Nella seconda metà del XIII secolo San Severo risultava  proprietà del monastero di San Pietro in Terra Maggiore (nel 1266 Carlo I d'Angiò da l'ordine di riconsegnare, all'abate Leone, San Severo che era stato confiscato nella prima metà del secolo). La baronia ecclesiastica del monastero versava in un grave stato di crisi: la crescente situazione debitoria giunge al punto che il papa Niccolò IV nel 1288 ordina il sequestro di tutti i redditi del monastero. Questa situazione diviene insostenibile anche per i vassalli del monastero coinvolti nelle sue traversie. Gli abitanti di S. Andrea (un insediamento lungo il tratturo San Severo-Foggia) chiedono al papa l'approvazione del passaggio del monastero ai Templari come già richiesto dagli stessi monaci. (C 198)
1295 [9 luglio] bolla di soppressione emanata da  papa Bonifacio VIII: il monastero di San Pietro in Terra Maggiore, insieme a San Severo, viene ceduto ai Templari (A 48-49) (C 199) (FV 91)
1299   Filippo di Taranto, figlio di Carlo II, soggiorna probabilmente a San Severo acquistando vettovaglie e lasciando un debito di oltre 100 once d'oro che fu pagato solo nel 1301 con il ricavato della vendita dei beni dei Saraceni scacciati da Lucera: dall'elenco delle merci fornite da San Severo si ricava come la produzione del vino all'epoca fosse notevole.
     
    La presenza dei Saraceni di Lucera è  mal tollerata dagli abitanti delle circostanti città cristiane. Nel 1278 Carlo I, su richiesta degli abitanti di San Severo, aveva ordinato al giustiziere di Capitanata di prendere le misure necessarie per impedire gli attacchi dei Saraceni che li molestavano continuamente. Tutto ciò comportava un onere finanziario per la comunità locale per contribuire alle spese di difesa. Nel 1300 ad opera di Giovanni Pipino la presenza dei saraceni a Lucera viene definitivamente eliminata. Questo scatenò gli appetiti di tutti per impadronirsi del ricco bottino dei saraceni. (C 199)
1300   [2 marzo] Carlo II ordina al Giustiziere di indagare circa i maltrattamenti ricevuti da alcuni mercanti saraceni nel mercato di San Severo ove erano stati insultati, percossi e scacciati (C 200, 294)

[20 settembre] la Regia Corte impone ad alcuni abitati della Capitanata, tra cui San Severo,  il pagamento di una tassa straordinaria per sopperire al mancato introito delle tasse dovute dai lucerini dopo la distruzione della loro città (avvenuta nell'agosto per ordine di Carlo II): San Severo deve pagare 88 once d'oro (C 200)

[26 settembre] i Templari si rivolgono a Carlo II per obbligare la terra di San Severo a prendere in appalto l'ufficio della bagliva (l'ufficio della bagliva, per la responsabilità finanziaria che comportava nella riscossione dei tributi, era un incarico poco gradito che spesso veniva imposto forzosamente) al prezzo da loro imposto (A 49) (FV 92)

[5 ottobre] Carlo II impartisce l'ordine di provvedere al pagamento delle spese per quattro uomini di San Severo incaricati di custodire una grande quantità di bestiame tolto ai Saraceni (in effetti è molto forte l'interesse degli abitanti di San Severo per il bestiame tolto ai Saraceni: alcuni cercarono di razziarlo con violenza, altri l'avevano acquistato) (C 200, 272)

Carlo II concede al miles Abd-el-Aziz la piena  proprietà di una vigna acquistata vicino San Severo (C 267)

     
1301   [6 aprile] rogato un documento a San Severo che riporta un lungo elenco di abitanti che avevano fornito vino, frumento e legname alla curia di Filippo figlio di Carlo II (per ogni creditore viene specificata la quantità di merce venduta e il relativo prezzo che sarebbe stato pagato col ricavato della vendita dei beni dei Saraceni); in questo documento abbiamo la menzione di un certo Francesco speziale (C 201, 232, 247, 268, 292, 294)
1304   San Severo città regia (A 51)
     
1310   dai dati degli elenchi delle decime da pagare al pontefice, S. Maria risulta la chiesa più ricca (paga un'oncia e 4 tarì e mezzo) , seguita da S. Giovanni(28 tarì e mezzo), S. Severino (22 tarì e mezzo) e S. Nicola (13 tarì e mezzo).; per quanto riguarda gli ordini religiosi: monastero di S. Maria (un'oncia e 24 tarì) (C 233, 241, 243, 247, 251)
     
1312   soppresso l'ordine dei Templari nel 1311, Roberto d'Angiò assegna alla moglie Sancia  San Severo (A 52) (C 201)
     
1313   Roberto d'Angiò riconosce e concede la fiera dei santi Pietro e Paolo (C 294)

alcuni capipopolo appoggiati da alcuni ecclesiastici convocano a parlamento la cittadinanza nella chiesa di S. Maria trascurando le prerogative dei funzionari regi (C 241)

     
1317   la regina Sancia rinuncia a San Severo e la cede in feudo a Pietro Pipino, conte di Vico (A 52) (C 202)
     
1319   [19 settembre] un documento attesta l'esistenza di un monastero dedicato a Sant'Agostino. Probabilmente in questo periodo bisogna collocare la nascita del convento di S. Francesco ed a fine secolo quello dei Celestini con il trasferimento dei monaci del convento di S. Giovanni in Piano (Apricena)  (C 254)

[20 ottobre] episodio di una disgrazia: un certo Nicolò di Roberto mentre si esercitava al lancio del peso colpisce a morte un giovane spettatore (C 309)

si ha notizia di uomini di San Severo che non avendo spazio sufficiente per il pascolo invadono il territorio di Civitate assai vasto e ricco di erbaggi. Uno dei problemi più sentiti era quello dei dazi deliberati dalle università con l'autorizzazione del sovrano; le discordie erano così insanabili da richiedere spesso l'intervento del re (C 273)

1322   da un atto di compravendita rogato a Lucera risultano beni in questa città del monastero di S. Maria (C 251)
     
1328   dai dati degli elenchi delle decime da pagare al pontefice, risultano valori più bassi per le quattro parrocchie cittadine rispetto al 1310; S. Maria risulta sempre la più ricca seguita da S. Severino (11 tarì), S. Nicola, S. Giovanni (6 tarì); per quanto riguarda gli ordini religiosi: monastero di S. Maria (un'oncia) (C 233, 241, 243, 247, 251)
     
1333 in  questo periodo la città è infeudata a Pietro Pipino che però non riesce ad impossessarsene nemmeno con la forza. San Severo, racchiusa nelle sue fortificazioni,  resiste all'assedio del feudatario. I sindaci (procuratori inviati dai cittadini) della città dichiarano al re di non voler sottoporsi al dominio baronale. Alla fine Pietro Pipino toglie l'assedio alla città (A 52) (C 202)
1338
 
1340   [5 novembre] il re Roberto d'Angiò concede a San Severo il privilegio di rimanere per sempre città regia (torna in possesso della regina) riscattandosi al prezzo di 1500 once d'oro da raccogliersi tra tutti i cittadini (A 52) (C 203)
1344    [9 febbraio] Giovanna I conferma a San Severo il privilegio (ritorno alla demanialità) concesso da Roberto d'Angiò. San Severo viene coinvolta nelle lotte dinastiche scoppiate in seguito all'intervento nel Regno di Luigi d'Ungheria: la città sarebbe stata attaccata ed occupata dalle schiere di Carlo Lando, capitano di ventura della fazione anti-angioina. E' tradizione che la Regina Giovanna abbia soggiornato a San Severo nel castello, attuale palazzo Recca ed avrebbe donato grandi estensioni di terreno a S. Giovanni (A 53) (C 203) (FV 100)
1361 atto di compravendita di una casa (testimone Nicola de Alexandro arciprete di S. Maria) (C 241)
1381 Carlo III d'Angiò, re di Napoli
1384   atto di compravendita in cui si menzionano terreni seminativi (Pietro Sacco) (C 263, 268)
1386     Ladislao I, re di Napoli
1388   atto di compravendita in cui si menzionano terreni seminativi (Simone di Muzio); si menzionano terreni appartenenti a S. Severino nei pressi del Triolo (C 233, 241, 263)
     
1394   [30 settembre] atto di donazione di Martino Silano: il  documento parla di terra delle monache di S. Maria in località "la Castanya" (C 251, 257)

 

Fonti:
punto elenco Francesco de Ambrosio, La Città di San Severo in Capitanata, Napoli 1875 (A)
punto elenco Fraccacreta M., Teatro topografico, storico, poetico della Capitanata ..., tomo 5, Napoli 1837 (FV)
punto elenco P. Corsi, San Severo nel Medioevo, in Studi per una storia di San Severo, San Severo 1989 (C)
Legenda:
  1. eventi e processi di carattere istituzionale, riguardanti il Regno di Napoli, aventi una funzione esplicativa per eventi locali
  2. eventi e processi di carattere istituzionale (economico, eventografico, politico) locale
  3. aspetti di storia sociale, materiale e culturale locale