Modulo quattro

 

 

... il dubbio

La lingua italiana ha alcune espressioni che indicano un dubbio più affermato che reale:

Che cosa avrei dovuto dire? Che dovrei fare? Che cosa dovrei aggiungere a tutto ciò?

In latino tali espressioni vengono rese con un congiuntivo indipendente (vale a dire in una proposizione principale), chiamato appunto "dubitativo". Si usa il presente nel caso in cui il presunto dubbio riguardi il presente, l'imperfetto nel caso in cui invece il dubbio riguardi il passato:

Quid dicerem? Quid faciam? Quid adiungam (Cic.) ?

Come si può facilmente osservare, il congiuntivo latino tende a corrispondere in italiano a un condizionale seguito da infinito, in una proposizione di tipo interrogativo. La negazione è NON:

Cur virtutem eius non commemorem? (Perché non dovrei ricordare il suo valore?) da Cic.

... la potenzialità

Altre espressioni italiane, con soggetto un indefinito, esprimono la potenzialità, vale a dire il fatto che una data circostanza possa o meno verificarsi. Come sfumatura di senso, vi è il preannuncio di una possibile obiezione:

Qualcuno potrebbe dire .... Nessuno avrebbe potuto credere ... Chi potrebbe biasimarmi?

Come si vede, tali espressioni hanno indefiniti o interrogativi come soggetto. In latino vengono rese anch'esse con un congiuntivo, presente o perfetto (senza sostanziali differenze) se la potenzialità riguarda il presente, imperfetto se la potenzialità riguarda invece il passato:

Quispiam dicat ( dixerit ) .... Nemo crederet ... Quis me reprehendat ?

La negazione è NON (oppure HAUD ):

Quis non miraretur ? (Cic.) Chi non si stupirebbe ?

È frequente, con gli stessi tempi del congiuntivo, esprimere la potenzialità con il cosiddetto "tu generico":

Diceres ... Si sarebbe potuto dire...

Dicas ... Si potrebbe dire...

... il desiderio

"Possa, potessi, voglia (volesse) il cielo che ..., magari ..., oh se ..." sono tutte espressioni usate per esprimere un desiderio, realizzabile o no:

Voglia il cielo che abbia ricevuto quella lettera!

Volesse il cielo che egli fosse vivo!

(Il primo esempio è un caso di desiderio realizzabile, il secondo di desiderio non realizzabile)

Se si osservano i tempi del congiuntivo usati in italiano e li si confronta con quelli, indicati di seguito, adoperati in latino, si nota come la struttura nelle due lingue sia identica, il che rende estremamente semplice la traduzione. Osserviamo una serie di esempi, con la relativa traduzione in latino, con la premessa che la lingua latina usa far precedere il congiuntivo desiderativo, nella maggior parte dei casi, da UTINAM , che altro non è che l'avverbio UTI rafforzato:

Voglia il cielo che noi si possa provvedere alla nostra salvezza!

Utinam saluti nostrae consulere possimus ! (Cic.)

Volesse il cielo che la legge fosse davvero uguale per tutti!

Utinam lex esset eadem omnibus!

Voglia il cielo che egli abbia detto la verità!

Utinam ille veritatem dixerit !

Volesse il cielo che avessi potuto persuadervi con le mie parole!

Utinam verbis meis vobis persuadere potuissem !

La negazione è NE:

Volesse il cielo che non si preparassero sempre nuove guerre!

Utinam ne nova bella semper pararentur !

Il desiderio realizzabile può essere espresso anche con i congiuntivi velim / nolim / malim seguiti dall'infinito; i congiuntivi vellem / nollem / mallem , sempre seguiti dall'infinito, possono esprimere il desiderio non realizzabile. Oltre all'infinito, i suddetti congiuntivi possono reggere il congiuntivo o l'accusativo e l'infinito, ciò nel caso in cui il soggetto dei congiuntivi e quello delle espressioni dipendenti non sia lo stesso:

Velim fortuna det nobis potestatem .... Vorrei che la sorte ci desse la possibilità .... (ed è possibile che ciò avvenga)

Vellem Romae esses ... Vorrei che tu fossi a Roma (e non ci sei)

Vellem rem publicam quietam esse ... Vorrei che lo stato fosse senza contese (ma le contese purtroppo ci sono)

... l'esortazione

L'esortazione, l'invito a compiere o meno un'azione, vengono in genere espressi con il presente congiuntivo:

Tutti corrano alle armi!

Non pensino di cambiare le leggi secondo i loro interessi!

La struttura della frase latina è identica, con l'uso di NE in caso di espressione negativa:

Ne optemus difficilia! (Non desideriamo cose difficili!)

Desinamus scrutari quae sunt inania! (Smettiamo di esaminare cose inutili!)

Per quanto riguarda gli altri tempi del congiuntivo, il latino usa il perfetto con valore di proibizione, solo alle seconde persone. Più raro l'uso di imperfetto e piuccheperfetto, che vengono usati per indicare un'azione, non avvenuta, che però era intenzione del parlante che avvenisse:

Repugna (vi) sses  ...       Avresti dovuto rifiutare ....      

... fatta tale premessa ....

In proposizioni indipendenti, a volte si dà per concesso un fatto o per vera una premessa anche se non li si ritiene tali (“Ammettiamo che ciò sia vero, a noi che importa ?”; “Concediamo pure che la vita sia un male, che cosa possiamo fare?”; “Facciano pure quello che vogliono, continuerò a dire il vero.”). Come si vede, l'italiano usa locuzioni (“Ammettiamo che, concediamo che...”) o l'avverbio “pure” accompagnati dal congiuntivo presente o passato. Il latino usa il congiuntivo presente o perfetto, a seconda che la concessione riguardi il presente o il passato. È possibile, anche se non obbligatorio, che il congiuntivo latino sia preceduto da avverbi come sane (“pure”) o licet (“pure”) :

Haec sint falsa sane, invidiosa certe non sunt
“Siano pure false queste cose (ammettiamo che siano false), certamente non sono causate da avversione personale”.
Dicatur sane Catilina eiectus esse a me, dummodo eat in exilium.
“Si dica pure che Catilina è stato scacciato con mio atto personale, purché se ne vada in esilio!”.


 


 

 

 

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