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MUTAMENTI CLIMATICI
dovuti alI'azione dell'uomo

 

I mutamenti climatici sono le variazioni a livello globale del clima della Terra. Essi si producono a diverse scale temporali su tutti i parametri meteorologici: temperature massima e minima, precipitazioni, nuvolosità, eccetera. Sono dovuti a cause naturali e, negli ultimi secoli, anche all'azione dell'uomo.

Effetto serra

Il clima della Terra è regolato dal continuo flusso di energia proveniente dal sole. La radiazione solare non solo fornisce l'energia necessaria per la circolazione delle masse d'aria e delle correnti oceaniche, ma è anche responsabile della temperatura del nostro pianeta. Circa il 30% della radiazione che colpisce la Terra viene immediatamente respinta verso il cosmo, ma il 70% passa attraverso l'atmosfera e raggiunge la superficie terrestre, riscaldandola.
Le radiazioni ultraviolette che entrano nell'atmosfera hanno una piccola lunghezza d'onda, i raggi ultrarossi riflessi hanno una lunghezza d'onda maggiore e non riescono a uscire, restano perciò intrappolati nell'atmosfera e contribuiscono al suo riscaldamento.

L'effetto serra è un fenomeno naturale che è stato di vitale importanza per lo sviluppo della vita sulla Terra: è stato calcolato che, se nell'atmosfera non ci fossero gas in grado di trattenere il calore irraggiato dalla superficie terrestre riscaldata dal sole, la temperatura media sul nostro pianeta sarebbe di circa 19 gradi sotto lo zero, ovvero ben 33° C più bassa della temperatura media effettiva.
Attualmente
la concentrazione di CO2 è di 382 parti per milione (ppm), pari allo 0,038%, mentre all'inizio dell'era industriale era di sole 275 ppm.         
Nel 2002 l'aumento è stato di 2,1 parti, nel 2003 di ben 2,5 parti, oggi si calcola che sia di 3 ppm all'anno.

 
Questo drastico aumento è causato dalle combustioni di carbone, petrolio e gas naturale.

 
1 litro di benzina 2,4 Kg di CO2

1 litro di gasolio 2,7 Kg di CO2

1 Kg di Carbone 3,7 Kg di CO2

1KW/h 0,6 Kg di CO
2



 

 


Ogni anno vengono emesse, dalle diverse attività antropiche con il consumo dei derivati del petrolio, 24 miliardi di tonnellate di anidride carboniche nell'atmosfera.
 

Emissioni di anidride carbonica in migliaia di tonnellate emesse per la produzione di
un GW/h di energia elettrica


Centrale idroelettrica 4
Centrale fotovoltaica 5
Centrale eolica 7
Centrale nucleare 10
Centrale a gas 500
Centrale a petrolio 750
Centrale a carbone 870

Quali potrebbero essere le conseguenze?

Tra i possibili effetti di tali mutamenti climatici si stima vi possa essere:
 un aumento del livello del mare in alcune aree del pianeta, in particolare in quelle con minori tassi di evaporazione; ciò a causa dell'espansione termica e dello scioglimento dei ghiacci continentali oltre che dei ghiacciai montani. Il fenomeno ha già profondamente modificato l'equilibrio dei ghiacci artici, tanto da causare nel settembre 2007 l'apertura del celeberrimo Passaggio a nord-ovest per il discioglimento dei ghiacci che lo rendevano impraticabile.

 La diminuzione della salinità dell'Oceano Atlantico dovuta allo scioglimento dei ghiacci potrebbe causare il blocco della Corrente del Golfo, con conseguente raffreddamento del continente europeo ed inizio (in quest'area) di una nuova era glaciale.

Tali cambiamenti porteranno a significative modificazioni degli habitat naturali andando ad incidere profondamente anche sugli equilibri socio-economici del pianeta.

Per abbassare il CO2

Nella corsa contro il tempo per fermare i mutamenti climatici in atto c'è chi è rimasto fermo alla linea di partenza e chi invece ha già cominciato a correre. Governi, aziende e semplici cittadini hanno tirato fuori eco-ricette per abbassare la febbre del Pianeta.
La Gran Bretagna per esempio ha deciso di costruire solo case che non producono CO2, alcune multinazionali hanno diminuito le proprie emissioni fino al 40%, mentre 50.000 svizzeri hanno scelto l'uso collettivo dell'automobile, il cosiddetto car sharing. Sono solo alcune tra le azioni concrete descritte nel nuovo rapporto del Wwf  "Fermare i mutamenti climatici è possibile", che punta i riflettori su 15 modi per ridurre le emissioni di CO2 e dare una mano a rallentare il riscaldamento globale.

 

Il Protocollo di Kyoto 16 febbraio 2005
 

Verde:  Paesi che hanno firmato.

Giallo:  Non ha preso posizione.

Rosso:  Paesi che non hanno firmato.

Il protocollo di Kyoto è un trattato internazionale in materia ambientale riguardante il riscaldamento globale sottoscritto nella città giapponese di Kyoto l'11 dicembre 1997 da più di 160 paesi in occasione della Conferenza COP3 della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC). Il trattato è entrato in vigore il 16 febbraio 2005, dopo la ratifica anche da parte della Russia.
Il trattato prevede l'obbligo in capo ai paesi industrializzati di operare una riduzione delle emissioni di elementi inquinanti (biossido di carbonio ed altri cinque gas serra, ovvero metano, ossido di azoto, idrofluorocarburi, perfluorocarburi ed esafluoruro di zolfo) in una misura non inferiore al 5,2% rispetto alle emissioni registrate nel 1990 — considerato come anno base — nel periodo 2008-2012.
Non è stato firmato da Stati Uniti e Australia.

Conferenza di Bali 15 dicembre 2007

Dal 3 al 15 dicembre si è svolta a Bali la tredicesima Conferenza delle Parti della Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. L'obiettivo era di stabilire una tabella di marcia (Bali Road Map) per i negoziati sul regime climatico dopo il 2012 (post-Kyoto).
In questa occasione anche il neo eletto governo australiano ha comunicato di volere aderire al protocollo di Kyoto.
É arrivata l'ora che l'umanità, insieme per la prima volta nella storia, ingaggi finalmente quella lotta comune alle cause e agli effetti dei cambiamenti climatici, che sola potrà permetterci di far fronte a una minaccia drammatica.

Le sfide che si presentano all'umanità richiedono tuttavia obiettivi assai più ambiziosi di quelli del protocollo di Kyoto.

E' un buon inizio, ma del tutto insufficiente a mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici: alcune ONG, tra cui Friends of the Earth e Greenpeace, premono perchè la conferenza di Bali fissi l'obiettivo di ridurre le emissioni dei paesi industrializzati del 30-40% entro il 2020, per poi procedere ad una più sostanziale riduzione dell'85% entro il 2050.

E' un obiettivo possibile. Come?
 

Occorre credere e investire seriamente nelle fonti di energia rinnovabile, avviando la più grande rivoluzione tecnologica del mondo post-industriale.
Occorre dare crediti ai paesi che proteggono le foreste tropicali
Occorre capire che non possiamo continuare a
vivere consumando sempre di più. Occorre contenere e ridurre i consumi di materie prime e di energia, salvaguardando i bisogni e i diritti fondamentali. Tornare al livello di consumo degli anni '70 (quando non si stava poi così male) potrebbe essere un'ipotesi ragionevole.


 

Buco dell'ozono

La stratosfera terrestre contiene una concentrazione relativamente alta di ozono, un gas costituito da tre atomi di ossigeno e che rappresenta un vero e proprio schermo nei confronti delle pericolose radiazioni ultraviolette provenienti dal sole. Purtroppo, a causa degli inquinanti rilasciati in atmosfera, sin dalla metà degli anni settanta questa periodica diminuzione è diventata sempre più grande. In effetti il fenomeno non rappresenta nient’altro che l’aspetto più evidente della generale e graduale diminuzione dell’ozono nella stratosfera. Il problema è estremamente importante in quanto una riduzione dell’effetto schermante dell’ozono comporta un conseguente aumento dei raggi UV che giungono sulla superficie della Terra. Nell’uomo l’eccessiva esposizione a questi raggi è correlata ad un aumento del rischio di cancro della pelle, generato a seguito delle mutazioni indotte nel DNA delle cellule epiteliali a anche per la vegetazione. I raggi UV possono anche diminuire l’attività fotosintetica del fitoplancton, causando di conseguenza uno scompenso notevole a carico degli ecosistemi oceanici.

 

                                          

Piogge acide

Le piogge acide sono precipitazioni contaminate dalla presenza di acidi che si sono formati nell'atmosfera come conseguenza di processi di combustione. Centrali termoelettriche, scarichi delle auto, impianti di riscaldamento riversano nell'atmosfera milioni di tonnellate di anidride solforosa e di ossidi di azoto. Queste sostanze, reagendo con il vapore acqueo, presente nell'atmosfera sotto forma di nuvole, formano acido solforico e acido nitrico. La ricaduta, con le piogge, di tali composti chimici può verificarsi anche a notevole distanza dai luoghi dove sono avvenuti i processi di combustione e si ripercuote pesantemente su tutto l'ambiente. La vegetazione, danneggiata in modo irreparabile, va incontro a fenomeni di essiccazione. Le sostanze acide contenute nell'acqua piovana danneggiano anche le acque dei fiumi e dei laghi che vengono inquinate dai metalli, resi solubili, attraverso reazioni chimiche, proprio dall'acidità delle piogge. Il pH di un lago, che normalmente è pari a 8, con le piogge acide e lo scioglimento primaverile delle nevi si abbassa, dando il via una serie di pesanti conseguenze per la vita acquatica. Infatti al di sotto del valore 5,5 di pH muore la maggior parte dei pesci, dei crostacei e dei molluschi. 140 sono i laghi ormai privi di vita in Canada, 107 sono in pericolo in Finlandia, 1750 in Norvegia e 15.000 in Svezia. A essere colpiti sono anche i materiali dei monumenti e degli edifici: il marmo, per esempio, viene trasformato in gesso e quindi si sgretola; così gli intonaci e il cemento, mentre i metalli vengono corrosi.