Testi francescani

Riflessioni su San Francesco

"San Francesco, una volta avvicinato, non si può fare a meno di approfondirlo. E più lo conosci, più lo ami e, amandolo, non si riesce ad esaurirlo, perché è un Santo inesauribile"

(Riccardo Bacchelli, poeta, romanziere, storico, critico, drammaturgo, agiografo, saggista letterario e artistico; 1891-1985)

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"San Francesco è come la pioggia di settembre che fa nascere le sementa; è il Santo fra i Santi. E’ il Santo che più completamente ha riprodotto in sé Gesù Cristo. Non è possibile andare a Cristo senza passare, magari senza saperlo, attraverso il Poverello "

(Riccardo Bacchelli, poeta, romanziere, storico, critico, drammaturgo, agiografo, saggista letterario e artistico; 1891-1985)

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"Per la nostra travagliata società non credo necessario il ritorno di Francesco, perché il Poverello non è andato mai via. E' sempre rimasto presente, vivente, Santo. E' il medico di tutti i tempi, di tutti i luoghi, di tutti i popoli. Cristo gli ha dato una missione universale, storica, senza limitazioni geografiche. E' il Santo che ti prende per mano, come un amico, e ti porta alla salvezza"

(Riccardo Bacchelli, poeta, romanziere, storico, critico, drammaturgo, agiografo, saggista letterario e artistico; 1891-1985)

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"Così accadde anche che quel divino messaggio, tenero e beato, che era giunto sulla terra sotto forma di Francesco, non si spense con la sua morte. Egli aveva sparso a piene mani un buon seme sulla terra, e quel seme germogliò e crebbe e fiorì: qui nell’anima di un pittore, là di un poeta o di uno scultore. E se anche non ci fosse giunto nessun racconto della sua vita terrena e nessun sentore dei suoi canti, avremmo comunque le eloquenti testimonianze di innumerevoli persone nelle quali la sua figura e la sua vita risvegliarono un amore e un desiderio struggente e che parlarono di lui in molte lingue, con parole e note, bronzo, marmo e colori tenui "

(Hermann Hesse, scrittore tedesco naturalizzato svizzero; premio Nobel 1946; 1877-1962)

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"Francesco, dal momento in cui, nel palazzo del Vescovo, si spogliò delle vesti e le restituì al padre, non è più prendibile, neppure per il pinzo della manica o per i sandali. E’ volato via come una rondine. Anche Giotto lo ha affrescato in volo più volte. E allora non ci rimane che cercarlo, come meglio si può, nei luoghi dove si è fermato in preghiera e a far penitenza: alla Verna, a Montecasale, a Greccio, a Fontecolombo, alle Carceri, a S. Maria degli Angeli, a S. Damiano. Ma mi raccomando: senza superbia…! "

(Giovannino Guareschi, scrittore; 1908 - 1960)

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"Abbandonare case e monete, terre e mercanzie, ammassi di pietra e di metalli e tutte le altre some che gli uomini appetiscono significa diventare capitalisti dell'intelligenza, miliardari dell'anima, proprietari del mondo. Lo sposo della povertà entra in possesso delle meravigliose bellezze dell'universo, delle creazioni più gioiose della musica e della poesia, delle anime più sensibili, più pure, più alte, più degne di essere amate. S. Francesco divenne dunque, con quel matrimonio, il vero ricco, il ricco più smisuratamente ricco che fosse allora sulla terra. Talmente ricco che egli, pur donando a tutti, non riuscì mai a dar fondo alle sue ricchezze, e quando venne a morte, fra noi lasciò un patrimonio così enorme e immenso che anche oggi possiamo saccheggiarlo senza vederlo diminuire di un solo atomo. "

"Francesco, ancora ritorna a dire
ai fiori, agli alberi, al fiume:
a dirlo danzando
come facevi
per le vie e i colli dell'Umbria;
a dirlo al mondo intero,
a quanti incontri per via;
ma dirlo danzando
come facevi:
"Amate, solo amate
e amatevi
e date
e donatevi
e perdonate
e fate pace".
Dite solo questo,
dillo anche alle pietre.
"

(David Maria Turoldo, Sacerdote dell'Ordine dei Servi di Maria, poeta e drammaturgo; 1916 - 1992).

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"L'Altissimo rese Francesco poeta nel senso antico dei greci, quando la poesia voleva dire azione, tant'è vero che san Francesco non amava la poesia che si legge, ma quella che si pensa, si sente, si soffre, quella che si coglie a lampi nella fugacità delle creature, e non amava la poesia che si scrive, ma quella che si vive, lavorando, sacrificandosi, combattendo, morendo e perciò invece di cantare le lodi della povertà, preferiva spogliarsi nudo e vivere povero; invece di cantare la carità, preferiva curare i lebbrosi, e morir di freddo per cedere la tunica a un mendicante; invece di esaltare fiori e uccelli, selve e montagne, preferiva vivere con loro e farsi uno di loro."

(M. Sticco, scrittrice)

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"S. Francesco fu un precursore del suo tempo; egli anticipò tutto quello che di più nobile e simpatico è nello spirito moderno: l'amore alla natura, l'amore agli animali, il sentimento di pietà sociale, il significato dei pericoli spirituali che sono nella prosperità e nel possesso dei beni terreni."

(G. K. Chesterton, scrittore e saggista britannico; 1874 - 1936)

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"Per me San Francesco è l'esempio tipico di colui che, chiamato ad affrontare un combattimento, riesce, dopo una durissima e implacabile lotta, a realizzare il supremo dovere che s'impone all'uomo e che è al di sopra della morale stessa, della verità e della bellezza: trasformare in spirito la materia che Dio gli ha affidato."

(Nikos Kazantzakis, scrittore, poeta, critico greco, nato a Creta; 1883 - 1957).

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