Un caso concreto:

Lo shampoo e le bufale...

 

 

Leggere quanto da me scritto, a proposito dello Spamming e Catene di Sant'Antonio, potrà essere anche interessante a livello "nozionistico" ma risulterebbe fine a se stesso se il nostro interesse non venisse sollecitato anche da qualcosa di reale, concreto, tangibile e con il quale misurarci e/o fare paragoni. Usando un termine legale, noi abbiamo bisogno di una prova "probante" ossia di qualcosa di reale e concreto che ci convince della veridicità di un fatto o di quanto detto. E' la natura dell'uomo che lo impone. E, mentre scrivevo queste pagine, la prova è arrivata! Per caso, un fatto apparentemente insignificante si è rivelato, nel giro di 15 giorni, un caso "giornalistico" di rilevante gravità. Quello che sto' per raccontare potrà avere riscontro, appunto, negli archivi giornalistici del quotidiano che citerò nel mio racconto. Ecco i retroscena: agli inizi di febbraio 2002, ricevo, da un'amica, una e.mail che ha per oggetto "Attenzione". Lei stessa ha ricevuto il messaggio da un amico che a sua volta l'ha ricevuta e l'ha "girata" alla mia amica. Tutti gli indirizzi di posta elettronica a cui era stata indirizzata l'e.mail erano in bella mostra nel corpo del testo. Ben 38 indirizzi di "perfetti" sconosciuti che ricevevano o avevano ricevuto lo stesso messaggio. Il testo diceva: "Questa mail mi è arrivata da una persona che lavora in Enichem Polimeri speciali, mi raccomando di leggerla bene. Io ho trovato quelle componenti nel FRUCTIS di Garnier. Fatela girare!!! Controlla gli ingredienti sulle bottiglie di shampoo e controlla se contengono una sostanza chiamata SODIUM LAURETH (o lauryl) SULFATE, o semplicemente SLS. Questa sostanza si trova nella maggior parte degli shampoo e i produttori la usano perché fa molta schiuma ed è economica. Ma il fatto è che l'SLS si usa per strofinare i pavimenti dei garage ed è molto forte. E' anche provato che può provocare il cancro a lungo andare, e questo non è uno scherzo. Livello di cancerosità è pari a quello del benzene. Il VO5, Palmolive, Paul Mitchel, il nuovo shampoo della Hemp contengono questa sostanza. Allora ho chiamato una ditta e gli ho detto che il loro prodotto contiene una sostanza che farà venire il cancro. Hanno risposto: "Si, lo sappiamo, ma non possiamo farci niente perché abbiamo bisogno di quella sostanza per produrre la schiuma." Anche il dentifricio Colgate contiene quella sostanza per produrre le bolle. Dicono che mi manderanno delle informazioni. La ricerca ha dimostrato che negli anni '80 le probabilità di prendere il cancro erano 1 su 800 e ora, negli anni '90, sono 1 su 3, e ciò e' molto preoccupante. Così spero che prendiate questa lettera sul serio e la passiate a tutti quelli che conoscete, nella speranza di impedire di provocarci il cancro. La cosa è seria, dopo che avete letto questa lettera cercate di informare tutti quelli che potete. Contengono quella sostanza: (seguiva il nome della marca di una decina di prodotti fra bagnoschiuma, shampoo e dentifrici). SE HAI ANCORA DUBBI LEGGI "SALUTE" IL SETTIMANALE DI REPUBBLICA SULLA SALUTE DEL 9 NOVEMBRE 2000. ALLA PAG 40 - 41 (riquadro verde in alto al centro) TROVERAI UN ARTICOLO CHE PARLA PROPRIO DI QUESTA SOSTANZA. CONCLUSIONE: NESSUNO NEGA LA PRESENZA DI TALE SOSTANZA, MA LA GIUSTIFICANO; ANZI, PER MOTIVI PURAMENTE ECONOMICI, DICONO CHE LE BASSE DOSI SAREBBERO ININFLUENTI, MA UNA BASSA DOSE CON LA DOCCIA, UNA PER LAVARE DENTI , UNA PER LAVARE I CAPELLI ..... A LUNGO ANDARE QUANTO FA? E SE COLORO CHE GIUSTIFICANO L'UTILIZZO DI TALE SOSTANZA INVECE DI PENSARE ALLA SALUTE DEI CONSUMATORI PENSASSERO SOLO A NON FARE ANDARE IN ROVINA LE MULTINAZIONALI? Ti consiglio di cliccare su inoltra e inviare questa mail a tutti quelli che conosci. Ciao" (seguiva il nome e cognome di un perfetto sconosciuto ed un numero di cellulare). Naturalmente non girai, come il mittente chiedeva, questo messaggio ai miei corrispondenti di posta elettronica! Sorrisi, anche se infastidito dall'ennesima "Catena", e lo lasciai fra i tanti messaggi che, periodicamente, elimino definitivamente. Consideravo ridicolo il modo in cui veniva comunicata la notizia, insufficienti le informazioni in essa contenuta e, per alcuni aspetti, assurda!! (per esempio, la telefonata alla "ditta" che non veniva specificato quando si faceva e con chi si parlava e, invece, si proponeva un elenco dettagliatissimo di prodotti). La considerai un'altra delle "bufale" che, purtroppo, girano nella rete. Avevo dimenticato l'accaduto quando, sul supplemento "Salute" del quotidiano La Repubblica del 21 febbraio 2002, leggo il seguente articolo:

 

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