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Un giovane che voleva ad ogni costo volare...fece nascere l'industria aeronautica  

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Trento 25 aprile 2003

 

Di riflesso, per queste cattive esperienze, anche per Caproni iniziarono tempi bui. Senza l'aiuto dello Stato - nelle committenze lui ci sperava proprio - si vide nell'impossibilità di tenere in vita la nascente industria, e mancando inoltre anche i mezzi finanziari di amici, fu costretto a cedere la propria officina. Tempi dolorosi che però ancora una volta non riuscirono a fiaccare la volontà, nè l'ostinato ottimismo; e... nemmeno l'ardente amor di Patria. Infatti non dobbiamo dimenticare che Caproni era di Trento, quindi era pur sempre un suddito austriaco. L'Autorità Militare austriaca era stata molto più attenta dei loro colleghi italiani al lavoro del giovane; aveva intuito quante promesse si celassero nelle prime realizzazioni degli aeroplani del giovane ingegnere. Infatti inviò in Italia il colonnello Uccellaz per fargli delle proposte concrete e più vantaggiose di quelle italiane. Caproni però doveva trasferire la sua attività in Austria e qui avrebbe trovato tutti gli aiuti e tutti i mezzi di cui potesse aver bisogno. Gianni Caproni italiano, rifiutò la ricchezza sicura che si offriva a Gianni Caproni suddito austriaco. E se la fortuna questa volta volge a favore di Caproni, lo dobbiamo a un colonnello italiano con una fervida mente: GIULIO DOUHET. E' lui a vincere i mille ostacoli della burocrazia militare, e diede modo a Caproni di costruire anche se in ritardo una nutrita serie di "macchine volanti", fra cui il Caproni 300 HP, che segnò una vera rivoluzione nella storia delle costruzioni aeronautiche. GIULIO DOUHET è un altro dimenticato dalla Storia. Già nel 1904, sul volo delle nuove "macchine" era un uomo molto attento, quanto Caproni. Fulminato anche lui dai voli di Wright, aveva subito visto molto lontano ed era uno dei pochi ufficiali in Europa a sostenere la necessità di formare "una terza branca delle arti delle guerre"; il futuro delle nazioni -affermava- risiedeva unicamente nel "Dominio dell'aria". Titolo che diede poi a un suo trattato militare d'avanguardia, e che Mussolini indubbiamente lesse (lo vedremo più avanti). In Italia Douhet fu poco ascoltato, ma all'estero gli prestarono molta attenzione, fin dalle sue prime idee e fin dai suoi primi interventi (non proprio graditi) dentro lo Stato Maggiore dell'Esercito e della Marina italiana. Ma proprio per merito della ostinazione di Douhet, i pionieri del volo bellico furono proprio gli italiani; infatti i primi esperimenti li fecero nella guerra italo-turca. Il capitano Piazza il 23 ottobre 1911 effettuò numerosi voli di ricognizioni dimostrando l'utilità dell'aereo per correggere i tiri di artiglieria. Dieci giorni dopo, il sottotenente G. Gavotti realizzò il 1° novembre 1911, il primo bombardamento della storia lanciando dal suo aereo sugli accampamenti nemici di Ain Zara delle comuni bombe a mano. Poi ancora Piazza insieme a Gavotti il 23 febbraio 1912, furono i primi a realizzare le prime fotografie aeree della storia, fissando al velivolo delle comuni macchine da ripresa.  Ma furono episodi marginali, non degni di attenzioni da parte delle alte sfere. Ma non per Douhet, che vedeva ancora più lontano di quei risultati marginali.

 

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Siamo alla vigilia di drammatici eventi. L'orizzonte politico europeo era minaccioso e nel 1914 scoppiava la Guerra Mondiale. Gli episodi marginali detti sopra rimasero tali anche quando l'Italia entrò in guerra nel maggio del 1915. Erano passati già tre anni da quelle preziose esperienze, ma riuscì a schierare appena 15 apparecchi, anche se gli aerei "Caproni" già nell'agosto volavano sul fronte e nelle retrovie nemiche seminando il panico. Leggendarie alcune imprese, come quelle di Baracca, Locatelli, D'Annunzio e tanti altri.  La nascente industria aeronautica di aerei ne produsse poi nel corso della stessa guerra, 1472, ma alla fine all'armistizio ne rimanevano 552. (Con poco più di 700, l'Italia -dopo vent'anni- si presentò all'inizio della Seconda Guerra Mondiale; nonostante sensazionali imprese aviatorie (più sportive che militari); però fine a se stesse, che diedero solo l'impressione di avere l'Italia una vera "Forza Aerea". Vedremo più avanti il perchè).  Non così i tedeschi che già nel 1915-16 iniziarono ad avere un netto predominio sui nuovi mezzi e sulle nuove strategie; classificando perfino -come aveva indicato proprio Druhet- già le operazioni aeree in quattro categorie: a) ricognizione, b) assalto, c) combattimento aereo, d) bombardamento; e per tali operazioni avevano diversificata la produzione, avvantaggiandosi della collaborazione di un olandese Fokker (celebri poi i suoi aerei, e fu lui fra l'altro a inventarsi una mitragliatrice collegata all'albero motore che permetteva di sparare attraverso l'elica. Una tecnica per anni segretamente custodita).