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"L'album Che Uccise Gli Anni 60: Ziggy Stardust di Bowie ha ridefinito il significato dell'arte del rock"
(The Album That Killed The Sixties: Bowie's Ziggy Stardust redefined the meaning of rock artistry)
di Mark Paytress
Record Collector, giugno 1998

All'inizio del 1972 David Bowie stava ancora lottando per scuotersi di dosso l'etichetta di musicista da un successo solo ["one hit wonder"], che lo aveva perseguitato da Space Oddity, nel 1969. Alla fine dell'anno era la figura più controversa del rock. La sua ingenua affermazione "sono gay" al Melody Maker, in gennaio, fu un grande primo passo. Il memorabilmente intitolato The Rise And Fall Of Ziggy Stardust And The Spiders From Mars, pubblicato quella estate, giustificò ampiamente l'attenzione dei media. A dicembre fu applaudito "album dell'anno".

Meglio ancora, per ogni fan di Bowie, c'erano almeno due persone che lo accusavano di distruggere le fondamenta su cui il rock'n'roll, non il rock, era basato. Era un simulatore, dicevano, un ciarlatano che stava minando una onesta forma d'arte con una serie di scadenti cambi di costume. I suoi detrattori archiviavano anche la sua musica come un passo indietro: riff rock'n'roll rimaneggiati resi più immondizia per via dello specchio favorito di Bowie, i Velvet Underground. Non era, dicevano, una naturale progressione dalla delicata artisticità dei cantautori e dei cantanti rock sinfonici. E la montatura giornalistica. Oh, la montatura giornalistica!


Da quando i Beatles avevano cominciato ad avere grandi successi con canzoni scritte da loro, il pop aveva cominciato a crescere. Velocemente. Forse troppo velocemente. Dieci anni dopo Love Me Do, i dischi erano descritti con un linguaggio rubato ai critici della musica classica o dei libri. Le rock star erano festeggiate come tanti Picasso con la chitarra. Lisciavano le loro barbe mentre le riviste rock accarezzavano i loro ego.

Ziggy Stardust
di Bowie - l'album, il personaggio, lo show sul palco, il (mancato) film - impiantò un seme che avrebbe distrutto larga parte di tutto questo. Il punk rock avrebbe avuto un aspetto (e probabilmente un suono) diverso se Bowie non avesse modificato le regole cinque anni prima.

L'uomo aveva cervello. Non ha mai aderito alla opinione di essere un rivoluzionario della musica, destinato a rimanere inascoltato al di fuori del suo circolo cabalistico. Invece, Bowie calcolò. Lo fece perché Ziggy Stardust era, dopo tutto, un concept album, con il suo proprio senso narrativo, e Bowie una star che rapidamente divenne così grande che i giornalisti furono tenuti a bada.

Una perfetta faccia Mod negli anni 60, ossessionato dai bottoni, il Bowie dell'era di Arancia Meccanica aveva adattato i regolamenti del rock perché si addicessero a se stesso. Era una star ed un'anti-star, il cui groviglio di contraddizioni compendiava sia la profondità che la fugacità.

Ziggy Stardust: il conto alla rovescia

10 - periferia
La pace della casa dei sogni post-bellica della famiglia Jones a Bromley, Kent, è scossa un giorno del 1956. E' quando David Bowie scopre la potenza del rock'n'roll guardando sua cugina Kristina ballare su Hound Dog di Elvis Presley. Si immerge nei suoni (soprattutto) dell'America nera, suona al campeggio e si procura un sassofono. Nel 1963 sale sul palco con i Kon Rads. Entro un anno li lascia per aderire al più coraggioso movimento R&B e pubblica il primo di alcuni singoli con varie band di accompagnamento. Sono tutti insuccessi. Nel 1967, ora con il nuovo nome di David Bowie, lascia la periferia e va in città, guidato dal manager di vecchia scuola Kenneth Pitt.

9 - Terry
Alias David Bowie, la biografia del 1985 di Peter e Leni Gillman, ha aggiunto una nascosta, inesplorata dimensione alle radici del lavoro di Bowie: la sua famiglia. Quando l'ufficio di Bowie negò ogni relazione tra il suo lavoro ed "il trauma che ha afflitto la sua famiglia", era credibile quanto un Ministro degli Interni che insista che non c'è alcuna connessione tra la povertà ed il crimine. Terry Burns, il fratellastro di Bowie, era l'outsider della famiglia. Era anche uno schizofrenico, che dalla metà degli anni 60 viveva nel suo inferno personale. Intelligente, più vecchio, e libero di pensiero, Terry - che raramente era a casa - era un oggetto di ammirazione per Bowie. Era facile prendere per un genio quel colto fanatico del jazz. Infatti, la relazione tra la follia e l'arte è stata sempre una patata bollente nei secoli, ed il giovane David, percependo che la rigida ordinarietà del mondo non era per lui, trovò conforto nel suo fratellastro Terry, che è diventato un'ispirazione per alcune canzoni di Bowie. Terry trascorse la maggior parte del tempo negli istituti psichiatrici fino al suo suicidio nel 1985.

8 - Vince
L'Ascesa e la Caduta dei residui del rock'n'roll, Vince Taylor è ancora una storia poco conosciuta al di fuori della cerchia dei ricercatori dei dettagli del rock. Ma Bowie, che ebbe un memorabile incontro con l'uomo di Brand New Cadillac nel 1966, sa tutto di questo. Una volta incontrò Taylor, che era carponi fuori della stazione della metropolitana di Tottenham Court, che parlava dei segreti più nascosti del mondo. "Pensai, c'è qualcosa in questo", disse successivamente. "E' troppo bello". Nessuno sa cosa era successo alla mente di Vince Taylor, sebbene le droghe e l'alcol facessero parte della sua dieta quotidiana. Prima di sprizzare misticismo e dichiarare di essere Gesù, cosa cui era abituato dal 1967, Vince Taylor era un rocker vestito di pelle che era stato un eroe tipo Elvis per il pubblico francese, prima in quel decennio. Un personaggio alla Jekyll e Hyde, il comportamento di Taylor era diventato sempre più erratico verso il 1965. Due anni dopo, un bizzarro tour finì improvvisamente quando mandò via la sua band sul palco e fu quasi linciato dal pubblico….Bowie ha recentemente indicato Vince Taylor come una ispirazione per il personaggio di Ziggy Stardust. "Lui è sempre rimasto nella mia mente come un esempio di quello che può accadere nel rock'n'roll", ha detto a Paul Du Noyer. Così come, non c'è dubbio, i destini degli eroi successivi di Bowie, Syd Barrett e Peter Green…

7 - L'Arte
Attraverso la guida di Kenneth Pitt, Bowie cominciò ad avere una fugace visione delle cose migliori nella vita. Lo spettacolo non era più una distrazione dalla banalità ma un energico veicolo per le idee. Incoraggiato dal suo manager, David cercò di diventare un differente tipo di pop star, per tempi più sofisticati. Il risultato? Il suo primo album, pubblicato dalla etichetta di pop progressivo Deram, della Decca, a stento vendette tre copie. Scoraggiato, Bowie si seppellì nella letteratura classica, studiò mimo con Lindsay Kemp, apparve in un paio di film a basso costo, e scrisse la sua prima rock opera, Ernie Johnson. Quando i conti da pagare cominciarono ad accumularsi, formò un trio di cabaret con pretese artistiche, i Feathers, e trasformò il retrobottega di un pub di Beckenham in un Arts Lab.

6 - Il Successo
All'inizio del 1969, il dilettante tornò a scrivere canzoni con Space Oddity. Tutti coloro che la ascoltarono ne furono colpiti, ad eccezione del produttore Tony Visconti, che credeva che Bowie si sarebbe perso nel mercato commerciale e non volle averci niente a che fare. Con un nuovo contratto di una anno con la Philips/Mercury, Bowie mise nel singolo tutti gli ingredienti giusti. Nel periodo immediatamente seguente allo sbarco sulla luna, il 45 giri, che si muoveva in classifica molto lentamente, arrivò nelle classifiche Britanniche in autunno, fermandosi al n.5. La nave spaziale di Bowie tornò indietro con uno schianto, però, quando lui andò in tour con gli Humble Pie. Quando cercò di fare il suo pezzo di mimo davanti ad un pubblico hard rock la giovane star fu costretta ad una imperturbabile ritirata.

5 - Angie
Ziggy Stardust non aveva mai pensato di aver bisogno di così tante persone, ma nel 1970 Bowie certamente si. Il primo del suo triunvirato di aiutanti fu una chiassosa studentessa americana di economia, Angela Barnett. Si incontrarono nell'aprile del 1969, andarono a vivere a Beckenham (nella grandiosamente chiamata Haddon Hall) nello stesso anno, e si sposarono nel marzo del 1970. Avere attorno Angie, che gli dava amore ed incoraggiamento, significò che c'era poco spazio di manovra per Kenneth Pitt. Nella primavera del 1970 Pitt era andato via. Con Angie lì a fare pressione, Bowie si concesse di far cadere la parvenza di formalità che aveva mantenuto in presenza di Pitt. Ora, era libero di portare un più incondizionato assalto al mondo del rock che lo aveva ignorato per così tanto tempo.

4 - Ronno
"Il mio Jeff Beck", disse Bowie anni dopo. Mick Ronson fu un ingrediente vitale nella transizione del cantante da bardo arty e acustico in un vero e proprio rocker. Avendo perfezionato le sue abilità di chitarrista nel gruppo migliore di Hull, i Rats, Mick Ronson si unì a Bowie per la prima volta nel febbraio del 1970, nel periodo in cui il cantante stava accarezzando l'idea di tornare alla struttura di band. Con Tony Visconti (basso) e John Cambridge (batteria) i due formarono gli Hype, una unità proto-glam, piena di costumi e di rock. Quel progetto ebbe vita breve, e dopo che Ronson e Visconti crearono la base heavy metal per le canzoni di Bowie nell'album The Man Who Sold The World, il timido chitarrista ritornò a Hull, fin quando non ricevette una seconda chiamata da Bowie nell'aprile del 1971.

3 - Tony DeFries
O "L'Uomo Che Ha Venduto Bowie al Mondo". Tony DeFries entrò nella vita di Bowie nel marzo 1970, guadagnò velocemente la sua fiducia, e soprintese alla trasformazione nella sua carriera che lo salvò dall'essere uno scherzo rincorri-mode per diventare L'Uomo degli anni 70. DeFries creò la condizioni in cui Bowie potesse fiorire. Assicurò un contratto favorevole con la Rca, diede a Bowie il tempo e lo spazio per scrivere e lo avvolse in tutti i segni esteriori della celebrità - guardie del corpo, hotel di prima categoria, sgargianti scrocconi, esclusività - anche prima che arrivassero le vendite dei dischi. Pianificò la campagna di Bowie con precisione militare, facendo arrivare i critici dagli Stati Uniti per assistere alle prime date dei concerti, coltivando il supporto dei settimanali musicali britannici, ed enfatizzando il suo incarico ad ogni opportunità.

2 - Warhol
Bowie ascoltò per la prima volta i Velvet Underground nel 1966, quando Kenneth Pitt tornò da un viaggio a New York con una prova di stampa dell'album di debutto della band. Il disco attraversava tutta la gamma dal romanticismo pop alla dissolutezza e alla distruzione, uno specchio perfetto per il nome del gruppo. Ma soprattutto i Velvet Underground erano come i Monkees al contrario - portati all'esistenza attraverso il mecenatismo dell'artista Andy Warhol, erano pupazzi di un tipo più sinistro, che avevano eliminato il sorriso dalle loro facce ben nutrite, con spettacoli di vari media mescolati (mixed-media), estendendo il principio del piacere fino ad incorporare il dolore. Un'altra icona di Bowie, Iggy Pop, faceva più o meno la stessa cosa, ma solo con più dramma, e se Bowie aspirava a qualcosa nei primi mesi degli anni 70, allora era avere il corpo di Iggy e la testa di Warhol. Come Warhol, Bowie apprezzava i temi contemporanei della celebrità e del disastro, che avrebbero avuto il loro apice, cosi spettacolarmente, nel progetto Ziggy Stardust. Egli inoltre capì e accettò l'idea dell'artista della "costruzione" di una star, che era in contraddizione con la visione classica dell' "artista". Nel mondo di Warhol non solo l'arte ma anche l'artista stesso erano artificio. Per qualcuno con un ego così delicato come Bowie quella era una grande protezione.

1 - Bolan
Marc Bolan era stato un vecchio avversario di Bowie dalla metà degli anni 60, quando entrambi potevano essere trovati in noti ritrovi del centro di Londra, in odore di celebrità. Nel 1971 Bolan era stato considerato la prima superstar della nuova decade. Sebbene fosse arrivato nelle classifiche da un background hippie, Bolan fu subito considerato come un nuovo tipo di interprete, che aveva riportato il glamour, la semplicità ed il sesso nel pop. Il suono dei suoi T.Rex rievocava il trucco dei tre accordi del vecchio rock'n'roll, mentre la sua immagine era in forte contrasto con il rock da blue jeans che aveva gettato una monotona ombra sull'eredità della psichedelia. Quello che David Bowie portò nei primi anni 70 fu tutto questo e più di questo. A differenza di Bolan, che trovò difficile cambiare quando si trattò di mantenere la celebrità per cui aveva combattuto, Bowie - come dice la canzone - ha fatto del concetto di cambiamento il tema della sua vita. Sotto questo aspetto poteva ottenere almeno un po' di rispetto dagli altrimenti diffidenti quartieri del progressive. Questo è il motivo per cui, a differenza di Bolan, Bowie ha venduto i suoi album, ed alla fine è anche riuscito a sfondare in America. Bolan gioiva della sua celebrità; Bowie (o era Ziggy?) ha fatto la critica della sua.

…Partenza!

The Rise And Fall Of Ziggy Stardust And The Spiders From Mars
fu pubblicato nel giugno 1972. Il posto più alto raggiunto in classifica fu il n.5 in Gran Bretagna. Non entrò in classifica negli Stati Uniti. Nel sondaggio dello scorso anno di Channel 4/HMV/The Guardian "Music Of The Millennium" ["Musica del millennio"] era al n.20.

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Circus luglio 1972

Un giorno in un lontano futuro, quando guide armate porteranno turisti interplanetari in giro tra le rovine della civiltà occidentale, forse venderanno anche statuette di metallo cromato di David Bowie - il giovane inglese che, se non disse che sarebbe successo, almeno fu sentito urlare "Attenzione!".

L'ultima esclamazione di David è arrivata nella forma di un ritratto in forma di canzoni dell'ultima, definitiva star rock'n'roll. Ziggy è una figura staccata dal mondo che sa davvero cantare e "sconfiggerli con un sorriso". Con la perizia lirica che ha dimostrato in Hunky Dory e nei primi album, Bowie spassionatamente fa la cronaca del percorso ascendente di Ziggy, del suo regno e del suo inevitabile declino.

Dall'inizio alla fine questo è un LP di abbagliante intensità e di disegno folle. Bowie ottiene con le parole il tipo di effetto che gruppi come i Pink Floyd stanno cercando con gli strumenti ed il volume. A volte si è quasi ipnotizzati dal ruzzolare di immagini e dalla pura e semplice forza della performance di Bowie.

Uno sbalorditivo lavoro geniale. Non il tipo di album da tutti i giorni, ma un album per ogni giorno - almeno fino alla Fine.

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Cashbox 1972

Se mettono ancora dischi nelle capsule del tempo, allora ci piacerebbe raccomandare il nuovo di Bowie per l'inclusione. L'ultima invasione della mente su larga scala di David è il racconto della saga del viaggio di una star del rock'n'roll attraverso un giardino di delizie ultraterrene..... È un incubo di un'epoca elettrica. È una fredda e dura bellezza. È un altro esempio dello scintillante genio di David Bowie. Un album da portare con sé negli anni '80.


[Queste frasi, estratte da una recensione dell'album apparsa su Cashbox nel 1972, furono utilizzate dalla RCA per la promozione dell'album].


[Traduzioni originali dall'inglese. Tutti i diritti riservati]

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pagina aggiornata 5 settembre 2004