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Un giovane che voleva ad ogni costo volare...fece nascere l'industria aeronautica  

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Trento 25 aprile 2003

 

I
ntanto alle officine Caproni, con gli aumenti di capitali, la nuova industria prese il nome "Società Aeroplani Caproni", ed inizia a progredire fornendo i suoi apparecchi alla nascente Aeronautica Italiana. Ma anche in parecchie altre nazioni del mondo, fino a ricevere importanti commesse dal Perù e perfino dalla Cina. Agli inizi degli anni Trenta le Officine Caproni costituiscono già un complesso industriale italiano della più grande importanza, una industria nel suo settore fra le più importanti del mondo. Come satelliti per i vari componenti (motori, strumentazione, metalli leggeri ecc.) nascono o si affiancano industrie quali la Isotta Fraschini, Meccaniche Reggiane, Cantieri Aeronautici Bergamaschi, Aviazione Monte Collino, Motori Marini Carraro, Stabilimento Coppola, Castellamare di Stabia, Società Issa, Elektron Magnesio, e numerose altre. (E altre ancora premono per accaparrarsi il grande business delle commesse governative). Il grande sogno di un giovanissimo ingegnere, che voleva volare, che vedeva nel futuro e che iniziò il suo lavoro come una missione, nonostante osteggiato per le sue chimeriche illusioni, con tenacia era riuscito ad andare avanti, e già nel 1930 aveva costituito e dato impulso a tutta la grande industria aeronautica italiana che andò a sbalordire il mondo; da Tokio a New York. (Anche D'ASCANIO realizza in questo periodo una sua idea, fabbrica uno strano aereo l'ELICOTTERO ma nessuno gli presta attenzione) (un volo storico quello di D'Ascanio (che si inventerà poi nel 1946 anche la "Vespa") Nacque l'aviazione civile, quella militare, i numerosi aeroporti. Poi le officine e i laboratori di avanguardia. A Desenzano sorgeva una Scuola d'Alta Velocità. A Guidonia nasceva perfino una galleria del vento stratosferica, con il vento lanciato a 3450 chilometri all'ora, ossia più di due volte e mezzo la velocità del suono. Una realizzazione unica al mondo. Di pari passo nasceva anche la sofisticata strumentazione di bordo, come la radio, ma soprattutto gli studi sulla riflessione delle radio onde, cioè i radiolocalizzatori che Guglielmo Marconi in una famosa riunione all'Associazione degli Ingegneri e radiotecnici in America il 20 luglio 1922 espose e rese i suoi studi noti. (Era la concezione della prima apparecchiatura RDF Radio Direction Finding, poi nota come RADAR (RAdio Detection And Ranging - era il 1922!!! E anche qui più attenti furono gli altri) (di questi fatti faremo fra breve altre pagine) Ritorniamo alle costruzioni aeree. Tutto stava procedendo bene, l'evoluzione tecnica c'era stata ed era straordinaria. Ma poi all'improvviso si diffuse fra gli addetti (cioè i piloti, purtroppo essi stessi comandanti dell'arma) il febbrile "morbo delle competizioni"; nacquero le grandi imprese aviatorie; quelle di propaganda; le competizioni; la ricerca spasmodica dei record, dei voli sensazionali, delle prestazioni sempre più clamorose, vitalistiche, dinamiche. Vediamo così sorgere i tipi più significativi di uomini, quelli che dovevano essere gli italiani di Mussolini; arditi, audaci e un po' anche spacconi. Con gli ingegneri e i progettisti ai loro ordini e non

 

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l'incontrario. Infatti il 6 novembre del 1926 (l'anno in cui Mussolini aveva conquistato definitivamente lo Stato) l'Arma, per questi e altri motivi, dando il benservito a Bonzani, venne affidata a ITALO BALBO. Lui non sapeva nulla di volo, conosceva solo la montagna, era in realtà un capitano degli Alpini, ma era un dinamico gerarca di Ferrara e questo bastò per metterlo al vertice. Prese il brevetto di pilota quando gli fu affidato l'incarico di Comandante di Squadra Aerea, poi fu nominato addirittura Ministro dell'Aeronautica (1929), infine Maresciallo dell'aria per le sue eclatanti imprese e i suoi successi personali, che ingelosirono perfino lo stesso Mussolini oltre che i suoi amici e nemici. Il carattere di Balbo del resto non era molto ossequioso ma piuttosto arrogante. Ci fu poi il periodo aviatorio altrettanto strepitoso con le imprese di De Pinedo, ma Balbo lo schiacciò con la sua personalità di "prima donna". L'Arma dell'aria era ormai a suo servizio, e più che in un arma si era trasformata in una palestra sportiva. Nacque così il "balbismo". I progetti faraonici dell'aria. Le imprese più sportive e letterarie che non militari. Soprattutto propagandistiche; e Mussolini ovviamente per qualche tempo le appoggiò; lui puntava al prestigio internazionale, ai titoli sui giornali di tutto il mondo. E in effetti per merito di grandi e straordinari tecnici italiani (in tutti i campi) questi non mancarono; ma fino a quando riuscirono a esprimersi senza il cappio della grande industria a caccia solo di alte produzioni standard e solo di profitti (pensiamo anche all'automobilismo, così vivace, così inventivo e competitivo in questi anni, per merito di singoli ingegnosi meccanici italiani, che davano scacco matto a Ford, che andava in bestia, quando il lunedì sulle prime pagine dei giornali di tutto il mondo c'era a caratteri cubitali il nome di un anonimo meccanico italiano, "gratis" diceva lui, "mentre io per farmi pubblicità devo spendere milioni di dollari". Infatti alla Caproni (chissà quante invidie) si erano affiancate nel settore aeronautico come concorrenti, Macchi, Breda, SIAI (Savoia Marchetti); Piaggio, Augusta, Castoldi e ovviamente la Fiat che fece la parte del leone nelle commesse. Tutti i rilevanti risultati scientifici e tecnici non si trasfusero mai in miglioramenti nella complessiva dotazione aerea (e non solo a questa) militare del paese, quasi che piloti, tecnici e scienziati lavorassero per conquistare primati fini a se stessi. Fu il trionfo dell'apparenza e del millantato credito all'estero. Una strategia e una dottrina aerea militare non era stata nemmeno concepita. Nè avrebbero mai potuto nascere senza la cooperazione delle altre due armi.