Il mistero di TUNGUSKA

Il 30 Giugno del 1908, alle ore 7:14 del mattino, ora locale, qualcosa esplose nell'area di Tunguska, una valle situata in una remota zona della Siberia, deserta allora come oggi.
L'esplosione fu avvertita a chilometri di distanza, si avverti' il tremore della terra anche ad Irkutsk a circa 1200km, e per molte settimane il clima dell'intero emisfero boreale fu scombussolato, facendo registrare notti luminose come il giorno persino a Londra.

Nonostante tutto questo, forse a causa del mancato interesse di una russia zarista o della posizione remota dove avvenne l'esplosione, la prima spedizione scientifica incaricata di scoprire cosa era successo fu organizzata solo nel 1921.

Dopo piu' di dieci anni pero' raccogliere le informazioni fu una vera e propria impresa e il professor Leonid Kulik, docente all'Accademia sovietica delle Scienze, si ritrovo' davanti parecchi resoconti contraddittori. Per giunta sembrava che nessuno si fosse ricordato di segnare il luogo esatto dell'esplosione.
Tutti i resoconti pero' concordavano sull'avvistamento di una luce nel cielo, su un grande boato seguito poi da un forte tremore della terra e da un vento impetuoso e, cosa riportata da molti contadini, su di un calore piu' forte di quello del sole estivo, in alcuni casi anche causa di lievi rossori o vere e proprie scottature. In aggiunta furono scoperti parecchi animali selvatici presenti nei dintorni del luogo dell'esplosione coperti da strane piaghe. Vennero anche scoperti alberi cresciuti in modo inspiegabile e persino una varieta' di formica esistente solo in quella zona del pianeta.

Leonid Kulik

Fu solo nel marzo del 1927, grazie al ritrovamento di un documento scritto da un meteorologo del luogo, che il professor Kulik (nella foto) riusci' ad organizzare una spedizione nel luogo preciso dello scoppio. Lo spettacolo che si presento' agli occhi degli studiosi, anche se erano trascorsi quasi venti anni dall'esplosione, fu sconvolgente. Per chilometri e chilometri non vi era un solo albero rimasto in piedi. Tutti gli alberi erano sdraiati, la maggior parte trasformati in tronchi senza rami e foglie dalla forza del vento, puntando le cime verso l'esterno e le radici verso un unico punto, il centro del cataclisma.
A causa di problemi con le guide Kulik dovette rientrare e riprese l'esplorazione nel giugno dello stesso anno. In questa occasione riusci' a ritrovare il centro esatto dell'esplosione: un piccolo cratere verso cui tutti gli alberi caduti puntavano. All'interno del cratere gli alberi pero' non erano stati abbattuti, erano rimasti in piedi, ridotti a poco piu' di grandi tizzoni carbonizzati.

la foresta di Tunguska

All'interno del cratere erano presenti alcuni stagni, secondo Kulik era li' che si sarebbero potuti ritrovare i resti del meteorite caduto nella zona due decadi prima. Quando finalmente, dopo molti sforzi, le cavita' vennero prosciugate non si ritrovo' nulla che potesse assomigliare ad una meteorite. Senza poter dimostrare nulla Kulik fu costretto a ritornare all'Accademia sovietica.

Nel 1938 una delle prime foto aeree della zona riportava ancora i segni dell'esplosione. Fu possibile calcolare che gli alberi furono abbattuti entro un'area di ben 2000 km quadrati.
Con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale l'interesse per Tunguska venne a cadere. Il professor Kulik venne catturato e mori' il 24 Aprile 1942 in un campo di concentramento tedesco mentre di li' a pochi anni gli americani gli avrebbero fornito nel peggiore dei modi la risposta allo strano fenomeno esplosivo che aveva studiato.
Esattamente come la foresta di Tunguska la citta' di Hiroshima venne distrutta da una immane esplosione, tutte le case nei dintorni vennero spazzate via dal vento e si distesero puntando tutte verso il centro dell'esplosione. Cosa ancora piu' accattivante nel centro preciso dell'esplosione i palazzi non vennero abbattuti, ma rimasero in piendi a dispetto della distruzione che li circondava.
Si fece strada allora la convinzione che a Tunguska si fosse verificata, per qualche motivo, una esplosione nucleare ad una certa altezza dal suolo, calcolata intorno ai 4 km. Questo avrebbe spiegato sia la presenza degli alberi ancora in piedi al centro dell'esplosione, sia la presenza di piaghe e anomalie genetiche negli animali e nella vegetazione della zona, sia la totale mancanza di un meteorite.
Questa teoria pero' venne a cadere dopo la constatazione che i livelli radioattivi della zona, in media uguali a quelli delle zone circostanti, non tendevano a diminuire col passare del tempo, cosa che sarebbe dovuta succede (e che succedeva in quel periodo in Giappone) in un luogo soggetto ad esplosione atomica.

la foresta di Tunguska

In mancanza di una teoria definitiva si iniziarono a creare voci piu' o meno credibili su tutto quello che era successo a Tunguska.
Nell'immediato dopoguerra si diffusero testimonianze che l'oggetto che solco' i cieli siberiani nel 1908 aveva sia rallentato la sua caduta, sia deviato la sua traiettoria. Da li' fu molto facile per alcuni ipotizzare che il meteorite in realta' era un UFO, probabilmente esploso per qualche guasto meccanico.
Come nel caso della meteorite pero' la mancanza di detriti rendeva impossibile una dimostrazione della teoria, oltre al fatto che la comunita' scientifica si rifiutava anche solo di prendere in considerazione questa eventualita'.

la cometa Encke

Lo studioso americano Frank Whipple suggeri' che la Terra venne colpita da una cometa. Secondo lo studioso questo spiegherebbe anche il mancato ritrovamento di un detrito solido supponendo la cometa composta quasi totalmente da ghiaccio. I sovietici pero' raccolsero informazioni da piu' di cento osservatori astronomici e in nessuno di essi si evidenziava la presenza di una cometa in quel periodo.
Un'altra ipotesi americana si fonda sul fatto che nel mese di giugno la Terra si trova ad attraversare la coda di una cometa, chiamata Encke, che genera lo sciame di meteoriti Beta Tauridi. Nel 1959 il professor Alexis Molotov descrive l'oggetto esploso in prossimita' di Tunguska come avente un diametro di circa 40m. A tutt'oggi pero' nessun resto dell'oggetto e' stato ritrovato.