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PRONTI PER CORRERE DA SOLI
 

 

PRONTI PER CORRERE DA SOLI…….PER SERVIRE LA COMUNITA’

La campanella sta suonando la fine della ricreazione. Siamo sulla porta della Storia

  Piove. E piove anche molto: governo ladro. Per le strade di Rocchetta, e non solo, le signore e gli anziani ripetono giornalmente questa giaculatoria, con un rito tutto pagano, per scacciare da se stessi le responsabilità della loro cattiva condizione socio economica. Per un verso hanno ragione: chi vive nel bisogno non ha responsabilità dirette. Per l’altro verso, da persone semplici, s’immaginano che la politica omaggi loro attenzione: nella speranza che il “cameriere” serva loro il filetto e il dolce.

Piove. E piove anche molto: Comune ladro. E la festa viene di volta in volta rimandata. Intorno al tavolo imbandito, gli unici a festeggiare - una festa che dura, per pochi fortunati, da diversi anni - sono sempre gli stessi: la classe eletta. I nostri amministratori. I quali si siedono al tavolo con forte appetito. Con il consolatorio: “pace e bene, fratelli” il sindaco, garantito da un manipolo di figuranti, litiga, seduto al tavolo, col protocollo e col galateo. Mentre la gente esce in piazza, si stringe nelle spalle, e torna a casa svuotata della rabbia sotterranea, espressa nei crocicchi nei vari angoli della piazza. Torna a casa, la gente. Ci dorme sopra. E al risveglio ricomincia. Giorno dopo giorno. Facendo sempre la volontà del Signore (dei signori). E così sia.

Piove. E piove anche molto. E da molto tempo. A Rocchetta sant’Antonio….

Ma ci auguriamo che nell’anno del Signore 2005 piova non più per la gente, questa volta. Ma piova una volta tanto per chi ci ha amministrato finora! Ci sarà pure una giustizia “divina” a questo mondo? Ci sarà pure una legge naturale della compensazione!? Ci sarà rimasta una salvifica goccia di quel Provvidenziale Diluvio capace di purificare l’ambiente!? Una pioggia di voti tale da annegare il passato. Addio al vecchio modo di trattare i bisogni delle persone. Addio autarchia. Addio tecnocrazia interessata solo a lavori di cementificazione. Se non altro questo è l’auspicio. Cioè, se è lecito pronosticare, ci auguriamo che i cittadini di Rocchetta, togliendosi il cappotto stretto rattrappito dalla pioggia, si vogliano affidare definitivamente ad un modello politico che interpreti sentitamente i veri problemi e i veri bisogni degli anziani, dei bambini, delle donne e dei giovani del paese percosso dal raggelante vento di ponente. Un modello politico che trovi la sua giusta nascita tra la gente. Una moltitudine di persone che si raggruppi intorno ad ideali di giustizia sociale e d’uguaglianza. Un modello politico che faccia leva sui bisogni e non sui colori delle bandiere d’appartenenza politica.

Chi vi chiede, a Rocchetta - e a me, in questi giorni, è stato chiesto - di schierarvi col centrosinistra o col centrodestra, sappiate che vi sta ingannando. Quindi chi oggi, alla vigilia delle prossime elezioni amministrative, dice che bisogna per forza costruire un cartello elettorale fedelmente di centrosinistra o di centrodestra altrimenti si è fuori del gioco democratico, sappiate che sicuramente ha forti interessi da difendere. Di perpetrare all’infinito la vittoria dei soliti notabili e dei gruppi o gruppuscoli di potere, lasciando sostanzialmente gli elettori nell’indigenza sociale economica e spirituale. È ora di dire basta al peggio. È ora di dire stop alla coazione a ripetere. Basta farci del male. Apertamente e combattivamente vanno trovate le ragioni per spazzare via un vecchio modo di raccogliere il consenso elettorale fatto con il bilancino, in seno a menti maldisposte, al solo scopo di raggiungere una maggioranza politica fuori da accordi programmatici e calarlo poi sulla testa delle persone secondo il noto metodo clientelare.

Basta, con la farcitura della lista-panino. Basta, con il farcire una lista di nomi “pesanti” solo elettoralmente e leggeri od oscillanti sotto il profilo politico amministrativo. Basta, con il trasformismo gentilfregoliano, che sembra una sorta di zitella politica che si promette a tutti, pur di saziare i suoi morbosi appetiti. Capace di “maritarsi” con spezzoni di sinistra e di destra pur di stabilizzare il potere per il potere di pochi uomini affaccendati.

 È l’ora dell’allerta. Dell’adunata dei galantuomini. Non si può più tacere. O fingere di non sapere. Siamo oltre l’ora della passiva indignazione. La campanella sta suonando la fine della ricreazione.

E ci chiama a non spiare più la Storia dalle finestre. Ma a farla, la Storia. Siamo sulla porta della Storia. E con coraggio quella porta potrebbe essere varcata. Occorre rendersi conto che è in gioco non la quotidiana pratica amministrativa di cambiare lampadine fulminate o tappare strade rotte. È in gioco, invece, il diritto a partecipare direttamente, il diritto ad avere una qualità della vita decente, una vivibilità e una socialità sana del nostro paese. Bisogna opporci al male che serpeggia nell’ombra. È essenziale smascherare i maramaldi. È essenziale denunciare la bestialità di comportamenti maramaldeschi. Piove, sì. Ma si può uscire dal pantano. Adesso. Perché, adesso è il momento di farsi coraggio.

Si scenderà in piazza per solidarizzare con le vittime asiatiche e pietosamente adottarne un bambino, io penso sia questo il caso di scendere in piazza, al di fuori d’ogni paradosso, e chiedere agli amministratori di Rocchetta che si ricordino di adottare anche noi. È terribile, l’anello è enorme. E va spezzato. Ma c’è chi pensa di dedicarsi ai problemi di Rocchetta e con fare compiaciuto s’inchina a baciarlo, l’anello. Vescovile. Come dire. Reverenza e condiscendenza. E così mentre falsi addolorati esorcizzano il male correndo dai monsignori felici della benedizione, io e gli amici di Rete Civica Liberal ci chiediamo se la gente di Rocchetta Sant’Antonio è pronta a correre da sola per arrivare, una volta tanto, puntuale alla festa. Lasciando fuori della porta, e sotto la pioggia, i tessitori e la capricciosa zitella che tramano nell’ombra.

Salvemini, grande meridionalista, diceva: “La piccola borghesia intellettuale si è collegata alla disperazione e al malcontento dei cittadini indifesi di fronte al ricatto e alle promesse e diventando così strumento di una politica reazionaria”.

Piove. E piove tanto. A Rocchetta….. Speriamo che la gente liberamente si trovi un sano capanno sotto di cui riparare.

 empaticamente, FENINNO VITO          

 
 

- la repubblica di tersite -