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Canti quercianellesi

 

Pietro Parigi artista dell'Uno e del molteplice

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   [ Quercianella - il Rogiolo ]

Canti Quercianellesi
   

  Il Rogiolo   Pavana in morte di Elia
  La notte di San Lorenzo   Le stagioni dell'animo
  Attesa sul molo   Helicrysum

 

Il Rogiolo

Ti lenì l'arsura
la cala del Rogiolo
quando t'apparve in poppa
ed eri pronto al salto
ma della salvezza breve fu il dolce sapore.

Schiumava ira quel giorno
Nettuno
se voglioso di un'ultima coppa di Falerno
con feroce onda di maestrale
sopra lo scoglio che t'aveva nascosto
ti franse la nave.

Così il dio ti carpì le anfore del vino
le vedesti lentamente arrossare il prato di posidonie
e le rocce di gabbro.

Nettuno ebbro s'acquietò
le sirene cantarono nenie
e Sileno chiamò a raccolta
le vergini del bosco e Pan
tutti accorsero a suonare
lente armonie.

Rogiolo bello scese nudo
con brocche di sorgente
a rinfrescare
il divino corpo.
Canneggiole, lemmi e lentisco
mirto e l'ombroso leccio d'intorno
stesero colori, e canti e fresche arie
lievi profumi di piante.
Capinere e usignoli
ballerine e fringuelli
stupite battevano l'ali.

Ora dalle isole felici giunge un'aria leggera
e l'acque verdi e chiare riposano
sciolte e lente
ancora grate di quel vino e del Dio
che qui aprì il monte
e stese
il suo caldo letto
nel seno calmo di Venere.

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[ Helicysum italicus ]

Helicrysum

Sopra ogni altra
vi prediligo
piccole piante neglette
voi che di nulla vi curate
e tutto amate
la sabbia cocente
l'arida roccia
voi che, uniche, bevete l'acqua di mare
senza impazzire.

Voi che con pazienti radici
strisciate nelle dune dolcissime
tra le cune sabbiose;
serpeggiate tra i massi rocciosi
testimoni delle nozze
del mare col cielo
e nella coppa della vita
ne mescolate
gli spruzzi dell'onda
con le dolci gocce della pioggia.

Sopra ogni altra prediligo
lo statice dall'ampie foglie
la profumata barba di Giove
la senecio cineraria dal giallo fiore
l'euforbia e il timo
e l'eringio spinoso
il convolvolo delle sabbie
e l'elicrisio che ogni profumo del mare distilla
voi che ridonate al sole e alle onde
i vostri densi profumi.

Sopra ogni altra prediligo voi
di cui s'ignora anche il nome
proprio voi figli di dei.
Voi che avete scoperto
il segreto della vita
la parsimonia e la tenacia,
la sapienza e la gioia della vita
proprio là
dove ogni altra pianta
è arresa alla morte.

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Pavana in morte di Elia

Solo ieri sostavamo insieme
all'ombra dell'oscuro leccio
solo ieri
sdraiato ai miei piedi
lenivi la sofferenza
ch'io ignoravo
e cercavi un ultimo refrigerio
nel profumo della terra
ma io vagavo con vuoti pensieri
ed ho scambiato per altro
il tuo supplice sguardo.

Solo ieri
dal tuo giaciglio
aperto al fresco della notte
hai preferito tornare
un'ultima volta sotto il letto di Jacopo
il tuo amico più amato.

Solo ieri saltasti
con un ultimo balzo
per prendermi il guinzaglio
e condurmi sul colle
dove il sole arrossa le isole d'intorno
e invita alla preghiera.

Se solo io lo avessi capito
ti avrei camminato accanto
finché in cielo
l'ultima stella
non si fosse spenta.

Com'ero fiero
della tua mitezza!
quando temevi il balzo improvviso di un grillo
il frusciare di lucertola dinanzi
l'alitare del vento tra l'erba
quando pentito di quel nulla
che ti rimproveravo
volgevi altrove i tuoi occhi
e nudo ti nascondevi sotto il letto
come Adamo nell'Eden.

Torna domani e domani ancora
a trotterellare
nei prati lungo le siepi
lungo la scogliera,
sul poggio per i sentieri
dove fresche e profumate
sono le tracce d'amore
che tu solo conoscevi
e mi guardavi con occhi dolci e riconoscenti

Torna ancora al primo mattino
a svegliare la mia fredda ragione
per condurmi
nei silenzi ancora puliti
addenta ancora la palla
per scrollarmi di dosso
questa mia pigrizia
che è stanchezza dell'animo.

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La notte di San Lorenzo

Piove sottile sulle foglie
e un freddo maestrale
agita nel mio cuore
le voci di un tempo.
Si stacca l'ultima foglia del fico.
Così è
quando fa
freddo!

Ora rimpiango
quel gioco d'amore
ove per intero
svelavi
la tua innocenza,
Lorenzo.
Il tuo stupore
era terso e grande
come quel cielo stellato
d'agosto.

Una qua,
una là,
una a sinistra,
una a destra
filavano giù
vere stelle di gioia.

Io correvo,
tu urlavi!
Un'altra!
Un'altra ancora!

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Le stagioni dell'animo

Tutto l'anno scruto il bosco
e ad ogni risveglio
studio se di notte abbia mutato colore
la sua verde veste
ma sempre uguale essa m'appare
come quella azzurra del cielo
come quella specchiata del mare.

Non posso aspettare
il tenue verde delle foglie novelle
il viola grinzoso dei petali di cisto
il tumido bianco di rosa canina
non posso aspettare
il giallo d'autunno e le rosse bacche di corbezzolo.

Così è anche di notte
quando nel cielo s'affollano le stelle
null'altro mi dice sulle stagioni
il loro moto
se ora più alto ora più basso.

Ma quando il tramontàno generoso
stende spatole d'azzurro turchese
e muta lo spessore dell'aria
allora il mio animo
s'apre alla primavera.

Quando il vento scaccia le nuvole
il sole brilla sulle foglie
simili a scarabei
allora per me è estate.

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Attesa sul molo

Non una nera vela
che di notte attracchi
da terre ignote
non una barca
con profumi di nuovi mondi
o conchiglie di seta

Al largo
un taglio bianco
gonfio di vento
s'allontana
tra sussurri sciabordanti di chiglia.

Anche Pietro ha lasciato
la sua panca
sotto il tetto di stipa
con lui il ricordo dell'ultima aragosta
s'è inabissato sotto il Romito
là dov'ora s'ingolfano
accidiose
balene
di plastica.

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