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Storia del castello e del borgo antico di Rocce
 

Rocchetta Sant'Antonio, stemma del gonfalone

       IL CASTELLO E IL CENTRO STORICO DI  ROCCETTE  SANT'ANTIMO
 

 

Rocchetta S. Antonio, in provincia di Foggia, ha un singolare complesso  costituito dal castello e dal centro storico, posto a circa 633 metri sul livello del mare.

A partire dal neolitico superiore si documenta in tutta la zona una serie di insediamenti sparsi, del bronzo, classici e tardoromani, in una sovrapposizione senza soluzione di continuità sino all’altomedioevo. Quasi tutte le aree archeologiche sono inedite e sono poste su alture e là dove la presenza dell’acqua è costante e perenne.                                                                  

Nel territorio facilmente rintracciabili sono i resti di boschi medievali (a nord e a sud) e di antiche strutture abitative sconvolte dai lavori agricoli. Ma cosa avvenne prima della trasformazione ambientale, si può intravedere rileggendo un discreto numero di documenti dell’Abbazia di Cava.

 Rocchetta Sant'Antonio, Collina di San Pietro, resti umani      

*Rocchetta Sant'Antonio, Collina di San Pietro, resti umani in giacitura secondaria nella grotta

Nel 1087 Gaitelgrima, figlia di Roberto il Guiscardo, dona all’Abbazia il monastero e il casale di S. Stefano di Giuncarico, le cui vigne si trovano intra Laquedonia et Rocce, evento «da cui si ricava senza ombra di dubbio che già esisteva allora la Rocca di Sant’Antimo» e che divenne ancora di più centro autonomo e insediamento stabile quando portò ad uno spostamento della popolazione su poche alture nella tipica forma di incastellamento pugliese e lucano.

Dopo un lento ma efficace accentramento sino al XIII secolo si registrano, con l’età angioina, crisi demografiche che si concludono con lo spopolamento delle campagne dovuto all’eccessivo fiscalismo, richiesto dalla politica espansionistica di Carlo I e della guerra del Vespro. La nuova crescita demografica non è solamente descritta nei documenti, ma è anche rappresentata in un castello che per le sue forme originali merita la dovuta attenzione.

 Rocchetta Sant'Antonio, resti del cosiddetto castello Normanno

*Rocchetta Sant'Antonio, resti del castello Normanno.

Sebbene in una posizione decentrata, esso è ben inserito nel centro storico di Rocchetta che, come indica il toponimo stesso, denominava una struttura fortificata i cui ruderi si trovano sulla parte sommatale del paese. Già riconosciuta come tale dal cronista locale Giovanni Gentile è, in effetti, una costruzione sospetta in quanto realizzata in pietra calcarea bianca, a dispetto di tutti restanti edifici i cui blocchi provengono da cave in loco. Del nucleo più antico della fortificazione restano una torre disposta nel mezzo del declivio che va da via Castelvecchio a largo Cisterna, composta da conci regolari lavorati a martellina con modulo di 58-60 centimetri, ed una cortina che presenta degrado e tracce di spoliazione. Entrambi sono composti di un doppio paramento e da una malta biancastra o grigia con inclusi calcarei, mentre le altre cortine addossatevisi hanno una fattura diversa, irregolare, con conci di colore scuro e perciò seriori.

Rocchetta Sant'Antonio, ingresso alla Cittadella

*Rocchetta Sant'Antonio, ingresso alla Cittadella

Il centro storico di Rocchetta non ha solo la peculiarità di possedere un edificio in pietra calcarea che non è del luogo, e che per sua icnografia può essere databile all’XI-XII secolo, ma è suddiviso nella parte più alta che è detta Cittadella, delimitata a sud da un dirupo e quindi ben difesa, dall’agglomerato a nordovest detto Lampione e a sud est dalle case del borgo Pescaredda. È probabile che l’abitato originario si dovesse estendere proprio nella Cittadella e Lampione perché anche qui come in altre località d’altura, le strade principali formano dei semicerchi concentrici il cui fuoco è proprio nel castello vecchio.

Non è da escludere che si fosse sviluppato anche un altro insediamento a prosecuzione del Lampione nella collina di San Pietro, dove alla fine del XIX secolo si notavano ancora i resti di una cappella dedicata al Santo: una prima esplorazione ha registrato per ora una grotta, forse preistorica, dove è depositato materiale proveniente dallo svuotamento degli ossari posti sotto la Chiesa Madre, dedicata all’Annunziata, prodotti prima e dopo la peste del 1837.

Da aggiungere è inoltre la scoperta di alcune strutture altomedievali nella contrada Serra Longa. I1 terzo nucleo, Pescaredda (cioè roccia affiorante), secondo la tradizione venne formandosi dopo la costruzione dell’attuale castello. Anch’esso, sullo stesso dirupo della Cittadella e posto al limite di questa, è più variamente articolato del castello antico.

È a pianta triangolare, ma con il puntone a mandorla più elevato e coronato da mensole. La facciata principale ha un solo ingresso sormontato da uno stemma che raffigura uno scudo diviso in sei bande dove tra la quarta e la quinta vi è un leone rampante e la scritta:

LADISLAUS DE AQUINO IUNIOR
BARONIE CRIPTE DOMINUS CUM OPPI
DUM HOC ROCHECTE MERCATUS
ESSET ARCEM HANC ERE SUO A FUN
DAMENDIS CONSTRUI IUSSIT
SALUTIS ANNO MCCCCCUII.

 Rocchetta Sant'Antonio, il castellod'aquino, lato sud

*Rocchetta Sant'Antonio, l'eleganza del Castel D'Aquino si staglia agevolmente sulla rupe

Lo stemma è a sua volta affiancato da due incassi dove poteva alloggiare la catena del ponte levatoio. I1 castello è perfettamente organizzato in due ale distinte: il puntone a mandorla conserva nel suo interno due casematte a cupola intercomunicanti tramite una scala che corre lungo lo spessore del muro e presenta sulla parte superiore una ricostruzione del XVIII-XIX secolo in blocchi calcarei bianchi, forse di spoglio; gli altri due puntoni e l’ambiente centrale, cui si accede tramite il vano vicino all’ingresso, dove è presente un pozzo originale, hanno carattere per lo più residenziale (evidenziato dalle balconate, che però sembrano essere successive, del XIX secolo), e sembrano costruiti in un secondo momento, ma sempre prima del 1507. Dalla facciata, infatti, si nota un leggero cambiamento della costruzione, che nel puntone coronato e su tutto l’ordine inferiore delimitato dal cordone marcapiano ha blocchi regolari disposti sul lato più lungo, mentre per una parte si nota, tramite una linea verticale spezzata, che seguono dei blocchi leggermente più piccoli dove si alternano, lungo tutto il secondo ordine della fabbrica, i fori per travicelli lignei.

Rocchetta Sant'Antonio, interno del Castel D'Aquino

*Rocchetta Sant'Antonio, interno del Castel D'Aquino

Se non tutto il complesso, quasi certamente la sua parte più vistosa, rappresentata dal bastione a mandorla, fu realizzata dal grande architetto senese Francesco di Giorgio Martino, la cui attività e presenza è documentata a Monte Sant’Angelo, dove il castello si articola in una serie di strutture preesistenti intorno alla Torre dei Giganti.

Lo spessore dei muri (3,70 metri) e l’irregolarità della struttura di quest’ultima possono far ipotizzare una preesistenza. Parallelamente infatti un diploma del 979 conferma a Landolfo II, arcivescovo di Benevento, la chiesa di S. Michele simulque cum integro ipso castello. Sulla struttura originaria quindi furono eretti in età aragonese gli antemurali e il torrione a mandorla, su un fossato scavato nella roccia largo 11 metri e profondo 3, che presentando una scultura in rilievo con la data 1493, è attribuibile a Francesco di Giorgio Martino, durante il periodo in cui intercorsero rapporti di alleanza tra il Regno di Napoli, il ducato di Urbino e la Repubblica di Siena. L’architetto senese fu proprio amico del figlio di Re Ferdinando, Alfonso duca di Calabria, il quale probabilmente lo ospitò durante un pellegrinaggio al santuario micaelico.

Nel 1491, stando ai registri forniti dall’Archivio di Stato di Napoli, furono pagati 150 ducati per la prestazione professionale di Francesco di Giorgio «per li serviti che ha prestati in lo designar et veder le fabbriche, et fortezze di questo regno» e, dal quaderno delle spese del 1490-91, risulta che ad un certo “Martino” furono comprate un paio di lenzuola ed una coperta presa a Barletta per l’alloggio di costui a Monte Sant’Angelo dal 25 marzo al 24 giugno 1491.

Anche Ladislao II, costruttore del castello di Rocchetta per meglio dire committente, fu consigliere di Ferdinando d’Aragona, e non è improbabile che durante la visita nel Regno di Francesco di Giorgio avesse anch’egli conosciuto e chiesto al grande architetto militare di far erigere il castellopalazzo, il cui elemento bastionato ha forti affinità con quello di Carovigno. Il raffronto fra i due mostra che in quello di Rocchetta la parte superiore è ricostruita e quello di Carovigno non mostra l’eleganza che ha contraddistinto l’opera dell’architetto senese. Probabilmente la costruzione della nuova fortezza di Rocchetta si deve ad un incremento socioeconomico della città, come dimostrano i recentissimi ritrovamenti archeologici della Chiesa Madre.

Chiesa Madre, Resti di un affresco del xv sec.

*Resti di un affresco del xv sec. nella struttura preesistente della Chiesa Madre

Durante il ripristino della pavimentazione posta nelle navate, al di sotto di uno strato di terra frammisto a macerie ed ossa, sono venuti alla luce i resti di un edificio precedente, che fu abbandonato nel corso del XVI secolo, secondo quanto si deduce dai brani di affreschi superstiti. L’impianto dell’edificio, perfettamente orientato ad est, mostra al momento una sola navata che fu ampliata successivamente con altre murature sulle quali si attesta un calpestio in cotto abbastanza conservato. Ciò dimostra che la ricostruzione della Chiesa Madre rientrava, con il castello, nella organizzazione urbana voluta dal suo nuovo signore. Probabilmente anche in questo caso si ravvisa che la nascita e lo sviluppo di un insediamento e, anche la sua eventuale scomparsa, devono attribuirsi ad una serie di eventi e di volontà intimamente collegate che solo recentemente l’archeologia riesce a cogliere.

Rocchetta Sant'Antonio, la elegante superbia del Castel D'Aquino, lato sudovest

*Rocchetta Sant'Antonio, la elegante superbia del Castel D'Aquino. 

 

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