Il Convito

 

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Gli occhiali                       


L’enorme palla di lardo li stava vagliando con attenzione.
Lara ed Alì, a loro volta, arrancavano in mezzo alla peluria ispida e nera che imbrigliava piccole gocce di sudore, poco sopra le labbra dell’interlocutrice, distese sull’orlo di una domanda trattenuta .
“Oggi giorno, si sa, i ragazzi vanno da soli a fare le vacanze ma, di solito, hanno la pelle abbronzata o tutt’al più  lampadata” pensava la grassona. “Qui, la cosa è ben diversa...”
I tratti marcati del ragazzo e gli occhi con quelle folte sopracciglia non erano certo quelli di un terrone in vacanza.
No, qualcosa non quadrava.
La ragazza poi, poteva anche averli diciott’anni, ma la storia del portafoglio rubato con documento annesso, puzzava di scusa inventata alla bell’e meglio.
“Aspettate qui, che guardo se ci sono camere libere per il pomeriggio! ” e fra i peli umidicci sibilò “…non voglio cazzi con questi due mocciosi.”
Il tono era così scocciato e il tanfo di sudore rimasto a guardia della reception talmente disgustoso, che i due se la svignarono non appena il grosso e deforme culo della ex puttana, ora maitress della  pensione La lucciola, scomparve nell’antro vellutato e polveroso del salone d’ingresso.
L’amore non ha colore, né razza, né cultura, ma lei che ne poteva sapere ?!
I ragazzi girarono al primo angolo favorevole inseguendo il filo senza capo delle stradine e mettendo quanto più cemento potevano fra il loro sentimento e quella pensionante di ipocrisia.
Firenze era bollente.
Cominciarono a temere che di lì a poco il caldo avrebbe fatto liquefare l’asfalto, rendendo così visibili le loro impronte.
 Poi, improvvisa, accanto alla locandina del Vernacoliere, che come al solito esplodeva caratteri neri di fiche e buchi di culo, un volantino e su quello una foto inequivocabile di Lara in tutta la sua bellezza: “wanted” lei tradusse subito e brevemente ad Alì, che non capiva.
Chi, non l’avrebbe notata?! Non c’era scampo.
La città sembrava, d’un tratto, un’enorme edicola: ad ogni angolo i suoi meravigliosi occhi, le labbra piene, la pelle morbidamente tesa ; in quel modo i genitori cercavano di rintracciarla.
Alì si fermò e tirò fuori dall’ immancabile grande, pesante borsa  all’Etabeta, un paio di occhiali scuri, modello finto Armani.
Lara li indossò, con un attimo di esitazione, dopo averlo guardato a lungo negli occhi senza parlare, e da quel momento la loro fuga assunse la tonalità deviata che famiglia, polizia e gente le avevano quasi naturalmente attribuito.
Tutto cambiò nell’attimo stesso in cui quello schermo fu  messo fra lei e il mondo attorno.
Bastò quel pezzo di vetro ad appannare tutti i suoi sentimenti ed il viso di lui poi assunse una tonalità talmente diversa che lei, per la prima volta, notò  di più, i tratti  somatici che lo caratterizzavano.
Le strade attorno presero un’angolatura strana, come se curvassero ora verso l’alto ora verso il basso, e una sensazione di nausea cominciò a farsi sentire con sempre maggiore insistenza.
Si sentiva disgustata da quella improvvisa cappa nera, ovviamente degli occhiali da cinquemila lire non potevano avere che lenti adeguate, ed era per questo che la sua visione era alterata, ma non solo…..
Per riposarsi un po’ dopo tanto correre presero un autobus che saliva anche su per le colline verso Fiesole e si fecero tutto il percorso da capolinea a capolinea.  
Da dietro quelle lenti adesso osservava le persone che in autobus davano occhiate insistenti, anche se con apparente casualità, alle loro mani intrecciate.
Guardavano le mani e poi i loro visi e poi alzavano il sopracciglio e  rivolgendosi finalmente in altra direzione si vedeva, si vedeva chiaramente il pensiero conclusivo… “finirà….”
Certo finirà, pensava con crescente astio lei, perché questo è quello che volete, perché questo è quello che ci porterete a fare.
E si odiava, e odiava adesso, quella situazione perché si sentiva cambiare dentro, perché vedeva adesso quello che vedevano gli altri e non le piaceva, non le piaceva per niente.
Liberati dal peso della borsa di Alì dopo averla lasciata in custodia ad un compagno di lavoro che stazionava nella piazza del Porcellino, camminarono ancora a lungo per la città incantata.
Si mescolarono alle frotte di turisti che ogni giorno affollano il centro, fecero avanti e indietro per Ponte Vecchio sempre mano nella mano e in quella mescolanza di visi ed etnie da tutto il mondo, si sentirono finalmente un uomo  e una donna insieme.
Gustarono, quel pomeriggio, il sapore della vera vacanza, l’esserci per conoscere, per stupirsi senza pensieri, senza timori anche se lei avrebbe voluto strapparsi di dosso quegli occhiali che  continuavano come due ali scure a lambire quell’ultima giornata insieme.
Raggiunsero il giardino di Boboli, lo percorsero tutto, in lungo e in largo, si sedettero all’ombra dei grandi alberi, sulle panchine attorno alle fontane.
Si baciarono percorrendo i viali alberati sotto l’incrocio delle fronde che formavano una galleria di luci e colori, nella magica atmosfera di quella giornata estiva.
E poi tornarono a camminare seguendo il placido letto dell’Arno, nel riverbero aranciato del tramonto.
Al crepuscolo si rannicchiarono in un angolo del parco delle Cascine e lui decise che non sarebbe tornato sulle spiagge della Versilia.
Lara  però doveva tornare, e lui non l’avrebbe lasciata da sola, se non là, nei paraggi.
Presero il primo treno disponibile e là, chiusi in un vagone con le tendine tirate sul lato del corridoio, Lara si tolse finalmente gli occhiali e la sua mente tornò alla pace iniziale.
Il viaggio di ritorno fu triste e passò in un lampo ripercorrendo anni della loro vita come già avevano fatto durante quei quindici giorni insieme.
Lui, una famiglia numerosa in un  piccolo villaggio.
Un posto impossibile da identificare sull’atlante della memoria geografica di lei, che pure percepì negli odori, nella polvere e nei colori delle sue parole.
Un paese povero: la vita annaspata nel mare delle illusioni infantili, poi la maturità e la comprensione che non c’era speranza e così la decisione di partire per un nuovo mondo.
Il sogno di tanti catapultato in un’altra terra, altre idee e abitudini.
E trovarsi di nuovo ad annaspare in un’acqua che non era nemmeno la propria!
Lei, il nuovo mondo.
Famiglia benestante: padre insofferente e madre offesa dall’indifferenza del marito, i quali però non avrebbero mai macchiato la posizione sociale raggiunta con una separazione.
Lara li disprezzava per essere così codardamente aggrappati al bozzolo che avevano costruito attorno alla crisalide incartapecorita del loro matrimonio.
E loro due? Si erano conosciuti una mattina d’agosto.
Una di quelle giornate roventi in cui anche l’acqua del mare sembra ribollita con cotiche e fagioli.
Alì sii era fermato per vendere le solite cose di tutti i vù cumprà.
Lara non aveva soldi da spendere, stava pranzando a panini e frutta e glieli offrì.
Si misero a parlare e da allora, accadde quasi ogni giorno, perché lui passava sempre, dato che quella era la sua zona di lavoro.
Lei bella, sola, non ostile né timorosa.
Lui dolce, solo e intraprendente per una volta tanto, come se fosse stato a casa sua con una ragazza della sua terra.
Cominciarono a vedersi anche la sera dopo cena.
Lara lasciava il fratellino davanti ai videogames a Fiumetto e andavano ad appollaiarsi sul ponte della Versiliana per parlare, conoscersi.
Ma un giorno il bimbo chiese davanti ai genitori se Ali lo avrebbe mai portato al suo paese.
Evocato quel nome senza accento come un presagio, fu immediatamente tarpato via dalla vita di Lara.
Così la fuga.
Ora però avevano capito che non c’era futuro per loro, per la loro diversità.
Era quasi buio quando raggiunsero  Forte dei Marmi.
Andarono sulla spiaggia e passarono la notte guardando la luna che brillava sull’acqua: erano lì e da qualsiasi altra parte.
Lara doveva lasciarlo.
La loro storia era comunque stata una realtà.
Nessuno avrebbe mai cancellato la libertà che uno aveva donato all’altro e l’amore sarebbe rimasto dentro.
Un uomo doveva continuare il suo viaggio e una donna seguirlo rinunciandovi.
Si lasciarono così: all’alba Lara salutò per sempre Alì avvolto nel kilim che li aveva tenuti stretti tutta la notte.Il profumo del mare a quell’ora era puro e forte.
Nel silenzioso e dondolante corridoio di pini sovrastanti la strada del ritorno, il canto delle tortore nel risveglio del mattino le colorò il cuore di nostalgia.
Quell’uccello moderatamente grigio e dolce le scandagliava l’anima con un TUuu di cui non aveva mai avuto coscienza: lei sceglieva di scegliere.
 Non avrebbe mai dimenticato, e quella nota triste le avrebbe ogni volta spalancato una porta chiusa, ma nessuno avrebbe più strappato via quelle ali.
Corse a casa con la polvere, i colori e gli odori di un mondo tutto suo, che riuscirono a sovrastare le urla della madre e anche lo schiaffo di suo padre ……..una tortora, lontano, si alzò in volo.

 

 

 

 

 

 

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