Camera obscura


Se la fotografia è il matrimonio riuscito di due scienze: l'ottica e la chimica, la prima fornisce  gli strumenti per la formazione dell'immagine di un soggetto qualsiasi per mezzo di un obiettivo, la seconda permette la stabilizzazione del prodotto mediante un materiale sensibile che si altera sotto l'azione della luce.  Si deve dire che la prima ha origini più antiche che in un qualche modo si fanno risalire a Leonardo da Vinci, mentre la seconda si deve al medico tedesco Heinrich Schulze che dimostrò che la calce impregnata con una soluzione d'argento e acido nitrico cambia colore se sottoposta all'azione della luce.

La prima teorizzazione della camera obscura ( da non confondersi con il luogo camera oscura) è del fisico italiano Giovan Battista della Porta che scrisse dei suoi esperimenti  in un suo testo del 1558, Magia Naturale.

 

( Fig. 12 Frontespizio del libro del fisico Della Porta)

              

                                                                   ( Fig. 13 Cam.obscura di C.)                                      ( Fig. 14 Lucido di Antonio Canal)

Nel museo Correr di Venezia è conservata una camera oscura che si dice appartenuta ad Antonio Canal detto Canaletto, essa dimostra come fosse frequente, tra i pittori paesaggisti del settecento, l'uso della camera oscura. La testimonianza certa dell'uso dello strumento da parte del Canalletto si ha osservando un lucido eseguito dal pittore stesso e conservato a Londra dove egli  visse . La foto (Fig.14), che lo riporta in negativo, mostra alcuni piccoli fori, forse dovuti all'uso del pantografo; non bisogna dimenticare che il generale piccolo formato delle camere obscure portatili obbligava il ritrattista a ingrandire il lucido di partenza utilizzando appunto il pantografo.

I pittori dell'epoca dovevano operare approssimativamente come si vede nell'immagine sotto, se disponevano di una camera reflex, che permetteva di disporre il foglio da lucido orizzontalmente.

( Fig. 15 Camera oscura portatile di tipo reflex )

Si racconta come i pittori non amassero mostrarsi nell'uso dello strumento in questione  (alcuni di loro facevano portare la camera ad un servitore che li seguiva), forse sembrava loro di essere in un qualche modo sminuiti nella qualità di ritrattisti, se aiutati da un mezzo meccanico.    Quando poi sul finire del settecento la camera obscura diventerà d'uso comune, accadrà addirittura il contrario: molti pittori mostreranno nelle proprie opere se stessi e lo strumento che li aiutava a lavorare, come è documentato nelle immagini sotto.

                     

( Fig. 16-17 Due pittori rappresentano se stessi, la camera oscora e la propria famiglia )

Noi abbiamo operato prendendo a modello la camera obscura di grande formato, reflex, che abbiamo visto nella figura n.15. Tutto sommato l'operazione non è stata particolarmente complessa: il prodotto finito, sempre in legno compensato, si avvaleva di uno specchio posto a 45° all'interno del corpo e di un vetro smerigliato nella parte posteriore  relativa alla visione.  Per ciò che riguarda l'obiettivo  è stato utilizzato un tubo idraulico in plastica arancione, poi dipinto con bomboletta  di colore  nero. La lente utilizzata è una semplice lente addizionale +1, acquistata da un rivenditore di materiale fotografico.

( Fig. 18 Camera obscura reflex- fronte/retro )
(Fig. 19 fotografia dal vetro smerigliato della camera obscura, con relativa vista) 
 

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