Modulo uno

 

 

INIZIAMO IL CAMMINO ...



 

Nomi, aggettivi, pronomi, verbi hanno la cos iddetta flessione, vale a dire una modificazione della parte finale della parola. La flessione dei nomi, degli aggettivi e dei pronomi si chiama declinazione, quella dei verbi si chiama coniugazione.


Vide - o puella - m
Vide - o puella - s


La parte invariabile della parola si chiama tema e indica ciò che la parola rappresenta, significa; la parte variabile della parola si chiama invece desinenza e indica la funzione di una parola nella frase.
In italiano, oltre all'articolo e alle preposizioni, la funzione di una parola nella frase è indicata anche dalla sua posizione:


l a mamma mangia la mela
la mela mangia la mamma


A parte l'assurdità del secondo esempio, è evidente l'importanza della posizione delle parole. La stessa cosa non avviene in latino, poiché l'indicazione della funzione è affidata alla sola desinenza:


Marc us appella t puell am
Marc us puell am appella t
Puell am appella t Marc us
Appella t puell am Marc us


Sono frasi che hanno tutte il medesimo significato, dato che la desinenza –us indica il soggetto, la desinenza –t  indica la terza persona singolare, la desinenza –am indica il complemento oggetto.


  Formalizzando, una parola variabile è composta di


RADICE – TEMA – DESINENZA


La radice è l'elemento base di una parola, quello comune a tutte le parole che appartengono alla stessa famiglia;  Il tema è un elemento che alla radice ha aggiunto infissi, prefissi o suffissi e costituisce la base per la flessione, vale a dire che il tema è la parte a cui si aggiunge la desinenza;
la desinenza indica caso, numero e genere di un nome, aggettivo o pronome, persona, numero e forma di una voce verbale.


Es. legebamus : leg è la radice; legeba è il tema (radice+vocale tematica+suffisso); mus è la desinenza.


I CASI E I GENERI


I casi, cioè le forme che uno stesso nome assume attraverso il cambiamento della desinenza,sono sei: nominativo, genitivo, dativo, accusativo, vocativo, ablativo. Uniti a una preposizione oppure da soli, essi esprimono le espansioni del discorso, quelle comunemente note come complementi. 

Come prima indicazione di fondo, si dirà che


- il nominativo è il caso del soggetto e di ciò che gli è riferito
- il genitivo       ha numerose sfumature di senso, ma in generale si può dire che indichi il complemento di specificazione
- il dativo          indica la persona o la cosa a cui un'azione è rivolta e che da tale azione trae vantaggio o danno
- l' accusativo    ha numerosi valori, il più importante dei quali è quello di indicare il complemento oggetto o diretto
- il vocativo da alcuni non è considerato tra i casi, tende ad assumere la stessa forma del nominativo ed indica la persona a cui ci si rivolge direttamente
- l' ablativo     ha ereditato le funzioni di vari casi indoeuropei ed ha quindi diversi valori, tra i quali quello di indicare il punto dal quale un movimento si avvia. Assume anche funzione strumentale oppure di indicazione di luogo e di tempo.


I generi sono tre, ma sarebbe forse più corretto dire che sono due, uno che riguarda gli esseri animati e uno che riguarda gli esseri inanimati. Nel protoindoeuropeo era così: solo più tardi, all'interno del genere "animato" si cominciò a distinguere tra elementi maschili ed elementi femminili.Il femminile sarebbe, in sintesi, una suddivisione interna al genere "animato".


DECLINAZIONI


La declinazione era per i latini un "allontanarsi" da un caso retto (il nominativo) ( declinare = “scivolare verso il basso”) : i nomi sono ordinati in cinque gruppi, detti appunto declinazioni, che si distinguono dalla desinenza del genitivo singolare:


I declinazione (genitivo singolare AE )
II declinazione (genitivo singolare I )
III declinazione (genitivo singolare IS )
IV declinazione (genitivo singolare US )
V declinazione (genitivo singolare EI )

Per le desinenze complete, si faccia riferimento al prospetto riassuntivo presente nella Formarum Descriptio .


LA STRUTTURA DELLA FRASE LATINA

Come indicazione generale, il latino dispone le parole nel seguente ordine:

soggetto
complemento oggetto o diretto
altre espansioni
forme verbali

Es .  
Magistra discipulam in via videt
La maestra vede l'alunna nella via

Non si tratta però di una norma vincolante: per motivi espressivi le variazioni possono essere molte; se ad esempio la frase fosse costruita

Discipulam in via magistra videt

il senso sarebbe lo stesso, ma l'autore avrebbe voluto indicare, ponendo in posizione rilevante discipulam e il complemento in via, che il fatto da sottolineare è che la fanciulla si trovi per strada, non tanto che la maestra la veda. Lo stesso effetto si otterrebbe con una costruzione del tipo

In via discipulam magistra videt.

In quest'ultimo caso, il fatto che in via si trovi all'inizio della frase sembra celare una sorta di riprovazione da parte di chi racconta. Ci si immaginerebbe un punto esclamativo alla fine della frase:

Per strada la maestra vede una sua alunna!!

ALTRI ELEMENTI DELLA FRASE :

Il genitivo in genere precede il termine al quale è riferito (ad esempio, però, nelle espressioni formulari il genitivo segue il nome: pater familias , tribunus militum ...)

Fluvii ripae abruptae erant
Le rive del fiume erano scoscese

Anche l'aggettivo precede in genere il sostantivo al quale è riferito:

Olim rusticus mus urbanum murem in villulam suam invitavit

Una volta un topo di campagna (rusticus) invitò un topo di città (urbanus) nella sua piccola abitazione (villula)

Rusticus e urbanum precedono rispettivamente mus e murem . Diversa è la posizione dell'aggettivo suam : per motivi espressivi è a volte opportuno che l'aggettivo segua il sostantivo. In questo caso il suam posposto pone in evidenza il possessore rispetto alla cosa posseduta.

Ancora un esempio:

Numquam est fidelis cum potente societas ...
(da Fedro)

La disposizione delle parole è qui uno "specchio" delle intenzioni dell'autore, che vuole sottolineare innanzitutto la forte negazione, poi, in associazione alla negazione stessa, l'aggettivo fidelis , di per sé positivo. Il soggetto alla fine è a questo punto una sorta di punto fermo, limitato da quel cum potente posto non casualmente tra aggettivo e sostantivo.


ESPANSIONI DI LUOGO

Stato in luogo

Indica lo "spazio" all'interno del quale si svolge l'azione. Nelle sue forme più comuni, vale a dire IN e SU, si presenta nella forma IN con l'ablativo


In silva sumus, in colle sumus
Siamo nel bosco, siamo sul colle


In questa forma viene reso il complemento di stato in luogo con i sostantivi comuni, con i nomi di regione e di isola di grandi dimensioni. Segue poi una serie di particolarità, per le quali rimandiamo alla parte di formalizzazione. Certo è che a questo punto, in genere, inizia una sorta di "rifiuto" da parte degli studenti. la mentalità pratica dominante conduce alcuni a dedurre, dalla presenza di certe suddivisioni, una sostanziale "inutilità" dello studio del Latino.

In realtà sarebbe opportuno non chiedere mai a uno studente di imparare qualcosa senza capirne il perché: è un errore grave, nel quale si incorre di frequente. La struttura on line di questo corso impone una sorta di prescrittività, ma nella pratica quotidiana, nel rapporto diretto con gli studenti, occorre far leva sull'interesse che ogni essere umano ha nei confronti di ciò che lo spinge a riflettere, ad associare eventi e circostanze, a dedurre.

MOTO a (da, per) LUOGO

Il complemento di moto a luogo si usa di regola con sostantivi verbali e verbi che indicano appunto il movimento verso un luogo determinato. La norma generale è
IN con l'ablativo (se si vuole indicare il termine d'arrivo)
AD con l'accusativo (se si indica direzione, avvicinamento)

Il moto da luogo indica invece la provenienza. Nella sua forma più comune si presenta con l'ablativo preceduto da A (con parola che inizia per consonante) o AB (con parola che inizia per vocale).
Se si proviene da un luogo circoscritto o chiuso, si usa l'ablativo preceduto da E o EX
Se si proviene dall'alto, si usa l'ablativo preceduto da DE

Il moto per luogo indica il passaggio attraverso un luogo. Si rende con l'accusativo preceduto da PER


IL TEMPO

Come norma generale, si ha l'ablativo senza preposizione per il complemento di tempo determinato

Autumno Aestate Vere Hieme
(in autunno, in estate, in primavera, in inverno)
hora tertia

Si ha invece l'accusativo, preceduto o meno da PER , per il tempo continuato.

( Per ) tres horas ... = "per tre ore"

I sostantivi che accennano a circostanze di tempo (eventi particolari, momenti di pace o di guerra...), a periodi dell'età umana o alla carica pubblica che si riveste, usano l'ablativo senza preposizione se sono accompagnati da un aggettivo attributivo; usano invece IN con l'ablativo se sono da soli:

Bello Punico Secundo
Mea adulescentia
In senectute
In iuventute


LO STRUMENTO

Se il mezzo è espresso con un nome di cosa, si usa l'ABLATIVO senza preposizione;
se invece è espresso con un nome di persona, si usa l'ACCUSATIVO preceduto dalla preposizione PER

S uis lacrimis dominam ad pietatem movet
Litteras per servos mittere

COMPAGNIA e UNIONE

Indica la persona o la cosa assieme alla quale avviene qualcosa oppure si trova qualcuno o qualcosa (persona o cosa)
Si usa l'ABLATIVO preceduto dalla preposizione CUM

Caesar cum legionibus proficiscitur
Hannibal cum ceteris copiis pervenit
Dumnorix cum equitibus discessit .


IL VERBO LATINO: PRIMI PASSI (vedi anche Formarum Descriptio )

Un verbo regolare latino ha tre temi, per mezzo dei quali si ottengono tutte le forme: tema del presente, del perfetto e del supino. Si assuma come esempio il paradigma di un verbo della prima coniugazione :

Amo, amas, amavi, amatum, amare = “amare”
(1. e 2. pers. sing. del presente - 1. persona sing. del perfetto, supino attivo, infinito presente)

Il tema del presente si ottiene dall'infinito presente, togliendo la desinenza ( - are in questo caso ); si ha il tema del perfetto togliendo alla prima persona del perfetto la desinenza - i , mentre il tema del supino si ottiene togliendo al supino attivo la terminazione - um .

 Le coniugazioni latine sono quattro, sostanzialmente corrispondenti a quelle italiane, se si considera che la seconda coniugazione latina ha l'infinito presente in êre , mentre la terza ha l'infinito presente in - ere (con la penultima -e breve): le due coniugazioni latine sono confluite nella seconda coniugazione italiana, che presenta verbi come “avere”, ma anche “leggere”, in cui si conserva la pronuncia delle sillabe finali latine. Dunque, le quattro coniugazioni latine sono :


- verbi in -are ( prima coniugazione ) Amo, as, amavi, amatum, amare

- verbi in -êre ( seconda coniugazione) Moneo, es, monui, monitum, monere

- verbi in -ere (terza coniugazione) Lego, is, legi, lectum,legere

- verbi in -ire (quarta coniugazione) Audio, is, ivi, itum,ire

L'AUSILIARE ESSE

Il verbo ausiliare ESSE ("essere") ha coniugazione a sé, pur presentando notevoli punti di contatto con le altre coniugazioni. Non sono presenti tutti i tempi e modi, per cui presentiamo qui le forme del presente e imperfetto indicativo e rimandiamo alla tabella di riferimento per la coniugazione completa:


Presente indicativo

SUM (io sono)
ES (tu sei)
EST (egli, ella, esso è)

SUMUS (noi siamo)
ESTIS (voi siete)
SUNT (essi, esse sono)

Imperfetto indicativo

ERAM (io ero)
ERAS (tu eri)
ERAT (egli era)
ERAMUS (noi eravamo)
ERATIS (voi eravate)
ERANT (essi erano)


(I pronomi personali vengono in genere sottintesi, a meno che non si desideri porre in particolare rilievo la persona che compie l'azione. Anche per essi si rimanda alla FORMARUM DESCRIPTIO per la declinazione completa.)