Macchine stereoscopiche
La
fotografia stereoscopica è fondata su un semplice principio ottico, quello
cioè che due immagini riprese da due punti diversi, ma
pressoché uguali a quelli che separano gli occhi di un uomo, si fondono in
una sola , producendo in chi osserva una sensazione di tridimensionalità.
Fu
nel 1832, quindi qualche anno prima della nascita ufficiale della fotografia,
che il principio fu enunciato dal fisico inglese Charles Wheaston.
Solo dopo l’affermarsi indiscusso della fotografia lo stereoscopio
divenne popolarissimo: sembra che lo stesso Fox Talbot, uno dei padri
della fotografia stessa, abbia realizzato per il fisico Wheaston
Tecnicamente si può dire che, sebbene per realizzare una foto stereo sia sufficiente operare come ha fatto a suo tempo Talbot spostando la macchina nelle due riprese ( è sufficiente spostare la camera della distanza interpupillare, cioè 8,5/10 cm.), il risultato è più convincente se si usa una macchina fotografia capace di scattare due foto da due punti di vista, nello stesso istante.
Nel
1894 la macchina stereo più comune si chiamava Verascope
che si dimostrò poi estremamente
longeva, se è vero che fu prodotta ancora fino al 1940 con insignificanti
elaborazioni
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( 1. La produzione di immagini stereoscopiche in una azienda londinese della fine dello ottocento; 2.
La macchina stereoscopica Verascope di Richard, del 1894; 3.Tre venditrici ambulanti di Dublino
esibiscono ai clienti immagini stereoscopiche in vendita,siamo nel 1860; 4. La macchina fotografica
stereo Lubitel del 1960; 5. Il visore per stereofotografie di Maegher denominato American, inventato nel 1861 e in produzione fino al 1939)
La storia dei visori stereo è davvero enorme e inizia dal primo strumento di Wheatson del 1832. Esso era composto da una tavoletta di legno alle cui estremità erano fissati i supporti per le due foto stereo, che si applicavano faccia a faccia, nel centro si collocavano due specchi angolati a 90°, avvicinando molto gli occhio agli specchi si costringeva ogni occhio a vedere una sola delle due immagini riflesse; l'effetto stereo era assicurato.
(fig. 6 Visore stereoscopico di Wheaston del 1932)
Il visore che ebbe più fortuna in assoluto fu quello detto American (quello della fig.5), era leggero ed economico e facilmente regolabile, rimase come si è detto in produzione fino allo scoppio della seconda guerra mondiale.
Il nostro "sistema" macchina-visore
Il nostro strumento per la ripresa stereoscopico si ispira ad un brevetto dell'inglese Theodore Brown del 1894 che descriveva un sistema di specchi posto davanti all'obbiettivo della macchina fotografica (ad un solo obiettivo) per dividere in due parti uguali il fascio di luce che entra e impressiona la pellicola. Così il negativo che si ricava è diviso in due parti, ognuna delle quali rappresenta il medesimo soggetto con qualche solo grado di diversa angolazione. In fase di stampa è sufficiente dividere il positivo e calibrare le dimensioni, al fine di avere due foto identiche, se non per l'angolo di ripresa.
(fuori numerazione- disegno progetto strumento di ripresa stereo)
Il materiale occorrente:
( fig. 7-7b-7c Lo strumento per la ripresa stereo )
La macchina fotografica reflex viene posta al centro dello strumento e avvitata (dove c'è la piattaforma bianca di gomma), il tutto va rivolto verso il soggetto da riprendere, nel mirino si osserverà una immagine doppia divisa al centro
( Fig. 8-8b. Le immagini stereo realizzate con lo strumento )
Teoricamente lo strumento che abbiamo costruito dovrebbe servire anche per la visione del prodotto fotografico che con esso si realizza, ma i nostri occhi mal si adattano ad uno strumento con specchi: troppo artificioso. Per la realizzazione del visore si è proceduto a copiare in modo artigianale il visore di fig.5, quello detto all'americana.
Sono stati sufficienti:
Una manopola per lima come impugnatura;
una tavoletta di legno come base per il visore, per il supporto porta immagine e per il cursore;
due visori ricavati da un cannocchiale di plastica, da bambini, acquistato in una fiera (lenti positive +3)
( Fig. 9 Il visore stereo visto dalla parte posteriore )
E' importante ricordare che le due foto che abbiamo realizzato in figura 8 e 8b. devono essere poste a non più di 20 cm. dagli oculari, altrimenti il nostro occhio non si farà "ingannare" e continuerà a vedere le due foto separatamente. Si deve dire ancora che se poniamo le due immagini a distanza maggiore saranno necessarie poi non solo lenti positive +3 , ma lenti convergenti (assai difficili da reperire).
Come abbiamo visto i russi da sempre si sono occupati di stereofotografia (vedi Fig.4), ancora negli anni '90 costruivano macchine fotografiche adatte allo scopo e realizzavano anche visori, spesso molto economici. Da cittadini polacchi che fino a qualche tempo fa percorrevano l'Italia vendendo i loro oggetti direttamente nelle piazze e lungo le strade di grande traffico, era possibile acquistare uno strumento che opportunamente sistemato su di una fotocamera reflex permetteva sia la realizzazione di foto e diapositive stereoscopiche, sia la visione stereoscopica delle sole diapositive realizzate.
Disegno di spiegazione
unito allo strumento
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A.
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B.
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C.
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D.
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A. Strumento rip.stereo visto verso la macchina fotografica
B. Strumento rip.stereo visto verso la immagine da riprendere
C. Visore visto verso l'osservatore
D. Visore visto verso l'esterno
E' difficile dire se c'è un nuovo futuro per la stereofotografia, certo l'uso didattico e la costruzione semplice di strumenti elementari per la visone stereoscopica consente non solo di comprendere la foto in generale, ma di applicarne alcune regole fondamentali. Si può anche tentare di fare un po' di storia della fotografia reperendo vecchi cartoncini che mostrano foto stereoscopiche e che erano molto in voga nel passato.
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(Fig. 10 stereofotografia della seconda metà dell'ottocento, acquerellata a mano)
A passeggio per le strade di Praga, in prossimità del famoso ponte Carlo, si trovano negozietti di ricordi che propongono la città come poteva apparire sulla fine dell'ottocento, agli occhi di Kafka. Lo fanno con un grazioso manufatto, un visore stereo a forma di cartolina, tutto in cartoncino decorato, perfettamente funzionante.