Cinzia e Renato in Namibia 8 - 26 settembre 2003
 

11 settembre - verso il Fish River Canyon

La nostra giornata comincia presto con la sveglia che suona alle sei e un quarto; dopo aver bevuto il te e mangiato dei dolci molto buoni, per quella che all'Intu Africa chiamano "little breakfast", ma che in realtà è una buona colazione, siamo pronti, come un'altra coppia di italiani ed una coppia tedesca, per affrontare il bushman walking, ovvero la passeggiata nel deserto con un boscimane; ci troviamo di fronte al lodge per le sette meno dieci carichi di energia e impazienti di cominciare la giornata, proprio come a casa quando, mentre la sveglia suona per annunciare una nuova giornata di lavoro, non costasse troppa fatica, vorresti toglierti la vita piuttosto di scendere dal letto.

L'aria è pungente a sconvolgere il luogo comune che pensa il deserto come un luogo caldo; di fronte a noi, chi con il pile,chi con la giacca a vento, ci sono Randy con giubbotto di goretex e cuffia calata fino agli occhi ed il boscimane con addosso una camicia con sopra una pelle di struzzo. Subito Randy ci dice che questa persona nella vita di tutti i giorni è vestita normalmente, ma che, per questa dimostrazione, ha indossato questi abiti; il poveretto trema dal freddo e tutti pensiamo, e facciamo notare, che l'escursione poteva essere egualmente interessante anche se questa persona avesse avuto addosso un paio di jeans ed un maglione di lana.

Il trekking dura un'ora ed a parte l'abbigliamento del boscimane,dal nome assolutamente impronunciabile per noi, ed il villaggio boscimane, ricostruito e popolato per l'occasione da persone anche loro vestite sommariamente, è molto interessante.

Le cose che apprendiamo, dal come procurarsi l'acqua,al come conservare le provviste, al modo utilizzato dalle popolazioni boscimane per catturare gli struzzi sono di grande interesse;ti guardi attorno per vedere se da qualche cespuglio spuntano Piero ed Alberto Angela.Le descrizioni delle varie operazioni, che ci vengono tradotte in inglese da Randy, sono rese ancora più affascinanti dagli gnu e dagli springbook che, attorno a noi si muovono silenziosi creando un'atmosfera incredibile. Il boscimane parla una lingua incredibile, fatta di suoni gutturali e da schiocchi di lingua di tonalità diverse, ognuna, immaginiamo, con un significato diverso; il lodge in cui siamo si prefigge l'obiettivo di salvare la cultura boscimane che l'inevitabile avanzata del progresso e della civilità stanno spingendo nel dimenticatoio.

Dopo un'ora e mezza facciamo ritorno al lodge per la colazione, a base di uova strapazzate, funghi e cipolle, e la partenza, ma, una volta congedati dai nostri perfetti ospiti, ecco il primo inconveniente della giornata; le luci della nostra Toyota, rimaste accese per mezzo pomeriggio il giorno prima, hanno scaricato la batteria con il risultato di non farci partire; chiediamo subito aiuto al lodge ed in men che non si dica, una persona al volante e cinque a spingere in nostro pesante mezzo, fanno ripartire la nostra macchina; tirato un sospiro di sollievo, ricevo l'indicazione di tenere sempre la sinistra per uscire dal lodge; io, che non mi faccio mai dire due volte di.... tenere la sinistra, eseguo, per ritrovarci dopo qualche minuto insabbiati; siamo infatti finiti in una delle piste percorse il giorno prima durante il gamedrive, solo che, non avendo la nostra macchina la trazione integrale, per noi risulta fatale.
I nostri tentativi di uscire dalla sabbia non fanno altro che far precipitare sempre più in basso la macchina. Decidiamo quindi di ripercorrere a piedi i chilometri che separano l'automobile al lodge per chiedere aiuto, ma, appena giunti sulla strada principale, ecco spuntare il camioncino scassato di ieri con al volante Randy. Non avendoci visto arrivare al cancello si erano già messi alla nostra ricerca; anche loro però non riescono a disincagliare la nostra automobile, così si recano al lodge per chiamare altre persone. noi aspettiamo sul posto, mentre una giraffa, su una duna più avanti, maestosa ed incuriosita, osserva la scena; dopo qualche minuto i nostri salvatori sono di nuovo con noi e solo dopo una mezz'oretta di duro lavoro, riescono a far uscire l'auto dalla sabbia; lasciamo loro una buona mancia (...speriamo...) e ci avviamo verso l'uscita. Riguardo alla nostra passeggiata nel deserto per cercare aiuto, su di un libro di fotografie del Kalahari che abbiamo comprato, ve ne era una di uno splendido leone maschio dalla folta criniera con sotto la didascalia "Lion - Intu Africa Kalahari Reserve"; diventare il "buondì motta" di qualche felino non era proprio il nostro scopo.....

Usciti dalla tenuta, ci dirigiamo, tramite una strada sterrata, verso la cittadina di Mariental in cui troviamo un bancomat per prelevare un po' di dollari e per toglierci dalle scarpe parte della sabbia che ci è entrata nel tentativo di far ripartire la nostra macchina; la sosta è breve, anche perchè la meta finale della giornata è il Fish River Canyon e ci aspettano ancora centinaia di chilometri. Da Mariental a Keetmanshoop la strada è tutta asfaltata anche se molto lunga; arrivati in quest'ultima città andiamo alla ricerca di un distributore per fare gasolio e per gonfiare le gomme che sono state sgonfiate da Randy quando ci ha tirato fuori dalla sabbia; anche qui, dopo qualche minuto, siamo subito in strada destinazione Canyon RoadHouse: il paesaggio è monotono e noioso, ma il tempo per annoiarsi dura poco in quanto la strada per il Fish River è una pista sterrata al cui confronto la strada del giorno prima verso l'Intu Africa era un'autostrada.

Il paesaggio è di nuovo splendido: la pista corre in mezzo ad un deserto di pietre e ghiaia con rarissimi cespugli qua e là; per molti chilometri, accanto alla strada corre una ferrovia che non si sà bene da dove venga e dove porti ed in cui vediamo addirittura transitare un treno! Considerando che le stazioni sono rappresentate da cartelli...nel nulla..... In lontananza i massicci in cui è intagliato, quasi duecento chilometri più a sud, il Fish River Canyon danno un fascino tutto particolare al paesaggio: più volte ci fermiamo a fotografare ed a riprendere con la telecamera queste montagne multicolore in contrasto con l'erba gialla che ora copre il deserto ed il cielo sempre incredibilmente azzurro.

Durante questo trasferimento, visto lo scarso traffico presente sulla pista, Cinzia mi chiede di poter guidare il pickup: il sedile è lontano dai pedali e lei, essendo....un poco più bassa di Dino Meneghin, ha un po' di problemi nel guidare comodamente; per me che, raro caso tra gli uomini, non considero la guida una priorità irrinunciabile, è una liberazione: non dover pensare a guidare almeno per qualche ora mi rilassa molto: il rilassamento diventa totale quando, magicamente, il sedile del Toyota scorre in avanti permettendole di guidare comodamente.

Dopo altre soste dedicate alla fotografia, verso le sei e un quarto arriviamo alla Canyon RoadHouse: il posto è abbastanza accogliente anche se a forte connotazione tedesca e la stanza, molto bella, è letteralmente gelata; inoltre, ci viene comunicato che, essendo l'energia elettrica fornita da un generatore, la luce verrà tolta alle 22; nella nostra camera la lampada di emergenza per altro non funziona e quindi, se di notte avremo bisogno di alzarci, dovremo utilizzare la nostra torcia elettrica. La doccia è seguita da una gran cena a base di selvaggina e, tornati in camera, capiamo subito che quello della luce è un falso problema in quanto, appena toccato il letto perdiamo i sensi precipitando in un sonno profondo.

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