Modulo sette

 

 

... la narrazione ... con l'inserimento di un discorso ...

"Allora le donne sabine, che avevano subito l'offesa dalla quale era sorta la guerra, sciolti i capelli, lacerate le vesti, superato, a causa del dolore, il timore proprio delle donne, osarono gettarsi in mezzo ai dardi e, slanciandosi dall'esterno, separare le schiere nemiche, dividere le ire, pregando sia i padri che i mariti perché non si bagnassero in modo nefando del sangue di generi e suoceri, perché non macchiassero la loro progenie con l'uccisione di congiunti, gli uni i nipoti, gli altri i figli. « Se vi rincresce la parentela, se vi rincresce il matrimonio, volgete la vostra ira contro di noi! Noi siamo causa della guerra, del sangue, dell'uccisione di mariti e padri. Sarà per noi preferibile morire piuttosto che vivere vedove o orfane senza gli uni o gli altri di voi ». L'evento commuove sia la folla che i capi e si fa silenzio, un'improvvisa calma, poi i comandanti avanzano per stipulare un accordo, e non solo fanno pace, ma uniscono i due regni. [...] La rassicurante pace nata all'improvvisa da una guerra così aspra rese le Sabine più care a mariti e genitori, ma soprattutto a Romolo. Egli, quando divise il popolo in trenta curie, diede ad esse il nome di quelle donne." (da Livio)

Perchè una traduzione dall'italiano? A suo tempo fu dominante l'idea che tale traduzione fosse un assurdo e si concepì lo studio del latino come una guida alla lettura dei testi, il che dal punto di vista teorico non è discutibile, anzi è da sottoscrivere. Se è vero però che "occorre pensare nella lingua che si apprende", è altrettanto vero che ciò non può, a nostro avviso, accadere con le lingue cosiddette "morte". Proprio la difficoltà di sentire come "proprie" certe strutture allontana a volte dallo studio del latino o ne compromette definitivamente l'efficacia. La lingua appare spesso qualcosa di astruso, di inutilmente complicato. Allora, molto umilmente, cerchiamo di partire da ciò che conosciamo, dalla nostra lingua madre, e cerchiamo di vedere se si può giungere a sentire meno estranea una lingua che ha invece una limpidezza straordinaria.

Già all'inizio del nostro brano, ecco due proposizioni relative, legate l'una all'altra. Semplice: pronome relativo + verbo all'indicativo. Non è proprio così: occorre tener conto della necessaria fluidità del racconto e due relative "a catena" rallentano il ritmo della lettura. Nella traduzione abbiamo cercato una forma che conservasse fluidità, ma la lingua latina, dal punto di vista stilistico, richiede qualcosa di più, che NON vi siano due relative. La soluzione di Livio è " quarum ex iniuria bellum ortum erat ", lapidaria ed efficace. Quel quarum , " delle quali ", ha valore di " subita dalle quali ", e rende con evidenza il senso della frase. Certamente l'offesa non era stata fatta dalle Sabine, quindi quel genitivo assume un valore oggettivo che è frequente in latino.

" Sciolti i capelli, lacerate le vesti, superato il timore ... " sono espressioni implicite che hanno esatta rispondenza nella costruzione dell'ablativo assoluto, per cui poniamo in ablativo "capelli, vesti, timore" e accordiamo con tale ablativo i participi perfetti "sciolti, lacerate, superato": crinibus passis , scissa veste , victo pavore .

" osarono ... gettarsi ... separare ... dividere ..." : il verso "osare" è in latino semideponente , audeo , es , ausus sum , audere ". A parte la forma del verbo reggente, la struttura è identica nelle due lingue: ausae sunt se inferre ... dirimere ... dirimere ...

" pregando sia i padri che i mariti ..." Potrebbe venire la tentazione di usare il CUM narrativo, ma sarebbe un grave errore, perchè occorre invece sottolineare l'assoluta contemporaneità dell'atto, da parte delle donne sabine, del gettarsi tra le schiere in lotta e dell'urlare la loro preghiera. Per far questo occorre il participio presente , che indica appunto un'azione che si svolge in contemporanea rispetto al verbo reggente: " orantes patres, viros ...".

" perché non bagnassero .... perché non si macchiassero ..." Siamo di fronte a una finale negativa, che potremo rendere con la struttura base del NE + congiuntivo imperfetto, con esatta rispondenza dei tempi tra italiano e latino: ne se respergerent ... ne macularent ...

Il discorso diretto, con la ricostruzione liviana delle parole delle donne sabine, inizia con un blocco ipotetico: ... se vi rincresce la parentela, se vi rincresce il matrimonio, volgete la vostra ira contro di noi ... Anche qui, siamo di fronte a una perfetta corrispondenza tra le due lingue, infatti in latino avremo il presente indicativo e l'imperativo presente ( Si piget adfinitatis, si piget conubii, vertite iras in nos... ). Nessun reale problema nella parte successiva, fino alla fine del discorso: nos viris et parentibus causa belli, vulnerum ac caedium sumus; melius peribimus (futuro da per - eo ) quam viduae aut orbae vivemus sine alteris vestrum ( vestrum è partitivo).

" per stipulare un accordo .." È una proposizione finale , dipendente da un verbo di movimento, per cui può essere resa in vari modi, ma nella narrazione è frequente l'uso di AD con l'accusativo del gerundio/gerundivo: ... ad faciendum foedus .

" quando divise il popolo in trenta curie ( all'atto di dividere il popolo in trenta curie ) ..." È la classica temporale da rendere con il CUM narrativo: cum populum in curias triginta divideret .

Ecco ora, di seguito, il testo originale di Livio:

Tum sabinae mulieres, quarum ex iniuria bellum ortum erat , crinibus passis scissaque veste , victo malis muliebri pavore , ausae se inter tela volantia inferre , ex transverso impetu facto dirimere infestas acies, dirimere iras, hinc patres, hinc viros orantes ne se sanguine nefando soceri generique respergerent , ne parricidio macularent partus suos, nepotum illi, hi liberum progeniem. « Si adfinitatis inter vos, si conubii piget , in nos vertite iras; nos causa belli, nos vulnerum ac caedium viris ac parentibus sumus; melius peribimus quam sine alteris vestrum viduae aut orbae vivemus». Movet res cum multitudinem tum duces; silentium et repentina fit quies, inde ad foedus faciendum duces prodeunt; nec pacem modo, sed civitatem unam ex duabus faciunt [...] Ex bello tam tristi laeta repente pax cariores Sabinas viris ac parentibus et ante omnes Romulo ipsi fecit. Itaque, cum populum in curias triginta divideret , nomina earum curiis imposuit.