Dioniso o Crocifisso?

Immerso nelle tenebre della follia, il 25 agosto del 1800  moriva a Weimar Friedrich Nietzsche, il filosofo "distruttore" che aveva annunciato la "morte di Dio" e la dissoluzione della civiltà socratico-cristiana. Da tempo non parlava quasi più, a volte urlava, ma ormai aveva aperto una porta che non sarà più possibile chiudere. Per impulso della sua opera, la dimensione "irrazionale" della vita, soffocata da secoli di fiducia nella ragione e in un determinato sistema di valori, tornerà al centro della cultura occidentale, come una rivincita del mondo della terra su quello "dei cieli".

Recentemente si sono avanzate ipotesi sul presunto misticismo del filosofo e, chi più ne ha più ne metta: per Givone: "È un profeta ambiguo", per Löwith fu neo-pagano, per Quinzio e Vannini un mistico"
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Comunque lo si voglia vedere, è indiscusso che l'influsso del suo pensiero sulla cultura del Novecento è incalcolabile: l'"inconscio" di Freud, l'"archetipico" di Jung, il "demoniaco" di Mann, l'"élan vital di Bergson, il pensiero incentrato sul sesso di Klossowski e Bataille e, per alcuni aspetti, anche il tipo di individualismo proposto dal New Age, devono moltissimo al recupero del "senso della terra" di Nietzsche.
D'altro canto è stata ormai provata l'estraneità di Nietzsche al nazismo. L'edizione critica della gran massa di manoscritti inediti del filosofo, iniziata nei primi anni Sessanta da Giorgio Colli e Mazzino Montinari per Adelphi ha infatti chiarito che Nietzsche non ha mai teorizzato un superomismo di tipo biologico-razziale, il significato dell'oltreuomo è ben diverso.

Questo sarebbe piuttosto il risultato di una falsificazione delle opere postume, prima fra tutte La volontà di potenza, operata in primo luogo dalla sorella Elisabeth e del suo compagno Bernhard Förster, antisemita e wagneriano.

Secondo alcuni autori dunque, nonostante la critica radicale alla metafisica della linea Socrate - Platone - San Paolo, l'autore dell'Anticristo subirebbe fino all'ultimo il fascino dell'estrema accettazione del reale del Crocefisso. A dire il vero personalmente non ravviso, nel suo pensiero, vistose tracce di cristianesimo, tanto da far pensare che quello del rapporto col cristianesimo sia il problema centrale di Nietzsche!
Appare piuttosto più plausibile la posizione di  Heidegger, per cui il problema di Nietzsche non era il cristianesimo ma la metafisica, soprattutto platonica.

Dunque da una parte c'è chi vede in Nietzsche un vero anticristiano che ha voluto ripristinare una concezione classico-pagana del mondo. È l'interpretazione di Löwith, per esempio, ma anche quella di Klossowski, di Deleuze e così via.
E c'è chi vede in Nietzsche un cripto-cristiano. Penso, in Italia, a Sergio Quinzio e Marco Vannini. Per Quinzio la volontà di potenza deve essere interpretata come una categoria escatologica, la categoria che permette di prospettare nuovi cieli e nuove terre: il superuomo, l'uomo al di là di così com'era. E un Nietzsche escatologico è un Nietzsche cristiano, evidentemente.
Vannini invece, nel suo ultimo libro, Il volto del Dio nascosto vede Nietzsche come un esponente, più o meno conscio, della tradizione mistica. Nella sua critica del cristianesimo moralistico che divide il mondo reale dall'aldilà, Vannini vede quel riconoscimento che il mondo è quello che deve essere che è tipico della mistica".

Ci sono dunque spunti per interpretare il pensiero di Nietzsche in un senso o nell'altro.  Ma indipendentemente dal punto di vista, la grandiosità più autentica del pensiero di Nietzsche è proprio l'ambiguità, il poter ipotizzare tutto e il contrario di tutto. Del resto il pensiero moderno è caratterizzato proprio da questo, dalla consapevolezza della non assolutezza delle idee.

Da questo punto di vista dunque Nietzsche è il più moderno tra i pensatori.

Nietzsche resta uno che lotta contro la sua tradizione di provenienza. Era il figlio di un pastore luterano, quella col cristianesimo è una lotta col padre, anche freudianamente parlando.
Per il teologo Bruno Forte Nietzsche è un filosofo che non riesce a emanciparsi del tutto dal cristianesimo, al punto da risultare, oltre che contraddittorio, "incompiuto". "Uno dei punti di contatto di Nietzsche col messaggio cristiano - spiega Forte - è la concezione del tempo e della storia. L'idea di un tempo lineare orientato a un futuro atteso e sperato è l'apporto della cultura ebraico-cristiana alla cultura dell'umanità.
Forte, non dimentichiamo, è un teologo, e questa concezione sembra una forzatura. Ma è proprio vero, come dice Forte, che la storia, intensa in senso moderno come orientamento ad un futuro, è figlia del giudeo-cristianesimo? Nietzsche sfida proprio questa concezione, perché essa fa sentire l'uomo protagonista e signore del divenire storico e fa sviluppare quelle filosofie del progresso che lui avversa e che hanno dominato le grandi ideologie ottocentesche, di destra e di sinistra. Il suo scopo è liberare l'umanità dalla violenza che questo meccanismo induce, e che fatalmente le grandi ideologie avrebbero messo in atto nel '900. Per farlo però, secondo Nietzsche, non basta una redenzione del tempo, come il cristianesimo promette, ma è necessaria una redenzione dal tempo. E questo può essere fatto soltanto riscoprendo l'attimo, ritornando alla concezione arcaica e classica dell'eterno ritorno". 

Dunque Nietzsche è Dioniso o Crocefisso?.
Si è data molta importanza al biglietto della follia scritto dal filosofo all'amico Peter Gast, dove Nietzsche si firma "Il Crocifisso".
Nelle ultime lettere della sua vita, Nietzsche si firma in molti modi “Dioniso” (a Overbeck), “Il Crocifisso” (a Peter Gast), e nella sua ultima invettiva contro il cristianesimo, si firma “L’Anticristo”. Questo ha fatto pensare che, se la sua attitudine verso il cristianesimo era stata di condanna univoca, quella verso il Cristo stesso era stata ambivalente. Non contro Cristo, infatti, si era gettato Nietzsche, bensì contro i suoi discepoli, che ne avevano trasmesso il messaggio nella sua versione apollinea, ovvero anti-dionisiaca.
In una delle sue ultime lettere dopo il crollo finale, datata 6 Gennaio 1889, scrivendo a Burckhardt, Nietzsche si descrive come il Cristo, che viveva in povertà, come il figlio di Dio che si trasfigura in Dioniso e opera come anticristo.

E proprio in questa lettera a Burckhard sta la chiave di lettura, non Dioniso o Crocifisso, non ambiguità tra ateismo e cristianesimo, non crisi mistiche di Nietzsche, ma l'attesa di una trasformazione sperata tra gli uomini nel modo di concepire la loro cultura: la civiltà platonico - cristiana ha crocifisso Dioniso, ora è tempo di passare ad una civiltà in cui il Crocifisso si trasformi in Dioniso.