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su un colle roccioso, alla destra
del fiume Aventino si estende per 20,97 kmq su un territorio
prevalentemente collinare
- CHIESA DI S. NICOLA DI BARI
Parrocchiale. Campana del '300. All'interno croce processionale
argentea di scuola sulmonese, porte lignee intagliate.
-
CHIESA DI S. MARIA IN MONTE
PLANIZIO
Abside del '200, campanile. All'interno resti di sculture
e statua della Vergine del XIII sec..
- IMPIANTO
Ricostruito. Vecchio abitato distrutto completamente durante
la II guerra mondiale.
- MURA
Resti di mura ciclopiche.
- SORGENTI DEL BOSCO PIZZI
In contrada Fonte della Noce, localita montana attrezzata
per campeggio.
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LA STORIA
Essi,
oltre a svolgere le funzioni religiose, organizzavano le attività
lavorative della popolazione, sfruttando la terra e le sue
risorse.
Molto importante fu la diffusione del tralcio della vite che
permise di produrre un ottimo vino, rinomato in tutto l’Abruzzo,
come il vino delle terre di Lettopalena.
Rilevante era anche l’allevamento di bestiame, soprattutto
ovino, che risiedeva nelle stalle fuori del Paese, su una
terrazza rialzata che si affacciava sul fiume: il Calvario.
Attorno al 1500 risultava formato l’Oppido di Lettopalena,
la città fortificata, sulla riva dell’Aventino
opposta a quella dell’Abbazia. L‘intero Paese
era delimitato dalle mura e dalle torri di avvistamento; due
porte, una all’inizio e una alla fine della strada,
proteggevano l’ingresso dagli eserciti invasori o dalle
compagnie di ventura.
Le abitazioni si innalzavano dal fiume, molte erano addirittura
costruite su di esso. Il paese faceva parte della contea di
Palena; che a sua volta subiva l’influenza di ciò
che accadeva nel Regno. A gettare in ginocchio la comunità
furono spesso epidemie e terremoti. A causa della peste di
metà ‘600, intere famiglie furono decimate e
centinaia di persone morirono. Meno pesante fu il bilancio
del colera del 1836-1837.
Per quanto riguarda i terremoti se ne ricordano di sconvolgenti:
1349, 1561 (la facciata dell’Abbazia di Monteplanizio
fu distrutta), 1706 (il paese fu raso al suolo, 61 furono
le vittime) e 1857.
Il 2 agosto del 1806 Giuseppe Bonaparte, nominato Re di Napoli,
promulgò la legge che aboliva la feudalità;
ci fu la suddivisione dei territori e Lettopalena, dopo una
lunga contesa con Palena, riuscì ad ottenere l’area
dei Pizzi.
Furono varate altre leggi che permisero una ripartizione del
territorio più precisa: nacquero le province e a capo
di ogni comune c’erano i sindaci con il consiglio comunale.
Nel 1860 l’Italia si univa e in alcuni comuni, compreso
Lettopalena, scoppiarono rivolte e tumulti (ben presto sedati)
contro il Re Vittorio Emanuele II. Il processo di unificazione
portò all’isolamento delle regioni più
decentrate e povere come l'Abruzzo. Lontani dalle sedi decisionali,
il declino fu inevitabile. Le attività agricole, la
pastorizia, l’allevamento di bestiame, la produzione
di vino, non bastavano più a soddisfare le esigenze
della popolazione. Molte famiglie vivevano in miseria.
Fu la volta dell’emigrazione. Si cercava lavoro altrove;
per lunghi periodi, molti uomini lasciarono la propria terra
per prestare la loro opera spesso all’estero. Il nuovo
centro abitato fu costruito in una posizione più comoda,
a monte del fiume Aventino. Presto Lettopalena ottenne anche
l’indipendenza da Palena. Le ristrettezze economiche
costrinsero molti uomini a emigrare in cerca di lavoro. Alcuni
di loro non fecero più ritorno al Paese. Lentamente
la situazione migliorò; la forza e l’orgoglio
della gente riuscì a risollevare la condizione di disagio
che si era verificata in seguito alla guerra. Si ricostruirono
le case, le stalle, si ricominciò a lavorare nei campi,
ma niente fu più come prima.