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  di Carlo Cenciarelli:

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Il Vecchio e il Violino

 

Lo ascoltavo con gioia, ogni mattina
Il musicista della porta accanto
Era un vecchietto sulla novantina
Con gli occhi tristi velati di pianto
Però il suono che offriva il suo violino
Era molto allegro e pieno di felicità
Sembrava che a suonarlo fosse un bambino
Non uno stanco vecchio di quell'età.

Ricordo ancora il tempo che era in forma
Io lo incontravo quando andavo a scuola
Salutarmi senza parlare, era una norma
S'inchinava, alzando al cielo una mano sola
Allora non capivo quella strana azione
E non la capisco certamente adesso
Forse era una benedizione
Perché mi piacerebbe, lo confesso.

Qualche volta vado a fargli dei servizi
Richiesti dalla figlia che l'assiste
Conosco ormai le sue virtù e i vizi
E quel povero volto sempre triste
Ma quando suona e lo fa con affanno
Insieme a quei meravigliosi suoni
Sorride con occhi che tristezza non hanno
E ti rendi conto di quanto sono buoni.

Oggi ho la febbre, non sono andata a scuola
La giornata anche, è brutta, fuori piove
I miei sono al lavoro, in casa sono sola
Aspetto con ansia che arrivino le nove
Perché è quella l'ora che tutti i giorni l'artista
Dispensa tanta gioia con il suo bel violino
E la tristezza, è certo, ti farà perdere di vista
Rendendo splendido anche questo brutto mattino.

Cominciò puntuale sempre con arie nuove
Chiudo gli occhi e lo vedo col volto luminoso
Sfiorar le corde con l'archetto che dolce muove
Il suono si fa ancora più bello, meraviglioso
Vibra potente come non l'avevo sentito mai
Sembra ritornato giovane, imponente
Poi una stecca, un suono atroce, guai
È andato via non mi suonerà più niente.

Sento il rombo cupo dei tuoni, piove ancora forte
È un tempo molto triste, che fa da cornice alla morte.

   

 

 Ne ascolto molta di musica, tanta è veramente bella, ma nessuna
mi dona la stessa serena felicità della sua, quando la troverò,
saprò che lui mi è vicino