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X - La ricerca architettonica prima e dopo il Sacco di Roma (1527) |
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Gli ordini architettonici greci La ricomposizione del linguaggio classico dell'Architettura La ricostruzione del linguaggio degli ordini architettonici: il '400 Leon Battista Alberti e la cultura architettonica del '400 La ricerca architettonica prima e dopo il Sacco di Roma (1527) Edito con:
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Quadro complessivoRiferimenti:
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Gli ordini architettonici greci La ricomposizione del linguaggio classico dell'Architettura La ricostruzione del linguaggio degli ordini architettonici: il '400 Leon Battista Alberti e la cultura architettonica del '400 La ricerca architettonica prima e dopo il Sacco di Roma (1527) Edito con:
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Problemi della ricerca architettonica nel primo '500Monumenti e testo di VitruvioRaffaello, che nel 1517 viene nominato dal Papa commissario alle antichità, aveva chiesto a Fabio Calvo una traduzione del trattato di Vitruvio; si tratta forse dell'idea del progetto di un testo unico commettanto ed illustrato, il cui varo si collocherebbe intorno al 1514-'15. La ricerca sui resti dell'Antichità continua e, se da un lato il materiale grafico accumulato negli ultimi decenni raggiunge una ragguardevole mole1, restano ancora da risolvere le numerose incongruenze fra i monumenti ancora visibili e il testo di Vitruvio. Inoltre in questo periodo si progetta anche la redazione di una mappa completa della città di Roma. Nella versione conservata presso la biblioteca di Monaco, il testo di Fabio Calvo presenta una interessante novità riguardo la classificazione degli ordini antichi, che sarebbero cinque: dorico, ionio, toscano, corinzio, attico. Riferimenti:
Il Serlio, nei libri IV e VI del suo trattato presenta in maniera distinta la regola e l'esempio; infatti si cerca di indagare come la regola generale possa andare a concretizzarsi nelle particolari soluzioni progettuali. Si comincia a prendere coscienza della inconciliabiità fra il testo di Vitruvio e le fonti monumentali dell'Antichità. Classificazione degli ordini: il toscano ed il compositoIn questo contesto nasce e si sviluppa lo studio sull'ordine toscano e sul composito, assente nel trattato di Vitruvio, ma diffusissimo nell'architettura romana antica.2 Il tuscanico assomiglia al dorico e non sempre, nelle sue applicazioni sui monumenti antichi, si distingue nettamente da questo; dunque la distinzione fra tuscanico e dorico non è così evidente e, poiché si tende a classificare gli ordini in una sequenza canonica, rispetto alla complessità o rispetto alle proporzioni, il problema assume un certo rilievo. Per quanto riguarda il composito, la trattatistica tende ad attribuire ad esso tutte le caratteristiche e gli elementi che non si riesce ad attribuire con certezza ad altri ordini; si parla talvolta di ordine della confusione. La teorizzazione del composito, dunque, nasce come tentativo di dare ordine a tale confusione.3 Teoria della proporzione e pratica progettuale: le correzioni otticheRiferimenti:
Antonio da Sangallo il Giovane non è scultore né pittore, è un architetto puro e dedica le sue attenzioni a definire una regola pratica, applicabile anche da chi non si interessa allo studio dell'Antichità, che possa permettere l'uso del linguaggio degli ordini all'architettura contemporanea. Il suo scopo è semplificare i ragionamenti sugli ordini, non per determinare la regola degli Antichi, ma per stabilire una regola moderna, garantita però dagli Antichi, dalle loro opere e dal loro linguaggio architettonico.
Il Sangallo stabilisce così la regola circolare, una costruzione geometrica che mette d'accordo le proporzioni dell'ordine con le sue dimensioni assolute. Tali proporzioni cambiano mano a mano che le dimensione del manufatto aumentano, perché la percezione di esso cambia. Egli quindi modifica la proporzione tra larghezza e altezza delle colonne in funzione della loro altezza assoluta.4 Il tema delle correzioni ottiche è molto sentito in questo momento; Vignola accosta alla trattazione teorica delle proporzioni, quella della porspettiva, come strumento capace di determinare l'opportunità e l'entità delle correzioni ottiche, che permettono all'occhio di percepire la bellezza dettata dalla regola teorica e deformata dal particolare punto di vista dell'osservatore. L'importanza che Antonio da Sangallo attribuisce a questo tema è sottolineata dalla sua minor attenzione alla forma dell'ordine; egli preferisce un ordine sintetico, potremmo dire l'opposto del composito, un ordine astorico. |
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Gli ordini intorno alla metà del '500: Serlio e VignolaLa cerchia di Serlio, Peruzzi, Sangallo porta avanti le ricerche sul linguaggio dell'architettura:
Sebastiano Serlio (1475-1554)Il Vasari accenna brevemente alle sue pubblicazioni e trascura quasi del tutto la sua biografia. Tuttavia la sua notorietà è dovuta prevalentemente al trattato sugli ordini architettonici, per redigere il quale egli utilizza il materiale e la documentazione raccolta dal suo maestro: Baldassarre Peruzzi. Si forma fra Bologna e Pesaro nel periodo 1505-'15; svolge l'attività di pittore di prospettive; fra il 1515 ed il '27 si trova a Roma, poi fugge e nel '28 è a Venezia, dove, insieme a Tiziano e ad un altro umanista, dà un parere sul trattato di Francesco Giorgi; nel 1535 viene consultato per il completamento di San Francesco della Vigna, iniziato dal Sansovino; nel '39, a Vicenza, è chiamato ad esprimere un parere sul palazzo della Ragione. A Venezia Serlio pubblica il IV libro del suo trattato nel 1537 ed il III nel 1540. Nel 1541 si trasferisce in Francia, chiamato da Francesco I; qui nel 1548 pubblica il V libro del trattato; vi muore nel 1554-'55. Il Serlio inizia la sua attività come pittore di prospettive; a Roma partecipa al progetto di studio sull'Antico: Vitruvio, ruderi; lavora a Venezia, in Francia e nel suo trattato accenna anche ad esempi di architettura francese. Questo evidenzia la sua apertura a culture diverse ed un certo pragmatismo. La parte più importante del suo trattato è contenuta nel libro IV, considerato da egli stesso il più utile ed anche il più atteso. Era il momento di produrre un riordino sistematico di tutte le conoscenze acquisite nella ricerca architettonica e questo libro vuole proprio essere una tavola illustrativa dello stato dell'arte; l'impostazione è del tipo: regola --> esempio L'esempio non è più solo quello tratto dall'Antichità, ma comprende anche opere contemporanee. Riferimenti:
Nella dedica del IV libro (il primo ad essere pubblicato, lo ricordiamo) il Serlio cita diversi artisti ed intellettuali; fra essi il Peruzzi al quale si riferisce come al suo maestro. Venezia in questo periodo è un importante centro editoriale; vi si stampano molte opere. Ma Serlio pubblica anche in Francia, dove si muove a suo agio e divenendo abbastanza celebre da essere considerato un punto di riferimento dagli architetti francesi, addirittura egli stesso uno dei primi architetti francesi del Rinascimento. Il suo trattato è di un tipo completamente diverso dai precedenti; esso è composto da una tavola illustrativa alla quale si riferisce un testo a fronte, breve. Queste didascalie hanno un'impostazione pragmatica, empirica, diretta; il discorso pratico è rivolto al più vasto pubblico possibile, anche ai mediocri ingegni. È un atteggiamento antistorico; gli ordini rappresentano un linguaggio attuale e il trattato ne propone la grammatica. Dicevamo che il IV libro è il primo e più importante libro del trattato del Serlio, è dedicato alle cinque maniere dell'architettura, cioè presenta la successione dei cinque ordini, ed ha un programma previsto in sette libri:
È un programma completo e complesso nello stesso tempo, che non sarà terminato. Nel frontespizio del IV libro sono rappresentate parti di ordine; riprendono frammenti di templi antichi che per la maggior parte coincidono con le descrizioni di Vitruvio; questo sembra evidenziare l'autorità degli Antichi, i quali praticano l'eccezione, la deroga; ma quando non vi è coincidenza fra Vitruvio e monumento antico prevale la regola. Riferimenti:
Nel frontespizio del III libro è rappresentata un'opera rustica, cioè un ordine con parti formalmente non rifinite e non classificabili in alcun ordine canonico. Nei libri III e IV, insomma, il Serlio ci presenta certo una regola, ma evidenzia come questa, pur essendo corretta, non desta particolare ammirazione; essa resta comunque valida, ma l'artista capace è in grado di superarla, attraverso l'eccezione, la deroga, la soluzione inusitata, sola in grado di determinare l'ammirazione dell'osservatore. Sebastiano Serlio pubblica anche un libro extraordinario, non previsto inizialmente, in cui raccoglie una serie di portali, che costituiscono una collezione di invenzioni, fra cui l'opera rustica. Inoltre è da notare la trattazione dell'ordine dorico, abbastanza controversa, risolta con la presentazione di diversi dorici possibili. Iacopo Barozzi da Vignola (1507-'73)Il Vignola redige e pubblica il suo trattato tra il 1560 ed il '62 con il titolo: Regola delli cinque ordini d'architettura in 32 tavole. Si tratta dunque ormai di cinque ordini canonici ben definiti, presentati con tavole grafiche affiancate da didascalie molto ridotte, quasi uno snello manuale pratico. Il suo trattato sulla prospettiva, invece, viene pubblicato postumo, nel 1583, con il titolo Le due regole della prospettiva pratica con commentarj del P. Egnatio Danti. E il Danti definisce quest'opera oscura, forse non tenendo conto dei destinatari cui si rivolge l'autore, cioè gli artisti, che già dovrebbero avere una preparazione prospettica. Il Vignola vuole aggiungere a questa preparazione i principi necessari all'utilizzo della prospettiva in relazione alla teoria degli ordini ed al linguaggio dell'architettura. Jacopo Barozzi nasce a Vignola, presso Modena, ed inizia a lavorare come incisore di rappresentazioni prospettiche. Si sposta a Bologna e poi a Roma, dove, durante questo periodo di permanenza, molto importante per la sua formazione, subisce l'influenza dell'Accademia Vitruviana, che si propone un programma molto impegnativo, varato nel 1542:
Tale programma non fu poi condotto a buon fine. Il trattato sugli ordini del Vignola ebbe molto successo, tanto da essere ripubblicato in ben 250 edizioni; caratterizzato dalla limpidezza di esposizione, dall'argomento monografico, si propone la razionalizzazione del linguaggio architettonico attraverso la definizione di una regola proporzionale definitiva, una regola nella quale - dice l'autore - “m'acquetassi”, desunta da un lavoro di sintesi fatto su tutto il corpus degli studi teorici a partire dal '400, cioè i trattati, e la conoscenza accumulata sui monumenti antichi. Tale lavoro ha richiesto una vera e propria correzione sia della teoria vitruviana che delle soluzioni adottate nei monumenti antichi ancora osservabili. Ormai a definire le regole dell'ordine è l'autorità dell'artista ed infatti le 32 tavole del trattato di Vignola presentano la regola come la soluzione scelta dall'autore fra diverse possibili; inoltre viene aggiunto in appendice l'ordine ionico di Michelangelo, la cui bellezza, generata e legittimata dall'autorità e perizia dell'artista, assurge a regola.5 La tavola sinottica degli ordini non è compresa nell'editio princeps, ma sarà aggiunta successivamente; essa risulta dalla sintesi del lavoro presentato nelle trentadue tavole del trattato:
La regola dunque non è più universale ed assoluta, ma relativa, una delle possibili, forse migliore di altre, forse più aggiornata, ma soggettivamente scelta. Esempio:
Le misure sono omologate e costanti, in modo che le proporzioni dei diversi ordini possano essere immediatamente comparate; inoltre non si fa riferimento ad unità di misura particolari, si utilizza un modulo, desunto dall'ordine stesso: il semidiametro all'imoscapo. La regola è valida come modello teorico; nella realizzazione del manufatto bisogna tener conto dell'influenza dei punti di osservazione. Ecco che entra in gioco la prospettiva, lo strumento che consente di modificare le proporzioni teoriche dell'ordine per poterle riadeguare alla situazione e riproporre la proporzione teorica, definita originariamente dalla regola, anche dal concreto punto di vista percettivo. Comparazione fra i trattati di Serlio e VignolaComparando i trattati del Serlio e del Vignola si evidenzia l'evoluzione che si sta verificando in questo periodo nell'elaborazione del linguaggio architettonico. Serlio è ancora alla ricerca della regola assoluta, mentre Vignola ammette l'esistenza di diverse regole e ne definisce una sua; il primo descrive edifici di diversi ordini, il secondo si occupa in maniera specifica e monografica degli ordini architettonici; l'uno cerca l'aderenza all'Antico, l'altro definisce una regola astratta. Inoltre mentre il Serlio pone ancora molto l'accento sulla forma degli ordini, Vignola li distingue fondamentalmente secondo le proporzioni (tenendo conto che le forme sono ora abbastanza definite ed anzi sono considerate passibili di invenzioni). Entrambi comunque assumono la necessità dell'eccezione, come momento creativo necessario nell'attività dell'artista. In altre parola l'artista, che si forma sugli Antichi e sui trattati moderni, assume la capacità di inventare oggetti che possano essere considerati belli e la sua perizia, insieme al consenso degli osservatori contemporanei, gli conferisce l'autorità di legittimare le sue invenzioni al punto di poterle, in taluni casi, proporle come regola. |
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Gli ordini architettonici greci La ricomposizione del linguaggio classico dell'Architettura La ricostruzione del linguaggio degli ordini architettonici: il '400 Leon Battista Alberti e la cultura architettonica del '400 La ricerca architettonica prima e dopo il Sacco di Roma (1527) Edito con:
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Gli ordini alla fine del '500: trattati di Palladio e ScamozziAndrea Palladio (1508-'80)Palladio è il nome dell'angelo al quale, nel V capitolo dell'Italia liberata dai Goti, il Trissino, autore del citato poema epico, stilato su canoni letterari antichi, fa descrivere un immaginario palazzo. Il componimento, pubblicato nel 1547, è dedicato a Carlo V, novello Giustiniano, baluardo contro l'aggressione saracena. Si capisce perché il Trissino abbia voluto attribuire lo stesso pseudonimo, Palladio, al suo protetto Andrea di Pietro della Gondola, inizialmente scalpellino, poi divenuto uno dei punti di riferimento nella storia dell'architettura. Andrea Palladio comincia a lavorare per il Trissino negli anni '30 del '500.
È il Trissino che lo inizia agli studi e alla cultura classica. Palladio lo segue a Roma nel 1541, poi vi tornerà nel '47 e nel '54. In questo periodo Trissino pubblica due guide di Roma. La prima (1554) tratta delle antichità di Roma, con brevi descrizioni dei monumenti della città e loro storia; vuole essere un'opera innovativa, più scientifica rispetto alle mirabilia urbis Romae, ricche di leggende e tradizioni popolari; le fonti sono costituite da Flavio Biondo, i moderni antiquari romani e le fonti classiche. La seconda è una descrizione delle Chiese ed oggetti sacri di Roma; l'opera accosta alla descrizione scientifica del reperto valutazioni di carattere estetico-artistico (noi diremmo critico). Verso la fine della sua esistenza il Trissino pubblica i Commentari di Giulio Cesare, testo di arte militare in cui conduce uno studio sulla scienza militare degli antichi. Nel 1556 Daniele Barbaro pubblica la sua edizione del Vitruvio, riedita nel '67; egli si serve di Andrea Palladio, soprattutto per la ricostruzione di edifici antichi di cui restavano solo alcune parti. Il metodo di Barbaro è così sintetizzabile: studio di Vitruvio, rilievo dei monumenti antichi, scelta dei più belli, ricostruzione di questi nella loro forma integrale in base al testo di Vitruvio. L'indagine sul monumento attraverso il rilievo, quindi, è finalizzata alla ricostruzione grafica del suo stato originario. Il rapporto fra Palladio e Barbaro è importante, in quanto l'architetto acquisisce dallo studioso importanti conoscenze scientifiche. Wittkower individua una linea di sviluppo intellettuale Alberti-Palladio, caratterizzata da una prevalenza dell'impostazione teorica, contrapposta a quella manualistico-empirica del Serlio. Importante però dev'essere stato anche il lavoro di astrazione e sintesi del Vignola. Il trattato di Andrea Palladio, I quattro libri dell'architettura, viene pubblicato in Venezia nel 1570; costituito da quattro libri, come indica il titolo stesso, presenta nel proemio un programma più esteso di quanto poi esposto nell'opera, ciò che fa pensare non essere stato, il programma stesso, concluso. Il materiale grafico utilizzato dall'autore è in parte costituito da suoi rilievi, in parte da elaborazioni altrui. I quattro libri dell'architettura:
Il primo libro del trattato fa un continuo riferimento programmatico ai monumenti antichi, prescindendo dal testo di Vitruvio, prendendo in considerazione piuttosto la summa degli studi finora svolti sull'architettura classica. Costituito da tavole grafiche con brevi testi esplicativi, il trattato segue un'impostazione molto simile a quella del Vignola. L'ordine è presentato prima in forma trilitica, poi in associazione all'arco. Ogni ordine è associato ad un determinato intercolumnio ed ogni soluzione trilitica è poi associata alla corrispondente soluzione archivoltata.
Il Vignola aveva presentato per ogni ordine:
Il Palladio invece:
La misura di riferimento è un modulo. Alla trattazione sugli ordini canonici segue un capitolo sugli abusi in architettura. È una novità (questo argomento nel trattato del Serlio manca del tutto) che evidenzia un caratteristico tratto intellettuale, destinato ad esprimersi nel dibattito sul linguaggio dell'architettura anche nei due secoli successivi. L'ordine infatti, secondo questa impostazione, seguirebbe una logica costruttiva, una norma, una necessità strutturale; l'architettura è mimesi della natura, anche se storicizzata, dunque gli abusi rispetto alla norma sono da considerarsi trasgressioni ad un ordine naturale. Il riferimento costante è alla capanna lignea primordiale, tema sul quale si baseranno teorici come Cordemois, Algarotti, Logier per definire la norma del linguaggio architettonico6, secondo passaggi del tipo: ordine ligneo --> trasposizione dell'architettura lignea in pietra funzione strutturale --> rappresentazione della funzione strutturale Nel secondo libro Palladio affronta il tema della comodità dell'abitazione; quello della corrispondenza delle forme architettoniche al rango del proprietario e fruitore dell'abitazione; della proporzione fra gli elementi dell'edificio. Nella presentazione di esempi esplicativi egli inserisce anche propri progetti, rettificati per fungere da modello teorico. Riferimenti:
Cerca di risolvere il problema dell'atrio nelle case degli antichi attraverso sue interpretazioni e ricostruzioni.7 Nel terzo libro, l'esposizione evidenzia la concezione secondo cui nelle case, nella città, non solo si rappresenta qualcosa, ma si vive concretamente, si svolge la vita civile; questo tipo di trattazione è stata definita da alcuni studiosi antiutopica (si pensi per contrasto ai vari modelli di città ideale), in quanto, pur ispirata all'antico, nello stesso tempo presenta tipologie moderne. Lo studio e la conoscenza del linguaggio architettonico degli Antichi consente, secondo l'impostazione palladiana, di ricostruire l'edificio antico di cui rimane solo una piccola parte. Il riferimento a Vitruvio è mediato attraverso il pensiero albertiano. Riferimenti:
Vincenzo Scamozzi (1552-1616)Vincenzo Scamozzi si forma nell'ambito dell'Accademia Olimpica; si dedica allo studio dell'edizione di Vitruvio pubblicata dal Barbaro; viaggia in Europa. Nel 1615 pubblica in Venezia il suo trattato di architettura: Dell'idea dell'Architettura universale. Dei dieci libri previsti (sul modello vitruviano), vengono pubblicati quelli dal I al III e dal VI all'VIII. Il libro I è dedicato alla formazione dell'architetto, il II alla disciplina dell'architettura. Gli ordini architettonci sono trattati nel VI libro, dove si presenta la tavola sinottica degli ordini con la seguente sequenza: toscano, dorico, ionico, romano (composito), corinzio. Questa tavola viene organizzata tenendo conto della successione cronologica e della distribuzione geografica attribuita all'evoluzione storica degli ordini stessi. Inizia ad affermarsi l'idea della possibilità di un ordine nazionale (vedi la teorizzazione di un ordine gallico in Francia); si attua una tendenza alternativa al classicismo della romanità, spostando indietro nel tempo la teorizzazione dell'origine dell'ordine: ordine greco, ordine salomonico. Nella tavola sinottica dello Scamozzi il composito viene prima del corinzio, con un rapporto fusto-diametro all'imoscapo rispettivamente di nove moduli e tre quarti e dieci. Riferimenti:
La trattazione, caratterizzata dalla preponderanza della componente testuale, risulta complessa, farragginosa, poco chiara; Scamozzi si propone di raccogliere la summa di tutte le conoscenze sull'architettura a lui contemporanee. Secondo Manfredo Tafuri sia Vignola che Scamozzi, nonostante la natura totalmente differente dei rispettivi trattati, si inseriscono in una concezione astratta dell'architettura, in cui il linguaggio degli ordini sarebbe qualcosa di avulso dal contesto storico. Per lo Scamozzi, comunque, l'architettura è speculazione, atto intellettuale; il progetto è il mezzo attraverso il quale l'architetto esprime le proprie idee; egli fa una netta distinzione fra attività teoretica, soluzione intellettuale e problema pratico, costruttivo. Secondo il Tafuri questa posizione prelude alle accademie del XVII secolo. |
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1Antonio Labacco (che lavora con Sangallo al modello ligneo di San Pietro) si lamenta con Serlio, accusandolo di aver illecitamente utilizzato il materiale prodotto in questi studi comuni e i relativi disegni per il suo trattato.
2Christof Thoenes, Hubertus Günther, Gli ordini architettonici: rinascita o invenzione?, in “Roma e l'antico nell'arte e nella cultura del Cinquecento”, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1985, pp. 261-310.
3Paola Zampa, L'ordine composito: alcune considerazioni, in “Quaderni del Dipartimento Patrimonio Architettonico e Urbanistico”, III, 1993, nn. 5-6, pp.37-50.
4Paola Zampa, Dall'astrazione alla regola. Considerazioni in margine ad un disegno di Antonio da Sangallo il Giovane, in “Bollettino d'Arte”, n. 46, nov.-dic. 1987, pp. 49-62.
5Perrault affermerà che la regola degli ordini architettonici deriva semplicemente da un accordo fra gli architetti, i quali la stabiliscono secondo il loro buon gusto; il dibattito fra gli artisti, insomma, ed il loro riconoscimento in società fornisce loro, secondo il Perrault, l'autorità di definire di comune accordo i criteri estetici dell'arte; nasce così il concetto di gusto, in un contesto in cui ormai la teoria degli ordini è del tutto desacralizzata e relativizzata.
6Cfr. De Fusco, Il codice dell'architetto. Antologia di trattatisti.
7Cfr. Pier Nicola Pagliara. Studi e pratica vitruviana di Antonio da Sangallo il Giovane e di suo fratello Giovanni Battista, in “Les Traités d'Architecture de la Renaissance, Actes du Colloque tenu a Tours du 1er au 11 juillet 1981, Vingt-quatrième Colloque International d'Etudes Humanistes, Neuvième d'Histoire de l'Architecture”, Paris, 1988, pp. 179-206; Id., Vitruvio da testo a canone, in “Memoria dell'antico nell'arte italiana” Torino, Einaudi, 1986, vol. III, pp. 7-85.