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Prima del 900, almeno nel sud dell'Europa, è gia cominciata la grande espansione dell'Occidente che sarebbe durata almeno fino al XIII secolo. In Catalogna la maggior parte dei dissodamenti si pone tra l'870 e il 950. Nel nordovest della Spagna, la colonizzazione della pianura del Duero e di altre zone incolte avviene tra l' 850 e il 950. Nel Lazio infine, si può parlare di "rivoluzione" per caratterizzare la crescita del X secolo.
Sembra altresì che si debbano situare nella medesima epoca alcuni perfezionamenti nei forni di fusione del ferro che, captando meglio i venti per orientarli verso il focolare, raggiungono una più alta temperatura e una migliore qualità del metallo. Con questo metallo non si fabbricano solo le armi, ma anche strumenti per l'aratura, attrezzi molto più efficaci del modesto utensile in legno usato fino allora.
Ottone I, restauratore del Sacro Romano Impero
Ottone II, vincitore di Harald Dente azzurro
Ottone III,grande idealista e giovane Imperatore promotore della Renovatio Imperii
Niceforo II Foca, Imperatore e valoroso militare bizantino
Costantino VII, Imperatore bizantino e scrittore
Al-Mutanabbi, poeta arabo alla corte di Saif-ad-Dawla
975 Basilio II riprende la guerra contro i bulgari
Ottone I riunisce l'ex Impero carolingio, creando il Sacro Romano Impero di Germania
Giovanni I di Bisanzio-Giovanni Zimisce
Nascono in francia i primi Ordini cavallereschi
Ottone III di Sassonia ( Biografia )
Nasce il culto di Carlomagno, che sarà canonizzato in seguito sotto Federico Barbarossa
Capitolare di Kyersì per l' ereditarietà dei feudi.
Passaggio dall' alto al basso medioevo
Viene scritto in Spagna nel 976 il Codex Vigilanus, contenente numeri arabi
L' uso del luppolo per la fabbricazione della birra viene introdotto tra il X e il XIV secolo.
Sacro romano impero: corte ottoniana
In occidente l'opera delle abazie del sud della Germania. Le invasioni normanne tagliano la testa ai centri culturali situati in Inghilterra e nell'estremo occidente, ma la vita monastica si rafforza. E' fondata Cluny (910). A San Gallo si adotta la "sequentia cum prosa" nel canto dell'alleluia, e in questo convento opera Ekkehard. Sono rinnovate le strutture liriche; con i "tropi" si inserisce nella liturgia un dialogato che ha efficacia drammatica.
Il più dotto autore occidentale del tempo è forse Gerberto d'Aurillac, un aquitano diventato papa (Silvestro II, morto nel 1003), che fu matematico, astronomo, filosofo.
Gli apocalittici dell'anno mille
La storiografia (soprattutto post-romanticista) ha individuato negli anni immediatamente precedenti al 1000+ il fenomeno dell'apocalitticismo. Teorici e annunciatori di una fine del mondo sono esistiti anche nei secoli precedenti, oltre che in quelli successivi. Non sembra che negli anni precedenti il 1000 ci sia stato un particolare aumento di questi scrittori. Essi costituiscono non solo un aspetto particolarmente pittoresco all'interno della cultura e della produzione mistica cristiana, rispondono a una parte delle stesse esigenze e paure cui il cristianesimo come religione doveva rispondere, soprattutto connessa con la crisi sociale (economica politica e culturale) delle società europee dopo la caduta dell'impero.
Sventagliare la prospettiva apocalittica, funerea, di una fine del mondo imminente aveva tutta una serie di motivazioni, non sempre consce. Il bisogno di giustificare in un certo senso la difficoltà sociale che si viveva; quello di terrorizzare le masse e coagularle attorno alla chiesa-protettrice e assicuratrice di una speranza di salvezza; essendo la paura un ottimo sistema per tenere insieme una compagine sociale non altrimenti compattabile.
Nell'ambito della tradizione culturale dell'apocalisse, i mistici cristiani hanno via via posto sempre diverse date per la fine (annunciata, paventata e forse anche sperata) del mondo. Quella del 1000 fu una delle date. A contribuire alla candidatura, il carattere "tondo" del numero. Per Odone, seguendo una tradizione che si fondava sul capitolo 20 dell'"Apocalisse", il mille era simbolo di perfezione e pienezza. Numero perfetto, dunque in quell'anno poteva avvenire l'incarnazione di Cristo: ma, prima, l'avvento dell'Anticristo e la fine del mondo. Per gli scrittori cristiani in genere, la fine del mondo era immaginata come un periodo più o meno lungo di tribolazioni, di prova. In età carolingia ne scrive Agobardo da Lione (intorno all'826-7), Aimone da Auxerre (c.855-860). Nel 954 la regina di Francia Gerberga chiedeva dell'apocalisse all'abate di Montier-en-Der, Adsus: la sua risposta divenne testo base per le successive speculazioni apocalittiche: «Cristo è venuto umile, [l'Anticristo] verrà superbo. Cristo è venuto a sollevare gli umili e rendere giusti i peccatori, quello al contrario scaccerà gli umili, farà grande i peccatori, esalterà gli empi e insegnerà sempre i vizi, cioè il contrario delle virtù . Dissiperà la legge evangelica, richiamerà nel mondo il culto dei demoni, cercherà la propria gloria e si chiamerà Dio onnipotente.
Chiunque, laico canonico o monaco, vive contro la giustizia e si oppone alla regola del proprio rango e bestemmia ciò che è bene, è un Anticristo, ministro di Satana». Adsus, come tutti i buoni scrittori apocalittici, si dilunga sulle imprese e caratteristiche di questo Anticristo. Ma il discorso di Adsus è anche interessante per un motivo. Nella conclusione alla risposta alla regina Gerberga, Adsus afferma che però non c'è da preoccuparsi: l'avvento dell'Anticristo avverrà quando tutto l'impero romano sarà distrutto: «questo tempo non è ancora venuto perché , benché vediamo che l'impero romano è distrutto per la maggior parte, tuttavia finché dureranno i re dei Franchi che debbono tenere l'impero romano, la dignità del regno romano non perirà.
Uno dei re dei Franchi terrà integralmente l'impero romano, sarà nell'ultimissimo tempo il più grande e l'ultimo di tutti i re». Qui siamo alla parte più interessante, il motivo per cui abbiamo voluto prendere esempio dal brano di Adsus. Perché dietro ad alcune almeno delle visioni apo- calittiche vi sono finalità pratiche e politiche immediate. Adsus non era un monaco qualsiasi, era legato alle alte gerarchie politiche del tempo: il suo discorso è interno a queste gerarchie e pertiene ai legami tra chiesa cristiana e potere politico.
La regina di Francia Gerberga era sorella di Ottone I, e vedova del duca di Lorena Giselberto. Adsus proveniva dalla Lorena e da una famiglia che fin dal 925 si era schierata con i re di Germania. Gerberga nel 939 era diventata sposa del re di Francia Luigi IV d'Oltremare, di stirpe carolingia ma privo di vero potere, chiamato dall'Inghilterra perché i grandi del regno non erano riusciti a trovare un accordo. Luigi IV rivendicava diritti sulla Lorena (la regine in cui si trovava Aquisgrana e il sepolcro di Carlo Magno) e spera nella corona imperiale.
Ottone I da parte sua ha sposato Adelaide ed è diventato re d'Italia, ma gli Ungari lo tengono bloccato in Germania. Il 10 settembre 954 Gerberga rimane vedova: ciò mette in difficoltà la sua posizione. In questo contesto si rivolge ad Adsus, che per provenienza e posizione non può farle torto e personaggio abbastanza autorevole da far sentire la sua voce. Se, come dice Adsus, l'ultimo a detenere l'Impero romano sarà un re dei Franchi, i figli o il fratello di Gerberga potranno legittimamente aspirare a questo ruolo.
Nel X secolo si hanno in Italia i primi esempi di uso di lingua post-latina nella scrittura. Un uso legato a attività pratiche. Si tratta dei cosiddetti Placidi cassinesi, datati al 960, conservati nell'Archivio del monastero dell'Abbazia di Montecassino. Sono considerati i primi documenti della lingua che sarà quella italiana, perché appare esplicita l'intenzione di usare il volgare in alternativa al latino. Si tratta di formule, inserite in atti notarili scritti in latino, che dovevano essere ben comprensibili dai contraenti, perché definivano delle proprietà, dei diritti accettati:
«Sao ko kelle terre per kelle fini que ki contene trenta anni le possette parte Sancti Benedicti»
Un altro documento interessante è dato da un epitaffio di Gregorius V, che ci informa sull'uso del volgare in occasioni pubbliche (nelle predicazioni) intorno all'anno 1000.
L'XI secolo sembra presentare una ripresa dell'uso del latino in Italia.
Solo alla fine di questo secolo riappaiono documenti in volgare, appartenenti agli ambienti notarili-giudiziari e a quelli privati (soprattutto mercantili, legati alle esigenze pratiche di memorizzare informazioni accanto alle cifre nei libri dei conti).
Solo nel XIII secolo avremo un compiuto uso del volgare nella produzione letteraria.
La Storia dell'Impero Bizantino
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