Cinzia e Renato in Namibia 8 - 26 settembre 2003
 

10 settembre - Deserto del Kalahari

Ci svegliamo presto....in Africa! Non ci sembra vero di essere riusciti, dopo mesi di preparazione, ad essere in Namibia, dall'altra parte del mondo! Il tempo per stupirci però non l'abbiamo in quanto, lo impariamo fin da questo primo giorno, i trasferimenti da un luogo all'altro sono molto lunghi ed il tipo di automobile che abbiamo non ci semplifica la vita. La colazione è abbondante e molto curata e, dopo aver riordinato i bagagli, ci mettiamo in viaggio verso il Kalahari, dove trascorreremo il pomeriggio di oggi e la mattina di domani. Uscire da Windhoek non risulta un grosso problema, ma prima di imboccare la B1 direzione sud, ci dobbiamo fermare a fare gasolio;per le strade africane non è mai prudente girare con meno della metà del serbatoio pieno. Al distributore abbiamo il secondo impatto con la realtà africana; siamo accolti con cordialità e dalle indicazioni sulla pompa isponibile, poi...il tempo si dilata ed i self-service europei
ed americani diventano un ricordo: il benzinaio viene dopo diversi minuti, ed anche la pompa è africana e distribuisce il gasolio con la stessa cura e lentezza con cui un sommelier mesce un prezioso vino; per controllare poi se si è arrivati al pieno, i sensori della pompa sono sostituiti da un paio di robusti scrolloni alla macchina e qualche occhiata all'interno del serbatoio.

Finito questo delicato rifornimento, siamo finalmente pronti per uscire dalla capitale ed affrontare le strade africane; il paesaggio è desertico e, ad un terreno solitamente rosso fuoco, fa da contraltare un cielo di un azzurro intenso, quasi imbarazzante per noi poveri torinesi abituati alle svariate tonalità di grigio che ci offre il cielo della nostra città;il tragitto è costellato da una serie infinita di "lavori in corso" che vedono impiegati una miriade di persone; fra le tante, individuiamo subito molte donne a cui invidiamo immediatamente il lavoro;vicino ad un cartello che avvisa gli automobilisti che le soste arrivano sino a venti minuti, ed a un altro cartello con la scritta "Stop" c'e' sempre seduto qualcuno assorto nella lettura di un libro; ogni venti minuti una radio gracchia qualcosa ed allora l'individuo si alza e,girando il cartello, fa comparire la parola magica "Go"; quindi si risiede e ricomincia a leggere fino al prossimo versaccio della ricetrasmittente; tra un cantiere e l'altro vediamo il cartello che indica il tropico del capricorno che risveglia il turista che è in noi e che ci fa fermare per farci la classica fotografia sotto il cartello.

Eseguito lo squallido rito, ci mettiamo in marcia verso l'Intu Africa Kalahari Game Reserve che è la nostra meta; prima del previsto dobbiamo abbandonare la strada asfaltata per inoltrarci nelle piste africane; è il nostro primo sterrato a cui ne seguiranno innumerevoli e di molto peggiori nei prossimi quindici giorni. Il paesaggio è davvero splendido: la pista si snoda in mezzo al deserto ed a volte le dune lambiscono la strada; il Kalahari è diverso da come uno se lo immagina: nonostante la stagione secca c'è molta vegetazione, anche se la maggior parte di essa patisce la siccità.

Verso le 14.30 arriviamo al cancello del Lodge: una guardia, molto gentile, ma molto ferma, ci chiede se abbiamo la prenotazione: il voucher di African Desk agisce come un lasciapassare e le due persone al cancello ci fanno cenno di entrare; normalmente ci si aspetterebbe di trovare il lodge dopo qualche centinaio di metri, invece...ci troviamo improvvisamente catapultati in un film di Indiana Jones, o in un documentario di Quark; la pista diventa sempre più sabbiosa e più rossa, degli struzzi la attraversano poco davanti a noi, passando da una parte all'altra del rosso deserto che ci circonda; ci accorgiamo che la stessa persona che ci ha fatto entrare,ci sta seguendo su di un

camioncino scassato, che conosceremo molto bene il giorno successivo, probabilmente per assicurarsi che gli ospiti non restino insabbiati lungo il percorso, o non si perdano in una delle numerose piste. Dopo alcuni minuti arriviamo allo Zebra Lodge e...."Renato, ci stanno aspettando!!!"Cinzia per prima si accorge che ci sono alcune persone in parata di fronte al lodge; in particolare una ha un vassoio in mano con dei bicchieri e degli asciugamani umidi!

Appena scendiamo, ci vengono offerti gli asciugamani, quindi il succo di mela coreograficamente presentato in flut come fosse champagne e poi ci vengono chieste le chiavi della macchina per scaricare i bagagli.L'accoglienza prosegue con la compilazione dei tradizionali moduli, solo che non avviene al bancone di una reception, ma comodamente seduti su un divano, con in mano il bicchiere di prima; ci viene spiegato che alle 16 ci sarà il game drive della durata di tre ore e mezza, per affrontare il quale ci consigliano di coprirci molto bene in quanto farà freddo; ci comunicano gli orari dei pasti, dell'escursione mattiniera del giorno dopo e...ci spediscono a fare pranzo con lasagne più che namibiane... bolognesi da quanto sono curatee buone; per noi che ci eravamo riempiti di crackers e biscotti nella convizione di saltare il pranzo è il colpo di grazia! Per fortuna, prima del game drive c'e' un'ora di tempo in cui possiamo gustarci la
nostra camera con vista nel deserto pensando, almeno per una volta nella vita .....cacchio come sarebbe bello essere ricchi.

Alle 16, puntuali, siamo pronti per il game drive; la nostra guida si chiama Randy e ci accompagnerà sia adesso al volante di un fuoristrada, che domani mattina nel bushman-walk; risulterà essere una persona molto attenta al suo lavoro, fermandosi su ogni cosa ci potesse interessare e parlando un inglese sempre comprensibile. Il game-drive è esaltante: ci sono animali da tutte le parti, il paesaggio è splendido ed il tutto è vissuto dal nostro posto, un po' fresco, ma a contatto con l'aria ed il sole, sul fuoristrada che Randy, con maestria, ...speriamo...., lancia a folle velocità sulle dune. Springbook, orici, giraffe, uccelli di ogni tipo, scoiattoli del deserto, gnu, struzzi, zebre...Randy

trova sempre la maniera per avvicinarsi e farceli vedere e fotografare con calma spiegandoci tante cose sul loro comportamento; la nostra guida si supera quando porta il fuoristrada a pochi metri da una serie di tane di suricati; scopriremo dopo che è un animale presente solo nella parte meridionale dell'Africa e molto difficile da vedere; noi riusciamo a vederne una intera colonia, mentre ci guarda più con curiosità, che con diffidenza; gli occhi scuri sul corpo molto chiaro, assieme al loro atteggiamento curioso ce li faranno ricordare per tutto il viaggio e ci spingeranno a comprare un libro di fotografie sul Kalahari con in copertina due di questi animali.

Il game-drive si conclude verso le 7 quando Randy ferma la Toyota sulla sommità di una duna per farci godere il tramonto, con un aperitivo in mano e dopo una ventina di minuti ci riporta al lodge. Ritornando, ci fa notare che una delle macchine parcheggiate nel piazzale ha le luci accese; ma chi è quell'imbecille ho pensato......prima di scendere dalla Toyota di Randy ed andare a spegnere i fanali della nostra macchina che ho dimenticato accesi. La cena è buonissima, a base di selvaggina, e consumata davanti ad un caminetto in una sala aperta verso il deserto, con i gemsbook che si abbeverano ad alcune pozze

poste di fronte al lodge. Alle nove e mezza siamo già a letto, stanchi per la giornata, ma elettrizzati dal pensiero del giorno dopo.

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