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L’orso nero
di Federica Rossi
C’era
una volta, in un bosco non molto lontano, un piccolo orso nero che viveva in una
tribù di orsi bianchi.
Anche i suoi genitori erano bianchi, i suoi fratelli e i suoi amici. Per questo
motivo era un po’ escluso, ma soprattutto era preso in giro da tutti che gli
canticchiavano:
“Che ti è successo, piccolo orso,
sei caduto giù nel fosso?
Ti sei fatto così nero
che non sembri un orso vero!”
Sentendo ciò, l’animale tornava a casa scoraggiato ed abbattuto, sempre più solo
e abbandonato.
Un giorno, stancatosi di tutto quello che succedeva intorno a lui, decise di
dipingersi completamente di bianco, così che nessuno lo riconoscesse, e fu
proprio così.
Arrivato dai suoi amici, nessuno capì che era lui e pensarono tutti che fosse un
nuovo membro del gruppo.
Fu subito accettato come un “essere normale” e provò per la prima volta la
felicità.
Mentre giocavano, però, ci fu un tuono e poi cadde giù dal cielo uno scroscio
d’acqua che inzaccherò e sommerse ogni cosa. Pian piano iniziò a “scolorirsi”
anche l’orso e tutti scoprirono la sua vera identità e iniziarono a canticchiare
di nuovo:
“Che ti è successo, piccolo orso,
sei caduto giù nel fosso?
Ti sei fatto così nero
che non sembri un orso vero!”
E così dagli occhi dell’animale scese una lacrima mentre sussurrava:
“Come potete diverso considerare
uno che avete saputo accettare
e con cui avete giocato
senza sapere che era un orso mascherato?”
Gli altri rimasero stupiti e per pochi secondi stettero zitti a riflettere
guardando l’orso che a questo punto era scoppiato letteralmente a piangere. Uno
si alzò e disse:
“Ha ragione il nostro amichetto:
nessuno al mondo è perfetto!
C’è chi è bianco e c’è chi è nero,
ma ciò che conta per davvero,
ve lo giuro, son sincero,
è che siamo tutti uguali,
tutti quanti siam normali!”
Da quel giorno nessuno fu più escluso e tutti vissero felici, contenti e uniti!
La libertà nel mare
di Marco Vaccarini
Tanti, tanti anni fa, nel mare, c’era una balena che mangiava moltissimi
pesci, levando loro la libertà e la gioia di vivere, il gusto di saltare tra le
onde e di godersi la parte migliore dei loro giorni.
Alla fine rimase solo un pesciolino, più astuto degli altri, che per non farsi
vedere nuotava nascosto dietro l’orecchio destro della balena.
Il grosso animale aveva ancora fame. Il pesciolino astuto parlò nell’orecchio
della balena:
”Nobile e generoso cetaceo, hai mai assaggiato l’uomo? È buono, anche se non
molto tenero, ne puoi trovare uno se nuoti fino alla latitudine 50° N e alla
longitudine 40° O. Lì, vedrai un uomo sulla zattera con un coltello in mano, è
un marinaio di grande ingegno e coraggio. È vestito solo con un paio di braghe
blu e delle bretelle”.
La balena nuotò, nuotò finché trovò il naufrago sulla zattera. Spalancò la sua
enorme bocca e inghiottì naufrago e zattera, coltello e bretelle.
Appena inghiottito, il naufrago, che era un marinaio molto saggio, cominciò a
saltare, a picchiare, a danzare e a fare capriole dovunque nella calda e grande
pancia della balena. La balena si sentì molto a disagio e le venne il
singhiozzo. “Quest’uomo mi è rimasto sullo stomaco” si lamentò la balena.
“Fallo uscire” consigliò il pesciolino.
”Vieni fuori!” ordinò la balena al naufrago.
“Ah no!” rispose il furbo marinaio, ”non te la caverai così! D’ora in poi non
farai più del male agli innocenti pesci che vivono liberamente; capisco la tua
esigenza di mangiare, ma basta inghiottire mari interi di pesci! E prima di
uscire voglio essere portato vicino casa mia sulle coste dell’Inghilterra!”
“Sarà meglio che tu lo porti a casa”, consigliò il pesciolino alla balena.
Così la ciclopica bestia nuotò, nuotò attraversando l’oceano, e depositò il
naufrago su una spiaggia, ma durante il viaggio il marinaio con il suo coltello
aveva tagliato la zattera costruendo una grata di assi di legno, legate tra loro
con le bretelle. Poi aveva incastrato saldamente la grata nella gola della
balena.
Quando fu sulla spiaggia egli recitò questi versi:
”Con la grata e le bretelle non mangerai più a crepapelle”.
Così da allora la balena riuscì a mangiare solo pesci minuscoli. Il pesciolino
si salvò e tornò insieme ai suoi amici grazie alla libertà che il marinaio, con
un piccolo stratagemma, era riuscito a far regnare su tutto il mare.
Elisabeth Right
di Martina Paoletti
C’era una volta una ragazza di nome Elisabeth.
Era castana ed aveva gli occhi azzurri color dell’acqua.
Aveva una matrigna che la faceva lavorare sempre; non aveva un padre, o meglio,
così le avevano sempre detto!
Ogni volta che andava a fare la spesa la gente la derideva e la maltrattava, ma
lei non si poteva ribellare perché la legge diceva che le classi inferiori non
potevano farlo, altrimenti, se l’avesse vista la polizia, sarebbe andata in
prigione.
Era molto intelligente e, difatti, la sua sorellastra le faceva sempre eseguire
i compiti che le assegnava il maestro, così prendeva bei voti e sua madre la
lodava.
Era anche cattolica, ma non era stata né battezzata, né cresimata, né comunicata
ed era troppo piccola per sposarsi.
Così passò quattordici anni della sua vita vedendo i più ricchi con il meglio
senza sforzo, mentre lei doveva sgobbare dalla mattina alla sera per un pezzo di
pane.
Un giorno, il principe ereditario d’Inghilterra, Bill, fece comunicare al popolo
che suo padre era guarito dalla malattia di cui soffriva da anni e per questo
grande evento organizzò una festa nella piazza principale del paese.
Questa notizia arrivò in ogni casa in meno di due giorni.
Elisabeth chiese alla matrigna se poteva andare alla festa ed ella rispose:
- Sì, ma solo quando avrai finito le pulizie!-
In quei giorni la matrigna caricò di lavoro Elisabeth, così, quando arrivò la
festa, la poverina si ritrovò ancora con un sacco di lavoro da fare.
Dal nulla spuntò uno gnomo che aiutò la ragazza: con un incantesimo pulì tutto e
diede un vestito nuovo fiammante ad Elisabeth.
Ella andò in piazza e incominciò a ballare.
Il re notò che Elisabeth aveva una macchia sul collo che solo gli appartenenti
alla famiglia reale avevano e così la chiamò vicino a lui e le disse:
-Ho ritrovato mia figlia!!!-
Si sentì un grido da parte dei cittadini, anche se Elisabeth non capiva; allora
il re le spiegò la storia di tutta la sua vita.
Alla fine il re riconobbe Elisabeth e disse che il suo vero nome era: Elisabeth
Right II.
Scoprì in seguito che la matrigna era scappata dal castello perché la vita di
corte era troppo stressante e che il principe ereditario era suo fratello.
Dopo alcuni anni il principe morì per una grave malattia ed Elisabeth divenne
regina.
Ripensando a quello che le era accaduto in passato firmò un documento che chiamò
il “Bill of Rights”, in onore del fratello.
Questo documento parlava dei diritti dei cittadini, dei compiti del parlamento e
della tolleranza religiosa.
In quegli anni Elisabeth non torse neppure un capello né alla matrigna, né alla
sorellastra, perché pensava che ogni uomo ed ogni donna hanno la propria dignità
da rispettare.
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IL MITO DELL’ACQUA
SALATA
di Federico Silvi
C’era
una volta uno scienziato che tutti credevano pazzo di nome Nettuno.
Un giorno Nettuno fece una gita in montagna e trovò un minerale, lo raccolse e
si diresse verso il suo laboratorio.
Lui casualmente fuse il nuovo minerale con un acido che aveva creato: si formò
il SALE.
Poi lo assaggiò: era buono. Decise allora di metterlo sulla carne e vide che
questa si conservava più a lungo, lo mise sulla neve e vide che si scioglieva,
insomma capì che il sale era proprio prezioso.
Nettuno guadagnò moltissimi soldi vendendo il sale, ma non sapeva come
spenderli, così produsse altro sale e lo regalò.
Dopo una settimana si accorse che alcuni ceffi stavano vendendo il sale che lui
gli aveva regalato.
Offeso, spese molti soldi e si costruì una base in fondo al mare, così regalava
il suo sale solo ai pesci ed agli altri animali marini.
Essi erano simpatici e per questo Nettuno decise di raddoppiare il potere ed il
sapore del sale costruendo una macchina gigantesca che diffondesse il sale in
tutto il mare. Allora Nettuno venne chiamato dagli dei, che si arrabbiarono con
lui. In particolare Ares, invidioso del suo successo, voleva vendicarsi e disse:
Questo essere si è permesso di modificare il mare aggiungendo il sale; dovremo
darlo al crudele dio Sathana che lo farà lavorare per tutta la vita sui carboni
arden…
Zeus come un lampo fermò Ares e disse:
-Basta, non voglio sentire altro, questo essere ha fatto uno stupendo atto:
pensate, gli umani così possono galleggiare e non annegheranno più. Io direi di
ringraziarlo, anzi io gli darei il potere di diventare il dio dell’acqua anche
perché è saggio e intelligente, ma soprattutto perché non abbiamo un dio
dell’acqua e degli oceani. -
Così Zeus decise di chiedere a Nettuno se voleva diventare il dio del mare.
Nettuno stava quasi rifiutando l’offerta perché non voleva incarichi
impegnativi, ma accettò per il bene dei pesci e per punire gli uomini che per
avere il suo sale avrebbero per sempre dovuto faticare molto. E da quel momento
diventò “NETTUNO IL DIO DEL MARE”. Rimase in cielo e ogni volta che il mare era
in pericolo lui si precipitava a salvarlo.
Ecco perché l’acqua è salata e Nettuno è il dio del mare e degli oceani.
COME IL MARE DIVENTÒ SALATO
di Caterina Possanzini
Tanto, tantissimo tempo fa, il mare era fatto d’acqua dolce.
Sulla terra verde e pulita esisteva un tizio alto, massiccio e imponente, con
una lunga e folta barba grigia, che si chiamava Nettuno. Questo Nettuno, con una
segretissima formula magica, produceva il sale e lo distribuiva gratuitamente
agli uomini. Essi vivevano in pace e saggezza, ed erano molto contenti, perché
oltre ad aver qualcosa per dar sapore e conservare i cibi, Nettuno dava loro
anche saggi consigli che, messi in pratica da tutti i popoli, rendevano il mondo
felice. Non c’erano guerre, perché i conflitti venivano risolti trovando
accordi; gli umani vivevano in equilibrio con la natura e gli animali, senza
offendere o sporcare.
Ma tutto ciò non durò per molto: pian piano gli uomini diventarono sempre più
crudeli e invadenti: iniziarono a combattersi, ad uccidere gli animali e a
rovinare la natura; non ascoltavano più i consigli di Nettuno, ma volevano
assolutamente scoprire il suo segreto per fare il sale.
Così Nettuno si adirò, decise di punire gli uomini e si gettò nel mare a far
sale e offrire consigli ai pesci.
Da allora l’uomo deve faticare per potersi procurare il sale, ma non riceve più
nemmeno un buon consiglio, così il mondo è diventato infelice e trascurato. Ma
Nettuno non volle comunque perdonare gli umani: restò nel mare e ne diventò il
dio.
SIAMO MITI…CI
SALE FINO E ZOLLETTA
di Matteo Manuali
In un’era molto remota e lontana, nel pianeta Terra, vivevano due popoli: il
popolo del dolce comandato dallo zucchero ed il popolo del salato comandato dal
sale.
Questi due popoli erano sempre in pace tra loro, così tutti i dolci e le cose
salate vivevano in armonia.
Fino a che, un brutto giorno, il re dei salati, che era Salefino, fece a lotta
con il re dei dolci, che era Zolletta.
Fecero una discussione, perché volevano decidere se salare o dolcificare la
pasta.
Zolletta diceva che era meglio dolcificarla, mentre Salefino diceva l’opposto.
Così incominciarono a fare delle guerre spietate ed il mondo da acceso ed
allegro che era diventò triste e cupo.
L’esercito dei dolci era formato: dal Capitano Zolletta, che era un’enorme
Zolletta di zucchero alta circa un metro, il Signor Gelato che gelava tutto ciò
che incontrava, la Madamigella torta che inghiottiva tutto, e da molti altri
soldati.
Il popolo dei salati, invece, era composto da: il Sovrano Salefino, che era un
enorme granello di sale, il Tenente Pepe che infuocava tutto con il suo enorme
gusto piccante, il Commissario Prosciutti che aveva una ben sviluppata massa
muscolare ed altri soldati ancora.
La lotta durò circa un secolo fino a che un potente sciamano di nome Gesù,
divise il sale, che andò a vivere nel mare, e lo zucchero, che venne rinchiuso
nelle barbabietole: così per avere lo zucchero bisogna piantare le barbabietole
e per avere il sale occorre estrarlo dall’acqua del mare.
Quella guerra è stata una delle più spietate, infatti nel dopoguerra si vide
l’enorme strage compiuta!
Zuccherini e granelli innocenti morti per strada senza pietà…
Ecco perché il mare è salato e lo zucchero è rinchiuso nelle barbabietole.
DAL MITO DI PANDORA
di Irene Ramini
Vi ricordate il mito di Pandora e del terribile vaso? Bè, io mi sono immaginata
un finale diverso …
Sentite un po’!!
…Ma un giorno Pandora, vinta dalla curiosità, aprì il vaso e ne uscì un fumo che
conteneva il dono del male e della bruttezza. Pandora diventò brutta e cattiva e
fu condannata a vivere così per il resto della sua vita.
Quando Epimeteo tornò a casa, vedendo sua moglie così cambiata, capì subito che
Pandora aveva aperto il vaso, perciò la lasciò e se ne andò via.
Ecco perché ancora oggi si divorzia.
IL SAGGIO SALIM E IL SALE
Di Maysaan Marie
Nell’ isola sperduta di Kiribù, Salim, il saggio del villaggio, era capace
di produrre il sale, mescolando tanti ingredienti misteriosi.
Produceva il sale nel grande vulcano Cica Cica.
Nell’ isola c’erano Celeste, la signora del cielo e Inferia la signora degli
inferi, che combattevano tra loro in una eterna guerra.
Decisero un giorno di darsi battaglia proprio sul vulcano, esattamente sul
soffitto del laboratorio di Salim.
Allora la battaglia cominciò, e dopo un po’, le due, con i loro poderosi
incantesimi fecero crollare il vulcano che, essendo su una scogliera, cadde nel
mare trascinando anche il laboratorio pieno di sale di Salim.
Così il sale si sparse nel mare facendolo diventare salato.
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