nato a Bergamo il 13 febbraio 1838 da Giosuè e Angela Rossi, morì ivi il 2 settembre 1900. I tre Panseri, Alessandro,
Aristide
e
Giuseppe
, figli di negozianti e artefici nella magnifica Riscossa della Patria, compirono degnamente e valorosamente il dovere di patrioti. Affascinati dal nobile ideale di una Italia libera e una, ancora giovinetti, lasciarono il negozio e l'officina per dare il braccio e il cuore intrepido, con fermezza di fede e umiltà di gregari alla spedizione che par leggenda ed è storia.
Alessandro Panseri, figlio di un prestinaio di Borgo Palazzo, a nove anni Io troviamo iscritto nei registri dell'I. R. Ginnasio di Bergamo, alunno della prima classe di grammatica (1847-48); continuò poi, a quanto abbiamo potuto sapere, gli studi in una scuola privata.
Allo scoppiare della guerra del 1859, ad insaputa del padre, che non condivideva gli entusiasmi del figlio, vende cavallo e biroccio e con i cugini
Aristide
e
Giuseppe
si arruola nei
Cacciatori delle Alpi
. L'anno seguente, nel fervore garibaldino, suscitato in Bergamo per merito specialmente del
Nullo
, del
Tasca
e del
Piccinini
, corre ad arruolarsi tra i Mille. Iscritto nell'8ª Compagnia, ne segue le vicende e combatte da valoroso nella giornata di Calatafimi, dove " i Mille, vestiti in borghese, degni rappresentanti del popolo " " sotto nembi di fuoco " si aprirono " a punta di ferro, ansando e sanguinando, il passo, su su pel monte". Alessandro, ferito al ginocchio destro (in un ruolino dell'8ª Compagnia è dato ferito " nella gamba sinistra a Calafatimi "), fu ricoverato prima nel convento dei Cappuccini a Vita, poi in quello di S. Michele a Calatafimi con altri Bergamaschi:
Sylva
,
Alessio Maironi
,
Pietro Volpi
...; indi a Castelvetrano e dopo un mese e mezzo di degenza potè essere trasportalo a Palermo. Quivi ebbe l'onore di essere ricevuto insieme col
Sylva da
Garibaldi
che desiderava gli fossero presentati lutti i feriti di Calatafimi. Il Generale ebbe per loro " col suo sorriso divino sulle labbra " parole di encomio e aggiunse che essi, a suo parere, avevano bisogno d'un periodo di convalescenza alle loro case per ben rinfrancarsi ed essere pronti a riprendere le armi. Le cortesi e buone parole del Duce lasciarono in loro indimenticabile emozione. Ottenuto dallo Stato Maggiore un congedo di convalescenza (Palermo: 8 luglio 1860), potè partire il 9 luglio per Bergamo, dove, dopo un viaggio per mare fortunoso, giunse il 1° agosto ansiosamente atteso dai suoi cari. Fu decorato della medaglia decretata dal Senato di Palermo ed ebbe poi la pensione. Rientrato nella vita domestica, dopo un breve servizio prestato negli Uffici di Pubblica Sicurezza, fu per poco tempo agente di studio in case private e poi ottenne un impiego presso la R. Intendenza di Finanza della nostra città e lo disimpegnò sempre con zelo fino al suo collocamento a riposo. Alto di statura, diòò bell'aspetto, d'umore gioviale e d'animo mite si dedicò con amore alle cure della numerosa famiglia e serenamente si spense il 2 settembre 1900.
BIBLIOGRAFIA. - Elenco Uff., N. 724. - "Illustr. Ital.", con fotografia. -
G. SYLVA
, L'VIII Compagnia dei Mille, S.E.S.A. Bergamo, 1959, pp. 193, 198, 199, 264, 270, 273, 277. - Archivio dell'I. R. Ginnasio di Bergamo. - MENGHINI, Spedizione, p. 167. - MARRADI, Rapsodie Garibaldine: i Mille. - 27 Maqqio 1860. - PECORINI-MANZONI, 15ª Divisione, p. 498 ss. - " Diario- Guida " della città e provincia di Bergamo, 1901 - Notizie orali comunicate dalla figlia Angelina Donadoni Panseri. - Archivio di Stato di Torino.
Creato da: Astalalista
- Ultima modifica: 26/Apr/2004 alle 23:32