Come si presenta lo strumento di ripresa stereo accoppiato alla fotocamere reflex
Come si presenta lo strumento di ripresa stereo rivolto verso il soggetto da riprendere
Lo strumento per la ripresa e la visione stereoscopica è stato prodotto in RUSSIA nel 1992

Stereo fotografia


Macchine stereoscopiche

La fotografia stereoscopica è fondata su un semplice principio ottico, quello cioè che due immagini riprese  da due punti diversi, ma pressoché uguali a quelli che separano gli occhi di un uomo, si fondono in una sola , producendo in chi osserva una sensazione di tridimensionalità.

Fu nel 1832, quindi qualche anno prima della nascita ufficiale della fotografia, che il principio fu enunciato dal fisico inglese Charles Wheaston.    Solo dopo l’affermarsi indiscusso della fotografia lo stereoscopio divenne popolarissimo: sembra che lo stesso Fox Talbot, uno dei padri della fotografia stessa, abbia realizzato per il fisico Wheaston alcune calotipie spostando la macchina fotografica della misura necessaria per le due riprese fotografiche.  Il primo ritratto stereoscopico fu realizzato sempre in Inghilterra da un fotografo che aveva fatto della stereoscopia una professione: Henry Collen. Egli all'inizio operò semplicemente spostando l'obiettivo che scorreva su un piano, usando la stessa macchina fotografica.

Tecnicamente si può dire che, sebbene per realizzare una foto stereo sia sufficiente operare come ha fatto a suo tempo Talbot spostando la macchina nelle due riprese ( è sufficiente spostare la camera della distanza interpupillare, cioè 8,5/10 cm.), il risultato è più convincente se si usa una macchina fotografia capace di scattare due foto da due punti di vista,  nello stesso istante.

    

Nel 1894 la macchina stereo più comune si chiamava   Verascope  che si dimostrò poi estremamente longeva, se è vero che fu prodotta ancora fino al 1940 con insignificanti elaborazioni  tecniche migliorative. La macchina era interamente in metallo con lastre singole, sostituite poi dalla pellicola. Intorno al 1992-93 i polacchi in giro per l’Italia vendevano a poche decine di lire questa macchina, perfettamente funzionante.   La foto stereoscopica ebbe poi alterne fortune, conoscendo momenti di grande interesse da parte del pubblico, seguiti poi anni di scarso interesse o di abbandono.   Dopo la seconda guerra mondiale vi fu una breve ripresa dalle foto stereo così nacquero altre macchine, spesso derivate da quelle messe a punto negli anni precedenti .  La sovietica Sputnik, del 1960, ricavata dall’accoppiamento di due macchine Lubitel,  aveva tre obiettivi, quello centrale serviva per la messa a fuoco reflex, gli ingranaggi lo accoppiavano agli altri due che riprendevano la scena.

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( 1. La produzione di immagini stereoscopiche in una azienda londinese della fine dello ottocento;  2. 
La macchina stereoscopica Verascope di Richard, del 1894;   3.Tre venditrici ambulanti di Dublino 
esibiscono ai clienti immagini stereoscopiche in vendita,siamo nel 1860;   4. La macchina fotografica
stereo Lubitel del 1960; 5. Il visore per stereofotografie di Maegher denominato American,


 inventato nel 1861 e in produzione fino al 1939)

Visori stereoscopici

La storia dei visori stereo è davvero enorme e inizia dal primo strumento di Wheatson del 1832. Esso era  composto da una tavoletta di legno alle cui estremità erano fissati i supporti per le due foto stereo, che si applicavano faccia  a faccia, nel centro si collocavano due specchi angolati a 90°, avvicinando molto gli occhio agli specchi si costringeva ogni occhio a vedere una sola delle due immagini riflesse; l'effetto stereo era assicurato.

(fig. 6  Visore stereoscopico di Wheaston del 1932)

Il visore che ebbe più fortuna in assoluto fu quello  detto American (quello della fig.5), era leggero ed economico e facilmente regolabile, rimase come  si è detto in produzione fino allo scoppio della seconda guerra mondiale.

Il nostro "sistema" macchina-visore

Il nostro strumento per la ripresa stereoscopico si ispira ad un brevetto dell'inglese Theodore Brown del 1894 che descriveva un sistema di specchi posto davanti all'obbiettivo della macchina fotografica (ad un solo obiettivo) per dividere in due parti uguali il fascio di luce che entra  e impressiona  la pellicola. Così il negativo che si ricava è diviso in due parti, ognuna delle quali rappresenta il medesimo soggetto con qualche solo grado di diversa angolazione. In fase di stampa è sufficiente dividere il positivo e calibrare le dimensioni, al fine di avere due foto identiche, se non per l'angolo di ripresa.

                       

(fuori numerazione- disegno progetto strumento di ripresa stereo)

Il materiale occorrente:

                    

( fig. 7-7b-7c  Lo strumento per la ripresa stereo )

La macchina fotografica reflex viene posta al centro dello strumento e avvitata (dove c'è la piattaforma bianca di gomma), il tutto va rivolto verso il soggetto da riprendere, nel mirino si osserverà una immagine doppia divisa al centro

  

( Fig. 8-8b. Le immagini stereo realizzate con lo strumento )

Teoricamente lo strumento che abbiamo costruito dovrebbe servire anche per la visione del prodotto fotografico che con esso si realizza, ma i nostri occhi mal si adattano ad uno strumento con  specchi: troppo artificioso. Per la realizzazione del visore si è proceduto a copiare in modo artigianale il visore di fig.5, quello detto all'americana.  

Sono stati sufficienti:

( Fig. 9 Il visore stereo visto dalla parte posteriore ) 

E' importante ricordare che  le due foto che abbiamo realizzato in figura 8 e 8b. devono essere poste a non più di 20 cm. dagli oculari, altrimenti il nostro occhio non si farà "ingannare" e continuerà a vedere le due foto separatamente. Si deve dire ancora che se poniamo le due immagini a distanza maggiore saranno  necessarie poi non solo lenti positive +3 , ma lenti convergenti (assai difficili da reperire).


 

Come abbiamo visto i russi da sempre si sono occupati di stereofotografia (vedi Fig.4), ancora negli anni '90 costruivano macchine fotografiche adatte allo scopo e realizzavano anche visori, spesso molto economici. Da cittadini polacchi che fino a qualche tempo fa percorrevano l'Italia vendendo i loro oggetti direttamente nelle piazze e lungo le strade di grande traffico, era possibile acquistare uno strumento che opportunamente sistemato su di una fotocamera reflex permetteva sia la realizzazione di foto e diapositive stereoscopiche, sia la visione stereoscopica delle sole diapositive realizzate.

Disegno di spiegazione unito allo strumento
A.
B.
C.
D.

A. Strumento rip.stereo visto verso la macchina fotografica

B. Strumento rip.stereo visto verso la immagine da riprendere

C. Visore visto verso l'osservatore

D. Visore visto verso l'esterno

 


 

E' difficile dire se c'è un nuovo futuro per la stereofotografia, certo l'uso didattico e la costruzione semplice di strumenti elementari per la visone stereoscopica consente  non solo di comprendere la foto in generale, ma di applicarne alcune regole fondamentali.    Si può anche tentare di fare un po' di storia della fotografia reperendo vecchi cartoncini che mostrano foto stereoscopiche e che erano molto in voga nel passato.

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(Fig. 10 stereofotografia della seconda metà dell'ottocento, acquerellata a mano)

 

      A passeggio per le strade di Praga, in prossimità del famoso ponte Carlo, si trovano negozietti di ricordi che propongono la  città come poteva apparire sulla fine dell'ottocento, agli occhi di Kafka.    Lo fanno con un grazioso manufatto, un visore stereo a forma di cartolina, tutto in cartoncino decorato,  perfettamente funzionante.

 

              ( Fig. 11 Visore in carta con l'immagine del ponte Carlo di Praga)




 

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