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 L’AMBIENTE SOCIALE

Regole e metodi di comportamenti negli ambienti sociali e di potere

di Luigi Ruberto

Ogni contesto ha le sue regole, i suoi metodi e le sue sinapsi mentali. Ogni contesto crea delle regole non scritte, ma severamente attuate. Ogni contesto vive, di quello che è in molti casi, la considerazione che all’interno dello stesso si va a creare.

Per ambiente spesso si intende una determinata classe sociale, o un determinato intento comune da perseguire. Esso è tipizzato ancor  più nel mondo delle professioni. Di fatti c’è l’ambiente del mondo politico, del mondo accademico, del mondo delle libere professioni, degli intellettuali etc. Tutti  questi esempi collimano con il fatto che essi seppur difficilmente si aprono gli uni agli altri, nella loro struttura monolitica e di gestione del potere, si legittimano l’uno con l’altro per il sol fatto di esistere  e di relazionarsi così come si relazionano, vale a dire solo formalmente, fatte le dovute eccezioni.

L’ambiente dunque è una forma di placenta, che tutto contiene e dal quale nulla deve trapelare. Esso è uno stato sociale, in altri casi dopo anni di frequentazione del medesimo ambiente  diventa uno stato mentale, un luogo dal quale è difficile uscire per relazionarsi con la realtà, soprattutto per coloro i quali, hanno ricevuto dal cosiddetto ambiente e dalle sue metodologie, successo, notorietà, benessere sociale.

Il concetto di ambiente dunque può avere varie accezioni che possono essere sia positive che negative; il tutto dipende dalle finalità che il gruppo sociale dominante, che è presente nell’ambiente medesimo, si prefigge. Per usare un’accezione comune nella storia delle evoluzioni sociali, l’ambiente è stato insieme volano reale per lo sviluppo e per il  mantenimento dell’ordine sociale. Ma anche luogo di segreti e di atti al limite di ogni legale considerazione: esso dunque, in parte, è come lo specchio dell’animo umano che ha in sé sia una valenza positiva che una prettamente negativa, il prevalere dell’una o dell’altra da ed assegna la giusta considerazione sociale all’ambiente medesimo.

Il prevalere di un ambiente su un altro eleva lo stesso a casta sociale per "autonomasia", emarginando tutto quello che è o risulta estraneo o lontano. Una struttura sociale, che si basa sull’ineliminabile ambiente sociale di appartenenza, è per sua natura una  struttura sociale, basata sull’iniquità, ma come è possibile costruire una società equa? Costruire una società, per quanto possibile equa è realistico, il tutto sta a ricostruire dei corretti rapporti sociali fra i vari ambienti di appartenenza, che non dovrebbero osteggiarsi, ma dovrebbero tentare di riconoscersi reciprocamente e crescere assieme: gareggiando in virtù per costruire una società per quanto possibile giusta ed equa, rispettosa delle regole e corretta nelle relazioni interpersonali.

Per costruire tale ideale sociale, è purtroppo necessario avere delle strutture sociali ed educative rigide nell’educare, e flessibili nell’includere gli ultimi. Allo stato credo che  non vi sia ne la rigidità, né l’inclusione sociale verso gli ultimi, ecco perché a prescindere dall’appartenenza politica o partitica, è necessario che tutte le parti sociali, presenti in una comunità stanziale, chiamata Nazione, si diano delle coordinate comuni da seguire.

 L’ambiente, dunque, è la fonte, l’origine del tutto. Esso subito dopo l’età adolescenziale si sostituisce integralmente alla famiglia, e dunque come si può ben intuire è il vero elemento scriminante, per il tipo di società che si vuole realizzare.

È lo stesso concetto di ambiente  che va rivisto: non più luogo in cui il singolo si sente forte e protetto, non più luogo in cui il branco protegge anche chi sbaglia per mero spirito corporativo, ma luogo di reale formazione per tutti coloro che vi entrano a far parte. Luogo  in cui la forgia deve essere una forgia piena di virtù, in cui il dialogo e non l’intolleranza siano alla base delle relazioni sociali.

L’ambiente vero motore della società è e va allo stato riformato, ricreato, arricchito.

 Continuare a sopportare una società che si trascina dietro, ambienti e comportamenti che definire mediocri è poco, è l’anticamera di un mutamento e di un nuovo radicalismo sociale, di cui non possiamo prevedere le conseguenze.

Non è possibile sopportare tutto e tutti, all’insegna e a tutela del rispetto -presunto- dell’individuo, quando l’individuo non pone in essere mere azioni di autodeterminazione, ma solo di azioni sociali di disturbo ad una sana crescita della collettività nella sua interezza e nella piena correlatività degli ambienti, che in ogni struttura sociale devono interagire e agire.

(la repubblica di tersite 24 febbraio 2007)                                                                                                  

 
 

- la repubblica di tersite -