Gerolamo Savanarola
un monaco eretico in odore di santità


Diventato priore del convento domenicano di S. Marco di Firenze nel 1491, Gerolamo è animato da una fede ardente e guidato da una dottrina severa. 
Dopo il dolce Francesco D'Assisi che aveva sedotto Innocenzo III, e prima di Martin Lutero che metterà a disposizione della Riforma la potenza del suo temperamento, anche Savonarola è scandalizzato dalla decadenza del papato.
Egli rivolge alla sua Chiesa questi rimproveri:
Hai profanato i sacramenti con la simonia. 
La tua lussuria ti ha reso una prostituta. 
Sei un mostro abominevole. 
Hai edificato una casa di tolleranza. 
Ti sei trasformata da cima a fondo in una casa infame. 
E che cosa fa la prostituta? 
Fa segno a tutti i passanti: chiunque ha del danaro entra e fa tutto quello che desidera, mentre chi vuole comportarsi bene viene buttato fuori. 
E' così, o Chiesa prostituta, la vergogna di cui ti sei macchiata appare agli occhi dell'intero universo, e il tuo fiato avvelenato è salito fino al cielo. 

Al cospetto della corrotta Roma, egli vuol fare di Firenze, la sua città, una «nuova Gerusalemme», instaurare una contro-società senza corruzione, senza lussuria, senza crimini, una «monarchia» teocratica, il cui re senza corona deve essere Cristo. 
Lo si scambia per un profeta quando, prima dell'occupazione di Firenze da parte del re di Francia Carlo VIII, egli annuncia l'arrivo del «nuovo Ciro» destinato a rimettere in sesto l'Italia. 
La sua popolarità cresce. Egli denuncia il sistema dittatoriale dei Medici che governano la città e reclama la riforma della Costituzione, della giustizia e del fisco. Il palazzo della Signoria cede davanti alla sua intransigenza.
Savonarola instaura a Firenze un severo regime di austerità che durerà quattro anni (1494-1498), vieta il gioco e le feste profane. 
Questa dittatura morale, però, finisce per scontentare il popolo, diviso fra gli «arrabbiati» che combattono Savonarola e i suoi amici, chiamati per derisione «piagnoni». 
Il vento gira. Il suo scontro con il papa finisce male. Nel 1495, viene accusato di insubordinazione e gli viene vietato di predicare. Roma tenta prima di allontanarlo, poi di acquistarne il silenzio offrendogli un cappello cardinalizio. Ma Savonarola, con la sua abituale veemenza,  risponde al papa: 
« Non voglio nessun cappello, nessuna mitria grande o piccola che sia. 
Non voglio altro se non ciò che tu hai dato ai tuoi santi: la morte. 
Un cappello rosso, un cappello di sangue: questo è ciò che desidero.
»
  
La macchina infernale è ormai in moto. Nel maggio del 1497, Savonarola viene scomunicato per eresia. Firma la sua ultima lettera indirizzata al papa con queste parole: «Servitore inutile di Cristo». 
Il 18 febbraio dell'anno successivo, predica per l'ultima volta nel duomo di San Marco. 
Nel corso dello stesso mese viene arrestato con altri due frati, Silvestro da Firenze e Domenico da Pescia.  
La Signoria riceve il 12 aprile un breve del papa che l'autorizza ad agire contro Savonarola e i suoi compagni. 
Il 22 maggio, viene condannato a morte con gli altri due frati da un tribunale civile alla presenza di due delegati ecclesiastici. Gerolamo, Silvestro e Domenico vengono torturati, strangolati e poi bruciati il 23 maggio 1498. 
La riabilitazione di Gerolamo Savonarola da parte della Chiesa cattolica è in corso; questo è indicativo del cammino di pentimento che il papa Giovanni Paolo II vuole far percorrere alla sua Chiesa. Tuttavia, se i roghi appartengono ad una storia ormai lontana, il problema della libertà di coscienza, di pensiero e di critica all'interno della Chiesa non ha mai cessato di costituire oggetto di dibattito. In seno al cattolicesimo, in particolare durante il XIX secolo, i papi «intransigenti» non smettono di condannare quelle che per loro sono le nuove «eresie», il scientismo, il liberalismo, il socialismo ed i preti o i teologi che si compromettono con queste idee. E ancora alla fine del XX secolo, lo stesso papa Giovanni Paolo II sanziona ogni «dissidenza» nel sistema di insegnamento e di produzione teologica della sua Chiesa. Così facendo, egli intende difendere una «ortodossia»  cattolica minacciata, secondo lui, dalle sfide della modernismo che egli chiama soggettivismo, individualismo, relativismo etico, assolutismo di una libertà incapace di fissare i propri limiti. 
La Chiesa romana ha rotto con le sue pratiche di intolleranza di un tempo, ma i teologi sospettati di deviazionismo dottrinale, vengono ancora regolarmente sanzionati o condannati. 
Il loro numero era ingente all'epoca di Pio XII, Henri de Lubac, Yves Congar, Marie-Dominique Chenu, sono alcuni dei teologi, in seguito riabilitati. 
Più recentemente sono di attualità i nomi di Hans Küng, di Leonardo Boff e di Eugen Drewerman. La chiusura del dibattito, della libertà di espressione e l'intervento sanzionatorio nei confronti della «dissidenza» teologica non hanno, naturalmente, niente in comune con quelli propri del periodo che ha preceduto il Vaticano II (1962-1965). Appaiono, però, alquanto strani nel momento in cui la Chiesa fa sua la lotta per l'affermazione dei diritti della coscienza e della libertà.
(Henri Tincq Dessins, Le Monde, 20 luglio 1999, traduzione dal francese di A.F. Carpentieri)


E però io non voglio tua sapienzia umana...

Veramente questa Tristezza è un gran peso sopra il mio cuore un veleno di aspide, una peste perniciosa che mormora contro Dio. Che uomo infelice sono! Chi mi libererà dalle sue mani sacrileghe?
Se tutto ciò che vedo e ascolto segue tali insegne chi sarà  il mio protettore?
La Speranza, la quale appartiene alle cose invisibili. La Speranza, verrà contro la Tristezza e la vincerà.
La verità, che è Cristo Gesù, è tale e tanta che non la può intendere se non chi la gusta: perché quando il dolce e amoroso Gesù s'infonde nell'anima, che veramente lo ama e lo cerca, le apre l'intelletto a tanta luce, infiamma l'affetto e provoca tanto godimento della sua benignità che la solleva al di sopra di se stessa.
Io gli confesso a questa sapienza umana [...] che io sono più pazzo d'ogni altro, e che la sapienzia degli uomini non è conesso meco, per la quale cosa a lei gli pare avermi convinto.
Or state ad udire quello che gli rispondo per vostra consolazione. [...] O sapienza umana, rispondo che la fede è vera e che 'l sopportare molti affanni in questo mondo e tribulazioni per la fede di Cristo è somma pace; e però noi ci staremo allegri e giocondi nelle tribulazioni.
Guarda li miei fratelli, le buone donne, li buoni fanciulli, che sono nella via di Dio e vivono bene, che stanno tuttavia allegri e giocondi; e nessuna cosa ci può perturbare, e però aremo la beatitudine in questo mondo. [...] E quando tu di' che io contradico a tutto il mondo, ti rispondo che bisogna dire la verità per l'amore di Cristo, e non avere paura di niente.
E però io non voglio tua sapienzia umana; io credo alla sapienzia divina e a quella che io ho imparata da' santi.


~ Estratto della predica di
Gerolamo Savonarola
pronunciata nella domenica d'Avvento del 1493 ~

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I preti ci riempiono le orecchie di Aristotele, Platone, Virgilio e Petrarca, e non si preoccupano della salvezza delle anime.
Perché tanti libri in luogo di quello che nella sua unicità racchiude la legge e la vita?
Cristiani, voi dovreste avere sempre avere con voi il Vangelo; non intendo dire il libro, ma il suo spirito. [...]
La carità cristiana non abita nei libri.
I veri libri di Cristo sono gli apostoli e i santi, e la vera vita consiste nell'imitazione della Sua vita.
In questi periodo, invece, quegli uomini sono diventati libri del diavolo.
Essi parlano contro l'orgoglio e l'ambizione, ma vi ci sono immersi fino alle orecchie. Predicano la castità e mantengono delle amanti.
Esigono l'osservanza del digiuno e vivono nel lusso. [...]
I prelati [= i membri dell'alto clero] si rinchiudono nella loro dignità e disprezzano gli altri; pretendono che ci si inchini davanti a loro; essi vogliono occupare le prime cattedre [= posti] nelle scuole e le chiese italiane.
Amano che si vada loro incontro, il mattino, al mercato, che li si saluti con l'appellativo di «maestro» [...]
Non pensano ad altro che alla terra ed alle cose terrene; delle anime non si preoccupano minimamente.
Nei primi periodi della Chiesa, i calici [= quelli del vino della messa] erano di legno ed i prelati d'oro; oggi invece, la Chiesa ha calici d'oro e prelati di legno.

Oggi, la Chiesa cattolica, non solo ha riabilitato il monaco contestatore, ma si propone altresì di elevarlo agli onori degli altari.
Chi ha detto che il dissenso e la contestazione devono essere banditi dalla Chiesa? Gli eventi della storia dimostrano, ancora una volta, che quando essi sono fondati sulla verità costituiscono il suo più idoneo strumento di purificazione. 
Purificazione di cui la Chiesa non cessa di aver bisogno. 


      Ikthys