DOVE SI TROVA...
Atri è situata in uno dei paesaggi più singolari e suggestivi d´Abruzzo.
A pochi chilometri dal mare con ampie spiagge sabbiose, è circondata da zone collinari che

Belvedere
offrono al visitatore un paesaggio che si estende dal Gran Sasso fino al mare aperto e offrono al visitatore un paesaggio che si estende dal Gran Sasso fino al mare aperto e dalla riviera del Conero fino al promontorio del Gargano.
Un posto ottimo per osservare il panorama è il Belvedere.
Da notare i piccoli borghi Medioevali come Montepagano, Mutignano e Silvi alta, sulle colline teramane, non lontane da Atri, che si trovano a terrazza sul mare.
Le   zone  di  campagna  sono   rigogliose  di
oliveti, frutteti e vigneti.
È possibile arrivare ad Atri dalla stazione ferroviaria Atri-Pineto, attraverso le autostrade: A14 uscita Atri-Pineto; A24 uscita Villa Vomano – Roseto degli Abruzzi oppure passando per la Strada Statale 16 Adriatica.
Attraverso la valle del Vomano si può seguire l´itinarario delle abbazie benedettine di S.Maria di
Mappa di Atri, Atri e dintorni
Propezzano, S.Clemente al Vomano, S.Maria di Ronzano per concludersi ai piedi del Gran Sasso con l´antica abbazia di S.Giovanni ad Insulam.
Per chi vuole approfondire la conoscenza del patrimonio di flora, fauna e natura d´Abruzzo, in soli 30 minuti può compiere un magnifico viaggio nella natura raggiungendo agevolmente i grandi parchi abruzzesi: il Parco Nazionale del Gran Sasso, quello dei Monti della Laga oppure il Parco della Maiella o quello Regionale del Velino-Sirente.
RISERVA DEI CALANCHI
La Riserva Naturale Regionale dei Calanchi di Atri è stata istituita con Legge Regionale n.58/1995 e dal 1999 è diventata anche Oasi WWF, in quanto il Comune di Atri l´ha affidata in gestione al WWF Abruzzo, che si avvale dei servizi della cooperativa Pacha Mama.
La sua estensione è di 380 ettari circa e si sviluppa dai 106 metri del fondovalle del Torrente Piomba ai 468 metri del Colle della Giustizia.
L´area accoglie una delle forme più affascinanti del paesaggio adriatico: i calanchi, maestose architetture naturali conosciute anche come "bolge" o "scrimoni".
Queste straordinarie formazioni geologiche sono originate dall´erosione del terreno argilloso, provocata dalle passate deforestazioni e favorita dai continui disseccamenti e dilavamenti, che rendono visibili numerosi fossili marini.
La Riserva è priva di recinzioni, pertanto può essere visitata liberamente percorrendo i quattro sentieri segnalati, che
partono dal Colle della Giustizia e sono tutti collegati ad anello:
-    Strada Brecciara
-    Strada San Paolo
-    Sentiero Casale
-    Sentiero Colle Varese
In Abruzzo i calanchi sono presenti in numerose zone collinari, ma solo ad Atri caratterizzano così fortemente il paesaggio.
L´habitat è ricco e vario: fossi, laghetti, macchie boschive, campi coltivati e rimboschimenti si alternano alle rupi calanchive.
Tra gli uccelli, oltre a piccoli passeriformi come la Sterpazzola, l´Occhiocotto e il Canapino, è possibile osservare anche dei rapaci come la Poiana, il Gheppio e lo Sparviero. Inoltre nei pressi della Riserva sono stati segnalati il Falco lanario e il Falco pellegrino. Tra i rapaci notturni, nei ruderi di alcune case coloniche e nelle cavità di grandi alberi nidificano il Barbagianni, la Civetta, l´Allocco e l´Assiolo.
Nei periodi di migrazione è possibile osservare l´Albanella reale e l´Albanella minore. I rettili che abitano nella Riserva invece sono il Cervone, la Biscia dal collare e l´Orbettino; tra gli anfibi c´è il Rospo smeraldino dalla livrea pezzata.
Sono presenti anche numerosi mammiferi: Volpe, Riccio, Talpa, Lepre, Donnola, Faina, Puzzola, Tasso, Quercino e Moscardino.
L´Istrice, simbolo della Riserva, è segnalato nell´area da oltre venticinque anni, nonostante le sue abitudini notturne e il carattere fortemente elusivo.
LE GROTTE
Le Grotte, si trovano nella parte meridionale della città. Sono "una colossale opera umana che ha sfidato il tempo, e che tuttora presenta un fascino davvero misterioso". Si tratta di un poderoso sistema di grotte e grotticelle collegate in cui si nota chiaramente l´uso dell´"opus signinum", che la fanno ritenere una grandiosa cisterna d´acqua di età romana.
Il complesso archeologico finora esplorato ha una pianta somogliante ad un trapezio rettangolare in cui il lato maggiore verso l´esterno misura m.35,90, quello minore
m.18,75 e l´altezza m.20 circa, con una superficie di circa mq.700.
La conserva d´acqua costituiva una grossa riserva di acque fresche, limpide e pure; nell´antichità si risparmiava ogni goccia d´acqua. Inoltre la posizione interrata serviva a mantenere le acque fresche ad una temperatura costante in qualsiasi periodo dell´anno.
Le pareti sono parzialmente intonacate. Tutti gli angoli sono arrotondati per mezzo dell´"opus siginum", allo scopo di evitare depositi difficilmente asportabili mentre tra pareti e pavimento corrono i tipici cordoni, quasi piani.
La conserva d´acqua è formata da quattro navate e tre gallerie, mentre nella zona delle "Grotticelle" si aprono due gallerie principali e sette laterali.
TEATRO
Teatro Comunale di Atri
Tra le tante opere d´arte, Atri ha anche un maestoso teatro.
Il Teatro Comunale, inaugurato il 25 gennaio 1881, ricalca all´esterno la Scala di Milano, l´interno invece sembra rifarsi al "S. Carlo" di Napoli, con tre
Esterno del Teatro Comunale di Atri
ordini di palchi e loggione. È da tutti è considerata la "bomboniera" per la sua dimensione (300 posti circa) e per l´eccezionale acustica.
Il salone del teatro ospita l´Archivio Museo "Antonio Di Iorio" che conserva manoscritti, epistolario e biblioteca di questo musicista abruzzese.
I MUSEI
Ad Atri ci sono quattro musei:
il Museo capitolare, il Museo etnografico, il Museo "Antonio Di Jorio" ed il Museo Archeologico Civico Capitolare "De Galitiis - De Albentiis - Tascini".
Il Museo capitolare fu fondato, su iniziativa di Mons. Raffaele Tini nel 1912. L´edificio che ospita il museo, fu più volte rimaneggiato nel corso della sua storia.
Il Monastero dei Benedettini sorto all´inizio (sec. XII) divenne più tardi (sec.XV) residenza dei canonici e poi (sec. XX) sede del Museo.
L´ultima trasformazione radicale si ebbe negli anni ´60 sotto la direzione del soprintendente Guglielmo Matthiae che ristrutturò tutto l´edificio demolendo e ricostruendo ex novo l´ala nord dello stesso.
Vi furono sistemati più razionalmente tutti gli oggetti esposti, compresi gli armadi scolpiti da Carlo Riccione che, dopo la demolizione della sacrestia e del coro interno, furono ricostruiti e sistemati nei primi 2 locali del nuovo museo.

Il Chiostro
Un´ultima definitiva ristrutturazione, si è avuta nei primi mesi del 1994, quando, grazie alla Soprintendenza ai B.A.A.A.S., alla Regione Abruzzo e alla Fondazione Tercas, ciascun Ente per le proprie possibilità economiche e per le proprie competenze, si è potuto definire secondo i nuovi dettami della museologia, un nuovo impianto di fruizione che può ben dirsi all´avanguardia per i suoi principi formativi e progettuali.
Il Museo in questi ultimi anni si è arricchito di donazioni private come la raccolta di ceramiche V. Bindi donata dal figlio Dott. Gaetano e la raccolta di arte lignea di Tommaso Illuminati donata dagli eredi dello stesso.

Il Chiostro
Entrando dal cancello si accede al Chiostro che fu costruito nei primi del Duecento. Le colonne stroncate al di sotto dell´attuale pavimentazione testimoniano periodi più antichi (seconda metà del sec. XII). È una costruzione in laterizio a due ordini di arcate a tutto sesto e a sesto acuto in un sol lato basale.
Al centro un pozzo a base ottagonale cinquecentesca abbellito con volute nel 1763. Questo chiostro, costruito con il Monastero e che è uno
dei più antichi della Regione, presenta un lapidario con reperti di varia provenienza ed epoca storica.
Scendendo per una gradinata si attraversa un atrio, eretto verso il 1460, con volte a crociera, dove tra l´altro è possibile ammirare 2 mosaici pavimentali: uno del II sec. d. C. con motivi geometrici in bianco e nero, l´altro con tessere in bianco e nero fine II sec. prima metà del III sec. d.C.
Si giunge poi nella Cisterna romana, che ha un portale e 4 finestre strombate con archivolto del XII-XI sec. opere scultoree queste tra le più antiche di Atri, che ornano il lato d´ingresso.
Di forma rettangolare, misura 24,20 metri in larghezza e 26 metri in lunghezza. Fu usata prima come cisterna pubblica (età repubblicana), successivamente come piscina limaria (età imperiale) in rapporto con il complesso superiore delle Terme. I 2 condotti in fondo a sinistra, dai quali affluiva l´acqua dagli ambienti sovrastanti, sono del III-IV sec. a.C.
Le pareti periferiche, anch´esse del III-IV sec a.C, sono costruite in opera quadrata, mentre il resto in laterizio. Tra il Trecento e il quattrocento alcune pareti furono affrescate da Maestri Locali: 29 opere tra cui la "Maiestas Domini" con il Cristo in mandorla e 2 gruppi di Santi e Sante. Nell´ingresso ci sono 2 grandi reliquiari francescani del XVII sec. in legno,

Cisterna romana del II secolo d.C.
con reliquie che provengono dalle catacombe romane; 3 portaceri lignei del XVI sec. di buona fattura; lungo le scale una discesa dello Spirito Santo fine XVI sec. e una serie di 6 candelieri e croce in legno dorato con Cristo in argento.
Nel mezzo della prima sala c´è un inginocchiatoio, con simbolo francescano, intarsiato a legni vari del XVIII sec; una coppia di Angioletti con portacandele in legno dorato; 3 busti reliquiari del XVII sec. raffiguranti "S. Prospero", "S.Colomba" e "S. Fedele" in legno scolpito e dorato; 2 armadi e 3 ante, in noce di Carlo Riccione tra cui "S. Cecilia", "S. Chiara" e Vanità del potere". Un frammento di balaustra, in legno scolpito, del XVII secolo, raffigurante "l´Annunciazione" e un olio su tela "Coro interno dei canonici" di Giuseppe Verdecchia, artista locale.
La terza sala è dedicata all´Arte Tessile sacra. Vi si trovano paramenti sacri: pianete, stole, piviali, mitrie del periodo barocco e rococò (sec. XVII e XVIII) in seta, velluto, broccato e damasco con filature in argento e oro. Da notare il tappeto rosso ricamato in argento donato nel 1732 al cardinale Troiano Acquaviva dalla regina d´Inghilterra. Presenti: una coppia di altarini La Maddalena e S. Giovanni, in legno scolpito ed olio su tela del XVIII sec. e una serie di 2 busti reliquiari: S. Maurizio, S. Diodato in legno scolpito e dorato del XVII sec. e una statua della Maddalena.
Nella quarta sala ci sono 2 tavole Natività e Flagellazione attribuite a Pedro de Aponte, pittore di Saragozza, che seguì il Re Ferdinando il Cattolico durante la sua visita a Napoli, ove dovette ottenere l´incarico per le dette tavole dal Duca d´Atri Andrea Matteo III d´Acquaviva.

Madonna col Bambino Maiolica invetriata di Luca della Robbia Sec.XV
La maestosità degli elementi architettonici fanno ritenere le 2 opere nell´alveo culturale bramantesco-mediterraneo, in un periodo 1500-07, quando il De Aponte "aveva già avvertito l´importanza dell´apporto del Bramantino, il primo uomo nuovo di Lombardia" (F. Bologna, Napoli, 1978); al centro di esse una grande tavola Madonna col Bambino e Santi dei primi del ´500, opera vicina ai modi di Antonio Solario detto "lo Zingaro"; l´imponente statua di S. Antonio Abate in legno scolpito, dorato e dipinto del XVI sec.; trittico con nella predella 12 apostoli in legno scolpito, intagliato, policromato e dorato e le statue Madonna col bambino e i Santi Giovanni Battista e Biagio, di scuole veneto-friulane del sec. XVI; Polittico Madonna col bambino, S. Giovanni Battista, S. Pietro, S. Paolo, S. Giovanni Evangelista, in legno scolpito, intagliato, policromato e dorato della fine del ´400; Ancona lignea policromata di grande pregio: S. Giacomo e 18 formelle
che rappresentano scene della vita del Santo, opera della prima metà del ´400 della bottega dei Moranzon, con una predella in basso attribuita a Iacobello del Fiore, con dodici figure di Santi e Sante; Olio su tela, copia da Lelio Orsi: Madonna della Ghiara del 1569, che richiama molto nei volumi e nelle forme Michelangelo; Scultura lignea, Madonna col bimbo, arte abruzzese, di elevato valore artistico del 1200: la Madonna viene rappresentata con tono popolaresco come una rustica matrona.
Nella sala 5, ai lati dell´ingresso, Angelo Annunciante e Vergine Annunciata, olii su tela di un pittore napoletano. Sulla destra, 2 statue in legno scolpito del XVI sec. raffiguranti SS. Pietro e Paolo della fine del XVI sec, un olio su tela Madonna col bambino e i santi Benedetto e Bernardo attribuito a Francesco Allegrini, un´altra statua in legno scolpito della prima metà del XVII sec. S. Reparata protettrice di Atri. Una pala d´altare Resurrezione, olio su tela applicata su tavola della fine del XVI sec. Deposizione, olio su tela della seconda metà del XVI sec., di un pittore napoletano.
Entrando nella sala 6 sulla destra c´è un tabernacolo dipinto, in legno intagliato del XVII sec. proveniente dalla chiesa di

Una delle sale espositive del Museo
S. Domenico. In successione: La Vergine, S.Gioacchino, e S. Anna, olio su tela opera di un anonimo pittore fiorentino del primo ventennio del XVI sec., sensibile all´influenza di Raffaello, arricchita da una preziosa cornice d´epoca; S. Francesco" e "S. Leonardo attribuiti a Ippolito Borghese, pittore umbro attivo nel meridione d´Italia a partire dagli ultimi anni del sec. XVI; Sacra Famiglia e i Santi Ignazio da Loyola e Girolamo, olio su tela, di Geronimo Cenatempo, pittore napoletano, seguace di Luca Giordano.
Madonna Immacolata con ai piedi dei puttini, statua in legno scolpito e dipinto, napoletano della fine del XVIII sec. Beato Francesco Ronci, olio su tela della Fine del XVIII sec. e la Cattura di Cristo, olio su tela del XVIII sec. copia di un´incisione di G.B. Pasqualini del 1621, desunta a sua volta dall´originale del Guercino, ora al Fitzwilliam Museum di Cambridge.
Nella sala 7, appena entrati, sulla destra, c´è il Diploma di Laurea di Francesco Antonio Saverio Grue, datato 1798, Al centro, in vetrine modulari, dalla particolare forma a capanna, sono esposti i 100 pezzi della raccolta VincenzoBindi costituiti da piatti , mattonelle, piastrelle, vasi prevalentemente di Castelli, ma anche di altre scuole, khgkglg

Croce processionale di Mastro Giovanni da Rosarno Sec. XVI
rappresentanti pressoché l´intera storia della ceramica d´Abruzzo, dagli inizi del XVI sec. al XIX. Sulla destra in vetrine della stessa tipologia di quelle centrali, altre ceramiche di Castelli e di officine di ceramica popolare abruzzese, raccolte e conservate negli anni dai canonici del Capitolo Cattedrale. Sono presenti mattoni maiolicati che provengono dal soffitto di S. Donato in Castelli, opere dei Grue (Francesco, Carlantonio, Francesco Antonio Saverio, Anastasio, Liborio, Francesco Saverio e Niccolò Tommaso), dei Gentili (Carmine, Giacomo e Berardino). Non mancano i Cappelletti: Nicola (1691-1767) e Fedele (1874-1920), Gernaldo Fuina e tante altre ceramiche di autori non determinati ed altre più recenti costituenti la cosidetta ceramica povera.

Maiolica di Saverio Grue (1731-1799)
Nel mezzo, solitaria, La Madonna col Bimbo maiolica bicolore, invetriata, attribuita a Luca della Robbia ed eseguita verso il 1470. In fondo 2 grandi vasi policromi di Francesco Saverio Grue (1720-1755) rappresentanti "Natività" e "Adorazione dei Magi" determinati ed altre più recenti costituenti la cosidetta ceramica povera. Nella sala 8, in due vetrine un Reliquario a Croce in argento sbalzato, cesellato,
dorato, con smalti e niello del 1435 e la stupenda Croce in cristallo di Rocca, un lavoro di scuola veneziana della fine del XIII sec. proveniente dalla chiesa S. Francesco in Atri: un pezzo tra i più prestigiosi del Museo e tra i più ammirati sia nella Mostra dei Tesori dei Musei Diocesani Italiani a Roma nel 1986, che nella Mostra "Omaggio a S. Marco" tenutasi nell´Appartamento del Doge, Palazzo Ducale, a Venezia dall´ottobre 1994 all´aprile ´95. Di fronte alle 2 croci, in una grande vetrina, opere dei fratelli Ronci, orafi atriani, tra le quali spiccano il busto S. Reparata realizzato nel ´600 e un calice del 1602 di Valerio Ronci in argento cesellato e dorato. Sulla destra 6 dipinti, olii su tela, raffiguranti scene della vita di Gesù di Serafino Tamburelli (Atri 1680-1750), della scuola di Francesco Solimena, che servirono da guida per le tele della Chiesa S. Domenico e che provengono dalla stessa Chiesa. Al centro la grande Croce processionale in argento sbalzato e dorato, eseguita in Atri, nel 1518 da Mastro Giovanni di Rosarno di Calabria. Pastorale dei primi del Quattrocento, di oreficeria gotica di derivazione francese, in argento sbalzato, cesellato e niello. Nelle vetrine è esposto un altissimo numero di pezzi di argenteria e oreficeria sacra che coprono un arco temporale che va dalla fine del Duecento alla prima metà del Novecento. Spiccano in una di queste vetrine, un pastorale in avorio intagliato fine XIII sec., usato dai primi vescovi atriani e un riccio di pastorale, sempre in avorio intagliato, in origine dipinto, con un agnello e un drago, risalente agli inizi del XIV sec. La sala 9 contiene opere del primo novecento, scolpite dall´atriano Tommaso Illuminati, fratello dell´insigne umanista Prof. Luigi Illuminati, nato in Atri nel 1883 e che compì la sua maturazione artistica sotto il Ferrari e il Bazzani a Roma. Vi si notano pezzi in legno, bronzo e terracotta raffiguranti fiori, figure sacre e teste di personaggi. Tra queste: l´Annunciazione, altorilievo in noce del 1926, Contadino umbro, semibusto in bronzo del 1922.
Nel Museo etnografico ci sono testimonianze appartenenti ad ambiti assai diversi, da quelli strettamente legati alla cultura agro-pastorale a quelli di archeologia industriale fino a momenti della realtà urbana del territorio.
La raccolta è così ordinata:
-     coltivazione della vite e produzione vinicola;
-     strumenti agricoli  quali carri, aratri, erpici,  gioghi, attrezzi  vari  per  la  preparazione del terreno, ed una pressa in legno di quercia di notevoli dimensioni per la produzione dell´olio.
La sezione di archeologia industriale è testimoniata da varie macchine: da un´antica filanda in ghisa dei primi del 1900 proveniente da Biella (NO), rappresenta una delle prime forme di industrializzazione verso il centro-meridione d´Italia; vi è inoltre una delle prime macchine per la produzione della liquirizia locale, oltre a macchine calcolatrici degli anni 1950/1960.
Per  quanto  concerne la  realtà urbana  del  territorio, essa  è
Museo civico etnografico di Atri
Museo civico etnografico
documentata nel seguente modo: dalla ricostruzione di un´antica cucina, a due camere da letto con antiche suppelletili ottocenteschi, ad un laboratorio di calzolaio, uno di falegnameria con la presenza di un antico tornio, fino ad una sartoria dove troviamo oltre a vestiti d´epoca, macchine da cucire, un telaio, e un´antica misura a palmi datata 1694.
Un´altra sezione è dedicata al telegrafo, con strumenti vari un´altra è dedicata al cinema con una macchina per proiezioni degli anni venti, oltre ad un proiettore per lastre e diverse macchine fotografiche.
Nella sezione religiosa troviamo immagini sacre a stampa o dipinte oltre ad una piccola statua ottocentesca di San Nicola di Bari e ad un crocifisso in ferro battuto dei primi del ´800 recanti i simboli della "Passione di Gesù".
Vi sono poi testimonianze dei ceramisti di Castelli (Te), con la ceramica povera che va dal 1800 ai giorni nostri, tra questi vi è una giara con una lunga iscrizione e la data 17/07/1872.
Una sezione poi è dedicata all´emigrazione, in essa vi sono oggetti, strumenti, foto, indumenti, degli atriani emigrati tra il 1950 ed il 1960 per le miniere di carbone a Boussou in Belgio.
Nel museo, troviamo inoltre, testimonianze dell´attività di decoratori e stuccatori con attrezzi e modelli in stucco oltre ad una sezione dedicata alla musica con varie radio, un grammofono, un armonium dei primi del ´800, un violino del 1874, un mandolino con decorazioni in madre perla, e strumenti antichi per musica bandistica reclutati in loco, della prima metà del ´900, giacché Atri è stata tra le prime città d´Abruzzo ad avere un complesso bandistico già dal 1806.
Archivio - Museo "Di Jorio" di Atri, inaugurato il 14 Dicembre 1996, è l´Archivio musicale più ricco d´Abruzzo, con oltre cinquecento opere manoscritte dal Maestro Antonio Di Jorio di Atessa (1890 - 1981).
Ha come scopi la conservazione e la diffusione dell´Opera di Antonio Di Jorio e si compone di tre sezioni cartacee (opere manoscritte, biblioteca privata, del maestro e un ricco epistolario comprendente lettere di personaggi illustri) e di una sezione espositiva (cimeli e ricordi personali).
È di proprietà del Comune di Atri, per effetto di donazione da parte della figlia e unica erede del maestri Di Jorio.
Le musiche di Antonio Di Jorio sinora pubblicate sono:
-     Suspiro   (arie  italiane,  e  napoletane;   soprano   Maura  Maurizio, pianista Marco Moresco);
-     La musica da camera (artisti vari);
Locali del Museo Antonio Di Jorio di Atri
Locali del Museo Antonio Di Jorio
-     L´infinito (romanze e canzoni italiane, Concezio Leonzi, pianista Marco Della Sciucca);
Locali del Museo Antonio Di Jorio di Atri
Locali del Museo Antonio Di Jorio
-     L´Abruzzo  sinfonico  di   Antonio  Di  Jorio  (Orchestra  Sinfonico  di  Pescara  diretta  da Donato Renzetti);
-     La musica  Sacra (messe  per  coro maschile  e orchestra d´archi "Aristotele Pacini" di Atri, direttore Concezio Leonzi); -     La magia dell´Operetta (2003) (arie scelte dalle più famose operette di Antonio Di Jorio).
L´Archivio ha sede nell´elegante salone del teatro Comunale,
L´Archivio ha sede nell´elegante salone del teatro Comunale, il cui balcone si affaccia su Piazza Duomo, tra le più suggestive d´Abruzzo.
Nel Museo Archelogico Civico Capitolare "De Galitiis - De Albentiis - Tascini" è suddiviso in tre sale.
La prima sala è un omaggio alla figura e all´opera dell´ing. Vincenzo Rosati, direttore dell´antica Scuola di Arti e Mestieri dell´Orfanotrofio di Atri.
Reperti del Meseo Archelogico di Atri
Reperti del Meseo Archelogico
Dalla fine dell´800 egli, su incarico di Edoardo Brizio direttore del Museo Archeologico di Bologna e degli scavi governativi fino al territorio abruzzese, dedicò la sua attività di studioso di archeologia agli scavi nella zona di Atri e in territori limitrofi, provvedendo alla raccolta dei numerosi materiali ivi recuperati. In Atri, vanno soprattutto citati i ritrovamenti dei cunicoli di Porta Cappuccina, delle piscine romane sotto il Palazzo Ducale e la Cattedrale , il tempio romano e le necropoli protostoriche di Colle della Giustizia e della Pretara. In una grande vetrina quadripartita sono oggi sistemati numerosi reperti di diversa provenienza, in alcuni casi purtroppo ignota (ariballos, laghynos, kantharos,
balsamari). Gli altri materiali provengono dai territori di Atri (anelli di collana, pendagli di varie forme e tipologie, bracciali, armille, spade, punte di lancia), da Penne, da Arsita, ex Bacucco e dal tempio italico di Colle S.Giorgio, presso Castiglione Messer Raimondo.
La seconda sala, dedicata alla Preistoria del territorio abruzzese, illustra i manufatti di cui si sono serviti gli uomini primitivi, dal Paleolitico (circa 300.000 anni a.C.) fino ad arrivare alla prima età del Ferro (ca. 1000 - 750 a .C).
Reperti del Meseo Archelogico di Atri
Reperti del Meseo Archelogico
Sono state realizzate riproduzioni di oggetti di diversa natura, tra le quali strumenti in selce e osso del Paleolitico Inferiore, Medio e Superiore; vasi in argilla depurata dipinta del tipo noto dai villaggi neolitici (circa V - IV millennio a.C.) di Catignano (PE) e Ripoli (TE); ceramica dell´età del rame decorata a squame e incisioni; due asce in bronzo e ceramica dell´età del Bronzo finale e della prima età del Ferro variamente decorata. Le testimonianze archeologiche
Reperti del Meseo Archelogico di Atri
Reperti del Meseo Archelogico
del territorio di Atri provengono dagli scavi dell´insediamento di Colle Maralto, che risale alla fine dell´età del Bronzo e agli inizi dell´età del Ferro: sono presenti frammenti di ceramica fine e di impasto. Nei pannelli didattici si trovano approfondimenti sulle fasi cronologiche e sulle tecniche di scheggiatura della selce, sui processi agricoli, sulla manifattura della ceramica e dei metalli.
La terza sala, sicuramente la più suggestiva grazie all´esposizione di due sepolture integre scavate nei primi del ´900, raccoglie i   risultati degli  scavi  condotti dalla Direzione degli scavi
d´Antichità per l´Emilia e le Marche (estesa fino alla provincia di Teramo), con a capo Edoardo Brizio, coadiuvato fin dal 1895 da Vincenzo Rosati e Luciano Proni. I reperti archeologici, rinvenuti nelle 35 sepolture scavate all´epoca nelle due Necropoli di Atri di Colle della Giustizia e Pretara, furono sottoposti negli anni Settanta alle prime delicate opere di restauro. Solo 22 sono però le sepolture i cui corredi sono oggi esposti in vetrina, probabilmente appartenuti a due o tre nuclei familiari e databili intorno ai primi tre quarti del VI sec a C. Quelli maschili sono 6, completi del tipico armamento da guerriero composto da teste di mazza, coltelli, punte di lancia, pugnali ad antenne. Le restanti sepolture, tutte femminili e infantili, sono divisibili in due gruppi numericamente equivalenti. Esse contengono fuseruole, fibule in bronzo e ferro,  placche   di  cinturone,  collari,  ganci  a  omega,  bulle,
Reperti del Meseo Archelogico di Atri
Reperti del Meseo Archelogico
diversi tipi di pendagli a batocchio, tubicini, perle di pasta vitrea e conchiglie, contenitori ceramici di diversa forma e grandezza.