Foro stenopeico


Impropriamente si usa questo termine per indicare una fotografia eseguita con una camera che non è munita di obiettivo,ma che riceve la luce  attraverso un microscopico foro eseguito su di una lastra (alluminio "Kuki) dal diametro inferiore a 1/10 di millimetro chiamato appunto stenope.  Questo è il nome di uno scienziato inglese che nel settecento   fabbricò in economia lenti piccolissime.   La foto stenopeica fu consentita solo dal  miglioramento della sensibilità dei negativi utilizzati.  In questo modo le pose si abbreviavano poiché l'assenza di obiettivo imponeva  comunque lunghe attese dopo lo scatto.

Nel 1905, in Italia, la casa editrice Hoepli, famosa per i suoi manuali, pubblicò un testo scritto da Luigi Sassi ottimo per comprendere e applicare la foto stenopeica.  Un altro famoso manuale è di Paul Hasluck; da lì abbiamo preso le indicazioni per utilizzare in ambito didattico questo semplice ed economico modo di fare fotografia che tuttavia insegna in modo chiaro alcuni principi fondamentali.

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( Fig. 20 macchina stenopeica di Hasluck )              
( Fig. 21 Luigi  Sassi)
( Fig. 22 Figurina Liebig: la camera oscura )

(dal manuale di Hasluck) "... Quali sono i vantaggi e quali i difetti delle fotografia stenopeica ? Cominciamo con i vantaggi. Le immagini così formate hanno una certa morbidezza che talvolta è di bell'effetto, esse sono inoltre completamente prive di distorsione e possono riprendere per un angolo di campo estremamente grande. Tale enorme grandangolarità può essere utile in casi speciali in cui è necessario fotografare un soggetto da una distanza molto minore delle dimensioni visibili dell'oggetto stesso.  Ma la foto s. non solo ci fornisce un campo visuale illimitato (sempre comunque al di sotto dei 180°) ma ci permette di ottenere immagini entro vasti limiti di distanza tra piano delle pellicola e il centro di proiezione. Così di un oggetto molto lontano, di dimensioni apparenti molto piccole, noi possiamo allungando il tiraggio , ottenere una immagine grande a nostro piacimento. Gli svantaggi sono i seguenti: 1. la definizione data dal foro s. è inferiore a quella con  un buon obiettivo; 2. L'illuminazione della pellicola è molto bassa e perciò occorre lavorare a posa, onde l'impossibilità di fare istantanee."

                                          

               ( Fig. 23 Negativo con camera stenopeica)     ( Fig. 24 Positivo con c. stenopeica)

La nostra camera a foro stenopeico è stata realizzata completamente in  legno compensato verniciato, doveva approssimativamente permettere di ottenere un negativo di formato 6 x 9 , simile a quello di tante macchine folding del periodo storico. Nella parte posteriore del porta negativi abbiamo alternativamente inserito la normale carta fotografica b/n gradazione 2, o la pellicola lith da tipografia.  Nel primo caso si è ottenuto un negativo in carta, comunque granuloso, nel secondo caso un negativo perfettamente trasparente ma assai contrastato. (Nelle immagini sopra vediamo un negativo in lith e un positivo in carta Ilford grad.2). Abbiamo poi proceduto per ottenere, a contatto la stampa del positivo.

( Fig. 25 Anteriore della macchina fotografica a foro stenopeico )
( Fig. 26 Particolare foro stenopeico su lastra Kuki )

Naturalmente non sono state utilizzate pellicole piane, per le dimensioni della macchina a foro stenopeico e per la difficoltà di reperimento delle stesse, più adatte ad un fotografo professionista che non ad uno sperimentatore didattico.     E' stata quindi utilizzata la pellicola Lith della Ilford che si può ritagliare alle dimensioni adatte alla macchina e che soprattutto può essere sviluppata utilizzando i medesimi procedimenti e materiali con i quali si stampa la carta.

( Fig.26 Carta Lith utilizzata come negativo per la macchina a foro s.)

 
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