Modulo tre

 

 

... alcune riflessioni

Il secondo modulo può essere apparso troppo complesso rispetto alla relativa semplicità del primo. In realtà, il corso prevede che lo svolgimento degli esercizi e la lettura dei testi a corredo di ogni modulo consentano un approfondimento che, insieme con una consultazione della formarum descriptio e della constructio dictionum, facciano sì che ognuno possa modellare il proprio apprendimento su se stesso. Per facilitare questo percorso, abbiamo inserito una sezione dal titolo "Dall'esercizio alla norma", nella quale si formalizzano le indicazioni desumibili dagli esercizi stessi.

... la "causa", il "fine"

È utile allenarsi mentalmente a trasformazioni da complemento a proposizione o viceversa. Iniziamo con il complemento di causa, che indica il motivo, la causa, per cui ha luogo un'azione, un fatto, o si determina un sentimento, un atteggiamento:

Molti sopportarono fatiche per desiderio di gloria

Trasformando il complemento di causa in proposizione causale, avremo:

Molti sopportarono fatiche poiché volevano la gloria

Nella sua forma più diffusa, il complemento di causa si rende in latino con l'ablativo senza preposizione:

Multi labores tulerunt studio (abl. da studium,ii ) gloriae

la proposizione causale, a sua volta, si rende, nella sua forma più diffusa, con quod , quia , quoniam + indicativo, stesso tempo dell'indicativo italiano:

Multi labores tulerunt quia gloriam optabant

Il procedimento può essere facilmente rovesciato e da una proposizione causale si può passare a un complemento di causa ( Non esco poiché piove = Non esco per la pioggia).

Spesso si distingue tra causa cosiddetta "interna" e causa "esterna", che andrebbe resa con ob ( propter ) + accusativo. A noi pare una distinzione piuttosto artificiosa: la forma con ob ( propter ) ha invece la funzione di indicare una causa che sussiste nel tempo in cui si parla o scrive:

Ella è amata da tutti per i suoi meriti (la condizione di "merito" è un dato che sussiste nel momento dell'affermazione; è consigliata dunque la forma con preposizione:

Ab omnibus amata est ob merita

In casi in verità rari, si usa anche una forma con prae + ablativo, solo in frasi di senso negativo, a indicare un impedimento a compiere un'azione

Non riesco a parlare per le lacrime ( ... prae lacrimis )

Il fine a cui è diretta un'azione o l' effetto che l'azione stessa tende a ottenere costituiscono il cosiddetto complemento "di fine o scopo", che in latino va reso in genere con l'accusativo preceduto da ad (anche da in , seppure meno frequentemente):

ad bellum ... per la guerra

Si trova anche il semplice dativo, accompagnato dal dativo della persona nell'interesse della quale l'azione ha luogo; in tal caso si ha la costruzione del doppio dativo:

hoc mihi detrimento est = ciò mi è di danno

Si ha anche la forma al genitivo preceduto da causa o gratia:

I psas bestias hominum gratia generatas esse videmus (Cic.)

Assai semplice è il passaggio dal complemento di fine alla proposizione finale, che qui considereremo solo nella sua forma esplicita più nota, quella con affinché (non) e il congiuntivo:

I soldati combatterono valorosamente per la vittoria (affinché vincessero)

La trasposizione in latino è lineare: alla congiunzione affinché corrisponde la congiunzione UT . nel caso della negazione, il latino usa NE (affinché ... non):

Milites strenue pugnaverunt ut vincerent

Non è un "grande latino", infatti un autore antico avrebbe certamente costruito la frase dando comunque un soggetto esplicito alla proposizione finale, ma l'esempio è utile per scorgere la estrema facilità del passaggio.

... la proposizione temporale

Nella sua forma più diffusa, la proposizione temporale si costruisce con una congiunzione temporale, accompagnata dall'indicativo, mantenendo i tempi presenti nella frase italiana (sarebbe più corretto dire il contrario, ma questo "viaggio" nel latino parte dalla conoscenza delle strutture nella lingua madre e tenta di aiutare a costruire un nesso logico con le strutture della lingua antica):

Tutti accorsero nel foro quando i messaggeri annunciarono la vittoria (all'annuncio della vittoria)

Le congiunzioni temporali più diffuse sono cum ("quando"), ut ("come, non appena"), ubi ("non appena"), antequam ("prima che"), postquam ("dopo che"), dum ("mentre, finché"):

Cum necessitas postulat , decertandum est (da Cic.)

Galli, ubi de adventu Caesaris cognoverunt , oppugnatione destiterunt (da Caes.)

Postquam Pompeius ad bellum Mithridaticum missus est , paucorum potentia crevit (da Sall.)

Tempestas minatur antequam surgat (da Sen.)

Dum loquimur , fugerit invida aetas (da Hor.)

La congiunzione CUM esprime le circostanze generiche di tempo nelle quali si svolge quanto espresso dalla reggente.Ha in genere l'indicativo. Se ha la sfumatura di significato di "ogni volta che", si usa invece un congiuntivo con valore eventuale:

Cum cohortes ex acie procucurrissent , hostes nostrorum impetum effugiebant (da Caes.)

Maggiore immediatezza è espressa da ut e ubi , che richiedono l'indicativo e corrispondono alla struttura italiana "non appena + indicativo").

Una circostanza precedente o successiva rispetto alla reggente indicano rispettivamente antequam e postquam , che richiedono anch'esse l'indicativo.

Dum , nel significato di "mentre", indica una generica contemporaneità rispetto alla reggente e richiede di norma il presente indicativo ( Dum exercitus conscribitur .... "mentre l'esercito veniva arruolato"), diversamente dall'italiano che usa più frequentemente l'imperfetto.

Nel significato di "finché", DUM richiede l'indicativo, spesso nello stesso tempo della reggente ( Dum vivimus , famam servare cupimus ...).


 

 

 

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