| DEFINITION OF |

Dall'ormai lontano 2003 ad oggi, ogni singolo giocatore appartenente al circuito DLeague ha dalla sua un obiettivo da raggiungere ed un sogno da inseguire. Combattere, sudare, faticare per diventare un giorno, o almeno per quella sera, possessore della vetta del ranking marcatori. Il desiderio più grande per ogni giocatore della DLeague è diventare il numero uno del circuito, e per far questo ha bisogno di un unico, straordinario riconoscimento : indossare per almeno una volta nell’arco della sua carriera il prestigioso DLeague Title. La cintura più ambita, più splendente e più importante di sempre nella storia di questo sport-entertainment. Quella che identifica chi detta la legge in campo, a suon di gol e prestazioni da extra nei dvd. Da sempre al centro di rivalità, faide, partite epiche e discutibili, la ricerca del suo possesso ha scatenato gioie, dolori, polemiche e anche dispute contrattuali tra roster, sia sul campo, ma anche nel backstage. Il DLeague Title è considerato a tutti gli effetti il più alto riconoscimento nella carriera di un professionista di questo circuito. Scopriamo insieme dunque la storia di questo premio, analizzando per bene i singoli protagonisti detentori.


a cura di TheCoach

 
 
 
| THE ONE AND ONLY |

Il primo ad esser stato incoronato come tale. Il primo ad aver sbloccato lo score sul tabellone durante la prima uscita dell’allora Dirrty League. Il primo campione indiscusso. Sco, il Re che tutti desiderano di aver come alleato condottiere in squadra. Il giocatore capace da solo di far reparto e quindi differenza. Metaforicamente parlando, il classico atleta che nelle conte al campetto di periferia arrivava sicuramente ad esser scelto per primo. Lui, la verità. E forse anche la legge. Flavio ne comprese sin da subito le potenzialità, tanto da costruire nel corso del tempo una OneWay sempre più solida e competitiva che ruotasse proprio attorno a lui, provvedendogli da sempre giocatori che fossero in grado valorizzarne le qualità indiscusse. La sua vetta durò la bellezza di 18 giornate, che rapportate a quel periodo - lontano 2004 - sapevano molto di irraggiungibile. Un regno lineare, capeggiato dalla prima all’ultima giornata di potere. Un regno confezionato dalla consueta tripletta o dallo spumeggiante poker serale, che - torno a ripetere - già allora sapeva di astratto. Il booking team si trovava cosi tra le mani oro puro per gli anni a venire. Lo show che in tanti sognavano poteva esser costruito sulle sue gambe, e cosi si fece. Inarrestabile, a tratti invincibile. Cinico e concreto. Il fischio d’inizio coincideva cosi con l’inizio della fine per l’avversario.

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| WELCOME TO THE JUNGLE |

Uno dei passaggi di consegna più scaltri che si siano mai stati inscenati. Per una volta l’uomo giusto al momento giusto. Mao ghermisce cosi il massimo lauro nell’allora serata più discussa della stagione. Forse in pochi si ricorderanno di quell’handicap match che tenne banco per giorni e giorni. Un 7 a 3 per la K.Squad che ancora regala riflessioni. Quel match in cui gli allora Flavio, Sco ed Alex vennero supportati calcisticamente parlando dalla figura clownesca dell’Ingegnere, personaggio a cui tutto potevate comparare, fuorché il ruolo di calciatore. L’esito della serata risultò dunque di facile intuizione, con Mao autentica furia del sintetico, capace di andare a prendersi per ben 8 volte la sfera al di là della linea bianca avversaria. Per quanto possa valere, al Leone fu stimato cosi non solo il cambio di titolo a suo favore, ma ebbe la bravura di accollarsi anche l’onorificenza di Record Man serale. 8 gol, fino ad allora nessuno aveva osato cosi tanto. Per l’avversario fu chiaramente fumata nera. Per Mao il coronamento di un sogno. Che poi questo regno sia durato una sola settimana, non spetta a noi criticarlo, anche perché tra i campioni di transizione, resta tutt’ora il più discusso, ma forse anche il più pubblicizzato. E la sua K.Squad dovette solo ringraziare. Benvenuti nella jungla. Qui comanda il Leone.

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| THE SHOW IS MINE |

Eguagliare sul piano del gioco quanto fatto da Sco, lo vedo francamente impossibile. Sarà che lui la DLeague se l’è gustata dagli albori, sarà che lui la DLeague l’ha costruita e portata avanti anno dopo anno, partita dopo partita. Rendersi poi protagonista di stagioni ineguagliabili, è stato un ulteriore incoraggiamento per meritarsi la corona di Re con tanto di alloro in vita. Il DLeague Title. Un regno duraturo, solido, sempre coinvolgente, caratterizzato da gesta tutt’ora narrate negli annali d’archivio. La DLeague aveva bisogno di un uomo simbolo, un giocatore su cui fondare le proprie credibilità di manifestazione interessata allo sport-entertainment. Lui venne cosi scelto, in quanto rappresentava allo stesso tempo forza, gioco e spettacolarità. Sul suo personaggio si sono poi susseguite storyline, sfide e tornei. Sulla sua pelle sono stati vissuti in prima persona i grandi cambiamenti del circuito, momenti di grande gioia, ma anche istanti di delusione e sconforto, verso un prodotto che forse stazionava in quanto ad idee. In questi casi una buona dirigenza ha dunque l’obbligo di correre ai ripari, proponendo cambi radicali d’impostazione e una nuova gestione del parco giocatori. Tutti però ruotanti attorno ad un'unica figura, quel veto messo dallo Sco e dalla sua esperienza. Ogni promozione ha dalla sua un’icona a cui tutti fanno affidamento o citazione. Il giocatore simbolo, il leader dello spettacolo. La DLeague, per crescere e per diventare quello che è ora, ha modellato e plasmato una figura in cui rispecchiarsi, un personaggio che facesse da perno centrale a tutto il suo pensiero. Dal canto suo Sco impara l’arte e la mette da parte, portando in DLeague non solo la sua presenza, ma anche novità ed intuizioni. Un’esperienza che si migliora nel corso degli anni grazie a partecipazioni in dispute indipendenti dove acquisire ancor di più stimoli ed idee da cimentare e suggerire durante il venerdì sera. I numeri poi parlano per lui, senza bisogno di controbattere nulla. Se proprio volete un esempio prendete sotto mano la sezione Top Scorer, una pagina dove praticamente metà degli articoli sono dedicati a lui. Un uomo capace di siglare 500 (e più) gol in cinque anni. Per anni non ci sono mai stati rivali seri al suo trono. Per anni ci sono sempre stati due fazioni : Sco e gli Altri. Forse anche per questo che seguiamo con ansia le sue gesta. Un grazie è d’obbligo.

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| DO YOU BELIEVE IN THE LEGENDS ? |

Alcuni probabilmente se lo aspettavano. Altri forse gli bramavano contro. Sta di fatto, che dopo essersi concesso sul finale della stagione appena conclusa l’ingresso tra i Top Scorer della DLeague, assicurandosi anche l’ambito paragone con Sco - unico professionista sino ad allora ad esser stato in grado di realizzare 100 reti in una sola stagione regolare - all’indomani di Gara2, ecco Minho reclamare alla vita quel alloro tanto stimato e valutato. Signori e Signore, abbiamo un nuovo Campione. Lui, la Urban Legend, il professionista del circuito maggiormente esploso negli ultimi due anni per presenze, personalità e soprattutto gol. La OneWay non possedeva una degna spalla per Sco di tempo, capace non solo di appoggiare al meglio il proprio Re in fase d’attacco, ma anche sopperire ad una sua eventuale assenza, o, ad una sua preventivata retrocessione tattica dalla zona più hot del campo. I numeri alla mano non mentono, e senza dubbio un passaggio di consegna dopo circa tre anni di assoluto predominio non guasta. Anzi. Gli imprevisti hanno spesso dalla loro aspetti positivi. Uno su tutti l’interesse verso un titolo che pian piano si stava oscurando, colpa (si fa per dire) di un giocatore assoluto ed impareggiabile sul piano della continuità. Se poi ne ripercorriamo i fatti, Minho è stato proprio scoperto e lanciato da Sco, all’immediata uscita dal progetto J.C.Unit. Dopo quel provino è stato subito inserito nei prospetti d’acquisto per la stagione successiva. Qui la trasformazione da rookie occasionale di lusso a main eventer. Poi i gol, i record e i dubbi su un suo possibile addio alla OneWay. Tante parole scritte, altrettante dette. Ma alla fine ecco la Urban Legend legarsi anima e corpo alla causa OneWay, apprendendone fin da subito emozioni e voglia di emergere. Il forte push è dunque dovuto, e rileggendo le pagine dietro, ci pare proprio che a Sco non dispiaccia. Vedendola sotto altri aspetti, tutto rimane in famiglia. Con il benestare del Re.

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