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Missão S. Isabel do Majune

mappa mozambico
Mappa della Regione

Missão S. Isabel do Majune
Malanga
Distretto: Majune
Provincia: Niassa
Responsabile del progetto:
Paolo de Riu
Missionario laico della Consolata

Escola San Isabel do Majune
Escola San Isabel do Majune

La missão di S. Isabel do Majune si trova nella provincia del Niassa a circa 150km da Lichinga.

Majune è un territorio che si trova ad una altitudine di 800 mt, ci si arriva attraversando una vasta regione coperta di folta vegetazione per mezzo di una strada sterrata piena di enormi buche in alcuni tratti quasi impercorribile; infine, si attraversa un fiume, il Luambalha, sulle cui rive si affacciano numerosi villaggi: Mukulungu, Malila, Micoco, Riate, Mamona Mitomone, Luambalha, Mecualo Cipwipwi e Malanga.

Malanga è un agglomerato molto grosso (pensate che è addirittura il più grosso villaggio della Missione di Majune) di capanne fatte di fango con i tetti di paglia, gli unici edifici in muratura sono la casa delle Suore, la Eschola San Isabel e alcune casette adibite a dispensario.

Il flagello del distretto di Majune è la malaria. Grandi e piccini vengono colpiti sistematicamente e a farne le spese sono soprattutto i più piccoli; il morbillo poi è la seconda causa di mortalità nella regione.

Scopo del progetto

L'adozione ha lo scopo principale di far frequentare la scuola ai ragazzi di tutti i villaggi della Missione, pagando le rette di iscrizione alla scuola e fornendo il materiale didattico; i ragazzi più grandi seguono corsi professionali per dare loro la possibilità di imparare un mestiere per costruirsi un futuro migliore. Vengono aiutate anche le famiglie in difficoltà, sostenendole attraverso distribuzioni di cibo, vestiti e medicine. (Sempre introvabili e ad un costo elevatissimo.)

Dal mio diario di viaggio

agosto 2002

Sino a un anno fa, un grosso ponte vecchio e malandato, permetteva di arrivare sulla riva opposta senza particolari problemi; ora con le grandi piogge il ponte è stato spazzato via e la traversata è possibile sono su una "barca" (si fa per dire) ovvero su di un tronco d'albero scavato dove galleggiano al suo interno almeno 25 cm d'acqua.

Le scuole sono sia primarie che secondarie e poiché vi è un generatore di corrente alla sera si fa lezione per le persone adulte. Un internato femminile e uno maschile ospitano i ragazzi e le ragazze che vengono dai villaggi vicini che non possono tornare a casa a piedi tutti i giorni.

Ogni mattina, alle 6.30 in punto tutti i ragazzi e gli insegnanti, sul piazzale davanti alla scuola cantano l'inno nazionale e compiono "il rito" dell'alza bandiera prima di iniziare le lezioni.

Davanti all'unico mulino di tutta la Missione, la gente si mette in coda sin dalle prime luci dell'alba dove un grosso forno in pietra permette di cuocere il pane due volte alla settimana.

Una serie di tubature che partono dal vicino fiume trasportano l'acqua sino al centro della piazza del villaggio; qui le donne ne fanno provvista utilizzando una vecchia, arrugginita ma funzionante pompa a mano.

Una volta al mese viene distribuito a tutte le famiglie olio, zucchero e sapone.

Il mercoledì Malanga si riempie del vociare di giovani mamme accompagnate dai loro piccoli. È il giorno delle visite al dispensario e viene distribuito il latte in polvere ai piccoli. (A Malanga per la vicinanza di una zona dove c'è una forte presenza di mosca tze tze, non ci sono capi di bestiame o capre che possano produrre latte fresco).

Il venerdì, Sr. Goretti, collaboratrice di Suor Ines, effettua i prelievi per i vetrini della malaria. (L'unico strumento a disposizione per le analisi sino ad ora è un vecchio microscopio e i vetrini per la malaria).

Ho accompagnato Sr. Ines nella sua visita mensile a ciascuno dei villaggi della missione.

La struttura di ogni villaggio è sempre uguale, un agglomerato di capanne fatte di fango con i tetti di paglia, ma la miseria è ancora più accentuata.

C'è una piccola scuola (escolinha) in ogni villaggio, col tetto di paglia e senza pareti dove i bambini fanno lezione seduti su tronchi d'albero al posto dei banchi. Davanti a ciascuna capanna sistemati in cesti di paglia, il riso macinato, la farina di miglio e mandioca si asciugano crogiolandosi pigramente al sole.

Un gruppetto di giovani donne sta lavando i panni al fiume; cantano, sbatacchiano i panni nell'acqua, questo serve anche a tenere lontani dalla riva i coccodrilli di cui il fiume è pieno.

Anche qui si distribuisce a ciascuna famiglia olio, zucchero, sapone.

All'improvviso al centro della piazza viene portato un tavolino, viene improvvisato un posto di salute volante. Tutti si mettono in fila dietro a questo tavolo e per tutta la giornata Sr. Ines, disinfetta ferite, mette gocce di collirio, visita e distribuisce medicine, fino a che l'ultima persona della fila è stata visitata. Rapidamente si fa buio, si ripone nella jeep la grande scatola del pronto soccorso,(ormai quasi vuota, per la verità) e si riparte.

Domani in un altro villaggio si ricomincerà da capo.

Antonella Saporiti


luglio 2004

Arrivando a Majune si ha la sensazione che il tempo "si sia fermato", niente acqua potabile, niente elettricità, niente giornali, lì le notizie arrivano, quando arrivano, con ritardo di mesi!

La giornata inizia molto presto al mattino, al canto del gallo e finisce quando il sole scompare all'orizzonte e la notte avvolge tutto!

Nelle sere di luna piena uscivo sulla veranda e potevo intravedere la boscaglia che avvolge le capanne e in più di un'occasione ho avuto la "fortuna" (si fa per dire ), di avere un incontro a debita distanza naturalmente, con un leopardo o un leone che si avvicina un po' di più alla casa!

L'economia è prevalentemente agricola, si coltiva mandioca, fagioli, riso miglio ma i raccolti sono condizionati ai fattori climatici e quindi un anno si riesce a fare un buon raccolto e l'anno successivo invece la siccità brucia tutto o le grandi piogge distruggono i raccolti.

Quest'anno purtroppo il raccolto non c'è stato e la gente sta passando un periodo di "fame nera" a complicare notevolmente le cose in questi ultimi mesi è stata un'ondata eccezionale di grande freddo, (In Mozambico il 21 giugno è cominciato l'inverno) solitamente le temperature sono fresche ma non fredde, quando sono arrivata il 22 giugno, non si arrivava a tredici gradi di giorno!

Questa ondata di freddo ha causato un elevato numero di bambini con la polmonite e un principio di epidemia di tubercolosi!

Ho dovuto girare per i mercati e fare incetta di coperte, indumenti di lana, giacche, cuffiette scarpine per riscaldare soprattutto i piccoli! e naturalmente i prezzi salivano vertiginosamente!

Per fortuna con l'aiuto di Padre Bonifacio, siamo riusciti a distribuire tante coperte, tante tutine, vestitini di lana, giacche, scarpe e calzine non solo ai nostri ragazzi ma a tantissima gente che ne aveva bisogno!

Era una lotta contro il tempo, che ti angosciava e ti faceva sentire tanto impotente cercavi di aiutare una, dieci, cinquanta persone ma non potevi aiutare tutti! ... Credetemi è stato un momento molto difficile!

Antonella Saporiti

Data Aggiornamento 25/08/2005. © Dormeletti Carlo 2002-2005
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