Modulo due

 

 

Attivo e passivo, va bene, ma "deponente"?...

 

Per quanto riguarda le forme delle diatesi attiva e passiva, rimandiamo alla formarum descriptio . Cerchiamo di scoprire il valore della forma cosiddetta "deponente". Il riferimento più coerente è quello alla forma " media " della lingua greca, pur non essendoci una diretta derivazione. Non sarà inutile qualche parola sul valore del medio in greco, aiuterà - almeno lo spero - a capire non tanto la coniugazione, cosa in sé assai facile, quanto l'uso del deponente latino.

In Greco, il MEDIO indica che l'azione viene compiuta in relazione al soggetto, nella sfera dei suoi interessi. Non tutti i verbi hanno la diatesi media, altri invece si presentano solo in tale forma e hanno un valore affine a quello dei verbi deponenti latini, dato che il loro significato è attivo.

In relazione al valore dell'azione espressa dalla diatesi media, possiamo distinguere

- medio di interesse (il soggetto compie l'azione per sé, in relazione al proprio interesse)
- medio dinamico (il soggetto partecipa all'azione con particolare attenzione e impegno)
- medio causativo (il soggetto, sempre nel proprio interesse, fa compiere un'azione ad altri)
- medio riflessivo [a volte (c'è discussione tra gli studiosi), il medio greco corrisponde al nostro riflessivo].

Cominciamo dalla fine: in latino la diatesi media con valore riflessivo, con una ovvia punta di interesse da parte di chi compie l'azione stessa, viene espressa con la forma passiva:

lavor = mi lavo

induor = mi vesto

vehor = mi sposto

excrucior = provo tormento

C'è anche la forma cosiddetta riflessiva pronominale, come in italiano, ad esprimere una maggiore volontarietà, una maggiore scelta da parte di chi compie l'azione:

Move te ocius ! (Ter.) = muoviti velocemente!

Per quanto riguarda le altre forme, al di là delle sfumature, resta anche in LATINO il valore generale di una partecipazione particolare del soggetto all'azione che viene espressa dal verbo :

Caesar milites hortabatur ut ...

Cesare esortava i soldati affinché ....

(per un quadro completo della coniugazione, cfr. formarum descriptio )

... e il nome ? perché questo nome ?

" Deponere " significa "lasciar andare, abbandonare", con riferimento, secondo antichi grammatici, all'abbandono del significato passivo, pur mantenendone la forma. Più probabile è che tali verbi avessero in origine una doppia forma, attiva e media, e che nel corso del tempo la forma attiva sia sparita e quella media ne abbia assunto il significato. Ne sarebbe testimonianza la persistenza di alcune doppie forme, quali revertor e reverto ("io ritorno", con appena una lieve sfumatura di maggiore partecipazione, interesse, nella forma media).

semideponenti ...

Se la forma passiva (sempre con significato attivo) è presente solo nel perfetto e nei tempi da esso derivati, il verbo si chiama semideponente (anche qui, cfr. formarum descriptio ):

soleo, es, solitus sum, solere = essere solito, solere

audeo, es, ausus sum, audere = osare, avere il coraggio di..

fido, is, fisus sum, fidere = fidarsi, avere fiducia in ...

...

... riprendendo il filo del discorso ...

Dunque, diatesi attiva, passiva e deponente. Soprattutto nell'uso dei verbi deponenti occorre grande attenzione alle sfumature di significato, occorre abituarsi a rendere in italiano tali sfumature con grande libertà, senza indulgere a quella "traduzione letterale" che per chi scrive è espressione del tutto priva di senso:

Hostes confidebantur natura loci (Ces.)

I nemici, tutti insieme (è il valore di CUM , trasformatosi nel prefisso CON -), avevano fiducia che la particolare disposizione di quel luogo ( natura loci ) li favorisse . Il verbo favorire non è presente nella frase latina, ma è assolutamente implicito nell'uso della forma deponente confidebantur , che contiene il senso dell'unione, della fiducia, nonché l'interesse personale.

A sua volta, natura è ablativo, richiesto dal verbo confidere quando oggetto della fiducia è una cosa. nel caso di una persona ( confido tibi ), si usa il dativo.

... il rapporto soggetto - verbo (alcuni esempi di concordanze)

Nella sua forma più semplice, il soggetto va al caso nominativo e la forma verbale si accorda con il soggetto nella persona e nel numero. Se la forma verbale è costituita dall'insieme del verbo esse e di un participio (es. urbs capta est = l a città fu conquistata ; maiores colendi sunt = gli antenati devono essere onorati ), allora la concordanza avviene anche nel caso ( capta è nominativo singolare femminile, in quanto il participio si comporta come un aggettivo qualificativo a tre uscite; colendi è nominativo plurale maschile).

Un caso interessante è quello di un soggetto neutro e di un predicato nominale costituito da un sostantivo che abbia le forme maschile e femminile: Il tempo è maestro = tempus (neutro) est magister (maschile). Si usa sempre la forma maschile.

Quando si hanno più soggetti, esistono alcune distinzioni:

- se tra i soggetti è presente il pronome di prima persona, il predicato va alla prima persona plurale:

... et illi et nos omnes sine dubio moriemur = ... sia quelli, sia noi tutti, senza alcun dubbio, moriremo

- se i soggetti sono esseri animati, indipendentemente dal loro genere, il predicato nominale va sempre al maschile. Si usa il femminile solo quando TUTTI i soggetti sono di genere femminile:

Marius et Paulus et Cornelia nobis invisi sunt

- se i soggetti sono esseri inanimati, il predicato nominale va al neutro

Vir tus (femm.) et vitium (neutro) humana (neutro plurale) sunt = la virtù e il vizio sono cose umane

- con soggetti diversi, alcuni animati, altri inanimati, il predicato concorda con la parola alla quale si vuole dare maggiore rilievo:

dux et setpima legio profecti sunt ... = il comandante e la settima legione partirono ...

Agente e Causa efficiente

"Mi spinge il desiderio della gloria" = Me trahit laudis studium

"la capacità di parlare ci è data dalla Natura" = Eloquentia nobis a natura data est

In presenza di un verbo transitivo, è sempre possibile passare dalla forma attiva a quella passiva. In tal caso, il soggetto si trasforma in complemento d'agente (nel caso di una persona o di una personificazione) o in complemento di causa efficiente (nel caso di una cosa)

Trasformiamo in passiva la prima frase di esempio, ottenendo " sono trascinato dal desiderio della gloria "; dato che " desiderio " non può essere considerato una personificazione, avremo il complemento di causa efficiente, che va reso con l'ablativo senza preposizione:

Trahor laudis studio

Nel secondo esempio, la frase è già passiva e il complemento è considerato "di agente", in quanto la natura viene "personificata" (si noti la lettera maiuscola nella frase italiana). Il complemento d'agente viene reso con l'ablativo preceduto dalla preposizione a (davanti a consonante) o ab (davanti a vocale).

I verbi con il cosiddetto "doppio nominativo"

Si dicono verbi COPULATIVI quei verbi che non esprimono da soli un senso compiuto e sono adoperati talvolta in funzione di copula, vale a dire che sono seguiti da un predicativo:

Egli divenne ricco = Ille dives factus est (da fio,fis ...)

Egli nacque povero = Ille pauper natus est

Egli fu eletto console = Ille consul creatus est

...

Si tratta dunque di verbi INTRANSITIVI che indicano un "modo di essere" e di verbi PASSIVI che significano "essere chiamato, stimato, ritenuto, eletto ..." (verbi appellativi, estimativi, elettivi). Si osservi dagli esempi come questi verbi abbiano due nominativi, quello del soggetto e quello della parte nominale del predicato.

Se i verbi copulativi sono retti da un verbo SERVILE (sono detti SERVILI i verbi che ricevono senso compiuto da un infinito che li accompagna ( possum , soleo , coepi , volo , nolo , malo . ..)), hanno il doppio nominativo, purchè il soggetto dei due verbi sia lo stesso: nemo potest esse beatus sine deorum auxilio .

Un verbo copulativo assai peculiare è VIDEOR . Si tratta in sostanza della forma passiva di VIDEO ("io vedo"), ma raramente è usato in tale accezione. Più spesso ha valore intransitivo e significa "sembro". Si rimanda alla formarum descriptio per maggiori particolari, ma qui vogliamo ricordare che, mentre in italiano è più in uso la costruzione impersonale ("mi sembra che tu sia onesto"), in latino occorre usare la costruzione cosiddetta personale, con l'infinito del verbo retto da videor e il nominativo della parte nominale del predicato:

mi sembra che i Galli siano valorosi = i Galli sembrano a me essere valorosi = Galli mihi fortes esse videntur

Hanno la costruzione personale (vale a dire del nominativo e infinito) anche i verba dicendi e narrandi al passivo ( dicor , narror , putor , existimor ...), i verba iubendi , sempre al passivo ( iubeor , vetor , sinor ...). Va ricordato che i verba dicendi e narrandi , nei tempi composti col participio perfetto, hanno di preferenza la costruzione impersonale, con l'accusativo e infinito:

Homerus dicitur caecus fuisse

Carthago oppugnata ( esse ) nuntiabatur

Romae nuntiatum est Veios captos esse (Veios è pluralia tantum ( nomi che hanno solo il plurale. Esempio: Syracusae,arum = la città di Siracusa. Si indica il valore collettivo del nome stesso ) e indica la città di Veio)

Il Vocativo

Se si osserva il prospetto delle desinenze nominali , si può notare che il vocativo non ha desinenze specifiche, ma usa quelle del nominativo, tranne che per i nomi in - us della seconda declinazione. Tale processo di sostituzione da parte del nominativo inizia già nel periodo arcaico. In ogni caso, il vocativo indica la persona a cui ci si rivolge direttamente. A volte è accompagnato da interiezioni ( o , io , heus ...):

Io miselle passer ... (Cat.) = Ahimé, passerotto sventurato ...!

Dic verum mihi, Marce ... (Marz.) = Dimmi la verità, Marco ... !

Come si vede, il vocativo è considerato una sorta di inciso, senza legami grammaticali con il resto della frase.