La notizia
si è diffusa rapidamente nell'alto Mugello, da Scarperia
a Sant'Agata e oltre il crinale a Firenzuola.
Un gruppo di taglialegna al lavoro nel bosco di Castro San Martino,
tra il passo del Giogo e quello della Futa, han ritrovato nel
bosco resti di mura e un grande pavimento.
Si è subito detto che sono stati ritrovati finalmente
i resti dell'Osteria
bruciata, una delle più
note ma anche delle più misteriose locande dell' Appennino.
Un'antica
leggenda, raccontata dagli anziani in tutto l'alto Mugello, narra
la storia di una malfamata osteria dove i viandanti erano attesi,
in altri tempi, da una tristissima sorte. I poveri pedoni che
con gran fatica riuscivano a raggiungere il crinale tra le vallate
della Sieve e del Santerno, trovano proprio sul valico una locanda
che a prima vista poteva apparire davvero un agognato punto di
ristoro. Ma gli usi di quella osteria, sempre secondo la truculenta
leggenda, erano tali da far rimpiangere ai pellegrini di non
essersi tenuti alla larga da tanto orribile albergo. Nella notte
poteva capitare che i viandanti fossero uccisi per uno scopo
che non sfigurerebbe davvero come motivo ispiratore di un film
dell'horror: le loro carni servivano da vivanda per i clienti
del giorno successivo.
Ormai nel Mugello su questa leggenda si sorride, ma un fatto
è certo: il luogo dove si suppone che la terribile locanda
avesse sede si chiama ancora Passo dell'Osteria bruciata e sulle
guide è scritto che l'albergo fu incendiato perché
col tempo divenne sede di malfattori.
I taglialegna che in questi giorni hanno ritrovato nei boschi
di Castro San Martino alcuni misteriosi muri e un pavimento potrebbero
avere dato davvero un prezioso contributo per diradare le molte
nebbie che circondano uno dei più celebri passi dell'Appennino,
che oggi non è più transitato da strade vere e
proprie ma diventato la meta di frequenti escursioni e l'incrocio
di itinerari alpinistici .
Altre leggende sull'Osteria bruciata? Secondo alcuni fu questo
il primo valico appenninico percorso in Toscana, al tempo degli
Etruschi o quando su questo crinale passava l'incerto confine
tra i territori dei Liguri che per primi abitarono appunto il
Mugello e quello dei Galli.
Sarebbero stati proprio i Galli, secondo un altro racconto popolare
ripreso da tutti gli scrittori di storie mugellane, a fare conoscere
ad Annibale il comodo valico che era rimasto sconosciuto invece
ai Romani. |
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Non per niente
a Borgo San Lorenzo nel secolo scorso si indicava ancora un Ponte
di Annibale e perfino un incrocio di strade chiamato a sua volta
Canto di Annibale. Tutto l'Appennino, in verità, è
pieno di luoghi nei quali la memoria popolare o i racconti dei
vecchi libri tramandano il ricordo del passaggio del generale
cartaginese. Ma a questo proposito una recente tesi potrebbe
proporre un punto d'intesa fra tante contraddittorie indicazioni:
non si esclude che i Cartaginesi abbiano passato i monti divisi
in varie colonne, con un criterio strategico e tattico del tutto
moderno, ma proprio per questo capace di mettere in totale scacco
le vedette romane. Poi, col passare dei secoli, in ogni luogo
attraversato dai cartaginesi sarebbe rimasta memoria soltanto
dell'abilissimo generale.
Questa idea sarà presto illustrata su un periodico che
si pubblica sulla montagna Pistoiese da un appassionato studioso
fiorentino, Silvano Besso. L'ipotesi, beninteso solo l'ipotesi,
è stata definita "largamente possibile" anche
dal professor Giancarlo Susini, uno dei massimi studiosi attuali
dell'antichità romana.
L'Osteria bruciata era in una posizione strategica fondamentale
tra la Toscana e l'Emilia. Su questo non vi sono dubbi. A 917
metri di quota è uno dei valichi più bassi e i
crinali che risalgono da Scarperia e da Firenzuola ne rendevano
anche abbastanza sicuro e agevole l'accesso. L'abbandono del
passo e il suo ingresso nella leggenda avvenne per motivi legati
strettamente a eventi politici e di guerra. Il passo era dominio
della famiglia Ubaldini avversaria del comune di Firenze.
Per togliere agli Ubaldini il punto di forza i Fiorentini ebbero
un'idea: fecero deviare le strade per i passi della Futa e del
Giogo. Poi in un giorno imprecisato la malfamata Osteria fu data
a fuoco.
E' curioso che la storia recente abbia confermato la particolare
validità strategica di questo passo tanto conteso: fu
proprio lassù che il 15 settembre 1944, per l'esattezza
a Monte Altuzzo, le truppe alleate sfondarono la linea gotica
e costrinsero i tedeschi a una veloce ritirata alla linea Genghis
Khan, sulle ultime colline prima della linea gotica.
Al valico ci sono alcuni muri di capanne, ma non si è
mai saputo se siano davvero i resti dell'osteria della leggenda.
Ora la scoperta nel bosco di una costruzione propone nuovi motivi
di studio.
La
Nazione - Martedì 27/8/85
Nereo Liverani |
L'unica documentazione sicura della strada
dell'Osteria Bruciata in uno schizzo del 1585, eseguito per una
controversia tra Marcoiano e Montepoli da un perito che raffigurò
il territorio sotto il passo, per un miglio, nel versante toscano:
sul valico compare lo "spedaletto rovinato" e la "strada"
che gli passa davanti (ASF, Magistrato dei Nove Conservatori,
1338 (cria 7623), c.264, Rapporto di Alfonso Parigi del 22 novembre
1585). Interpretato e pubblicato per la prima
volta in D. Sterpos, Comunicazioni stradali attraverso i tempi:Bologna-Firenze,
Roma ("Autostrade S.p.A."), 1961, p.44 |