MONDIALI 2002
come belare dietro ad un pallone




Settembre 2002 - A distanza di tre mesi, a mente fredda, possiamo trarre desolanti conclusioni sull'ennesima isteria popolare chiamata "mondiali di calcio".

Come un bubbone, ogni quattro anni in Italia (ma non solo) esplode una brutta malattia chiamata mondiali di calcio. Questo male (che si manifesta durante tutto l'anno ma esplode completamente in occasione della Naziunala azzurra) comporta l'ostruzione delle cellule del cervello portando l'individuo a dimenticarsi tutto e tutti, con la più completa impossibilità nel ragionare.
Non esiste vaccino. Da questa malattia non si guarisce. E' come il vizio del fumo. Non è sufficiente legarsi ad una sedia come Ulisse nell'isola delle sirene. Solo i forti sono in grado di smettere o di non cominciare proprio.
Quest'anno questa sindrome ha manifestato tra i patrioti italiani dell'ultima ora (quelli che si ricordano di avere un inno nazionale, di cui non sanno nemmeno una strofa, solo quando scende in campo Er Pupone), oltre ai soliti vittimismi, falsità, faziosità e istigazione alla violenza da parte dei cosiddetti "critici" alla Mosca, un nuovo sintomo: quello del razzismo e del calpestamento del fair play verso popoli, nazioni e singoli.
E' bastata una modesta Corea del Sud per suscitare nell'italiano medio i commenti più biechi. "Ma guarda 'sti nani", "ci siamo fatti battere da gente che mangia i cani" e via con le battute più squallide. D'accordo che alle nostre latitudini un cane non lo mangeremmo mai, però ogni popolo ha una sua cultura da rispettare. Come gli indiani provano ribrezzo dal fatto che mangiamo le mucche, come gli ebrei ci guardano male che mangiamo i maiali e come altri popoli si chiedono come facciamo a mangiare i cavalli e perfino i vermi (!) del formaggio, così dobbiamo avere rispetto per chi mangia i cani. Dopo tutto è vero che il cane è "il migliore amico dell'uomo" ma provate a guardare l'espressione degli occhi di un vitello e chiedetevi se merita di essere sgozzato e mangiato più di un cane. Senza contare che i maiali, assieme ai delfini, sono gli animali più intelligenti del nostro pianeta (di gran lunga più dei cani) e come tali sono in grado di affezionarsi a noi come e più dei cani. La differenza sta nella medaglietta dorata del cane e nel giogo di legno spesso tarlato dei bovini.
Ma i cani non sono l'unico alibi per sbeffeggiare i coreani. Prima del match con la Naziunala c'è stata la corsa a ironizzare su presunte bevande coreane al "Gin-Seng" e all'aglio che avrebbero provocato ai giocatori cattivo alito e imbarazzanti movimenti di stomaco. Conclusione: questi coreani incivili, puzzolenti e cattivi... Dopo la batosta lo sberleffo è diventato calunnia: la pozione magica dei druidi orientali era in realtà doping che permetteva ai coreani di correre più dei marcantoni azzurri a cui era rimasta in realtà poca voglia di "faticà". Il tutto, inutile dirlo, senza uno straccio di prova ma cavalcando solo dicerie, barzellette e luoghi comuni.
Non per fare i moralisti ma viviamo proprio in anni bui privi completamente o quasi di valori: la famiglia si sta sfasciando (grazie anche alle correnti politiche che chiamano "progressiste"), l'odio o la diffidenza verso il prossimo, la globalizzazione avanza masticando le identità e la fede cristiana in Europa perde ogni anno sempre più significato lasciando una voragine incredibile all'anarchia e all'idolatria verso maghi e cialtroni vari. E nel vuoto dei valori il calcio ci sguazza a meraviglia e pare al populino come un fattore esistenziale e serve ai potenti come valido espediente per prevaricare grazie al pericolosissimo "pane e circensem".
Ma a dirla tutta c'è chi sta peggio di noi o quasi: in Brasile da un carcere sono evasi decine di detenuti mentre i secondini erano legati (senza corde) davanti al teleschermo. Oltre che in Brasile (per la cui vittoria sono stati spesi una montagna di soldi per i festeggiamenti), in Argentina e in Uruguay si sperava nei successi delle rispettive nazionali per distogliere l'opinione pubblica dalla crisi economica senza precedenti. Non importa che la gente fosse senza di che mangiare, che le banche avessero congelato ogni risparmio: la vera tragedia è l'eliminazione di Batigol o del Chino.
I successi di Corea e Turchia invece ci hanno invece deliziato rispettivamente di una cittadinanza onoraria all'allenatore Hiddings e ad un monumento bronzeo della selezione della mezzaluna ad Ankara. Il delirio per i mondiali di calcio insomma aumenta man mano che un paese è arretrato. Con un sillogismo verrebbe da dire che l'Italia è un paese da terzo mondo.
Lutto nazionale dunque per l'uscita dell'intoccabile armata del Trap e della sua boccetta magica. Se avessimo visto l'allenatore del Camerun fare un VoDoo avremmo riso per mesi non curandoci del fatto che a scompisciarsi alle nostre spalle sono gli altri paesi. "'Sti italiani: bigotti, simulatori, piagnoni e che non sanno perdere".
Piagnoni perché, d'accordo lo scandaloso arbitraggio di Moreno che bollano come mafioso quando invece c'è semplice incompetenza (frutto del buonismo federale che vuole che avessero voce in capitolo tutti i paesi, anche quelli che il calcio lo vedono nei villaggi turistici), ma non ha certo fatto bella figura Biscardi, nel suo Pro-Cesso, che ha convinto milioni di pecoroni a intasare le linee telefoniche e il sito della FIFA (via mail, fax e telefono) al grido "boicottiamo la FIFA", o certi titoli di quotidiani, certe telecronache da bar, certe pagliacciate e certe dichiarazioni.
Perché nel dire "il calcio è l'industria che contribuisce all'economia del paese col maggior fatturato" c'è solo da vergognarsi. In poche parole l'economia di questo paese "dò sole" si basa sul calcio e sul gioco d'azzardo tipo Lotto, Totocalcio, Enalotto, Bingo, lotterie e acchiappafessi vari.
Ho ancora negli occhi la rissa a suon di cazzotti in parlamento per quell'Inter-Juventus che ha fatto sbellicare anche l'Heralde Tribune.
Dopo non ci lamentiamo se in tempi di mondiali si presenta alle elezioni il presidente del Milan, con un partito che si chiama con un coro da stadio, che si colora della maglia della Naziunala, e, nonostante sia povero di contenuti, faccia man bassa di voti.
Per fortuna per solo 4 partite (grazie ancora Corea) il paese s'è fermato nel vero senso della parola. Uffici chiusi, ore e ore perse tra prepartita, partita e logorroici dibattiti post partita.
Perfino il congresso al Kursaal di Merano dell'SVP (Südtiroler Volkspartei) è stato in forse per la concomitanza della partita dell'Italia (non si sa bene se per tifare o per gufare).
Ma il peggio è stato toccato ancora in parlamento: il governo ha risposto ad una interrogazione parlamentare sul perché l'Italia sia stata eliminata. Giornali e TV per pietà ci hanno un po' taciuto sul dibattito per non far scadere ulteriormente nel ridicolo la cosa ma sarebbe stato interessante vedere la nascita di nuove alleanze con La Russa e Bertinotti per la testa di Carraro, oppure Fassino e Berlusconi contro il Trap (scatenato in panchina come un Ultras). "E' una cosa... indegna!" come disse il presidente del consiglio due anni or sono al bimbo Zoff che con una indecorosa pantomima si offese e si dimise (con in tasca il contratto miliardario della Lazio).
E mentre prosegue l'interrogazione parlamentare, ovunque cresce la convinzione che l'Italia sia stata sbattuta fuori dal mondiale perché "non conta niente politicamente", perché nei piani alti della FIFA non ci sono rappresentanti italiani. Sarà anche vero, ma gran bell'insegnamento! Come dire che per essere assunti ci vuole la raccomandazione, che per non andare a militare occorre avere "o zio maresciallo", che per costruire una casa ci vuole la mano dell'onorevole".
Passi che l'Italia abbia avuto decisioni arbitrali, a volte gravi, sfavorevoli o meno ma ricordiamoci che il calcio è uno SPORT, e come tale va preso.
Vorrei ricordare un episodio avvenuto durante la finale dei mondiali di hockey su ghiaccio di Basilea nel 1998, sport che i calciofili ignoranti definiscono violento. Verso gli ultimi minuti della partita, tra Svezia e Finlandia (rivali storiche dalle tifoserie molto calde soprattutto durante il "derby" scandinavo) il risultato era più che mai incerto e i finnici segnarono un gol regolarissimo come il tabellone documentava sopra le teste dei tifosi bianco-blu. L'arbitro non si sa per quale ragione annullò la rete ma nessuno in campo mosse un dito. Dopo qualche minuto di proteste sugli spalti la partita finì con la vittoria della Svezia. I tifosi svedesi e finlandesi si trovarono fuori dallo stadio a bersi una birra alla salute di tutti.




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