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Creative Commons LicenseI - Quadro d'insieme


Quadro d'insieme

Gli ordini architettonici greci

Il periodo ellenistico

L'Architettura Romana

Il Medioevo

La ricomposizione del linguaggio classico dell'Architettura

La ricostruzione del linguaggio degli ordini architettonici: il '400

Leon Battista Alberti e la cultura architettonica del '400

Donato Bramante

La ricerca architettonica prima e dopo il Sacco di Roma (1527)


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L'Ordine architettonico

Definizione dell'ambito di ricerca

La ricerca e lo studio sull'ordine architettonico nel Rinascimento erano finalizzati a ritrovare il linguaggio classico dell'Architettura, quello cioè attraverso cui si erano espressi gli Antichi. Era naturale la convinzione, poi espressa esplicitamente, per esempio dal Vasari, che la storia, e in particolare quella delle Arti, avesse attraversato un periodo di oscurità, il Medioevo. Era dunque intenzione degli umanisti prima, poi degli intellettuali e artisti del Rinascimento, ricostruire il linguaggio classico dell'Architettura, che solo avrebbe consentito la rinascita dell'Arte, dell'antico splendore. Nel ‘400, quindi, inizia la ricerca sugli ordini architettonici antichi, che però non si erano del tutto perduti; essi erano stati rielaborati, ri-sconnessi nelle loro componenti, non avevano comunque mantenuto i caratteri che li avevano contraddistinti e identificati nell'Antichità.

Accingendoci a studiare gli ordini architettonici dobbiamo perciò tenere conto che essi non sono qualcosa di definito e definitivo nel corso della storia; essi mutano nelle loro forme, ma anche nelle diverse contestualizzazioni culturali. Vi sono però delle invarianti che determinano il riconoscimento dell'ordine architettonico come tale: elemento portante + elemento portato = colonna + trabeazione (sia che tale significato sia effettivamente strutturale, che puramente concettuale); si parla di ordine solo quando sono presenti tutti gli elementi ed essi sono coordinati. Vi sono poi degli elementi accessori, stipiti di porte, cornici, mensole, che all'ordine sono correlate, perché da esso derivano, ma che possono essere definiti come parti dell'ordine. In sintesi si ha il passaggio ordine --> astrazione (cioè dalla funzione al concetto): gli ordini cambiano nel tempo.

Il concetto di ordine architettonico

Il termine ordine appare molto tardi, nel corso della storia dell'Architettura. Vitruvio non lo usa; egli parla di genus, mos, opera; con un'aggettivazione: dorica, ionica, corinzia; quest'ultima solo come variante della ionica: cambia il capitello. Vitruvio tratta della costruzione dei templi: cella + porticato (definito dalle colonne e trabeazione); quindi il tempio può essere dorico, ionico, tuscanico, ecc. La colonna è solo uno degli elementi e può essere dorico, ionico o con capitello di fantasia.

Il concetto e il termine di ordine nasce con la trattatistica del Rinascimento, attraverso un processo che giunge a compimento intorno alla metà del ‘500, quando gli ordini riconosciuti saranno cinque, concettualmente enumerati in sequenza secondo un determinato criterio comparativo. Nel 4° libro del Serlio, allievo del Peruzzi, pubblicato nel 1537, compare per la prima volta la tavola sinottica degli ordini architettonici, composti da colonna, trabeazione e, con il Serlio appunto, anche di basamento (o piedistallo).

La definizione che attualmente adottiamo dell'ordine è ancora di molto successiva:

Sistema integrato di elementi individuati da specifici caratteri formali, correlati da precisi nessi sintattici e rapporti proporzionali.

I rapporti proporzionali sono riferiti ad un modulo, che in genere è dato dal diametro della colonna all'imoscapo. E' da notare la differenza fra dimensione e proporzione; esse sono fra loro indipendenti; la proporzione è una legge interna all'ordine. Nell'ordine si distinguono generi diversi; nel dorico si ravvisa il genere maschile, nello ionico e nel corinzio quello femminile, distinto rispettivamente fra matronale e verginale.

Le caratteristiche dell'ordine, le componenti e le loro combinazioni, sottendono una logica, che deriva dall'essere l'ordine la traduzione in pietra del portale ligneo: piedritto più trabeazione. Questa traduzione avviene attraverso il passaggio: struttura lignea --> trilite --> ordine. Le parti del dorico e dello ionico, infatti, ricordano la funzione statica dei corrispondenti elementi dei prototipi in legno. L'ordine quindi è la riproduzione scultorea di una struttura in legno, la cui forma è sacra, perché è la forma del tempio; essa viene riproposta in pietra, poiché questo è un materiale più durevole. Per analogia, come nella scultura è il corpo umano ad essere riprodotto in forma lapidea, così in Architettura l'ordine nasce come rappresentazione di qualcos'altro, di una struttura preesistente.

Le tre componenti fondamentali dell'ordine sono le seguenti:

  1. struttura

  2. proporzione

  3. forma

Esse sono in stretta relazione fra loro.

Basti ricordare, nella trattatistica, i confronti con il corpo umano, per quanto riguarda le proporzioni; i generi maschile e femminile anche per quanto riguarda le forme (es.: trattato di Francesco di Giorgio); il modello della capanna primitiva per l'origine e la funzione strutturale dell'ordine (es.: trattato di Chambers).

L'ordine architettonico è concepito da Vitruvio e dall'Antichità classica come mimesis, imitazione. Vitruvio afferma che i Dori proporzionavano il tempio secondo il corpo umano maschile: rapporto 1:7; gli Ioni secondo quello femminile. Si preferiscono poi via via proporzioni più snelle. Mimesis, quindi, come imitazione del corpo umano e delle sue proporzioni: antropomorfismo. E ancora sulla linea della stessa analogia, le proporzioni svolgono un ruolo sia riguardo la forma che le funzioni; il canone, infatti, nasce sia riguardo agli ordini architettonici che per la scultura.

In sintesi: l'ordine assume il valore di immagine di qualcosa di altro da sé: è la riproduzione di una struttura lignea, dalla quale mutua la logica strutturale (gradualmente concettualizzata), rappresentata attraverso un processo di antropomorfismo proporzionale e formale (astrazione).

Queste ultime osservazioni sono molto importanti, perché sarà proprio la scissione tra forma e funzione che permetterà la decostruzione dell'ordine in Età medioevale, la sua trasformazione, nel momento in cui si allentano quei legami concettuali che costituiscono la struttura sintattica del linguaggio classico dell'Architettura.

L'ordine è dunque un linguaggio; esso somiglia alla lingua nella sua struttura, essendo caratterizzato da elementi collegati fra loro da legami sintattici. Come nel linguaggio si ha la composizione di lettere in parole e di quest'ultime in frasi, così nell'ordine elementi come base, fusto e capitello compongono la colonna e questa, insieme alla trabeazione (e, successivamente, al piedistallo) forma l'ordine, il quale a sua volta si relaziona funzionalmente e proporzionalmente alle altre parti dell'opera architettonica (es.: timpani, porte, muri, stipiti. ecc.); il linguaggio degli ordini architettonici è tale in quanto gli elementi che lo compongono sono parole legate da una logica, da una sintassi. Ed è proprio questa sintassi che si perde nel Medioevo, quando le singole parti vengono usate indipendentemente, in ordine sparso, determinando la perdita del senso dell'ordine.

Come nel linguaggio, anche nell'uso degli ordini c'è una regola, generalmente valida, ma che può essere infranta, a ragion veduta, da una deroga, ciò che corrisponde in qualche modo alla licenza in poesia; è il contributo personale dell'artista, non un arbitrio indiscriminato, ma una variazione circostanziata dell'espressione, che pure rispetto alla regola si deve porre a confronto, in quanto variazione rispetto a.

Il problema della regola è quello che gli umanisti si pongono, nel tentativo di ricostruzione dell'ordine antico, secondo l'ottica della ricerca nelle fonti antiche delle caratteristiche e dei criteri che la definiscono. Il testo di Vitruvio, come abbiamo notato, non corrisponde alla maggior parte dei monumenti dell'antica Roma, i cui resti sono ancora ben visibili nel ‘400, poiché l'architettura dell'età imperiale è successiva alla stesura del trattato. Gli studiosi cercano di mettere d'accordo queste due fonti nel corso di un processo lungo e complesso, documentato dalla trattatistica che approda nel corso del ‘500 ai risultati riscontrabili nelle pubblicazioni di Serlio, Vignola, Palladio. In questa fase si è giunti, sì, alla definizione di una regola comunemente accettata come norma, ma anche alla constatazione dell'esistenza inevitabile della deroga1 che apre la strada a ulteriori possibili evoluzioni degli ordini, da affidare però alla competenza e all'esperienza di artisti capaci2.

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La ricomposizione del linguaggio classico dell'Architettura

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La nascita dell'ordine antico

L'ordine antico nasce in Grecia e qui viene canonizzato; mentre successivamente a Roma esso viene associato all'arco, perdendo la sua funzione statica. Sarà questo a favorire e a determinare un processo di disgregazione delle parti, di sconnessione, di dissolvimento della necessità che correla e definisce formalmente gli elementi dell'ordine3.

Con la vittoria sui Persiani, Atene diventa la città più forte e culturalmente più determinante del mondo ellenico; in questo periodo si costruisce l'Acropoli. Atene si trova nell'Attica, cioè in territorio dorico, ma la sua popolazione è ionica; essa infatti aveva resistito alle invasioni doriche e non era migrata, come altre popolazioni ioniche. La città raccoglie e sintetizza in questo periodo (cioè quello successivo alla vittoria sui Persiani) i valori di tutta la Grecia. Accade quindi un fatto importante nell'uso dell'ordine; mentre prima le soluzioni dorica e ionica erano diverse e ben distinte, ora si fondono in un'unica entità, distinta in due generi, ma della medesima natura: l'ordine del periodo attico.

Ogni elemento dell'ordine ha una sua giustificazione; la forma richiama il carattere costruttivo e tecnologico della struttura in legno. Il problema compositivo originario era quello di costruire intorno al tempio un peribolo di colonne. Le prime costruzioni sono in legno; poi, gradualmente, le parti in legno si sostituiscono con quelle in pietra, meno deperibili, ma della stessa forma; tale forma infatti è sacra, perché appartenente al tempio. Pausania testimonia dell'esistenza di templi con parti lignee e lapidee; evidentemente, man mano che gli elementi in legno si rovinavano, erano sostituiti con pietra scolpita nella stessa forma. Il tempio è anche la casa del dio, quindi le forme della casa erano state mutuate dal tempio e sacralizzate.

Riferimenti:

  • Interno della piramide di Cheope: trilite, monumentale, semplice;

  • Colonne egizie: ricordano i fasci di papiri;

  • Tempio della dea Ator, basso Egitto, I sec. A.C.: capitelli antropomorfi, volto della dea stilizzato;

  • Sale del bagno lustrale, Creta: colonne rastremate verso il basso;

  • Tesoro di Atreo, Micene

  • Cittadella di Micene: megaron reale;

  • Megaron B di Termos: il colonnato ha una forma ellittica, non è correlato alla forma del megaron.

In Grecia esistono originariamente due tipi di costruzione: la tolos e il megaron. Il tempio greco si sviluppa dal megaron, che diventa la cella, intorno alla quale si dispone il colonnato. Questo, inizialmente completamente slegato dalle forme del megaron, è costituito da una fila di colonne, con andamento ellittico. Assume poi una disposizione parallela ai lati della cela, cioè rettangolare, ma senza relazioni costruttive con questa: il megaron naviga nel recinto di colonne. Successivamente si crea un rapporto fra la pianta della cella e la disposizione delle colonne. Nascono diversi tipi di tempio: in antis, doppio antis, prostilo, anfiprostilo, diptero, triptero, pseudoperiptero, pseudodiptero, periptero, ecc.

Il rapporto fra il muro della cella e le colonne nasce in un punto particolare del tempio: le ante. Qui la fronte del muro che sporge va riparata con una testata; entra in relazione con il colonnato, prende base e capitello; inizialmente il capitello è diverso da quello delle colonne; l'anta non costituisce un ordine. Solo successivamente si daranno all'anta le forme delle colonne, come il capitello per esempio. L'origine dell'anta è diversa, dunque, da quella dell'ordine. Il Dorico è il primo ordine che giunge al canone; poi si elabora il canone dello Ionico, che comincia a diffondersi, mentre il Dorico, ordine difficile, man mano viene abbandonato4.

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1Ciò che fa degli ordini architettonici un linguaggio vivo, come nel campo strettamente linguistico (n.d.c.)

2La deroga è comunque sempre distinta dal capriccio, dalla bizzarria, tanto da aprire la querelle sui limiti stessi della deroga - vedi periodo barocco; da notare che l'autorità dell'artista diventa fondamentale. (n.d.c.)

3Processo che arriva fino al Medioevo, quando i vari elementi, che pure singolarmente portano memoria della loro antica funzione, nella forma, sono utilizzati separatamente, indipendentemente, oppure composti a formare aggregazioni completamente diverse, ma nulla che si possa definire ordine. Sarà il Brunelleschi, per primo in Architettura, a tentare di ricomporre il linguaggio dell'ordine, a cercare di usare la lingua degli Antichi.

4Per il rapporto fra muro e ordine, nel contesto della ricerca nel Rinascimento, è interessante conoscere la posizione dell'Alberta, espressa nel 6° libro del suo trattato. La bellezza è inerente all'Architettura nel suo complesso: le proporzioni, le relazioni tra le parti. L'ornamento è una sorta di bellezza in più, aggiunta. Nasce così il concetto di ordine architettonico appactum, cioè l'ordine murario. Con l'Alberti polemizzano altri studiosi dell'argomento; la questione era se l'ordine dovesse avere esclusivamente un valore proprio e quale fosse il ruolo e il valore dell'ordine murario.