Grande formato


L'idea di realizzare una macchina fotografica di grande formato è nata solo dopo avere acquistato, in un mercatino di cose d'altri tempi,  un magazzino per lastre e  pellicole dei prima anni del secolo, di cui il venditore non conosceva l'uso.   Così intorno a questo primo oggetto è nata la macchina fotografica intera, le cui dimensioni non potevano che essere tali da adattarsi al magazzino.

( Fig. 27 Il magazzino chiuso )
 
( Fig. 28  Il Magazzino aperto con l'adattatore
 per le foto tessera )

Il magazzino ovviamente apparteneva ad una macchina fotografica da studio (è marcato con i numeri 3 e 4) ed era  gemello di alcuni altri come lui.  Così il fotografo, che forse operava anche per strada, poteva effettuare diverse pose e procedere poi con calma, in studio, allo sviluppo del negativo e alla stampa del positivo.

( Fig. 28b-29 Congegno a saracinesca )

Il magazzino è munito di un congegno a saracinesca che permette di aprire  e chiudere dalla parte posteriore, quella collocata sotto il famoso drappo nero,   la lastra o il negativo,  permettendo  che questo sia investito dalla luce che proviene dall'obiettivo. 

E' stata quindi realizzata per prima la parte posteriore della machina che alloggiasse alternativamente il vetro smerigliato per la messa a fuoco e il magazzino porta negativo. 

( Fig.30 3/4 macchina posteriore ) 
( Fig.30b. vista ravvicinata macchina )

In primo piano vediamo il contenitore, di cui si è detto, con la ribaltina che permette di alloggiare il vetro o il magazzino.    Il contenitore, entro il quale passa  una vite senza fine,  corre entro due scanalature praticate sul fondo piano  della macchina ; il tutto è posto in movimento per mezzo di una manovella che permette quindi di allontanare o avvicinare  il piano porta negativo dall'obiettivo, che rimane fermo. La macchina è stata costruita in modo tale da poter essere smontata facilmente, utilizzando solo un cacciavite.

 ( Fig. 31 Vetro smerigliato per la messa a fuoco )

La parte anteriore della macchina che doveva, come abbiamo detto, rimanere fissa sulla base, è stata realizzata permettendo la sostituzione dell'obbiettivo, semplicemente svitando due "galletti".

( Fig. 32 Obiettivo )

L'obiettivo stesso è stato realizzato a partire da un tubo idraulico in materiale plastico al quale è stata apposta una lente addizionale +1 che normalmente si utilizza nella foto ravvicinata, questo dopo aver fatto diverse prove sperimentali sul fuoco e sul piano del " a fuoco ". Naturalmente la macchina non è munita di otturatore, ed essendo i tempi di posa comunque lunghi, è sufficiente l'uso del tappo copri obiettivo per fare entrare la luce necessaria.      Si è proceduto anche alla realizzazione su lastra di metallo del diaframma ( o meglio di alcuni diaframmi ) semplicemente praticando al centro di essa un foro.

( Fig. 33 Secondo obiettivo e set di diaframmi )

La realizzazione più laboriosa è stata quella del soffietto prodotto  in cartone Bristol nero sul quale è stata incollata  tela di cotone a trama sottile. La sezione è quadrata (troppo complesso sarebbe stato realizzare un soffietto a sezione trapezoidale). Il soffietto è stato poi collocato su un suo supporto e allacciato alla macchina dalla parte dell'obiettivo e dalla parte  del vetro della messa a fuoco, attraverso il semplice utilizzo di viti svitabili a mano.

( Fig. 34 particolare del soffietto )

La macchina  è stata realizzata con materiali poveri, attraverso l'uso di strumenti di falegnameria piuttosto limitati, tutto sommato quelli tradizionali; non si è fatto ricorso al metallo, se non per i componenti strettamente necessari. Si è poi provveduto a corredare la macchina con un bel telo nero per favorire il buio nella messa a fuoco e una scatola (ricoperta di velluto nero) per contenere il magazzino  , una volta impressionati  i due negativi a disposizione.

 

( Fig. 35 scatola porta magazzino )

( Fig. 35b Totale anteriore della macchina di grande formato )

Realizzazione della fotografia: Si è dapprima proceduto, in ambiente buio, a  (1) inserire nel magazzino due fogli di pellicola  lith , uno per ogni parte della saracinesca, richiudendo il tutto. Sistemata la macchina su di un cavalletto appositamente costruito, adatto a sostenerne il peso, (2) aperto il tappo dell'obiettivo, si è proceduto alla (3) messa a fuoco ( con l'aiuto di una lente contafili)  avendo inserito nel contenitore posteriore il vetro smerigliato, a tutta apertura (senza aver inserito la lamella diaframma). Terminata l'operazione, estratto il vetro, si (4) è inserito il magazzino chiuso.       (5) Tolto l'obiettivo e (6) inserito il diaframma, (7) si è tolto il tappo dell'obiettivo.   A questo punto, procedendo sulla parte posteriore della macchina (8) si è alzata la saracinesca del magazzino, facendo così investire dalla luce la pellicola.  Il tempo di posa si è ricavato con l'uso di un esposimetro impostato su una sensibilità di pellicola di 15 ISO: naturalmente la giornata era luminosa.

( Fig.36 Foto di Canossa realizzata con la macchina a grande formato)

Difficile naturalmente è trasportare la macchina che deve sempre essere accompagnata dal suo cavalletto,  anche se è divertente il trasporto in auto fino al luogo di riprese.  L'uso quindi più comune, ed era così anche per le macchine a cui questa si ispira, è quello di laboratorio anche se la scarsissima luminosità dell'obiettivo e l'assenza di un otturatore complicano notevolmente le cose.

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