castello fortificato alla villa di campagna. Protagonisti
di questa fondamentale tappa della storia dell'architettura sono
Cosimo de' Medici (il Vecchio) e Michelozzo di Bartolomeo, dalla
cui collaborazione scaturì la realizzazione delle ville-castello
del Trebbio e di Cafaggiolo.
Il legame che Cosimo aveva con la terra di origine della sua
famiglia lo spinse a finanziare importanti lavori di ristrutturazione
dei possedimenti principali della famiglia, le ville del Trebbio
e di Cafaggiolo, e per far ciò affidò l'incarico
al suo architetto di fiducia, oltreché amico personale,
Michelozzo.
Anche se la cronologia dei lavori è incerta, Michelozzo
iniziò probabilemnte dal Castello del Trebbio (1427-36).
Posto in posizione elevata e panoramica, tra San Piero e Barberino,
il castello è immerso nel verde ed è fornito, secondo
i dettami della tradizione, di torre merlata e mura con beccatelli
e merli. Il castello presenta tuttavia numerosi e notevoli elementi
di novità, tali che non possono farlo considerare come
un'architettura difensiva in senso tradizionale: infatti, il
castello è circondato da uno splendido giardino sul quale
si apre una loggia sorretta da colonne con capitelli e la cappella
stessa è posta all'esterno della cinta muraria del castello.
I tipici elementi caratteristici dell'architettura militare (merli,
beccatelli), assumono in questo caso un valore più decorativo
che funzionale.
Qualche anno dopo, probabilmente dopo il 1451, lo stesso Michelozzo
edifica il monumentale complesso della villa di Cafaggiolo,
edificio posto, al contrario del Trebbio, sul fondovalle, al
centro di una terra fertilissima. Anche in questo caso, ad un
primo sguardo, Michelozzo sembra riutilizzare elementi "tradizionali"
(torre merlata, beccatelli ecc.), rinnovandoli completamente.
Questi due edifici, dotati di ampie finestre eportali, non servono
più per difendersi da eventuali nemici, ma avviano un
rapporto, un dialogo con l'esterno, con la natura, si pongono
al centro di terre fertili e coltivate. L'architettura si apre
alla luce ed al paesaggio, nel quale svolge una funzione accentratrice,
ma non dominatrice, di comoda residenza del signore.
Non lontano dalle due ville, sopra il colle che sovrasta l'abitato
di San Piero a Sieve, sorge un altro straordinario esempio di
architettura castellana, la grande fortezza di San Martino.
Voluta, a partire dal 1569, dal duca Cosimo I de' Medici, che
ne affidò la costruzione a Baldassarre Lanci, poi sostituito
da Simone Genga e infine da Bernardo Buontalenti, per proteggere
i confini settentrionali del granducato di Toscana. Con i suoi
imponenti bastioni ed il grande mastio interno, rappresenta uno
dei più ampi complessi fortificati italiani, che circonda
l'intera sommità del colle, ed uno degli ultimi interventi
della dinastia medicea nella sua terra d'origine. |
Ruderi del Castello di Monterezzonico Borgo
San Lorenzo |