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Che cos'è un'iconostasi Livorno
cosmopolita mette insieme le icone di tre comunità
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Le Chiese di tradizione bizantina sono quasi
tutte orientate, cioè l'altare si trova dalla parte di
levante (Est), mentre la porta principale d'ingresso è
a ponente (Ovest), e hanno pressappoco la stessa forma. Si dividono
in tre parti: il vestibolo o nartece (nàrthix, prònaos),
la navata (naòs) ed il santuario (thisíastìtion,
vìma), equivalente al presbiterio della tradizione latina.
La navata è separata dal santuario da un tramezzo, in
legno o in muratura, che fa da supporto a delle icone e perciò
chiamato "iconostasi" (íkonostasion), che ha
tre porte: una centrale e due laterali. |
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Quella di centro, più larga e più
ornata, è detta la porta bella (orea pili) o la porta
imperiale (vasiliki pili), che i semplici fedeli ed i chierici,
non ancora ín sacris, non possono varcare. La porta bella
è chiusa da due battenti di varia altezza e da una tenda
(katapètasma). Solitamente rimane chiusa eccetto che in
alcuni momenti particolari delle celebrazioni. Si trova in corrispondenza
dell'altare (aghìa tràpeza). Le due porte laterali
sono chiamate: quella di destra porta sud (notios) o del Diakonikon
e quella sinistra porta nord (voria) o della Prothesis. Da queste
porte possono accedere nel santuario i chierici non ancora ordinati.
Sin dal III-IV secolo si ha notizia di elementi separatori tra
la navata ed il presbiterio costituiti da cancelli, transenne
di legno o di marmo, da colonne sormontate da un architrave (templon,
pergula), quale è possibile vedere per esempio a S. Marco
di Venezia.
A queste strutture venivano attaccate tende, addossate o sospese
immagini. Così nel IX secolo con la piena legittimazione
del culto delle icone invalse l'uso di evidenziarle, sia per
venerarle, sia per fare una costante professione di fede nell'incarnazione
del Signore. Durante il Medioevo maturò quella che poi
divenne la disposizione canonica delle varie immagini sacre sulla
superficie dell'iconostasi. Poi, mentre in ambito greco la struttura
conservò dimensioni tali da non separare a parete l'ambiente
presbiterale dalla navata, in ambito slavo invece lo sviluppo
architettonico fu tale da permettere la sovrapposizione delle
icone anche in cinque-sei ordini o registri. Ciò portò
all'elaborazione di un vero e proprio programma iconografico
complesso, che teologicamente e simbolicamente manifestava la
linea discendente della divinità e quella ascendente dell'umanità. di Gaetano
Passarelli da "ToscanaOggi" |
La mostra,
nella chiesa della Santissima Annunziata in via della Madonna
a Livorno, è stata inaugurata il 7 aprile: resterà
aperta fino al 24 giugno.
Orario: 10-13 e 16-19. Per informazioni rivolgersi all'Ufficio
iniziative espositive e promozionali degli istituti culturali
(0586-820500, fax 0586-820519). |
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