Il
potere temporale del papa era in dissoluzione, lo Stato Pontificio era ormai
screditato, criticato da Massimo D'Azeglio che chiedeva riforme democratiche. Il
papato si mostrava assolutamente inadeguato all'evoluzione sociale e politica
dell'Italia in quel frangente storico. Alla morte di Gregorio XVI, auspicata da
tutti, il conclave si trovava a dover scegliere un uomo all'altezza del grave
impegno che attendeva il papato. Non sapeva il cardinale Mastai Ferretti che
proprio con lui il Papato avrebbe perso definitivamente il suo potere temporale.
Era nato a Senigallia il 13 maggio 1792 da una famiglia della piccola nobiltà
di provincia. Aveva studiato dai padri Scolopi a Volterra, ma alcune crisi di
epilessia lo avevano costretto a tornare a casa. Guarito, era venuto a Roma da
uno zio monsignore e dal 1823 al 1825 era stato uditore in Cile, e al ritorno
dirigeva l'ospizio di San Michele a Roma. Divenne arcivescovo di Spoleto e di
Imola.
La sua elezione, il 21 giugno 1846, viene dapprima salutata con gioia, perché
il nuovo pontefice dà subito l'immagine di un uomo mite, con un passato di zelo
religioso e di non ingerenza in cose politiche. Il 16 luglio concede subito
l'amnistia generale a tutti i condannati politici italiani, e questo procura
un'ondata di entusiasmo tra la popolazione italiana, che per giorni e giorni
affollò le strade per festeggiare questo papa. Idealmente l'Italia vedeva in
lui un ideale capo della lotta per la liberazione dagli Austriaci. E ogni
azione, ogni moto in Italia cominciò ad ispirarsi a lui come garante.
Soprattutto si volevano le riforme. E Pio IX cominciò a concederle, ma in forma
modesta e a rilento: inizia con una limitata libertà di stampa, poi elegge un
consiglio dei ministri, una Consulta di Stato senza potere legislativo. Fino al
14 marzo 1848, quando concede la Costituzione di due Camere, una delle quali di
elezione popolare. In realtà si trattava di un compromesso, perché Pio IX non
aveva intenzione di trasformare definitivamente lo Stato Pontificio. Secondo il
Martina era "il tentativo estremo di salvare il potere temporale
trasformandolo in uno Stato costituzionale".
In realtà il papa comincia ad arretrare, temendo di essersi troppo
compromesso e nell'allocuzione del 29 aprile 1848, si dichiara neutrale,
rifiutandosi di partecipare alla guerra contro l'Austria. E' la fine del suo
mito, anche se egli si giustifica in qualità di Vicario "di Colui che
é autore di pace". Gli irredentisti lo odiano come un traditore. E
anche se Pio IX cerca di rimediare chiamando al governo Pellegrino Rossi (che
finisce pugnalato mentre si reca alla Camera il 15 novembre), la situazione
precipita. Lo spirito rivoluzionario dilaga. Il papa, la sera del 24 novembre
1848 scappa da Roma vestito da prete, fugge a Gaeta dove Ferdinando II lo
accoglie.
Il 9 febbraio 1849 Roma ridiventa repubblica, senza i papi al potere; ma
durerà poco, perché Pio IX fa appello ai sovrani cattolici e subito la Francia
invia il generale Oudinot, che il 2 luglio 1849 occupa Roma e caccia i
repubblicani. Il papa, però, può rientrare solo il 12 aprile 1850. Il popolo
lo accoglie rassegnato.
Da ora comincia una sua fitta opera dottrinale e pastorale, assistendo impotente
alla graduale perdita dei diritti ecclesiastici in varie parti d'Italia,
dapprima nel regno di Sardegna poi in tutta la nazione. Con il governo dei
Piemontesi si arriva alla "libera Chiesa in libero Stato", il
che porta alla scomunica dei Piemontesi da parte della Santa Sede. Ma il papa
continua a emettere dogmi, come quello dell'8 dicembre 1854, dell'Immacolata
Concezione, con l'erezione della colonna in Piazza di Spagna. Ma quello più
discusso é quello emanato in seno al Concilio Vaticano I, il ventesimo
ecumenico, che si apre l'8 dicembre 1869, in cui si proclama l'autenticità
della dottrina cattolica e l'infallibilità del papa, anche quando parla ex
cathedra, in materia di fede, morale e costume, con la costituzione Pastor
aeternus. "La tradizione sono io!" esclamerà alla fine
dell'assemblea.
C'era stata, nel frattempo, la seconda guerra d'indipendenza nel 1859 e
l'espansione dei Savoia in Italia. Ma questo non aveva impedito a Pio IX , da
profondo uomo di fede, di celebrare un Giubileo straordinario nel 1867 in
ricordo del 18° centenario del martirio di Pietro e Paolo. Alle celebrazioni
dell'Anno Santo accorsero, nonostante il clima di guerra generale, più di
diecimila pellegrini.
Arrivò la fine della Roma papale: il 20 settembre 1870 ci fu la famosa "breccia"
di Porta Pia e la sospensione del Concilio: i francesi lasciano Roma e i
Piemontesi la occupano. Vittorio Emanuele II e il suo governo offrono al papa la
Legge delle Guarentigie, a garanzia dei diritti ecclesiastici, e si
stabiliscono al Quirinale. Pio IX rifiuta con l'enciclica Ubi nos qualsiasi
garanzia e si appoggia ai fedeli tramite l"Obolo di San Pietro".
L'espressione "Non Expedit" si riferirà alla non
partecipazione dei cattolici alle elezioni politiche.
Nel 1875 proclama in Giubileo, il ventunesimo della serie ufficiale, ma non si
aprirà la Porta Santa nelle quattro Basiliche romane, in segno di protesta per
la situazione politica. La bolla Gravibus Ecclesiae et huius saeculi
calamitatibus, del 24 dicembre 1874, fa riferimento al mancato Giubileo del
1850 e con amarezza considerava che non c'erano le condizioni esterne perché si
svolgesse regolarmente un Anno Santo. Non ci furono pellegrinaggi solenni, e il
papa si considerò "prigioniero del re Vittorio Emanuele II".
Nella Germania di Bismarck, nel clima del Kulturkampf, con una serie di
leggi emanate tra il 1873 e il 1875 la Chiesa cattolica perdeva il controllo
dell'istruzione, i Gesuiti espulsi, mentre il matrimonio civile diventava
obbligatorio.
Il vecchio papa, che fu essenzialmente un homo religiosus, alla fine di
un pontificato lunghissimo, quasi 32 anni, diceva: "Tutto é cambiato
attorno a me, il mio sistema e la mia politica hanno fatto il loro tempo, ma io
sono troppo vecchio per mutare indirizzo; sarà l'opera del mio successore".
Pio IX morì in Vaticano il 7 febbraio 1878. La sua salma fu dapprima sepolta in
Vaticano, e tre anni dopo deposta il San Lorenzo fuori le Mura, ma nel trasporto
subì l'affronto degli anticlericali che volevano buttarla nel Tevere. Secondo
il volere di Pio IX la sua tomba fu di semplice pietra, con incise le parole: "Ossa
et cineres Pii Papae IX".
Pio
IX è la fortuna di Roma... secondo quanto riteneva Alfonso Balleydier nel
1847...
VINCEREMO! : parola di Pio IX...
C'è un solo testimone, e sono io.
(Pio IX, rivolto al cardinale Guidi che aveva osato affermare che
i vescovi sono i testimoni della tradizione.)
LA COMUNITA' CRISTIANA DI BASE DI SAN PAOLO
CONTESTA LA
BEATIFICAZIONE DI PIO IX
"UNA BEATIFICAZIONE CONTRADDITTORIA"
Pio IX, un papa in odore
di santità...
"(...) Pio X,
oltre ad essere autore del dogma dell'Immacolata Concezione (che suscita
difficoltà fra i protestanti), è soprattutto responsabile del Sillabo
pubblicato nel 1864: un elenco di violenta condanna di tutte le idee moderne
sorte dopo la Rivoluzione francese. Leggere oggi il Sillabo provoca uno shock.
Il documento è contro le società bibliche e l'autonomia della società civile,
è contro il socialismo e quanti non condividono il dominio temporale dei papi,
contro la dottrina della sovranità popolare, contro l'eguaglianza delle
religioni dinanzi alla legge, contro la separazione fra Chiesa e Stato, contro
chi non accetta l'idea che la Chiesa cattolica sia una "società
perfetta". In una parola, il Sillabo è esattamente l'opposto della
linea imboccata dal cattolicesimo con il concilio Vaticano II, voluto da
Giovanni XXIII.
Pio IX, ricordano gli storici della Chiesa, è anche il pontefice che impose al
concilio Vaticano I (interrotto dalla breccia di Porta Pia) il dogma
dell'infallibilità papale. I suoi seguaci - è documentato - organizzarono una
campagna di pressioni senza precedenti per intimidire i vescovi contrari
all'infallibilità. "In Concilio non siamo liberi",
scrissero all'epoca i vescovi francesi al loro ministro degli Esteri.
Il vescovo Lecourtier, uno degli oppositori, fu punito in seguito con la
destituzione da vescovo di Montpellier.
Il patriarca melchita Gregorio Jussef, baciando la pantofola del Papa, subì
l'umiliazione di sentire il piede papale che gli pose sul collo con gesto
brutale di dominio.(...)
(da La Repubblica, 8.12.1999)
...E' il papa dei dogmi, come quello dell'8 dicembre 1854,
dell'Immacolata Concezione.
Ma quello più discusso é quello emanato in seno al Concilio Vaticano I, il
ventesimo ecumenico, che si apre l'8 dicembre 1869, in cui si proclama
l'autenticità della dottrina cattolica e l'infallibilità
del papa, anche quando parla ex cathedra, in
materia di fede, morale e costume, con la costituzione Pastor aeternus.
"La tradizione sono io!" esclamerà alla fine
dell'assemblea.
No
alla beatificazione di Pio IX La
beatificazione di papa Pio IX, progettata già per quest'anno,
sorprenderà molti cattolici. |
Pio
IX e Roncalli sugli altari. Ma ormai i beati sono troppi
(Francesco Margiotta Broglio, Corriere
della Sera, 8 dicembre 1999)
L'annuncio della prossima beatificazione in contemporanea di Pio IX e Giovanni
XXIII ha aperto una discussione sulla politica di Papa Wojtyla riguardo alla
proclamazione di santi e beati. Ecco l'opinione di uno storico della Chiesa.
Nata con il
culto dei martiri la canonizzazione, inflazionata dal recente moltiplicarsi di
santi e di beati, rischia di diventare, alle soglie del terzo millennio
cristiano, una sorta di "cavalierato" che non si nega quasi a
nessuno. È difficile, del resto, resistere alle pressioni di potenti ordini
religiosi che con l'elevazione del proprio candidato agli altari, cercano di
rinforzare i propri orientamenti, tradizionalisti o innovatori.
Così l'annunciata prossima pubblicazione sulla "Gazzetta ufficiale del
Paradiso" del decreto di santità di Papa Mastai Ferretti e di Papa
Roncalli consente di equilibrare la memoria storica recente della Chiesa di
Roma.
D'altro canto la moltiplicazione di santi e beati in tempi di globalizzazione,
pure non priva di venature "politeistiche", è spiegabile: come
preservare le identità etniche e culturali dei popoli, care a Giovanni Paolo
II, imponendo ai fedeli di venerare personaggi che non hanno nulla a che vedere
con la loro storia e tradizione? Si potrebbe, in tale direzione, tornare alle
canonizzazioni vescovili che, tra il VI e il XII secolo, rifacendosi alla vox
populi moltiplicavano i culti locali.
È noto, comunque, che se nella Chiesa non deve mai venir meno la nota della
"santità", non vi è nessun obbligo di canonizzare questa o quella
persona; e che se il Papa può definire i canonizzati oggetto di fede
ecclesiastica, non può imporli come oggetto di fede divina, trattandosi di
modelli di virtù e di santità del tutto terrene.
Il che significa che i santi proclamati quaggiù potrebbero non essere tali lassù.
Un beato ne può
nascondere un altro
(Georges Théotis, Actualité
des Religions, febbraio 2000)
Il 3 settembre 2000, con ogni
probabilità, il papa Giovanni XXIII entrerà a far parte dei circa ottocento beati
proclamati da Giovanni Paolo II - che, da solo, ha beatificato più persone
di tutti quanti i suoi predecessori uniti insieme.
Non ci si può che rallegrare di questa decisione: «Il buon papa Giovanni»,
come lo si soleva chiamare, non è forse il papa della «primavera»
della Chiesa cattolica, il papa che animato dal desiderio di adattarla al mondo,
ha cercato di aprirla al dialogo con gli altri cristiani e con gli ebrei?
Ma un papa può nasconderne un altro. Apprendiamo, infatti, che nello stesso
carro della beatificazione di Giovanni XXIII figurerà un altro papa, Pio IX,
detentore di un record in fatto di durata del pontificato (31 anni e 7 mesi).
Lungi da noi il proposito di denigrare i meriti di questo pontefice che,
tuttavia, uno storico animato da buone intenzioni considera essere un pessimo
politico ed un esempio di «sicura impreparazione teologica»
(Padre Giacomo Martina, Dizionario storico del papato, Fayard, Parigi, 1994).
L'uomo, ci viene detto, «era molto pio e profondamente devoto».
Fatto è che Pio IX, papa dal 1846 al 1878, che all'inizio del suo regno aveva
riempito di speranza i liberali, si manifestò, in seguito, come
l'archetipo dell'ecclesiologia anti-moderna e di un autoritarismo esacerbato
(gli si attribuisce la frase «La Chiesa sono io»).
A lui si deve l'enciclica del 1864 Quanta
Cura e il celebre Syllabus, avente ad oggetto la condanna di
ottanta tesi ritenute erronee.
Le ultime quattro, in particolare, sono emblematiche: Pio IX ricusa la libertà
di culto per le minoranze non cattoliche, l'abbandono dello Stato confessionale,
la piena libertà di stampa e di opinione e la tesi secondo cui il papa potrebbe
riconciliarsi con il progresso e la civiltà moderna.
Ma il capolavoro di Pio IX, oltre la proclamazione del dogma dell'Immacolata
Concezione (1854), resta il primo Concilio Vaticano. Iniziato l'8 dicembre 1869,
fu precipitosamente sospeso nell'ottobre dell'anno successivo. Il 20 settembre
1870, infatti, le truppe italiane entrate a Roma si impadronivano dell'ultimo
lembo degli Stati pontifici.
Se la costituzione Dei Filius del Vaticano I ha avuto il merito di
tentare di definire i rapporti tra la fede e la ragione, la seconda, Pastor
Aeternus si è rivelata assai più problematica.
Nel proclamare, infatti, il potere di giurisdizione «veramente episcopale e
immediato» del pontefice romano su tutta la Chiesa e l'infallibilità
legata alla sua funzione, ha scavato un fossato con le altre confessioni
cristiane, incoraggiando un tipo di cattolicesimo centralizzato e autoritario,
dal quale Giovanni XXIII ha, da parte sua, cercato di liberarsi per mezzo del
concilio Vaticano II.
Pace alle ceneri del «pio e devoto» Pio IX. Ma quando si smetterà in
Vaticano di fare di tutta un erba un fascio e di mettere nello stesso sacco gli
uomini di dialogo con gli intolleranti?
Dopo la
proclamazione del dogma della infallibilità del papa (18/7/1870), Metternich
definì Pio IX "uomo saldo di cuore, debole di cervello e privo
completamente di buon senso".
Insieme, Giovanni XXIII e Pio IX, saranno i
nuovi papi beati del Giubileo.
E ci voleva proprio questa accoppiata per far digerire l'uno e l'altro agli
opposti partiti. Perché è difficile pensare due tipi più dissimili, stando
alle rispettive vulgate. Pio IX papa del dogma dell'infallibilità pontificia,
Giovanni XXIII papa del governo collegiale della Chiesa. Pio IX papa del
"Sillabo" antimoderno, Giovanni XXIII papa del dialogo con la modernità.
Pio IX papa di Porta Pia, Giovanni XXIII papa della "Pacem in
Terris"...
Nel 1963, quando la causa di Pio IX era già in dirittura finale, il collegio di
cardinali che doveva dare il via libera si spaccò in due, Paolo VI ordinò ai
gesuiti della Gregoriana un «supplemento di studio» e l'ulteriore istruttoria
sotterrò di obiezioni i fautori della beatificazione. Tutto si fermò per un
trentennio. Ma poi i tempi sono cambiati. Anche l'opposizione del papa e dei
papalini all'Italia risorgimentale è entrata in revisione storica.
Oggi Pio IX beato è meno politicamente scorretto che qualche anno fa. E anche
questo ha aiutato il suo ripescaggio.
(Sandro Magister, L'Espresso, 21 dicembre 1999)
Per Pio IX dovrebbe
essere quasi fatta, tanto che lo scorso 4 aprile nella Basilica di San Lorenzo
fuori le Mura si è svolta la ricognizione del corpo del papa Mastai
Ferretti.
Nella cronaca dell'avvenimento apparsa sull'Osservatore Romano del 9 aprile a
firma di monsignor Carlo Liberati, officiale della Congregazione delle cause dei
santi, si legge che il rito «prelude ormai alla attesa cerimonia di
beatificazione stabilita per il 3 settembre di questo anno giubilare»
(30Giorni, aprile 2000)
Il
Sillabo
DEGLI
ERRORI PRINCIPALI DEL NOSTRO TEMPO CONTENUTI NELLE ALLOCUZIONI CONCISTORIALI,
NELLE LETTERE ENCICLICHE E NELLE ALTRE LETTERE APOSTOLICHE
DEL SANTISSIMO SIGNOR NOSTRO PIO PP. IX
I «Buoni»
e i «Cattivi» Elogio
del Sillabo
Risulta assai necessario rivedere i luoghi comuni della storiografia attuale che
oppone in una visione manichea infantile i buoni del Risorgimento (Mazzini,
Garibaldi, Cavour) ai cattivi (il Papa, gli Austriaci, il re di Napoli).
(Prof. Rino Cammilleri)
La giusta considerazione che il bene
e il male non stanno mai da una sola parte, impone, di regola, la
necessità di determinarne la rispettiva ricorrenza in base ad un «giudizio
di rilevanza». Nel caso in esame, il problema risulta comunque di scarso
interesse, almeno limitatamente a Mazzini, Garibaldi, Cavour, gli Austriaci e il
re di Napoli, non risultando essere stata ancora proposta nei loro confronti
alcuna causa di beatificazione.
(><> Francesco Carpi)
La stagione della
Repubblica Romana.
Dopo la fuga di Pio IX a Gaeta vennero eletti, per la prima volta i deputati di
un parlamento democratico.
Il 9 febbraio 1849, il Parlamento vota la deposizione del pontefice e proclama
la Repubblica romana.
(...) La Repubblica,
dopo eroica resistenza a Roma, è sconfitta dai francesi. Seguirà poi la
Restaurazione (dal 4 luglio).
(...) La Restaurazione
fu spietata: ai 6.000 morti nell'assedio si devono aggiungere i 230 giustiziati
dopo e i moltissimi che perirono di stenti in carcere (ne furono imprigionati
8.000). Ventimila furono costretti all'esilio e fuggirono, ricercati
incessantemente dalla polizia pontificia, braccati per tutta l'Europa.
(...) Le
copie del Nuovo Testamento del Diodati, distribuito con il beneplacito di
Mazzini, saranno sequestrate e bruciate in un cortile del Vaticano: oggi ne
rimangono solo una decina in tutto il mondo.
Dappertutto la campana dei preti sostituì il tamburo e scese su questi eventi
una notte lunga, rotta a tratti da un lampo.
(Mario Cignoni, Riforma del 5.2.1999)
Il
pontificato di Pio IX
(Ermanno Aimone – Torino)
È
apparsa la notizia che il papa Pio IX sarà elevato alla gloria degli altari
durante l'anno.
Questo è il segno che la Chiesa si sente nuovamente forte per prendere tale
decisione, «in sonno» da quasi un secolo.
Il conte Giovanni Maria Mastai Ferretti, in arte Pio IX, sprovvisto di vere
capacità di governo, nonostante le sue rettissime intenzioni, ha procurato alla
sua chiesa, in un'epoca delle più difficili della sua storia, il pontificato più
drammatico e catastrofico fino a porla come un ostacolo sulla strada del
progresso dei popoli.
Con la pretesa di essere nell'anno 1864 l'unica sorgente di ogni potere, il papa
ha emesso l'enciclica «Quanta cura» con un'appendice, il «Sillabo
degli errori del nostro tempo» in cui raccoglie e condanna tutte le
dottrine politiche e filosofiche del tempo.
Solo il Concilio Vaticano Il, un secolo dopo, avrebbe smentito le affermazioni
del Sillabo dando alla Chiesa cattolica la possibilità di ricominciare il
dialogo con le altre religioni.
Il Concilio
Vaticano I, nonostante la posizione della maggior parte dei vescovi che
all'inizio era del tutto contraria, stabilì il primato e l'infallibilità del
papa quando si esprime su questioni di fede.
Forse il suo più grande errore fu quando impedì ai cattolici la partecipazione
al voto e alla vita pubblica nel nuovo stato italiano («Non expedit»,
non conviene). Non capì mai che con la fine dello Stato pontificio (20
settembre 1870) egli si era liberato di uno dei più gravi ostacoli ai compiti
universali della Chiesa e del papato.
Un papa, in nome del quale si eseguono condanne a morte, che mantiene truppe
mercenarie, che riscuote tasse, e il cui dominio è affidato alle baionette di
soldati stranieri non corrisponde sicuramente all'incarico di Gesù «Pascola
il mio gregge».
Nel giugno 1870, poco prima che avesse termine il Concilio Vaticano I, un
illustre storico tedesco, Ferdinand Gregorovius, in verità di sentimenti
anticattolici, notava nel proprio diario: «il papa volle di recente saggiare
la sua infallibilità (...). Durante una passeggiata intimò a un paralitico:
alzati e cammina (...). Il poveretto ci provò e crollò a terra».
MISSIVA « Beatissimo Padre, con affetto di figlio, con fede di cattolico, con lealtà di re, con animo di italiano, mi indirizzo ancora, com'ebbi a fare altre volte, al cuore di Vostra Santità.» Pronta replica di Pio IX al conte Ponza per Vittorio Emanuele II: « Non sono profeta né figlio di profeti, ma vi assicuro che a Roma non entrerete! » Undici giorni dopo, il 20 settembre 1970, le truppe italiane passavano attraverso la famosa breccia di Porta Pia... |
Scherzi
da prete o instabilità caratteriale?
Una cartella psicologica emessa su Pio IX, che tra l'altro evidenzia l'esistenza
di una forma epilettica giovanile di non rilevante gravità, è indicativa di
quanto l'acuta sensibilità e la instabile emotività proprie di questo papa
abbiano giocato un ruolo determinante nei fatti del 1848, quando per debolezza e
desiderio di popolarità, cedendo alle istanze della piazza, concesse quelle
riforme costituzionali che, con un disinvolto dietro front, subito dopo
revocò.
(Antonio Valente)
Coincidenze...
A Pio (IX) fu fatale una Pia (Porta).
(Pasquinus II)
Il
Vaticano II e gli errori liberali.
[...]
Lascio al lettore la cura di
trarre le conclusioni. Ma insieme a migliaia di cattolici costernati,
auspico soprattutto che siano tirate dalla nostra santa Madre Chiesa, alla quale
intendiamo restare fedeli.
(Michel Martin)
PIO IX E GIOVANNI PAOLO
II
"Un giorno Giovanni Paolo II, davanti a dieci vescovi favorevoli a questa
beatificazione, disse che ogni giorno prega il Signore affinché possa concedere
la grazia per proclamare beato Pio IX. "Ora io non lo posso fare, disse,
perché voi vescovi siete divisi". I dieci vescovi risposero che loro
erano tutti d’accordo, e di rimando il Santo Padre, "voi sì, ma gli
altri no".
Papa Wojtyla si sente molto devoto a Pio IX anche se si trova costretto ad
attendere il momento più propizio per la sua proclamazione a beato, sia per
questioni politiche, che storiche"
(Mons. Antonio Piolanti, postulatore della causa di beatificazione di Pio IX).
PIO IX, I LAICI E I TEOLOGI
PROGRESSISTI
"Il problema di Pio IX, come nessuno ignora, è questo: che la sua santità
è stata riconosciuta dalla S. Congregazione competente fin dal 1985, ma la sua
esaltazione è frenata tuttora da riserve che gli provengono dal fronte laico,
da teologi progressisti e da una minoranza, per quanto prestigiosa e meritoria,
di storici ecclesiastici.
Di Pio IX sarebbe difficile far accettare l’esemplarità, avendo egli
ostacolato l’unità repubblicana e poi monarchico-sabauda dell’Italia;
avendo condannato col Sillabo la civiltà moderna con le sue fondamentali libertà;
avendo imposto nel Vaticano I il dogma dell’infallibilità personale del
Romano Pontefice.
Per i rigurgiti di anticlericalismo o almeno per i prevedibili risentimenti
laicisti che potrebbe suscitare, la elevazione di Pio IX sarebbe
"inopportuna".
MAZZINI E PIO IX
"A Dio, non a voi i popoli chiedono coraggio per combattere, fede per
soffrire e morire sorridendo.
A voi non resta che guaire indecorosamente, mendicare per vivere, e maledire
impotente...
Scendete dunque da un trono sul quale voi non siete più Papa [...]
Guardatevi attorno. A chi parlate? Dov’è oggimai la fede nella vostra parola?
[...] Ora il papato starà finché non lo rovesci dal seggio ov’ei dorme
l’Italia rinata. In Italia sta dunque il nodo della quistione europea.
All’Italia spetta l’alto ufficio di bandire solenne e compiuta
l’emancipazione. E l’Italia adempirà l’ufficio che le affida la civiltà.
Allora i popoli accorreranno securi a rannodarsi intorno ad un altro principio.
Allora il mezzogiorno d’Europa sarà posto in equilibrio col Nord. L’Italia
ridesta entrerà nella famiglia europea."
(Mazzini a Pio IX)
PIO IX E LA REPUBBLICA
ROMANA
"Dichiariamo pertanto nulli, di nessun vigore, e di nessuna legalità tutti
gli Atti emanati in seguito della infertaci violenza, ripetendo altresì che
quella Giunta di Stato istituita in Roma non è altro che un’usurpazione dei
nostri Sovrani poteri, e che la medesima non ha, né può avere in verun modo
alcuna autorità"
(Citazione di mons. Alberto Polverani, "vita di Pio IX").
PIO IX E LA PENA CAPITALE
Nel 1868 Pio IX ordinava la
decapitazione pubblica in Piazza del Popolo dei due rivoluzionari italiani Monti
e Tognetti, che avevano compiuto un attentato contro una caserma pontificia.
E ancora due giorni prima della conquista di Roma, il 18 settembre 1870, un
certo Paolo Muzzi veniva giustiziato per impiccagione a Frosinone, ultimo
cittadino dello Stato della Chiesa a subire questa pena.
PIO IX E I PESTIFERI ERRORI
"Chi non sa che la città di Roma, sede principale della Chiesa cattolica
è ora divenuta, ahi! una selva di bestie frementi, ridondante di uomini
d’ogni nazione, i quali o apostati o eretici, o maestri, come si dicono, del
Comunismo o del Socialismo, ed animati dal più terribile odio contro la verità
cattolica, sia con la voce, sia con gli scritti, sia in qualsivoglia altro modo
si studiano con ogni sforzo d’insegnare e disseminare pestiferi errori di ogni
genere, e di corrompere il cuore, e l’animo di tutti, affinché in Roma
stessa, se sia possibile, si guasti la santità della religione cattolica, e la
irreformabile regola della fede? [...]"
(Pio IX, allocuzione "Quibus quantisque", 1849).
PIO IX E GLI
INTERESSI TEMPORALI DELLA CHIESA
La notizia della imminente beatificazione di Pio IX desta profonda inquietudine
nelle coscienze degli uomini liberi...
Beatificare il Papa del Sillabo significa innalzare a simbolo etico universale
un uomo fortemente ostile ad ogni forma di evoluzione e progresso, espressione
degli interessi solo temporali della Chiesa con poca propensione ad intendere il
suo pontificato solo come magistero spirituale, uno spietato persecutore di
patrioti, il tiranno che fece affogare nel sangue l'eroica Repubblica romana.
(Gustavo Raffi, Gran Maestro dell'Oriente d'Italia)
Il lettore potrà rendersi conto dei «pestiferi errori» degli «apostati
ed eretici» liberali leggendo la Costituzione
della Repubblica Romana del 1849...
PIO IX, GIURISDIZIONE E
PRIMATO SU TUTTA LA CHIESA
"Siccome l’unità della Chiesa, la sua integrità e il suo governo
istituito da Gesù Cristo stesso devono durare stabili in perpetuo, così nei
Romani Pontefici successori di Pietro, che sono collocati in questa romana
Cattedra, la stessissima suprema potestà di Pietro, la giurisdizione e il
Primato di lui in tutta la Chiesa persistono integri e potenti"
(Enciclica Aeterni Patris, 1868).
PIO IX E L'INFALLIBILITA'
PAPALE
"[...] il Romano Pontefice, quando parla ex cathedra, cioè quando esercita
il suo supremo ufficio di Pastore e di Dottore di tutti i cristiani, e in forza
del suo supremo potere Apostolico definisce una dottrina circa la fede e i
costumi, vincola tutta la Chiesa, per la divina assistenza a lui promessa nella
persona del beato Pietro, gode di quella infallibilità con cui il divino
Redentore volle che fosse corredata la sua Chiesa nel definire la dottrina
intorno alla fede o ai costumi: pertanto tali definizioni del Romano Pontefice
sono immutabili per se stesse, e non per il consenso della Chiesa"
(Costituzione dogmatica Pastor Aeternus, 1870).
PIO IX E IL POTERE
TEMPORALE
"La Chiesa cattolica fondata e istituita da Cristo per provvedere alla
salvezza eterna degli uomini, avendo conseguito, in forza della sua divina
istituzione, la forma di società perfetta, deve godere, nell’esercizio del
suo sacro ministero, di quella libertà che la sottrae alla soggezione di
qualsivoglia potere civile. Poiché per operare liberamente, come era
necessario, doveva fruire di quei supporti che rispondevano alle condizioni e
alle esigenze dei tempi, per una speciale disposizione della divina Provvidenza
avvenne che, quando l’Impero Romano si dissolse e fu diviso in vari regni, il
Romano Pontefice, costituito da Cristo capo e centro di tutta la Chiesa, ottenne
un principato civile. Questo fu disposto con somma sapienza da Dio stesso, perché
in mezzo ad una tale moltitudine e varietà di sovrani temporali, il Sommo
Pontefice disponesse di quella libertà politica che era indispensabile per
esercitare, senza alcun impedimento, il suo potere spirituale, la sua autorità
e la sua giurisdizione sul mondo intero."
( lettera apostolica Cum Catholica Ecclesia del 26 marzo 1860).
PIO IX E IL SUO
"REGNO"
"[...] Io non mi curo del Regno pel regno, né del comando pel piacere di
esercitarlo; io aborrisco anzi da ogni fasto di dominazione; ma nell’ordine
attuale della Provvidenza la libertà della Chiesa è indissolubilmente legata
alla Monarchia del Pontificato. La mia ambizione è di essere degno successore
degli Apostoli, di mantenere nei popoli lo spirito di fede e di amore,
d’insegnar loro l’obbedienza ed ai prìncipi la giustizia ed il diritto.
Ecco perché il Papa ha bisogno del suo Regno! E che sono mai i regni di questa
terra? Essi non sono che una miseria, ed una grande miseria! Ma quanto al mio,
nessuno ha il diritto di toccarlo, ed io farò sentire sino all’ultimo questa
voce di giustizia e di verità" (Pio IX, discorso del 18 gennaio 1864).
PIO IX E I RIVOLUZIONARI
LIBERALI
La rivoluzione [...] quest'albero velenoso e
funesto, alla cui ombra sta nascosto il serpente infernale e che ha per radice
l'orgoglio, per tronco l'avarizia, ossia l'ingordigia delle ricchezze e per rami
e per foglie tutti i vizi, tutte le iniquità, tutte le immondezze che si
possano mai immaginare nel mondo.
(Citazione in "Il bicchiere di Papa Mastai", G. L. Massetti
Zannini, Queriniana, 1957)
PIO IX E GLI EBREI
«Gli ebrei sono la sinagoga di Satana.»
«Gli
ebrei che erano figli nella casa di Dio, per la loro testardaggine e incredulità
si sono trasformati in cani, e di questi cani ce ne sono troppi a Roma, e li
sentiamo latrare per le strade, e ci stanno molestando da ogni parte.»
PIO IX E L'OPINIONE PUBBLICA
«Io me ne
infischio del mondo intero!»
esclamò a chi gli riportava
le critiche mossegli da mezza Europa per il "caso" Mortara.
PIO IX E IL «NON
INTERVENTO»
Non possiamo astenerCi dal deplorare, oltre
agli altri, quel funesto e pernicioso principio, che chiamano di 'Non
intervento', da certi Governi poco tempo fa, tollerandolo gli altri, proclamato
ed usato ancora quando si tratti dell'ingiusta aggressione di qualche Governo
contro un altro: cotalché par che si voglia onestare, contra le umane e divine
leggi, una tal come impunità e licenza di assalire e manomettere gli altrui
diritti, le proprietà e i dominii stessi, conforme vediamo accadere in questa
età luttuosa.
(Allocuzione di Pio IX al Concistoro, 28 settembre 1860)
PIO IX, UOMO DI CHIESA
"Pio IX non è più così solo il Papa del Sillabo e dell’infallibilità:
entra nella storia come il Papa che ha fatto rifiorire la vita ascetica ed il
culto dei santi, che ha sviluppato il movimento liturgico, che ha diffuso lo
zelo pastorale dei sacerdoti, la fede mariana, la devozione al magistero
pontificio. [...] Pio IX è l’uomo di Chiesa in cui questa passione della
verità si conforma alle virtù della umiltà e dell’obbedienza, della fedeltà
e dell’autenticità"
(card. Paul Poupard).
PIO IX E LA SUA
"UNICA" AMBIZIONE
"Servire la Chiesa: questa fu l’unica ambizione di Pio IX. E questa
ambizione era radicata in una fede profonda e in un’ardente pietà. I suoi
avversari si sono fatti beffe di quello che chiamavano il suo
"misticismo", di quella sua tendenza cioè a ricondurre tutto
all’azione della Provvidenza [...]. Ma non si può fare a meno di ammirare la
sua totale confidenza in Dio, la sua cura di non prendere alcuna decisione
importante senza avere invocato la Vergine, la larga parte fatta sempre nella
sua vita alla preghiera: scrupolosamente fedele alla meditazione quotidiana,
amava recitare in ginocchio il breviario, pregando lungamente dinanzi al SS.
Sacramento [...]"
(Roger Aubert).
PIO IX
"ARDENTE" ESEMPIO DI SPIRITUALITA'
La fonte di tutte le opere di Pio IX fu la sua ardente vita spirituale.
Difatti, fin dall’inizio del suo sacerdozio si era proposto: "Tutto il
mio operare in Dio, con Dio e per Iddio".
(Decreto delle virtù eroiche del Servo di Dio Pio IX, promulgato per ordine di
Giovanni Paolo II il 6 luglio 1985)
PIO IX E I MIRACOLI
L'unico e stupefacente
miracolo Pio IX lo ha compiuto nei confronti di se stesso facendosi proclamare 'beato'.
(Pasquinus II)
PIO IX E LA SUA MISSIONE
ECCLESIALE
L'unica concessione al
modernismo la diede quando fece ghigliottinare due rivoluzionari, Monti e
Tognetti, anziché usare la consueta forca.
La Chiesa cattolica ha deciso che per un papa santo sia necessario solo il
riconoscimento di una particolare missione ecclesiale, senza tener conto delle
sue virtù morali.
(Ermanno Aimone)
"Ma
Pio IX sugli altari allontanerà i fedeli"
Il
malessere è diffuso, pochi teologi osano dissentire
"Non parlo, i vescovi mi hanno
già rimproverato". Il domenicano Edward Schillebeeckx, uno dei grandi
vecchi della teologia postconciliare, è sulla difensiva. Aver firmato sulla
rivista Concilium un appello contro la beatificazione di Pio IX gli è già
costato rampogne da parte della gerarchia ecclesiastica. L' appello, dopo aver
elencato i demeriti di papa Mastai, dichiara esplicitamente che "la
beatificazione rischia di recare alla Chiesa cattolica un danno
considerevole", mettendo in dubbio la sincerità dell'attuale leadership
ecclesiale, quando si pronuncia a favore della riconciliazione nel mondo
attuale.
C'è un aspetto poco conosciuto del pontificato wojtyliano: la sistematica
repressione ed emarginazione dei teologi di "parere diverso" rispetto
alla linea ufficiale. Così sono pochi, oggi, ad avere il coraggio di parlare
anche se l'imbarazzo e il malessere per la beatificazione di Pio IX sono diffusi
in molti settori del mondo cattolico. Naturalmente Schillebeecks poi parla e dal
suo convento di Nimega critica la decisione di mettere in coppia Giovanni XXIII
e Pio IX. "La contraddizione fra i due è evidente - spiega - Pio IX era
contro la libertà di coscienza, contro la libertà di religione, contro la
tolleranza, contro l'ecumenismo. Di fatto, il concilio Vaticano II ha
sconfessato Pio IX". Beatificarlo oggi, insiste, danneggia la Chiesa e
aumenterà la disaffezione di molta gente. Di malumori mi parla anche il teologo
irlandese Sean Freyne, di Dublino: "L'Irlanda non è più cattolica come
prima, aumenta rapidamente fra giovani e donne il numero di quanti abbandonano
la Chiesa. Mettere Pio IX sugli altari significa farne un modello e questo non
è possibile. Pio IX ha esercitato sulla Chiesa un'influenza negativa con cui
stiamo combattendo ancora adesso, un' influenza che si manifesta anche nella
mentalità repressiva del Sant'Uffizio nei confronti dei teologi cattolici
odierni. Non ho niente da dire sulla personale religiosità di papa Mastai, ma
è un paradosso proporlo come esempio ai fedeli". In Germania la teologa
Regina Ammicht-Quinn vede preoccupanti paralleli fra i tempi di Pio IX e
l'attuale situazione nella Chiesa cattolica: "Anche adesso c'è da
confrontarsi con il processo di modernizzazione e allora le scelte sono due: o
prevale la mentalità dell'arroccamento e si chiudono porte e finestre oppure ci
si apre qal mondo e si guarda a ciò che succede. Temo che come all'epoca di Pio
IX la Chiesa odierna sia tentata di chiudere le finestre". A Munster,
sempre in Germania, vive ed opera un altro personaggio storico della teologia
conciliare: Metz. Giovanni Battista è il suo nome e nel deserto della paura
insinuatasi in tante regioni della Chiesa egli continua a levare la sua voce
critica. "Comprendo benissimo - mi confida - che la Chiesa non è una
democrazia del consenso, comprendo anche il problema di un rafforzamento
internazionale della Chiesa nel periodo della grande svolta dell'Ottocento, ma
il Sillabo di Pio IX e il suo approccio all'illuminismo politico non sono
concezioni con la quali i cattolici odierni possono convivere". Anche Metz
sottolinea che un beato deve rappresentare alla fin fine un modello: "Ho
grande difficoltà a considerare tale Pio IX". Per non parlare del suo
antisemitismo. "Mi meraviglio - aggiunge - che possa essere proclamato
beato da Giovanni Paolo II, che è andato in Israele esprimendo sentimenti di
riconciliazione. Mi è incomprensibil e sono triste".
Gli fa eco da Budapest il sociologo della religione Miklos Tomka: "Pio IX
ha respinto la modernità e per il nostro tempo questo è un peccato grave.
Perciò non può essere visto come un modello da seguire. E nel caso Mortara (il
bimbo ebreo battezzato di nascosto, tolto ai genitori e poi ordinato prete da
Pio IX) si manifestò un fondamentalismo che non appartiene nè al nostro
concetto di dignità umana nè, direi, allo stesso Vangelo".
Approdiamo da padre Giacomo Martina, il gesuita autore di tre volumi su Pio IX,
che mandò un parere negativo scritto a papa Wojtyla, quando nel 1985 fu deciso
di dichiarare papa Mastai "venerabile". "Devo stare zitto, devo
scomparire", sbotta padre Martina con una punta d'ironia, quando gli
chiediamo come si sente alla vigilia di questa controversa cerimonia. "Devo
stare zitto", ripete. Non vuol dire proprio nulla, visto che era contrario?
"Io l'ho scritto al Papa e gliel' ho detto". E allora? "Lui mi ha
dato ragione, ma poi gli hanno fatto cambiare idea". Chi è stato? "Lo
chieda al Papa". Il nostro breve viaggio nel disagio e nel dissenso si
conclude così. Zitto è l'ultima parola che sentiamo.
(La Repubblica,2 settembre 2000)
Pio IX fu attento alla Terra Santa
Gelida replica del Vaticano alle critiche espresse dal ministro israeliano
Melchior per la beatificazione dell'"antisemita" Pio IX. E' un
commento ufficioso affidato alle agenzie, che viene direttamente dai sacri
palazzi: "La Santa Sede non ritiene che Melchior sia una controparte
qualificata. La sua interpretazione è gratuita".
Giovanni Paolo II insiste nella difesa del neo-beato. "Era ben voluto dalla
gente per la sua paterna bontà - ha detto ricevendo ieri mattina alcune
delegazioni di pellegrini - non mancò mai di indulgenza verso i suoi stessi
nemici, il mondo non sempre lo capì e agli osanna dell'inizio seguirono ben
presto accuse, attacchi, calunnie". Con il pensiero evidentemente rivolto a
Israele, papa Wojtyla ha soggiunto: "Pio IX fu singolarmente attento alla
Terra Santa, dove volle ristabilire il patriarcato latino di Gerusalemme. Per
sostenerlo rifondò l'Ordine equestre del Santo Sepolcro".
Ma non è con una scrollata di spalle all'indirizzo di Melchior e con il ricordo
della venerazione di Pio IX per il Santo Sepolcro che l'affaire si lascia
liquidare. Michael Melchior non è solo ministro, è rabbino, è l'uomo che ha
accompagnato Giovanni Paolo II verso il Muro del Tempio. Le sue parole di
"profondo rammarico" pronunciate domenica a caldo riflettono un
sentimento diffuso nella comunità ebraica internazionale. A Parigi il Congresso
ebraico europeo ha diffuso un comunicato di "viva protesta" per
l'onore reso a Pio IX. "Con la beatificazione del papa dell'oscurantismo,
che ha rappresentato la Chiesa nella sua forma più dogmatica e antigiudaica -
afferma l'organizzazione degli ebrei d'Europa - il Vaticano semina confusione e
sconcerto tra i protagonisti del dialogo giudeo-cristiano". La reazione ha
suscitato una certa preoccupazione in Segreteria di Stato.
Con Pio IX è come se un sasso fosse improvvisamente capitato nell'ingranaggio
sin qui così perfetto e trionfante del giubileo. E per sovrappiù scoppiano le
polemiche per le dichiarazioni del cardinale Ratzinger, che con i suoi distinguo
sullo status delle Chiese cristiane sta seminando irritazione nei rapporti
ecumenici. Nello spazio di un mattino il Vaticano si è risvegliato al centro di
un turbine bufera di malumori. Protestano gli ebrei, contestano i protestanti,
manifestano i laici. L'incanto mediatico cede il passo ad un moto
d'insofferenza. Le precisazioni di Ratzinger (approvate dal Papa) sulla
posizione preminente della Chiesa "unica, santa, cattolica e
apostolica" rispetto alle Chiese sorelle cristiane hanno suscitato notevole
disagio. Ma la sua sottolineatura che comunque l'espressione Chiese sorelle vale
unicamente "per quelle comunità ecclesiali che hanno conservato un
episcopato e un'eucaristia validi" (e quindi esclude di fatto protestanti e
anglicani) sta provocando una levata di scudi in Inghilterra, perché si
accompagna ad una ulteriore sottolineatura contenuta in un documento intitolato
Dominus Jesus, che sarà presentato stamane in Vaticano. Il documento ribadisce
che le Chiese nate dalla Riforma "non sono Chiesa in senso proprio",
appunto perché "non hanno preservato l'episcopato valido e una genuina e
integrale sostanza del mistero eucaristico".
L'idea che gli anglicani, che tra l'altro sono stati fra i partner più avanzati
nel riavvicinamento con i cattolici, possano essere considerati una Chiesa di
seconda categoria sta infiammando gli animi ad un mese dalla visita della regina
Elisabetta in Vaticano. Il Times di Londra scrive che le anticipazioni sul nuovo
documento di Ratzinger, sostenuto da papa Wojtyla, sono state accolte "con
orrore" dai vescovi anglicani e "rischiano di disfare il lavoro di
avvicinamento di decenni". Il Consiglio della Chiesa d'Inghilterra per
l'unità cristiana ha bollato il documento come "deludente",
costringendo l'ufficio stampa della Chiesa cattolica a Londra a dire che si
tratta di definizioni strettamente teologiche non nuove, "ma non smetteremo
di chiamare Chiesa d'Inghilterra la Chiesa d'Inghilterra".
E' prevedibile che anche le religioni non cristiane accoglieranno con freddezza
il documento Dominus Jesus, che le considera in una "posizione gravemente
deficitaria" rispetto al cristianesimo.
In Italia la beatificazione di Pio IX sta invece dando fiato all' insofferenza
dei laici per i tentativi dell'integralismo cattolico di cancellare il
Risorgimento. Crescono le adesioni alla manifestazione radicale del 20 settembre
a Porta Pia. Portare sugli altari Pio IX, commenta Saverio Vertone, "è
un'offesa alla nascita di questo paese".
Omelia di
Giovanni Paolo II
~ Beatificazione del 3 Settembre 2000 ~
Nel contesto dell'Anno Giubilare, è
con intima letizia che ho dichiarato beati i due Pontefici Pio IX e Giovanni
XXIII [...] personalità diverse, ciascuna con una sua fisionomia e una sua
missione, tutte accomunate dall'anelito alla santità. È appunto la loro santità
che oggi riconosciamo: santità che è rapporto profondo e trasformante
con Dio, costruito e vissuto nel quotidiano impegno di adesione alla sua volontà.
La santità vive nella storia e ogni santo non è sottratto ai limiti e
condizionamenti propri della nostra umanità. Beatificando un suo figlio la
Chiesa non celebra particolari opzioni storiche da lui compiute, ma piuttosto lo
addita all'imitazione e alla venerazione per le sue virtù, a lode della
grazia divina che in esse risplende. [...]
Ascoltando le parole dell'acclamazione al Vangelo: "Signore, guidaci
sul retto cammino", il pensiero è andato spontaneamente alla vicenda umana
e religiosa del Papa Pio IX, Giovanni Maria Mastai Ferretti.
In mezzo agli eventi turbinosi del suo tempo, egli fu
esempio di incondizionata adesione al deposito immutabile delle verità
rivelate.
Fedele in ogni circostanza agli impegni del suo ministero,
seppe sempre dare il primato assoluto a Dio ed ai valori spirituali.
Il suo lunghissimo pontificato non fu davvero facile ed egli dovette soffrire
non poco nell'adempimento della sua missione al servizio del Vangelo.
Fu molto amato, ma anche odiato e calunniato.
Ma fu proprio in mezzo a questi contrasti che brillò più vivida la luce delle
sue virtù: le prolungate tribolazioni temprarono la sua fiducia nella
divina Provvidenza, del cui sovrano dominio sulle vicende umane egli mai dubitò.
Da qui nasceva la profonda serenità di Pio IX, pur in mezzo alle incomprensioni
ed agli attacchi di tante persone ostili. A chi gli era accanto amava dire:
"Nelle cose umane bisogna contentarsi di fare il meglio che si può e nel
resto abbandonarsi alla Provvidenza, la quale sanerà i difetti e le
insufficienze dell'uomo".
Sostenuto da questa interiore convinzione, egli indisse il Concilio Ecumenico
Vaticano I, che chiarì con magisteriale autorità alcune questioni allora
dibattute, confermando l'armonia tra fede e ragione. Nei momenti della prova,
Pio IX trovò sostegno in Maria, di cui era molto devoto. Proclamando il dogma
dell'Immacolata Concezione, ricordò a tutti che nelle tempeste dell'esistenza
umana brilla nella Vergine la luce di Cristo, più forte del peccato e della
morte. [...]
A Pio IX, il Pontefice del dogma dell'Immacolata Concezione, il
popolo cristiano sarà sempre grato per aver proclamato questa stupenda verità
di fede, da cui proviene luce e speranza per il destino del mondo e di ogni
uomo.
Beati,
piazza San Pietro è per il Papa Buono
Wojtyla
alla messa per Giovanni XXIII e Pio IX
"Il pontefice del Sillabo fu amato, odiato e calunniato"
(La Repubblica,3 settembre 2000)
Tre ovazioni scroscianti della piazza per
Giovanni XXIII. Solo un accenno di applauso per Pio IX. I fedeli di piazza San
Pietro non hanno avuto imbarazzi nella scelta tra il "Papa Buono" e il
"Papa Re". Durante la cerimonia di beatificazione dei due pontefici
hanno interrotto più volte il cardinale Camillo Ruini che leggeva il ritratto
di Roncalli, mentre si sono limitati ad ascoltare in silenzio la postulazione di
monsignor Brunero Gherardini a favore di Mastai. E con composto raccoglimento
hanno accolto le parole di Giovanni Paolo II, che a proposito di Pio IX ha
detto: "Fu molto amato, ma anche odiato e calunniato".
"Si tratta di due papi vissuti in contesti storici così diversi, ma
legati, al di là delle apparenze, da non poche somiglianze, sul piano umano e
spirituale", ha aggiunto Wojtyla.
Gli uomini che hanno espresso i due volti antitetici della chiesa degli ultimi
due secoli - quello temporale e centralista e quello spirituale ed ecumenico -
sono da oggi beati. E con loro anche l'arcivescovo di Genova monsignor Tommaso
Reggio, il sacerdote francese Giuseppe Chaminade e il monaco benedettino
irlandese Columba Marmion, dalle cui immagini sono stati fatti cadere i drappi
dopo che il Papa aveva pronunciato la formula "facultatem facimus. .. ut
beatorum nomine in posterum appellentur" (diamo facoltà che d'ora in poi
siano chiamati beati".
La cerimonia della discordia - l'accostamento dei due pontefici è stato molto
criticato sia dai laici sia da alcuni cattolici - si è svolta in una Piazza San
Pietro meno affollata del previsto. Le centomila persone attese non si sono
viste. E prima dell'inizio della messa non sono mancati momenti di tensione per
qualche problema organizzativo. Numerosi possessori di biglietti rossi (quelli
che davano diritto ad accedere alla zona della piazza con le sedie) sono stati
costretti a ripiegare per i posti in piedi. Un "incidente" che è
stato spiegato dagli addetti come un errore di calcolo: "Sono stati
stampati più biglietti rossi di quante siano le sedie".
... I «fedelissimi» possono stare tranquilli.
Una promozione a «beato« o a «santo» non si nega mai a nessuno.
(Pasquinus II, ottobre 2000)
Roma,
molte le polemiche per i beati della discordia
Migliaia
di persone alla cerimonia del Vaticano
Tutti d'accordo su Giovanni XXIII, divisioni su Pio IX
(La Repubblica, 3 settembre 2000)
Tra polemiche continuate sino all'ultima ora
papa Wojtyla proclamerà oggi beato Pio IX, l'ultimo papa-re. Laici, ebrei e
protestanti non hanno nascosto il loro malumore. Secondo il pastore Tomasetto,
presidente della Federazione delle Chiese evangeliche, sarebbe stato meglio
"avanzare una richiesta di perdono" per papa Mastai invece di
esaltarlo. Ma il Vaticano lo difende e ribadisce il suo "esempio di santità".
Comunque le migliaia di persone, che convergeranno stamane sul sagrato della
basilica vaticana, vengono soprattutto per Giovanni XXIII, anche lui elevato
alla gloria degli altari. Per lui verrà anche gente che cattolica non è o che
non è nemmeno credente, perché il fascino di questo pontefice continua a
irradiarsi attraverso gli anni.
Padre Jerome Verb, un prete americano autore di una nuova raccolta di massime
spirituali di papa Roncalli, pubblica un piccolo discorso inedito pronunciato da
Giovanni XXIII nelle ore finali della sua malattia. Levandosi a fatica sul letto
e come scandendo parole preparate in precedenza, Roncalli affermò: "Ora più
che mai, con maggiore certezza che nei secoli passati, noi siamo intenti a
servire il genere umano e non solo i cattolici, difendendo prima di tutto ed
ovunque i diritti della persona umana e non solo quelli della Chiesa
cattolica".
Per la beatificazione di papa Roncalli, che fu nunzio ad Ankara durante la
seconda guerra mondiale, è giunto a Roma anche il ministro della Cultura turco
Istemihan Talay. Il ministro, durante l' incontro con Giovanni Paolo II al
termine della cerimonia, rinnoverà l'invito al pontefice di recarsi in Turchia.
Diventa, dunque, più fitta l'agenda dei possibili viaggi papali nel 2001:
Brasile, Siria, Corea del Nord, Turchia.
Alle polemiche sull'accoppiata Pio IX e Giovanni XXIII risponde sull'Osservatore
Romano il segretario del comitato per il Giubileo, monsignor Sepe: i due papi
furono uniti nel nome di Maria e Pio IX, che ha proclamato il dogma
dell'Immacolata concezione, "difese strenuamente il papato contro i nemici
del tempo".
Insieme a Pio IX e Giovanni XXIII saranno beatificati Tommaso Reggio,
arcivescovo di Genova sul finire dell'Ottocento, il fondatore dei Marianisti
Guglielmo Giuseppe Chaminade, l'abate benedettino di Maredsous, Columba Marmion.
Con le ultime beatificazioni salgono a quota 990 i "servi di Dio"
beatificati da papa Wojtyla in ventidue anni di pontificato. In quattro secoli
trentatre pontefici predecessori di Giovanni Paolo II ne hanno beatificati
solamente 808.
LA FORZA DI SQUARCIARE I
VELI DEL PREGIUDIZIO
(Elio
Maraone, Avvenire, 5 settembre 2000)
«La santità vive nella Storia, e ogni santo non
è sottratto ai limiti e condizionamenti propri della nostra umanità.
Beatificando un suo figlio, la Chiesa non celebra particolari opzioni storiche
da lui compiute, ma piuttosto lo addita all'imitazione e alla venerazione per le
sue virtù, a lode della grazia divina che in esse risplende». Così Giovanni
Paolo II la scorsa domenica, in occasione dell'onore degli altari per cinque
nuovi beati. Ovvero (parafrasando e un poco integrando): la Chiesa si colloca su
un livello più alto rispetto ai problemi ed alle polemiche dettate da questioni
del presente o del passato e - muovendosi con autorevolezza e senza timori nel
proprio ambito - porta sugli altari dopo un rigoroso «processo» i testimoni
della fede dotati di virtù morali eroiche. Il che vuol dire, tra l'altro, che
le beatificazioni (comprese le cinque di domenica) non sono legate a
considerazioni contingenti o, tanto meno, a intenzioni politiche.
Sicché Pio IX non è stato beatificato tanto per il suo pur indiscutibile
apporto sul piano dottrinale e pastorale, quanto - come recita l'ormai lontano
(nel 1985; e allora, chissà perché, non discusso da nessuno) Decreto della
Congregazione delle cause dei santi - per aver condotto dalla giovinezza al
sacerdozio all'episcopato al pontificato una vita veramente santa, esercitando
le virtù teologali e cardinali in grado eroico e carismatico.
Peccato che tali verità elementari, che dovrebbero essere ben note a chi -
dentro e fuori il mondo cattolico - si picca di sapere di religione e di Storia,
non abbiano illuminato, in questi giorni, i detrattori anche feroci di Pio IX
nonché di Giovanni Paolo II. Molte parole accese, per esempio, sul duro
antisemitismo (non documentato) di Papa Mastai Ferretti, nessuna sulla sua
(documentata) santità di vita. Corali approvazioni per la beatificazione di
Giovanni XXIII, critiche alla decisione di Giovanni Paolo II di abbinarlo nella
beatificazione a Pio IX. Senza considerare - se proprio si voleva adottare la
chiave storicistica - che beatificando assieme i Papi che convocarono due
memorabili Concili si è semmai voluta richiamare una continuità di magistero,
un magistero straordinariamente dinamico e carico di conseguenze nella Storia
della Chiesa, e non soltanto della Chiesa, fra metà Ottocento e il lungo arco
di quel Novecento che ancora dura.
Dura, purtroppo, anche nelle sue polemiche cieche, nei suoi rigurgiti
anti-cattolici e anti-papisti. Ma, per fortuna, la Storia non è tutto
Novecento, e ci sono tanta ricchezza e tanta umanità nel passato, come quante,
ne siamo sicuri, ci saranno nel futuro. Nel presente, anche, si capisce.
L'importante è saper riconoscere il bene là dove è o dove era o dove sarà,
il cristallo della santità anche quando agli occhi di chi, come noi, «è
venuto dopo», quel cristallo può essere invisibile o seminascosto dai detriti
di un'epoca che - appare ovvio, ma qualcuno preso dalla smania
dell'attualizzazione sembra averlo dimenticato - non è la nostra. Ancora, ci
sono diverse vie alla santità, e diverse esperienze individuali e storiche,
anche se sul volto di tutti i santi si può cogliere il fiore di una comune
letizia, di una invidiabile amicizia per l'uomo. Sicché, se i nostri occhi sono
buoni, possiamo riconoscerli, i santi, e guardarli utilmente l'uno attraverso
l'altro: scopriremo che Pio IX ha lo stesso sorriso di Giovanni XXIII, Tommaso
Reggio quello di Guillaume-Joseph Chaminade, Columba Marmion quello, mettiamo,
di Escrivà De Balaguer... Se non ci riusciamo, se il pregiudizio ci fa velo,
allora - come è accaduto a religiosi e politici ebrei in questi giorni -
corriamo il rischio di straparlare, e di sputar sentenze contro un Pio IX
antesignano della «Germania anni Trenta» e un Giovanni Paolo II «creatore di
difficoltà al dialogo». Non tutte le crisi intellettuali sono cattoliche.
Elio Maraone
Pio IX, samaritano
incompreso
Liberò il ghetto ebraico, eppure su di lui
pesano ancora pregiudizi
(Ignazio Schinella,
Avvenire, 5 settembre 2000)
«Scendeva un uomo da Gerusalemme a Gerico...».
La parabola evangelica con cui Luca, «lo scriba della misericordia»,
identifica la redenzione di Cristo, buon Samaritano, mi ritornava prepotente sul
sagrato di Piazza San Pietro, mentre partecipavo - domenica scorsa - alla
beatificazione dei cinque servi di Dio: in particolare mi faceva pensare alla
vita di Pio IX, il buon samaritano degli ebrei, che il papa Mastai considerava
in modo singolare come suo prossimo. Si racconta, infatti, che il pontefice
fosse solito passeggiare anche tra i vicoli del ghetto di Roma. Un giorno si
imbatté in un uomo svenuto sulla strada tra l'indifferenza di tutti i passanti
che non si curavano del malcapitato. Come nella parabola del Vangelo tutti
passarono oltre: una vicenda ancora dei nostri giorni quando la gente, per
paura, non soccorre più i malcapitati della strada. Si sentì gridare: «Santità,
è un ebreo!». Rispose il Papa: «E con ciò, forse che l'ebreo non è nostro
prossimo?» Lo fece quindi adagiare sulla sua carrozza, lo portò all'ospedale:
come il buon samaritano del Vangelo, lasciò un'offerta per il suo ricovero.
Paolo VI, chiudendo il Concilio, poté dire che «l'antica storia del samaritano
è stata la spiritualità del Concilio» e il Cristo chino sull'uomo costituisce
il cuore del giubileo cristiano. In tal senso Pio IX è davvero un uomo
giubilare. Da riscoprire.
L'episodio non è che l'iceberg di quanto il Papa volle per i suoi e i nostri
fratelli ebrei. Precorrendo ogni legislazione europea a riguardo, il 17 aprile
1848, nella notte tra il sabato santo e la domenica di pasqua,
"liberava" il ghetto. Non è senza significato che l'evento fosse
stato voluto dal Papa per quel giorno santo. La tradizione cristiana, fin dai
Padri della Chiesa, ingiungeva ai principi di aprire nella settimana santa le
carceri per liberare i prigionieri e abbattere ogni forma di schiavitù
sull'esempio dell'amore di Dio che aveva liberato nella pasqua del Figlio tutta
l'umanità. A me pare che il fatto della "liberazione del ghetto"
possa apparentarsi alla volontà di Giovanni XXIII di togliere dalla preghiera
del venerdì santo la preghiera "per i perfidi ebrei". Nella
liberazione del ghetto il Papa, infatti, riconosceva agli ebrei i diritti
fondamentali di ogni altro cittadino romano: da quel momento gli ebrei non
potevano essere più considerati stranieri. Abolì adempimenti indegni e
umilianti a carico degli ebrei, concedendo loro il diritto alle provvidenze da
cui erano rimasti esclusi fino ad allora. Il fatto scatenò una rivolta popolare
antiebraica: Pio IX rispose con grande energia: fece pattugliare la zona contro
ogni forma di violenza e con la volontà decisa di proteggere gli ebrei.
È in questo quadro che vede la grande premura di papa Mastai verso gli ebrei
che va inquadrato anche il famoso "caso Mortara", su cui tanto si è
scritto, specie in questi giorni, spesso in modo parziale e unilaterale. Il
bambino ebreo Edgardo Levi-Mortara, all'età di circa 17 mesi, stava per morire.
La domestica della famiglia che era cattolica lo battezzò di nascosto: per un
cattolico si tratta dell'intervento più importante che si inserisce nella vita
di un uomo. Il bimbo non morì. Solo sei anni dopo i genitori seppero del fatto,
ma non lo vollero educare nella religione cattolica. Secondo, però, le leggi
civili pontificie del tempo, il bimbo venne condotto a Roma (24 giugno 1858) per
essere educato in un istituto apposito insieme ad altri ragazzi di provenienza
diversa. Fu accolto da Pio IX con spirito paterno, Il Papa «si dichiarò suo
padre adottivo, come di fatto fu, finché visse si incaricò della sua
educazione e si assicurò del suo avvenire» (Summarium, p. 512, & 1654
degli Atti processuali). Divenuto adolescente, gli fu permesso di scegliere
liberalmente di tornare in famiglia: i suoi per un intero mese poterono
incontrarlo con grande libertà. Il giovane, però, preferì entrare tra i
Religiosi Canonici Lateranensi: diventò sacerdote, fu di vita esemplare, grande
predicatore per tutta l'Europa, si riconciliò con la famiglia, lasciò di sé
un ottimo ricordo e depose al processo di beatificazione del Papa mettendo in
evidenza la squisita carità di Pio IX.
Non stupisce, dunque, che qualche ebreo dell'epoca poteva dire: «Pio IX è per
noi come un angelo!».
Ignazio Schinella
Sesto
non fornicare
(Gianni Vattimo, La Stampa, 6 settembre 2000)
Ma
Così, per esempio, mi si dice che devo considerarmi peccatore anche se evado il
fisco, se sfrutto il lavoro clandestino, se tratto il prossimo con disprezzo o
esercito contro di lui qualche forma di violenza, se truffo lo stato nelle tante
forme che abbiamo inventato specialmente noi italiani. Ma adesso, dopo la
beatificazione di Pio IX, non dovrò mettere questi comportamenti sotto la
categoria degli «errori politici», riprovevoli magari ma non tali da intaccare
la mia (eventuale) santità personale?
Pio IX ha emanato il Sillabo, che condanna non solo il liberalismo e il
socialismo, ma anche la democrazia. Ha trattato e incitato a trattare gli ebrei
come cani rognosi, ha sottratto un bambino ebreo alla sua famiglia perché,
essendo questi stato battezzato segretamente contro la volontà dei genitori,
non poteva più restare nelle loro mani di perversi cani deicidi. Infine ha
comminato e fatto eseguire pene di morte (certo come molti sovrani del suo,
tempo; ma anch’io se rubo allo stato faccio solo quel che fanno molti italiani
del mio tempo).
La sua santità personale non è davvero intaccata da tutto questo? Non sarà
perché, alla fin fine, come pensano nella loro materialistica volgarità tanti
cristiani ignoranti , quello che la Chiesa considera davvero peccato è sempre
fondamentalmente solo il peccato della carne? Pio IX non si è abbandonato a
questo genere di tentazioni, non ha avuto amanti segrete e figli naturali, non
risulta che si ubriacasse nelle osterie romane, dunque può essere beatificato.
Anche se avesse baciato Totò Riina nell’esercizio delle sue funzioni,
potrebbe essere beatificato lo stesso. In fondo, un semplice errore politico,
che non ha nulla da fare con la sua «personale» santità.
De
Jean-Paul II à Jean-Pie I
Stéphane Baillargeon
(LE DEVOIR, 2 septembre 2000)
...[Pio IX], si è
rivelato un formidabile reazionario che ha condannato in pari tempo il
liberalismo, il socialismo, il naturalismo e la libertà di coscienza nel suo
famoso Syllabus [...] Questo breviario del risentimento antimoderno
costituisce l'antitesi della dichiarazione Dignitatis humanae sulla
libertà religiosa adottata dal Vaticano II un secolo più tardi. [...]
Diciamolo chiaro e tondo: Pio IX era un fanatico, «animato da una fede
intransigente e da uno zelo cieco» [...] Perché diavolo, allora, rendere
omaggio ad un tale personaggio, già considerato al suo tempo simbolo
dell'oscurantismo della Chiesa di Roma? Perché erigere il rigore a virtù
cristiana? [...] Si diventa santi dando dimostrazione delle proprie virtù e non
per le iniziative assunte nei confronti delle situazioni sociali e politiche
della propria epoca, si sente ripetere da mesi dai porta-parola della Chiesa.
Ragionando così, si può dire «amen» riguardo a qualsivoglia azione da
chiunque compiuta.
[...] Una fallibilità papale, insomma.
PAPA
PIO IX, UN «BEATO» CONTROVERSO
(Giorgio Bouchard, Riforma, 8 settembre 2000)
Sono
state molte le reazioni critiche dei laici, ebrei, evangelici e anche di parte
del mondo cattolico.
È stato il papa dei dogmi,
dell'Immacolata Concezione e dell'infallibilità papale, del «Sillabo»,
della repressione violenta della Repubblica Romana e, dopo averlo abolito,
della ricostituzione del ghetto ebraico romano.
Ci domandiamo se la scelta di beatificare
papa Pio Nono sia stata dettata da motivazioni teologiche, oppure da opportunità
politiche. Ci sembra tuttavia che si voglia rivalutare e accreditare un figlio
della Chiesa per il quale sarebbe stato più opportuno avanzare una richiesta di
perdono.
(Domenico Tomasetto, presidente della
Federazione delle chiese evangeliche in Italia, settembre 2000)