Storia della guerra cecena

SITUAZIONE ATTUALE

 

 

 

Attualmente si registrano agguati ed attentati, compiuti da gruppi indipendentisti ceceni, quasi quotidianamente e decine di soldati russi vengono uccisi ogni mese. Tuttavia, le autorità di Mosca e del nuovo governo ceceno filorusso, con sede a Grozny, tentano di nascondere la realtà dei fatti affermando continuamente che le ostilità sono praticamente concluse e che nella provincia è in atto un processo di normalizzazione. Nel 2003 Putin ha indetto un referendum costituzionale che avrebbe dovuto conferire una larga autonomia al governo locale. Inoltre, si sono svolte le elezioni presidenziali che hanno visto la vittoria dell'ex leader religioso islamico Akhmad Kadyrov. Tuttavia, si è trattato di un voto pilotato dal Cremlino, preceduto da una campagna costellata da irregolarità, violenze ed intimidazioni verso gli altri candidati. Le elezioni non hanno contribuito in alcun modo al miglioramento della tragica situazione della popolazione cecena. Inoltre, l'elezione di Kadyrov ha avuto l'effetto di giustificare le azioni dei famigerati OMON, milizie paramilitari dirette dal figlio Razman, la cui attività si sta rapidamente espandendo in tutto il territorio. Sulla scia degli attentati dell'11 settembre 2001, la Russia ha cercato di convincere l'opinione pubblica mondiale che in Cecenia "non si sta più combattendo una guerra, quanto piuttosto un'operazione antiterrorismo". Si fa leva, infatti, sulle connessioni esistenti tra i gruppi più radicali della guerriglia dipendenti da Basayev e reti fondamentaliste internazionali, fra cui il Wahabismo saudita. Sin dall'inizio del conflitto, tuttavia, numerosissime Organizzazioni umanitarie hanno denunciato la violenza delle truppe regolari russe contro la popolazione, accusata di offrire sostegno ai ribelli. Sono stati descritti innumerevoli episodi di rastrellamenti, massacri, esecuzioni sommarie, torture, sparizioni che avvengono ad una media di 80 al mese, rapine e sequestri a scopo di estorsione. Si calcola che il numero delle vittime fra la popolazione civile, dal 1999 ad oggi, sia compreso tra 80.000 e 100.000, mentre i profughi rifugiatisi nei precari campi di accoglienza delle regioni vicine sarebbero oltre 400.000. Crimini simili sono stati anche attribuiti alla guerriglia che si è talvolta resa responsabile di stragi di civili che avevano "collaborato con gli invasori". Ancora oggi gli omicidi di funzionari del governo filorusso, definiti "traditori nazionali", rapimenti ed agguati a scopo di rapina sono all'ordine del giorno. (ottobre 2004)

 

(<<< precedente)   (successiva >>>)