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Altre poesie

il laboratorio

La biblioteca
cioè il piccolo scaffale dei miei racconti ed altro

"Per esistere" costituisce la premessa (il prologo) per una serie di racconti. In un certo senso, la chiave per comprendere tante storie marginali che accadono, si "dispiegano" fuori dall’attenzione comune. Esempi di quella diffusa vitalità che, sfuggendoci, dimostra inesorabilmente la relatività della nostra vita in un universo che appare ingiustificato e inspiegabile. Un universo, probabilmente, senza spettatori che non siano il vento e la fantasia.

Per esistere

Vivono certamente più numerosi sulle montagne, in ogni stagione: esseri che il prossimo inverno, abituati a fare a meno di qualsiasi abitazione, grotta o altro riparo, sopporteranno il freddo, il vento, le lunghe notti solitarie senza un lamento, senza disperazione per il proprio destino.

Rimanendo in completa solitudine, ma non come eremiti che abbiano abbandonato la compagnia degli uomini, dedicano quasi tutto il loro tempo ad osservare, svolgendo questa occupazione con cura e meticolosità di scienziati. Si soffermano su ogni particolare per tutto il tempo necessario e poiché i particolari da osservare sono numerosi quanto i fuscelli d'erba, anzi molto di più, loro stessi esistono in grandissimo numero e senza disturbarsi reciprocamente, piuttosto ignorandosi.

Li ho conosciuti durante una precoce estate percorrendo i solitari sentieri degli alti valloncelli montani. I nevai si accingevano a sublimarsi nelle profondità del cielo cedendosi in parte ai declivi erbosi che se ne ristoravano. L'aria immobile, come in attesa del fischio della marmotta, si lasciava penetrare per distanze inusuali sicché ogni cosa appariva nitida e illusoriamente vicina. Descrivere la suggestione di simili luoghi sarebbe inutile perché chiunque conosce il fascino dei colori, delle rocce ricoperte di licheni, dei piccoli laghi montani immersi nell'appena sopportabile silenzio. E' incomprensibile, anzi inaccettabile che la miriade di particolari, anfratti e microambienti tra cui difficilmente gli occhi sanno scegliere un oggetto definitivo della contemplazione, possano esistere, abbiano senso per esistere, prima e dopo la breve sosta di uno spettatore. Gli uomini sono abituati da sempre a superare la vertigine provocata dal senso di fugacità di estetiche figure naturali come la nuvola nel cielo, un albero proteso per il vento, la forma alta dell'onda che sta per abbattersi sulla battigia. Ma in questo caso l'incanto di un attimo dipende più dalla capacità umana di sintetizzare istantaneamente immaginarie forme che dall'esistenza oggettiva di figure significanti. Altra cosa è l'esistenza della bellezza, quasi immobile e trascurata, di luoghi strani ed unici di cui non è l'uomo l'abile architetto e il giardiniere. Perciò, loro esistono.

Tuttavia, come a dimostrare che anche l'oblio contribuisce all'armonia dell'universo, qualcosa sfugge alle cure ininterrotte dei silenziosi testimoni. Si tratta, quasi sempre, di combinazioni di oggetti naturali oppure di questi ed altri costruiti dall'uomo ma temporaneamente abbandonati e dei quali l'attributo di bellezza è più evocato dai ricordi personali, dalle analogie e dagli echi non sopiti di un sogno che dall'obiettiva distinzione con ciò che appare banale e perciò trascurabile. Le pietre denudate del muro di una vecchia baita e l'epilobio che le accarezza, ciuffi d'erba sui tronchi rugosi gettati a scavalcare il riottoso ruscello, un solitario traliccio corteggiato dai larici nella gara a chi si avvicina di più al cielo: questo forse, non la fessura in cui si è annidata la minuscola felce o la genziana che cresce al riparo dell'amica roccia sfugge a quegli strani esseri.

Perciò, ho saputo, anch'essi hanno dovuto immaginare o, come me, sognare in una precoce estate lungo i solitari sentieri degli alti valloncelli montani, strani esseri, forse uomini, la cui costante occupazione consiste nella osservazione, la pura contemplazione senza la quale le cose neppure possono pensare di esistere. Quanto a me, il vento, continuo a compiacermi della varietà del mondo e delle sue cose e poiché il mio destino è non fermarmi mai, come il tempo, del tempo trasporto le storie e le sussurro agli uomini e a quegli esseri che attendono qualcosa che non accadrà mai.

"Se per uno strano caso qualcuno volesse disporre di questi racconti per un uso pubblico, tenga presente i diritti dell'autore su queste opere e, almeno, lo comunichi. Un guadagno su questi materiali sembra improbabile tuttavia, nel caso ciò accadesse, il diffusore è pregato di rammentare gli obblighi legali. Si noti il verde speranza..."

Gli altri racconti possono essere "catturati" sul proprio pc in forma compressa. Espandendoli, avranno le caratteristiche di files Word 97. Chi incontrasse difficoltà per la versione oppure  perché utilizza un Mac, potrà sempre richiedermi un invio personale tramite e-mail. Per il trasferimento si "clicca" sul titolo.

Sul treno
Percorrendo la Riviera ligure, in treno, riemerge sempre un ricordo lontano, quello del primo viaggio dal sud verso Genova, e un’illusione prospettica per cui il paesaggio appariva piccolo, lillipuziano. Il breve racconto descrive le sensazioni, le illusioni e le esperienze del viaggio in treno giustificando così, all’ultimo, il riemergere, aggrappato ad una visione infantile, di quel nostalgico ricordo.

Le voci
Un giovane visita la casa dove fu la giovinezza del proprio padre. Il recupero del passato costituisce, talvolta, una risorsa preziosa per la formazione dell’identità individuale. Il tempo del ricordo, anche se tramandato, rivive così per sempre nella coscienza personale e collettiva.

L'Italia
L’appennino genovese, nelle terse giornate d’inverno, si trasforma in luogo emblematico e corporeo per le riflessioni del protagonista sul nostro Paese, sulle sorti della Storia, sulla condizione umana in bilico tra il pensiero "alto" e l’aspirazione a ritornare nelle calde e rassicuranti profondità della natura.

L'esecuzione
Una condanna a morte non è diversa se decretata per un essere umano dalla legge o per un animale, come l'orso, dal cacciatore. Nei due casi, fantasticamente accostati nel racconto, si prescinde dai punti di vista dell'uomo e dell'animale riguardo alla decisione presa su di loro. Ma se può accadere che il cacciatore receda dalla condanna a morte dell'animale, la legge dell'uomo è più severa: la sentenza è resa operativa subito perché, nell'attesa dell'esecuzione, al condannato non è riconosciuto il diritto di trasformarsi e cambiare, di mutare animo, pensieri e carattere.

In attesa
La passeggiata Anita Garibaldi di Nervi, sulla Riviera ligure, è meta di villeggianti che provengono dalle regioni padane e dal Piemonte. Il vento capriccioso che sembra la rappresentazione del trascorrere del tempo porta la testimonianza di una anziana signora in attesa di ciò che sa non poter mai accadere. Ma il senso della vita e di questa contraddizione, ella dice, è nel non poter dimenticare, è nel non voler dimenticare.

L'amica
Una giovane rifiuta di accettare la propria condizione di donna e le proprie responsabilità. Il suo permanere in uno stato economicamente privilegiato e forse un po’ viziato, cela il timore di assumere consapevolezza del mondo. Il tragico nascondersi dietro evidenti infantilismi, comodità e fatuità, tuttavia, non impedisce alla sensibilità del suo animo di manifestarsi, seppure quietamente, attraverso un’improvvisa ed incomprensibile commozione.

La casa d'acqua
Una casa ospita le molte generazioni di una famiglia dell’appennino ligure. Entrambe legate all’acqua del fiume Orba, la casa e la famiglia, a quella anelano per convergenti ed oscuri destini. Il dolore del mondo, così insensato, sembra trovare motivo e giustificazione solo nel desiderio delle cose di tornare all’antica quiete. L’ordine della natura, dunque, è ciò che l’uomo quotidianamente contrasta ma rimandando solo l’epilogo di una storia che è già stata scritta.

La barca
Un uomo è costretto da un sogno a rivedere la chiave di lettura della propria esistenza tra gli altri. Psicologia, psichiatria e psicanalisi, le sofisticate officine per la mente umana, falliscono di fronte alla semplicità di un disturbo esistenziale: la malattia dell’anima. Egidio Ghirbelli, il protagonista del racconto, si rende conto autonomamente, e molto tardi, della propria incapacità di amare.

L'allegria
Una passeggiata sulle alture della città, in una giornata piovosa e triste, induce pensieri malinconici e rassegnazione alla vita. Ma l’allegria può nascondersi, e poi esplodere in situazioni impensabili ed impreviste, dietro una curva della strada. Allora si manifesta la vera gioia che sconfigge ogni angoscia, che annulla la malattia e la sofferenza dell’esistere.

Nello stesso formato compresso (Ragazzi.zip) è possibile trasferire sul proprio computer un racconto lungo per ragazzi ambientato in montagna. Il titolo è, appunto "Il capanno in montagna". Il vostro interesse per i miei lavori è già un premio

Da qui è possibile accedere ad una sala di lettura con la raccolta Il filo di Arianna, Ruggine e altre poesie

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