L'organizzazione TODT cominciò
la fortificazione dell'Appennino - definita Linea Gotica - nell'ottobre 1943. Per oltre
un anno vi lavorarono 50 mila italiani, 18 mila genieri tedeschi
e 2 mila tecnici slovacchi. Spesso erano i rastrellamenti nelle
città toscane a procurare la manodopera italiana.
La Linea Gotica, lunga 270 km che attraversano l'Italia da Massa
a Rimini, era studiata per trarre il massimo vantaggio dalla
conformazione delle montagne e dal limitato numero di strade
che l'attraversavano. Il passo della Futa era il luogo più
fortificato di tutta la linea. Da posizioni favorevoli erano
stati ricavati punti di osservazione e vasti campi di tiro per
cannoni e arme automatiche, protetti da numerosi e complicati
campi minati, gli stessi che per molti anni nel dopo guerra provocheranno
centinaia di vittime nella popolazione civile. Inoltre erano
state interrate centinaia di torrette di carri armati Panther,
i cui lunghi cannoni dominavano le vallate.
Le case sulle pendici dei monti e delle borgate, da cui erano
stati cacciati gli abitanti, erano presidiate da reparti con
lanciafiamme e mitragliatrici. Le postazioni, fornite di cospicue
scorte di bombe a mano, davano una notevole superiorità
alle truppe tedesche che tenevano posizioni elevate rispetto
agli alleati che salivano dal basso.
Alla battaglia per la Linea Gotica, cominciata nel settembre
'44 e terminata alla fine di aprile del '45, parteciparono soldati
alleati, con truppe italiane e formazioni partigiane. Altissimo
il tributo di sangue: 35 mila uomini persi dagli alleati, ancora
maggiori le perdite tedesche.
Da "Toscana
Oggi" del 24.10.2004 - E.C.
Ne fa memoria
il Cimitero Monumentale
di Guerra Tedesco, situato sul passo della Futa, inaugurato nel
1969, che accoglie le spoglie di oltre 30.000 soldati tedeschi
caduti in quegli anni. Si sviluppa a spirale sui fianchi di una
collinetta in vetta alla quale sorge il Sacrario sotto cui si
trova una cripta con le fosse comuni.
L'Istituto per i Beni Artistici, Culturali e Naturali della Regione
Emilia Romagna è impegnato nella valorizzazione di un
territorio che oggi può essere considerato un "museo
a cielo aperto", testimone di un passato in cui si sono
incontrate e confrontate realtà culturali diverse. |
È passata alla storia con il nome
di Linea Gotica, ed è stata l'ultima linea di resistenza
tedesca in Italia. Una fortezza immensa e formidabile che si
dispiegava per ben 320 km, partendo dalla vallata del fiume Magra,
a sud di La Spezia, stendendosi attraverso le Alpi Apuane fino
a raggiungere una serie di capisaldi che bloccavano i vari passi
appenninici. L'estremità orientale della linea percorreva
la vallata del fiume Foglia fino a raggiungere le alture tra
Pesaro e Cattolica, sull'Adriatico. Queste linee difensive, oltre
a sfruttare roccaforti naturali come il passo della Futa, si
articolavano in un complesso sistema di bunker, fossati anticarro,
campi minati e trincee scavate nelle zone di pianura. Il maresciallo
Kesserling, comandante in capo delle truppe germaniche in Italia,
la definì "barriera inespugnabile". Quindicimila
operai italiani furono arruolati di forza per l'esecuzione dei
lavori. Nonostante ciò, non tutte le opere realizzate
erano di buona qualità. I manovali italiani, infatti,
non si dedicavano al lavoro con lo stesso entusiasmo dei tedeschi,
e in ogni angolo della montagna, dove la Resistenza partigiana
cresceva di giorno in giorno, era un succedersi continuo di azioni
fulminee di sabotaggio e di ritardo. E' lungo la Linea Gotica
che si combatteranno fra le più dure battaglie della Il
guerra mondiale in Italia: per nove mesi, dall'estate del '44
alla primavera del '45, gli eserciti coinvolti si fronteggeranno
in scontri cruenti e terribili, perdendo decine di migliaia di
uomini.
REPERTI DA UN PASSATO RECENTE
Le
zone dove la Linea Gotica fu costruita recano ancora oggi i segni
di ciò che accadde in quegli anni. A Bruscoli, un borgo
del Mugello nei pressi del Passo della Futa, esiste un piccolo
museo dove, tra i reperti archeologici, geologici e della civiltà
contadina, sono conservati moltissimi oggetti che ci raccontano
della Linea Gotica e della guerra che lassù fu combattuta.
Qui alcuni amici, nel 1989, hanno dato vita ad un'associazione
con lo scopo di studiare e censire il territorio da un punto
di vista storico-archeologico: è nato così il Gruppo
Archeologico di Bruscoli. Ne11994, vista la quantità notevole
di reperti rinvenuti, il gruppo ha chiesto la disponibilità
di una sede, da utilizzare anche come deposito, al Comune di
Firenzuola, che ha concesso i locali dell'ex scuola elementare
di Bruscoli. La prima iniziativa pubblica è stata l'allestimento
di una mostra sulla civiltà contadina, poi divenuta permanente
visto il successo ottenuto, oltre duemila visitatori all'anno.
Negli anni immediatamente successivi fu creata la terza sezione
del museo, dedicata appunto alla Linea Gotica, come a completare
quel quadro storico e culturale iniziato tempo prima con tanto
impegno e passione.
LA JEEP DI ANTONIO
Uno dei membri storici del Gruppo è
Antonio Galeotti, un simpatico signore che all'epoca della guerra
aveva 14 anni. A quei tempi viveva in una casa isolata nella
zona di Pian del Voglio, raggiungibile solo attraverso sentieri
impervi. Un giorno alcuni soldati americani, a bordo di una jeep,
lo incontrarono nei pressi della sua casa egli chiesero informazioni
su come raggiungere il paese. Antonio spiegò loro che
l'unico modo era percorrere una mulattiera molto ripida, ma dentro
di se pensò che mai e poi mai sarebbero potuti salire
fin lassù a bordo di un'automobile: era davvero molto
scettico, ma quando vide che invece la jeep si arrampicava senza
alcun problema per quell'impervia via, quasi non credeva ai suoi
occhi. Rimase talmente affascinato dalle potenzialità
di quel mezzo che se ne ricordò per tutti gli anni a venire.
Finché un giorno ebbe finalmente l'occasione di poter acquistare una di quelle vecchie
jeep: ne trovò una a Bologna, dove gli americani, dopo
la liberazione, abbandonarono ogni genere di mezzi e pezzi di
ricambio (ancora oggi a Bologna vi sono officine dove è
possibile trovare pezzi originali di quegli anni).
Così Antonio ha coronato un vecchio sogno e da allora
si sposta unicamente a bordo della sua jeep. "Comodità
niente - ci dice -, ma come va questa... nessun'altra automobile!".
Càrola Ciotti |