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PRO:
Questa visione esiste veramente nel mondo reale. E' molto pratica e immediatamente applicabile, con obiettivi di lungo termine. Il movimento dello Slow Food e delle Slow Cities e' cresciuto sulla base di una solida ciritca dello stile di vita moderno e veloce.
PROPONENTI: Il movimento Slow Food
SVILUPPI Al momento ci sono 22 citta' italiane che stanno cercando di attuare le linee guida del movimento e altre cinque hanno recentemente aderito. Si sta attualmente organizzando una conferenza per lanciare il movimento ad un livello internazionale.
MORE INFO: www.slowfood.org .
CONTRO:
Le Slow Cities presentano un grosso rischio di diventare dei rifugi turistici di lusso dalla frenesia del mondo moderno. Non tengono necessariamente fuori le automobili, semplicemente le nascondono. Ci puo' essere una discrepanza tra quello che viene scritto e la realta' quotidiana in una Slow City dato che non e' chiaro quanto siano vincolanti le linee guida e quanto sia facile aggirarle.

SLOW CITIES


Le Slow Cities sono state concepite all'interno del movimento dello Slow Food, nato in Italia ma ufficialmente fondato a Parigi nel 1989 da delegati di quindici paesi firmatari del manifesto Slow Food. Il documento recita:"Siamo schiavizzati dalla velocita' e siamo tutti vittime dello stesso insidioso virus: la Vita Veloce (Fast Life) che rovina le nostre abitudini, si intrufola nella privacy delle nostre abitazioni e ci costringe a mangiare Fast Food... Nel nome della produttivita', Fast Life ha cambiato il nostro modo di vivere e minaccia il nostro ambiente e il nostro paesaggio... Per essere all'altezza del nome che porta, l'Homo Sapiens dovrebbe sbarazzarsi della velocita' prima che questa lo riduca a una specie in pericolo di estinzione".
Nel 1998, Slow Food incontro' i sindaci di quattro citta' italiane per proporre la creazione di una rete internazionale di Slow Cities. Il movimento e' cresciuto fino ad includere 22 citta' italiane ed ha attirato l'attenzione di citta' tedesche, britanniche, statunitensi e di altri paesi. L'idea di base e' l'accento posto sul benessere visto in termini di qualita' dell'ambiente locale, delle risorse gastronomiche e dell'utilizzo di nuove tecnologie per il benessere collettivo.
"Studiosi, pianificatori e sociologi hanno riconosciuto che la dimensione piu' umana di una citta' e' quella di un piccolo agglomerato con non piu' di 50mila abitanti", dice l'attuale presidente Stefano Cimicchi. Per questo al movimento possono aderire solo piccole citta'. "Il modello di citta' ideale e' quello tardo medioevale e rinascimentale, con una piazza avente funzioni di centro di aggregazione sociale. L'Europa deve recuperare le sue radici e riconoscere il ruolo storico che le sue citta' hanno avuto nella costruzione della propria identita'... Essere "lenti" non significa arrivare tardi. Al contrario, significa usare le nuove tecnolgie per rendere le citta' dei posti ideali nei quali poter vivere".
Per ottenere lo status di "Slow City" una citta' deve accettare di adottare le linee guida di Slow Food e lavorare per migliorare la convivialita' e conservare l'ambiente locale. Il movimento promuove l'utilizzo di tecnologie volte a migliorare la qualita' ambientale e del tessuto urbano, inoltre favorisce la salvaguardia delle produzioni di vini e cibi locali che contribuiscono a caratterizzare la regione utilizzando tecniche naturali ed ambientalmente compatibili. Le citta' candidate devono soddisfare un certo numero di criteri di base riguardanti le politiche ambientali, le infrastrutture, lo sviluppo dei prodotti artigianali, i servizi alberghieri. La partecipazione al movimento prevede anche un costante impegno nello sviluppare progetti che migliorino questi parametri.
Tra questi criteri ci sono: la creazione di spazi verdi con panchine e spazi gioco; infrastrutture che favoriscono la mobilita' alternativa; luoghi dove riposare e fermarsi al di fuori dei centri storici; recupero delle condizioni orginali dei centri storici e/o lavori di valenza culturale o storica; eliminzione dei rumorosi sistemi di allarme.
Ci sono delle iniziative comuni gestite da un comitato di coordinamento; corsi di educazione alimentare; progetti miranti a proteggere i prodotti tipici locali, l'allargamento delle aree pedonali, la regolazione della qualita' dell'aria, l'instaurazione di uffici per l'edilizia compatibile, la regolamentazione delle tecniche di costruzione e la standardizzazione delle installazioni aeree.
Oltre alla continua ricerca di nuovi membri in altri paesi, l'associazione punta a diventare protagonista a livello europeo per garantire che la Costituzione europea che si sta scrivendo tenga in debito conto la realta' delle piccole citta'.

Alessandra Abbona & Paola Nano
Addette stampa Slow Food