CESENA - “New York è una città
immensa ricca di umanità”. È stata questa l’idea
che si è fatto Tonino Comandini vivendo nella Grande Mela una
esperienza tanto speciale come la partecipazione alla maratona più
famosa del mondo. Prima della partenza la sua attenzione era concentrata
solo sulla gara ma giunto in città, i suoi occhi hanno potuto
vedere la bellezza, le contraddizioni e la sofferenza del luogo ora
diventato il vero simbolo degli Stati Uniti: Ground Zero. “E’
una città bellissima - racconta Tonino - I primi particolari
che mi hanno colpito sono stati i grattaceli altissimi e le strade invase
da auto ma con un traffico molto più scorrevole che da noi, così
come mi è piaciuto vedere persone di tutte le razze e credi religiosi
camminare insieme indisturbate per le strade, fino ad arrivare all’allegria
e alla socievolezza con cui nei ristoranti ci hanno accolto, visto che
vi sono molti italiani che vivono lì. Tuttavia quello che mi
ha reso davvero felice sono state le centinaia di volontari e di poliziotti
che hanno vigilato su di noi prima e durante la gara: penso a coloro
che ci hanno sostenuti prima della partenza, e a chi, in bicicletta
ci ha scortato con dei fischietti avvisatori quando abbiamo attraversato
il quartiere del Bronx. Mi ha aperto il cuore vedere rabbini che, quando
siamo passati dal quartiere ebraico, stavano ai bordi della strada,
così come è stato meraviglioso essere accolti al traguardo
da migliaia di applausi e di congratulazioni affettuose. Per strada,
appena finita la gara, quando io e Corrado abbiamo attraversato Central
Park le persone mi salutavano e si complimentavano con me, vedendo al
collo la medaglia della maratona”. Ma c’è anche il
rovescio della medaglia: “Non ho gradito la scortesia e freddezza
dei tassisti. In giro ce ne sono tantissimi”. L’episodio
più divertente, invece: “Senza dubbio quando, dopo la gara,
sono stato avvicinato da una poliziotta che voleva farmi i complimenti
e io, per scherzare le ho rubato il cappello e sono scappato via. Lei
venendomi incontro mi ha abbracciato”. Il momento più toccante
Tonino lo descrive: “Quando ero quasi arrivato al traguardo ho
sentito la voce di Corrado, il mio allenatore nonché migliore
amico da sempre, che mi incitava: ho ritrovato una carica enorme per
lo sprint finale. E poi naturalmente quando sono stato a Ground Zero:
Vedere quell’immenso cratere circondato da migliaia di persone,
venute a ricordare l’attentato alle Twin Towers, mi ha lasciato
dentro una tristezza infinita”.