Francesca Bottai
Anna Maria Guidi
Antonia Izzi Rufo
Salvo Maggiore
Mauro Navona
Alfredo Panetta
Cristiana Paolini
Gaetano Perlongo
Claudio Pitzianti
Marco Saya
Alessandro Tacconi
Alessio Zanelli
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Gli occhiali
L’enorme palla di lardo li
stava vagliando con attenzione. Lara ed Alì, a loro volta,
arrancavano in mezzo alla peluria ispida e nera che imbrigliava
piccole gocce di sudore, poco sopra le labbra dell’interlocutrice,
distese sull’orlo di una domanda trattenuta . “Oggi giorno,
si sa, i ragazzi vanno da soli a fare le vacanze ma, di solito,
hanno la pelle abbronzata o tutt’al più lampadata”
pensava la grassona. “Qui, la cosa è ben diversa...”
I tratti marcati del ragazzo e gli occhi con quelle folte sopracciglia
non erano certo quelli di un terrone in vacanza. No, qualcosa
non quadrava. La ragazza poi, poteva anche averli diciott’anni,
ma la storia del portafoglio rubato con documento annesso, puzzava
di scusa inventata alla bell’e meglio. “Aspettate qui, che guardo
se ci sono camere libere per il pomeriggio! ” e fra i peli umidicci
sibilò “…non voglio cazzi con questi due mocciosi.” Il
tono era così scocciato e il tanfo di sudore rimasto a guardia
della reception talmente disgustoso, che i due se la svignarono
non appena il grosso e deforme culo della ex puttana, ora maitress
della pensione La lucciola, scomparve nell’antro vellutato
e polveroso del salone d’ingresso. L’amore non ha colore, né
razza, né cultura, ma lei che ne poteva sapere ?! I ragazzi
girarono al primo angolo favorevole inseguendo il filo senza capo
delle stradine e mettendo quanto più cemento potevano fra
il loro sentimento e quella pensionante di ipocrisia. Firenze
era bollente. Cominciarono a temere che di lì a poco
il caldo avrebbe fatto liquefare l’asfalto, rendendo così
visibili le loro impronte. Poi, improvvisa, accanto alla
locandina del Vernacoliere, che come al solito esplodeva caratteri
neri di fiche e buchi di culo, un volantino e su quello una foto
inequivocabile di Lara in tutta la sua bellezza: “wanted” lei tradusse
subito e brevemente ad Alì, che non capiva. Chi, non
l’avrebbe notata?! Non c’era scampo. La città sembrava,
d’un tratto, un’enorme edicola: ad ogni angolo i suoi meravigliosi
occhi, le labbra piene, la pelle morbidamente tesa ; in quel modo
i genitori cercavano di rintracciarla. Alì si fermò
e tirò fuori dall’ immancabile grande, pesante borsa all’Etabeta,
un paio di occhiali scuri, modello finto Armani. Lara li indossò,
con un attimo di esitazione, dopo averlo guardato a lungo negli
occhi senza parlare, e da quel momento la loro fuga assunse la tonalità
deviata che famiglia, polizia e gente le avevano quasi naturalmente
attribuito. Tutto cambiò nell’attimo stesso in cui quello
schermo fu messo fra lei e il mondo attorno. Bastò
quel pezzo di vetro ad appannare tutti i suoi sentimenti ed il viso
di lui poi assunse una tonalità talmente diversa che lei,
per la prima volta, notò di più, i tratti somatici
che lo caratterizzavano. Le strade attorno presero un’angolatura
strana, come se curvassero ora verso l’alto ora verso il basso,
e una sensazione di nausea cominciò a farsi sentire con sempre
maggiore insistenza. Si sentiva disgustata da quella improvvisa
cappa nera, ovviamente degli occhiali da cinquemila lire non potevano
avere che lenti adeguate, ed era per questo che la sua visione era
alterata, ma non solo….. Per riposarsi un po’ dopo tanto correre
presero un autobus che saliva anche su per le colline verso Fiesole
e si fecero tutto il percorso da capolinea a capolinea.
Da dietro quelle lenti adesso osservava le persone che in autobus
davano occhiate insistenti, anche se con apparente casualità,
alle loro mani intrecciate. Guardavano le mani e poi i loro
visi e poi alzavano il sopracciglio e rivolgendosi finalmente
in altra direzione si vedeva, si vedeva chiaramente il pensiero
conclusivo… “finirà….” Certo finirà, pensava
con crescente astio lei, perché questo è quello che
volete, perché questo è quello che ci porterete a
fare. E si odiava, e odiava adesso, quella situazione perché
si sentiva cambiare dentro, perché vedeva adesso quello che
vedevano gli altri e non le piaceva, non le piaceva per niente.
Liberati dal peso della borsa di Alì dopo averla lasciata
in custodia ad un compagno di lavoro che stazionava nella piazza
del Porcellino, camminarono ancora a lungo per la città incantata.
Si mescolarono alle frotte di turisti che ogni giorno affollano
il centro, fecero avanti e indietro per Ponte Vecchio sempre mano
nella mano e in quella mescolanza di visi ed etnie da tutto il mondo,
si sentirono finalmente un uomo e una donna insieme. Gustarono,
quel pomeriggio, il sapore della vera vacanza, l’esserci per conoscere,
per stupirsi senza pensieri, senza timori anche se lei avrebbe voluto
strapparsi di dosso quegli occhiali che continuavano come
due ali scure a lambire quell’ultima giornata insieme. Raggiunsero
il giardino di Boboli, lo percorsero tutto, in lungo e in largo,
si sedettero all’ombra dei grandi alberi, sulle panchine attorno
alle fontane. Si baciarono percorrendo i viali alberati sotto
l’incrocio delle fronde che formavano una galleria di luci e colori,
nella magica atmosfera di quella giornata estiva. E poi tornarono
a camminare seguendo il placido letto dell’Arno, nel riverbero aranciato
del tramonto. Al crepuscolo si rannicchiarono in un angolo del
parco delle Cascine e lui decise che non sarebbe tornato sulle spiagge
della Versilia. Lara però doveva tornare, e lui
non l’avrebbe lasciata da sola, se non là, nei paraggi.
Presero il primo treno disponibile e là, chiusi in un vagone
con le tendine tirate sul lato del corridoio, Lara si tolse finalmente
gli occhiali e la sua mente tornò alla pace iniziale.
Il viaggio di ritorno fu triste e passò in un lampo ripercorrendo
anni della loro vita come già avevano fatto durante quei
quindici giorni insieme. Lui, una famiglia numerosa in un piccolo
villaggio. Un posto impossibile da identificare sull’atlante
della memoria geografica di lei, che pure percepì negli odori,
nella polvere e nei colori delle sue parole. Un paese povero:
la vita annaspata nel mare delle illusioni infantili, poi la maturità
e la comprensione che non c’era speranza e così la decisione
di partire per un nuovo mondo. Il sogno di tanti catapultato
in un’altra terra, altre idee e abitudini. E trovarsi di nuovo
ad annaspare in un’acqua che non era nemmeno la propria! Lei,
il nuovo mondo. Famiglia benestante: padre insofferente e madre
offesa dall’indifferenza del marito, i quali però non avrebbero
mai macchiato la posizione sociale raggiunta con una separazione.
Lara li disprezzava per essere così codardamente aggrappati
al bozzolo che avevano costruito attorno alla crisalide incartapecorita
del loro matrimonio. E loro due? Si erano conosciuti una mattina
d’agosto. Una di quelle giornate roventi in cui anche l’acqua
del mare sembra ribollita con cotiche e fagioli. Alì
sii era fermato per vendere le solite cose di tutti i vù
cumprà. Lara non aveva soldi da spendere, stava pranzando
a panini e frutta e glieli offrì. Si misero a parlare
e da allora, accadde quasi ogni giorno, perché lui passava
sempre, dato che quella era la sua zona di lavoro. Lei bella,
sola, non ostile né timorosa. Lui dolce, solo e intraprendente
per una volta tanto, come se fosse stato a casa sua con una ragazza
della sua terra. Cominciarono a vedersi anche la sera dopo cena.
Lara lasciava il fratellino davanti ai videogames a Fiumetto e andavano
ad appollaiarsi sul ponte della Versiliana per parlare, conoscersi.
Ma un giorno il bimbo chiese davanti ai genitori se Ali lo avrebbe
mai portato al suo paese. Evocato quel nome senza accento come
un presagio, fu immediatamente tarpato via dalla vita di Lara.
Così la fuga. Ora però avevano capito che non
c’era futuro per loro, per la loro diversità. Era quasi
buio quando raggiunsero Forte dei Marmi. Andarono sulla
spiaggia e passarono la notte guardando la luna che brillava sull’acqua:
erano lì e da qualsiasi altra parte. Lara doveva lasciarlo.
La loro storia era comunque stata una realtà. Nessuno
avrebbe mai cancellato la libertà che uno aveva donato all’altro
e l’amore sarebbe rimasto dentro. Un uomo doveva continuare
il suo viaggio e una donna seguirlo rinunciandovi. Si lasciarono
così: all’alba Lara salutò per sempre Alì avvolto
nel kilim che li aveva tenuti stretti tutta la notte.Il profumo
del mare a quell’ora era puro e forte. Nel silenzioso e dondolante
corridoio di pini sovrastanti la strada del ritorno, il canto delle
tortore nel risveglio del mattino le colorò il cuore di nostalgia.
Quell’uccello moderatamente grigio e dolce le scandagliava l’anima
con un TUuu di cui non aveva mai avuto coscienza: lei sceglieva
di scegliere. Non avrebbe mai dimenticato, e quella nota
triste le avrebbe ogni volta spalancato una porta chiusa, ma nessuno
avrebbe più strappato via quelle ali. Corse a casa con
la polvere, i colori e gli odori di un mondo tutto suo, che riuscirono
a sovrastare le urla della madre e anche lo schiaffo di suo padre
……..una tortora, lontano, si alzò in volo.
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