La macchina elettrica di Tesla

Nikole Tesla

Era il 1931 e Nikole Tesla, definito da molti l'inventore dell'era moderna, viaggiava a bordo di una Pierce-Arrow Eight molto speciale.
Alla guida c'era suo nipote Peter Savo, ma non era quella la cosa piu' importante, come non lo era il fatto che la macchina, diversamente dalle altre della stessa serie, possedeva un motore elettrico e non uno a combustione interna. La vera cosa interessante di quella macchina era che non possedeva nessuna batteria e nessun altro mezzo di alimentazione, tutto quello di cui era dotata era una lunga antenna e una misteriosa scatola costruita dallo stesso Tesla. Interrogato dal Savo su quale fosse l'energia che alimentava la macchina l'inventore si limito' a dire che proveniva dall'etere.

una Pierce-Arrow Eight

Le prove su strada della macchina durarono circa una settimana e la Pierce-Arrow si dimostro' all'altezza delle auto a combustione interna, sia per velocita' che per affidabilita'. Il suo punto forte pero' rimase il fatto che nell'intera settimana non dovette mai fare il pieno di benzina o ricaricare le batterie.
Ma da dove era nata quella macchina? E che fine ha fatto poi?
La macchina venne probabilmente fornita dalla stessa Pierce-Arrow. La societa' aveva da poco fatto il suo record di vendite e attraversava un momento particolarmente dorato della sua storia. La sicurezza economica e una fetta di mercato in crescita, nonostante il settore delle auto fosse in crisi, permettevano alla Pierce-Arrow di imbarcarsi in esperimenti a volte anche azzardati, ma fu proprio in quegli anni che l'azienda fece uscire modelli rivoluzionari con 8 cilindri in linea o 12 a V, ed un auto elettrica senza costi di ricarica e con un motore silenziosissimo anche ad alte velocita' valeva pur la perdita di una vettura.
Il motore invece proveniva dalla Westinghouse Electric. La societa' aveva vinto l'appalto per illuminare la World's Columbian Exposition nel 1893 e aveva installato la prima centrale elettrica sulle cascate del Niagara grazie ai brevetti della corrente alternata di Tesla. Entrambe le attivita' fruttarono milioni di dollari e una fama indiscussa, George Westinghouse aveva quindi buoni motivi per finanziare Nikole Tesla.
Ma l'alimentazione della macchina rimane tutt'ora un mistero. Finite le prove la macchina venne lasciata nel fienile di una fattoria a 30km da Buffalo, secondo il racconto di Savo Tesla porto' via sia la scatola che vi aveva installato sia le chiavi di accensione.

una valvola 70L7-GT

Della scatola si sa ben poco. Peter Savo vide Tesla montarla al loro arrivo a Buffalo. Non essendo un esperto Savo pote' solo raccontare di aver visto lo zio montare 12 valvole in un circuito elettrico all'interno di una scatola da cui fuoriuscivano due cavi che poi vennero inseriti in due appositi alloggi nella macchina. Alcune delle valvole venero poi riconosciute come valvole 70L7-GT, ma la cosa non e' sicura.
Di quella scatola non se ne seppe piu' nulla, e nemmeno della macchina. Nel giro di pochissimi anni, la Pierce-Arrow entro' in crisi. Nel 1932 aveva subito forti perdite di mercato e nel 1933 anche la sua casa madre, la Studebacker, attraverso' problemi amministrativi. Tutte le spese non necessarie vennero eliminate comprese, si suppone, le ricerche sui motori elettrici. Poco dopo il marchio venne comprato dall'American Motors e scomparve dal mercato.
Il 2 Aprile 1934 pero' il New York Daily News presenta un articolo intitolato Il sogno di Tesla di un'energia senza fili vicino alla realta'. Nell'articolo si parla di un test per un'automobile sospinta da energia trasmessa senza fili.
Poco dopo la Westinghouse inizia a pagare a Tesla un soggiorno nell'albergo piu' lussuoso della citta', soggiorno che durera' fino alla morte dell'inventore nel 1943. In molti vedono in questo il tentativo, per altro riuscito, di far tacere a Tesla una delle piu' importanti scoperte mai realizzate.
Si puo' dire che Tesla capisse l'elettricita' meglio di chiunque altro. Non solo aveva scoperto i pregi della corrente alternata rispetto a quella continua, ma aveva inventato molte delle cose che per noi ora sembrano normali. A Tesla dobbiamo non solo il motore elettrico ad induzione, ma anche le lampade a fluorescenza, il radiotelegrafo e il primo tubo a raggi catodici, giusto per menzionare le scoperte piu' importanti. Il suo sogno pero' era la trasmissione dell'elettricita' senza fili.

una bobina di tesla

E' possibile quindi che la macchina non avesse una batteria per il semplice fatto che l'energia elettrica gli venisse inviata da un'antenna situata da qualche altra parte. In quel caso pero' non si capirebbe perche' nascondere la scoperta. Persino alla Westinghouse Electric avrebbe portato infiniti guadagni, nonche' infiniti risparmi permettendo di dotare case, auto e qualsiasi altra cosa di un'antenna per la ricezione invece che trasportare lungo chilometri di costosissimi cavi l'elettricita' dalle centrali fino ai luoghi dove veniva usata. Ma se prendiamo per vera la storia secondo cui fu proprio la Westinghouse a pagare il silenzio di Tesla forse la scoperta dello scienziato era ancora piu' sensazionale.
W.O. Schumann, un ricercatore di Monaco di Baviera, nel 1952 presenṭ una sua ricerca in cui dichiarava che, tra la ionosfera e la terra, si crea un campo elettromagnetico pulsante di 10 Hz, fenomeno a cui diede il nome di risonanza di Schumann. Se si trovasse un modo per raccogliere questa energia si avrebbe una fonte energetica praticamente illimitata e a disposizione di tutti. Nonostante la ricerca si Schumann si sia svolta 20 anni dopo e' possibile che Tesla avesse gia' scoperto questa pulsazione terrestre e ne avesse imbrigliato l'energia. In quel caso l'energia che alimentava la macchina arrivava indiscutibilmente dall'etere e, cosa piu' importante, il riuscire a sfruttare questa fonte avrebbe reso inutili tutti i costosi apparecchi su cui si stava fondando la fortuna della Westinghouse Electric e le altre compagnie elettriche dell'epoca.
Non vi sono prove che Tesla fosse arrivato a scoprire la risonanza di Schumann, ne che fosse riuscito a sfruttarla in alcun modo, come non vi sono prove della reale esistenza della macchina di Tesla, se non il racconto di Peter Savo che per sua stessa ammissione non era un vero nipote di Tesla, ma solo un parente che aveva l'abitudine di chiamare il grande scienziato zio.