Sono passati 50 anni dal quel 1° giugno 1953,
quando si gettarono le basi per la costituzione della prima Arma dell’Esercito nata dopo l’ultimo conflitto mondiale, dopo tanti anni di vita, di lavoroe di sacrifici in pace ed in querra, trascorsi
indossando le mostrine della madre Arma del Genio. dieci lustri di vita possono sembrare poca cosa rispetto alle storie, a volte secolari, di Armi e Specialità sorelle; ma sicuramente la nostra è stata
vissuta molto intensamente: l’incalzare delle esigenze di comunicazione innescate alle scoperte di Guglielmo Marconi, la spiralizzazione tecnologica determinata dalle continue innovazioni elettroniche
e degli ammodernamentii degli apparati, il passaggio epocale dalle valvole ai semiconduttori, la mascita di nuove scienze come l’informatica e la telematica, l’esasperato e continuosviluppo della
telefonia, la nascita della video - conferenza e dei collegamenti satellitari, sistemi di telerilevamento, della televisione digitale, ecc. hanno pesantemente influenzato il nostro lavoro, il nostro
impegno, il processo di preparazione e di qualificazione dei nostri Quadri e la nostra Dottrina; in sentesi, tali stimoli ci hanno “costretto” a precorrere i tempi. Un esempio valga per tutti
soltanto 15 anni fa si usavano i gettoni telefonici, non esistevano le schede magnetiche prepagate e in molte famiglie specialmente nel sud Italia, era un obiettivo da poco raggiunto avere
l’apparecchio telefonico in casa. Tornando indietro di una sola generazione, i nostri genitori usavano ancora scrivere lettere, poichè il telefono era ancora una spesa costosa e spesso si usava quello
del vicino o del posto telefonico pubblico.Eppure, parliamo di tempi storici ben al di sotto di quelli di una generazione. E allora, cosa ci spinge ad essere così orgogliosi del nostro breve passato?
Certamente la fondata convinzione di averlo vissuto intensamente e sempre al passo con i tempi, a “cavallo” del vissuto collettivo.....esattamente come lo abbiamo desiderato fin dalla nascita della
nostra Arma.
Festa dell’Arma delle Trasmissioni (20 giugno 2003)
Civitavecchia
Allocuzione del Ten. Gen. Bruno SIMEONE (Comandante del C4 — IEW)
Come Decano dell’ Arma delle Trasmissioni, rivolgo
un fervido e rispettoso saluto al Sig. Capo di Stato Maggiore dell’Esercito e a tutte le Autorità (Militari, Civili, Religiose) nonché ai gentili Ospiti, ai Colleghi ed agli Amici qui intervenuti,
perché la graditissima presenza di tutti rafforza il già forte significato spirituale della cerimonia odierna.
Cerimonia nella quale gli Ufficiali, i Sottufficiali, i
Volontari ed i militari dell’Arma delle Trasmissioni rievocano la Battaglia del Piave (svoltasi dal 15 al 24 giugno 1918), la cui data conclusiva fu scelta come ricorrenza dell’ Anna, a testimonianza
del valore e degli eroismi allora profusi dai militari delle Trasmissioni.
Il ricordo va dunque ai mesi conclusivi della l° Guerra
Mondiale, al lontano giugno 1918, allorché l’Esercito Italiano combatté contro le forze dell’Impero Austro-Ungarico la tremenda e decisiva battaglia difensiva che infuriò nella pianura
venetofriulana, dalle Alpi al mare.
La lotta fu aspra e cruenta. Però i soldati italiani
seppero difendere il suolo patrio, facendo leva sulla indomita volontà di resistere ad ogni costo, con la dedizione e la determinazione che sono tipiche della nostra gente.
E vinsero, creando cosi le migliori premesse per la
favorevole conclusione, dopo pochi mesi, della 1° Guerra Mondiale.
Nel corso di quella epica battaglia del Piave, fra i
tantissimi atti di valore compiuti dai soldati italiani, brillò quindi anche l’eroismo dei Trasmettitori, di ogni grado, i quali, sul terreno rotto dagli effetti dei colpi delle armi da fuoco,
riuscirono a realizzare e gestire molteplici collegamenti necessari per la condotta delle operazioni.
A tale scopo essi usarono telefoni, telegrafi, radio, fili
elettrici, staffette, colombi viaggiatori ed altri materiali (semplici ma efficaci), alcuni dei quali potranno essere visti al termine della cerimonia, nella mostra che è stata allestita vicino all’
uscita.
Quei soldati addetti ai collegamenti compirono il loro
dovere anche a costo di grandi sforzi e sacrifici, comunque sempre incuranti dei pericoli, dei fischi dei proiettili e degli scoppi delle granate, perché ben sapevano che, se avessero fallito, falliva
anche il conseguimento della vittoria.
Il ricordo di quei fatti di guerra è ben sintetizzato nella
motivazione della Medaglia d’Oro - concessa alla nostra Bandiera dell’ Arma per quelle gesta - allorché si legge del comportamento eroico dei valorosi Trasmettitori della battaglia del Piave, i quali
riannodarono sotto l’uragano del ferro e del fuoco i tenui
fili onde passa l’intelligenza regolatrice della battaglia”.
Da quel lontano giugno 1918, fino ad oggi, molta acqua è
passata sotto i ponti del Piave.
La nostra Italia ha vissuto momenti lieti e momenti tristi.
Ma in ogni caso, costantemente, hanno brillato la dedizione e l’impegno che sono stati profusi dai suoi figli in divisa.
Primi ad arrivare e ultimi a partire, gli uomini e le donne
dell’Arma delle Trasmissioni (coloro cioè che realizzano e gestiscono i nevralgici sistemi di comando e controllo per le unità militari) si sono sempre distinti per la grande dedizione alle
Istituzioni per efficace preparazione tecnica e per la grande, autonomia operativa, talché costituiscono una componente indispensabile e vitale per l’efficace impiego di qualsiasi contingente di forze
militari.
Cosi è stato infatti nel recente passato in Italia (cito ad esempio le operazioni FORZA PARIS, VESPRI SICILIANI, ed i molti interventi di PUBBLICHE CALAMITA’) ed anche all’estero (cito ad esempio gli impegni in LIBANO, in SOMALIA, nei BALCANI, a TIMOR EST, in AFGHANISTAN ecc..)
Fatto questo breve riferimento al passato ed al presente dei
militari dell’ Arma delle Trasmissioni, desidero ora rammentare che l’odierna festa è resa ancora più solenne dalla circostanza che quest’anno viene ricordato anche il 500 anniversario
dell’introduzione delle mostreggiature azzurre, bordate di rosso cremisi, che i Trasmettitori portano sul bavero della divisa.
Concludo rivolgendomi ora direttamente a voi Ufficiali,
Sottufficiali, Volontari e militari delle Trasmissioni, uomini e donne con le mostrine azzurre bordate di rosso cremisi.
Oggi celebriamo dunque la festa dell’Arma delle
Trasmissioni! E quindi la vostra festa la festa di voi tutti , che costituite una importantissima componente del nostro Esercito.
In questa particolare occasione sento prorompente il
desiderio di farvi alcuni auguri:
- il primo è personale, nel senso che auspico che ciascuno
di voi possa raggiungere tutti i traguardi a cui tende;
- il secondo è sociale, perché vi auguro di essere sempre
bravi soldati e bravi cittadini;
- il terzo e ultimo è morale, perché auguro a voi tutti di sapere
valutare con saggezza il lavoro di chi ci ha preceduto in
divisa e con onore. Ciò per migliorarvi nei sentimenti e nello stile di vita.
Sono auguri sinceri che vi porgo come Decano dell’Arma
delle Trasmissioni e come vostro Comandante per il vostro bene e per le migliori fortune della nostra Patria.
Viva l’Esercito
viva l’Italia
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