Cinzia e Renato in Namibia 8 - 26 settembre 2003
 

18 settembre - Walvis Bay e Swakopmund

Ci alziamo per provare il famoso e rinomato breakfast del See Breeze, che mantiene fede alle aspettative. Per una volta rinunciamo alle consuete uova strapazzate e bacon perchè il buffet della colazione offre realmente di tutto: da salumi di gran qualità, a formaggi e poi una buonissima torta salata, marmellate, una crostata fatta in casa. La stanza con le ampie vetrate che danno sull'oceano ed una musica rilassante in sottofondo, ci mettono subito di buon umore dandoci l'energia per iniziare una nuova giornata.

Terminata la colazione, ci fiondiamo in auto perchè alle 8.45 dobbiamo essere a Walvis Bay per iniziare la Dolphin Cruise. L'aria è fredda ed il pile, a malapena, ci dà un po' di sollievo; mentre saliamo in macchina, il nostro pensiero va alla guardia che, per tutta la notte, ha vigilato, al gelo, sulla nostra macchina parcheggiata fuori dal cancello e sull'ingresso della guest house e gli allunghiamo qualche dollaro di mancia per le sigarette che la sera prima mi aveva chiesto e che, non fumando, non gli ho potuto dare.

Ripercorriamo la strada del giorno prima in senso contrario verso Walvis Bay, per arrivare al molo giusto in tempo. Siamo pronti ad un'escursione di un'oretta o poco più e la viviamo quasi come un fastidio, tanto che il giorno prima eravamo incerti se parteciparvi, oppure andare a visitare qualche altro posto; appena saliamo sul motoscafo che ci porterà in giro, insieme ad un gruppo di turisti francesi ed alla mamma di Oscar del See Breeze capiamo subito di esserci sbagliati di grosso: l'escursione durerà fino alle 13.30 e rimarrà poi come uno dei ricordi più belli di questo viaggio, complice la moltitudine di animali che vedremo e il nostro Capitano della Levo Tours, di cui non ricordiamo il nome, ma che ha la capacità di tenere sempre allegro il morale del gruppo e di farci conoscere e vedere la Baia ed i suoi abitanti.

Non facciamo tempo a salire sul motoscafo, che subito, dalla scaletta posteriore, sale un'otaria che guarda gli occupanti con aria incuriosita; il passeggero viene fatto scendere ed il motoscafo si allontana dalla terra ferma.Passati alcuni minuti il Capitano ferma il motoscafo ed offre a tutti un giro di "namibian coffee", ovveroi un bicchierino di plastica pieno fino all'orlo di cherry, che, da buon astemio, mi limito ad annusare; Cinzia invece gradisce e partecipa al brindisi che segna l'inizio dell'escursione.

Dopo appena qualche minuto, ecco un'altra otaria che sale a bordo; mentre in precedenza le raccomandazioni erano state di non toccare l'animale, adesso l'atmosfera pare più rilassata; dopo avere scompigliato il pelo della foca, il Capitano prende da un secchio un pesce e lo porge all'animale, quindi chiede a Cinzia di sedersi sulla parte centrale del motoscafo e, dopo averle disteso sulle ginocchia un asciugamano, le fa salire sopra l'otaria attirandola con un pesce; l'animale gradisce molto la situazione tanto che, per liberarsene, l'unica è avvertire le persone a bordo che il lancio di un pesce in acqua, sarà seguito da una repentina partenza del motoscafo per mettere più distanza possibile fra l'otaria e l'imbarcazione.

Per tutta la durata della gita non ci sarà un solo attimo in cui non troveremo qualcosa da vedere: dai fenicotteri che numerosi, coloratissimi ed aggraziati cercano il cibo nelle molte lingue di sabbia, ai cormorani neri poggiati sui tronchi; dai pellicani che si divertono nel prendere il cibo che gli viene lanciato dalla barca ed ammarano camminando sulle acque, alla incredibile e bellissima colonia di otarie di Walvis Bay; quest'ultima soprattutto è un'esperienza unica.

Il motoscafo si è trovato ad un certo punto completamente circondato dalle otarie: migliaia di otarie che saltano dentro e fuori dall'acqua tutt'intorno all'imbarcazione, mentre un numero ancor più grande staziona sulla spiaggia di una penisola di sabbia; ho quasi la sensazione di non riuscire a vivere in pieno questo momento,riprendendo ciò che mi sta intorno con la telecamera, per cui smetto di utilizzare la cinepresa e mi godo in pieno lo spettacolo. Allontanati dalla colonia di otarie, ci avviciniamo prima in un posto in cui i delfini cominciano a giocare attorno alla prua della barca, quindi ci dirigiamo poco oltre alcune navi alla fonda per far salire nuovamente sulla barca altre otarie; queste hanno addirittura un nome (Bushman e Toso) e sono molto più grosse di quelle salite in precedenza! Al termine della gita, che ha visto molte altre distribuzioni di "Namibia Coffee", ....credo che Cinzia non abbia bevuto tanti "caffè" nemmeno nei momenti più stressanti di lavoro...., il Capitano ci porta a vedere alcune piccole balene che affiorano di tanto in tanto sul pelo dell'acqua e poi ci offre l'aperitivo a base di ostriche e champagne.

All'una e mezza siamo di nuovo a terra. La gita che, nella nostra mente doveva durare un' oretta ed essere vissuta come un obbligo, si è rivelata un'escursione di più di quattro ore che hanno rappresentato uno dei momenti più belli ed indimenticabili della nostra vacanza.

Ritornati al parcheggio, ci aspetta la seconda parte della nostra giornata; ci fiondiamo di nuovo a Swakopmund all'ufficio di Elisabeth. Il tempo per una sosta al bagno e per permettere alla nostra amica di sbrigare alcune cose di lavoro e siamo di nuovo in macchina per fare un giro della città. La prima sosta è a casa di Elisabeth, a pochi metri dall'ufficio, per prendere David Jonathan, il suo bellissimo bambino. Sfidando le leggi della fisica e....la polizia namibiana, ci sistemiamo in quattro nella cabina della Toyota; Elisabeth prende il volante con accanto Cinzia, mentre accanto all'altro finestrino, rimango io con in braccio David J. Il giro è molto interessante e comincia subito dai quartieri neri della città; sono composti, secondo le zone, da casette colorate, più o meno grandi.

Il dramma lo vediamo subito dopo. Nascosta da una serie di dune molto alte, c'è una zona molto grande di baracche di latta nel migliore dei casi, costruite nella sabbia: abbiamo dentro agli occhi e nello stomaco il concetto di "non avere niente". La dignità di queste persone è incredibile, ma dentro le povere baracche, alcune costituite da una struttura di pali e da muri fatti con sacchi della spazzatura, non c'e' assolutamente nulla. L'amministrazione cittadina ha però provveduto a dare un nome ad ognuna delle vie di sabbia che separano i vari agglomerati di baracche, ed i cartelli toponomastici spiccano in mezzo alla disperazione.La rabbia nel vedere queste cose è grande perchè la parte "bianca" della città è paragonabile ad una cittadina benestante della Svizzera o dell'Austria, vista la cura posta nella manutenzione delle strade e delle costruzioni.

Elisabeth ci porta fuori da questo "quartiere" che volutamente viene tenuto nascosto da alte dune di sabbia e ci porta in un quartiere fatto di costruzioni in muratura, anche queste in mezzo alla sabbia; qui ci fa entrare in casa di un compagno di scuola di David J, dicendoci che stiamo comunque entrando in un'abitazione grande rispetto agli standard del luogo: dire che il posto è angusto rende poco l'idea delle dimensioni della casetta i cui abitanti per altro ci accolgono con affetto e senza nessuna riserva; uscendo da questa casa noto poi un piccolo episodio che....dovrebbe insegnare molto ai bambini delle nostre latitudini: l'amichetto di David J, che è un bel bimbo di colore, ha in mano un pupazzetto dell' Uomo Ragno ed insiste per darlo a David J finchè non l'accetta: David J, in cambio, gli allunga l'aeroplanino di carta con cui, da quando è sulle mie ginocchia, sta giocando; i due quindi si salutano felici e contenti.

Andiamo poi in un altro quartiere (sono molto piccoli e raccolti e non devono dare l'idea di una città molto grande) in cui lei è nata ed abitano ancora dei suoi pareni. Entriamo nella casa di una sua zia: è grande e molto accogliente; la zia di Elisabeth sta guardando una soap opera americana, o sudafricana....la globalizzazione. Facciamo un giro della casa e ci viene mostrato il cortile dove, la domenica successiva, verrà fatta una grande festa a sorpresa per il compleanno della zia stessa; il tour per Swakopmund continua con la parte "bianca" della città, più curata e lussuosa; ci vengono mostrate molte splendide ville costruite lungo l'oceano, di proprietà di persone tedesche e disabitate per gran parte dell'anno; chissà, magari senza esasperare la cura di questa parte della città e dedicando più risorse ai quartieri abitati dalle persone di colore, viene da pensare che un po' di persone in più vivrebbero dignitosamente. Il giro termina nella sala da te del See Breeze in compagnia di Giancarlo ed Oscar, di una fetta di una delle loro buonissime torte e di una tazza di te caldo, conversando con altri turisti italiani appena arrivati.

Riaccompagnati a casa Elisabeth e David J, facciamo ancora un giro per il centro di Swakopmund, poi ritorniamo alla guest house per la doccia pre-serale. La cena questa volta è in un locale in riva all'oceano il Thug; ce l'ha prenotata Elisabeth e, facciamo un'altra cena a base di scampi e di calamari buonissimi per l'esorbitante cifra di... 30 euro in due; dopo cena passiamo a casa di Elisabeth; il giorno dopo partiremo per Palmwag e ci teniamo proprio a salutare questa persona che in due giorni si è trasformata da...un indirizzo di email in una preziosa amica. Ci lasciamo con la promessa di rivederci in...qualche continente, od in qualche emisfero; il mondo non è poi così grande....

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