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"A different view with David Bowie"
di Adam Budofsky
Modern Drummer, luglio 1997

Durante il suo mezzo secolo sulla Terra, David Bowie non ha tenuto segreto che questo non è nel suo modo di pensare. Ad ogni nuova pubblicazione ai fan del pop viene ricordato quanto velocemente la maggior parte degli altri artisti perde contatto con le proprie Muse: certo Bowie ha avuto la sua parte di quasi fallimenti artistici, ma certamente non ha mai dimenticato la promessa del rock di scioccare, eccitare, mutare e provocare una reazione.

Attraverso periodi di folk/canzoncine cabaret, riff heavy glam, armoniosi arrangiamenti soul, rock d'avanguardia tedesco o jazz/metal, Bowie ha reso chiaro di aspirare a batteristi per i quali prepararsi per il primo giorno di prove significhi niente di meno che aprire la propria mente ad ogni possibilità.

Quest'anno ha trovato Bowie sotto i riflettori più di quanto sia successo da un po' di tempo. Una parte dell'attenzione è dovuta al fatto che ha compiuto 50 anni quest'anno, all'incredibile concerto che ha tenuto al Madison Square Garden per celebrare l'evento, ed al suo altamente pubblicizzato abbracciare le vie artistiche on-line. Ma soprattutto c'è il suo nuovo disco, Earthling, e i suoi pezzi fratturati ispirati al drum&bass di suono futuristico, che hanno modificato il nostro modo di vedere David Bowie.

Appropriandosi, intensificando e riconfigurando le parti di batteria ad alta velocità dell'ultima follia dei club inglesi, Bowie lancia il ruolo del ritmo nella musica moderna nel pieno rilievo, mettendo seriamente alla prova i colpi, la velocità ed il gusto del nuovo batterista Zachary Alford nel processo.

"Quello che volevo realmente fare", spiega Bowie, "non era molto dissimile da quello che avevo fatto negli anni 70, e che ho fatto ripetutamente, che è prendere l'elemento tecnologico e combinarlo con l'organico. Era molto importante per me che non perdessimo la sensazione della reale abilità musicale che lavorava insieme con tutto quello che era campionato, o messo in loop, o comunque proveniva dal computer". "Questo disco ha un debito con il drum & bass nell'uso del ritmo", Bowie dice, "ma non ho molto interesse nel drum & bass in sé; quello che stiamo facendo è lontanissimo da quello, per esempio, che farebbe Goldie o qualunque altro artista drum&bass. Gruppi come Storm Trooper sono fantastici, ma non è per nulla quello che noi stiamo facendo".

Prevedibilmente, il processo di registrazione di Earthling non era "registra dal vivo e prendi ciò che è possibile". Secondo David, "io indicavo a Zach lo stile ed il tempo del brano. Di fatto, questo era tutto ciò che gli davo. Lui si prendeva qualcosa come mezza giornata e realizzava i suoi loop e creava sequenze a 120 bmp, che poi avremmo velocizzato fino a 160. Poi usava questa traccia come base per suonarci sopra. Quei loop erano minimali, forse quattro o otto battute al massimo. Poi, su questa base improvvisava con una vera batteria. Così, quello che avevamo era una grande combinazione di un approccio piuttosto robotico e automatico al ritmo fondamentale ed un modo di suonare libero ed interpretativo. Penso che il migliore esempio di questo su Earthling sia il brano Battle For Britain, in cui realmente puoi accorgerti di come Zach ed i loop stiano interagendo".

I lettori potranno riconoscere Alford perché è apparso recentemente in molte situazioni di primo piano, in tour importanti con Bruce Springsteen, nell'album e nel documentario di Billy Joel Shades of Grey o nel video, perennemente popolare, dei B-52 Love Shack. Bowie ha saputo di lui attraverso il suo precedente batterista Sterling Campbell, che ha suonato sul suo ultimo album Outside.

"Ironicamente", David spiega, "Zach è il migliore amico di Sterling. Sterling ha avuto una grande offerta dai Soul Asylum di diventare parte integrante della band, e giustamente ha detto, 'guardate ragazzi, mi piacerebbe fare il tour (di Outside), ma questa è una vera opportunità per me di unirmi ad un vero e proprio gruppo. Ma potrebbe piacervi questo ragazzo'. Così raccomandò Zach". "Dal momento in cui si è seduto ho capito che Zach era assolutamente grande. E' un ragazzo giovane ma ha suonato molto e molto bene negli ultimi anni, un po' di tutto, dal soul all'hard rock. E' un po' come il resto di noi: è piuttosto eclettico nei suoi gusti. Gli piace ogni tipo di musica, purché sia buona. Penso che sia così per tutti nella band, non c'è nessuno che sia fermo in un posto particolare. Tutti sono molto aperti a nuove esperienza musicali e ad ascoltare qualsiasi cosa che sia buona o inventiva o abbia nuova informazione".

Ironicamente, le costanti ed innovative esplorazioni musicali di David Bowie spesso eclissano la sua notevole abilità come cantante (il batterista Joey Baron, nel numero di luglio 1996 di Modern Drummer, ricordava di essere stato impressionato dalla pura potenza della voce di Bowie). Con il suo stile musicale e di canto che cambiano potenzialmente in men che non si dica, questo come influenza quello che David si aspetta e di cui ha bisogno da un batterista?

"Lo stile della batteria ["drumming"] cambia da progetto a progetto", David acconsente, "così, è davvero ridicolo chiedere ad un batterista di hard rock di essere coinvolto in qualcosa che sia basato molto sul soul, per esempio. Ma quello che cerco in qualsiasi batterista con cui lavoro è che sappia come supportare la parte vocale, ma al tempo stesso sia abbastanza veloce da entrare con qualche invenzione se necessario, per dare alla musica una maggiore qualità caleidoscopica, cosa in cui penso Zach sia molto bravo. Sa come fare entrambe queste cose. Può essere di grande sostegno quando sono nella struttura dei versi. Ma poi, appena hai finito quel verso, è capace di seguire Mike Garson (il tastierista), cosa che fa spesso, come Gail Ann Dorsey (bassista). Può diventare molto inventivo in quelle parti in cui non canto. Ed ascolta la musica".

"In modo abbastanza interessante", David continua, "Zach è anche uno dei pochi batteristi che, quando fa i playback, non dice 'può essere più alto il volume della batteria?' (ride). In effetti è ingiusto, questo si applica a tutti i musicisti. Ma le persone in questa band tendono ad avere una buona visione d'insieme della musica, e c'è molta soddisfazione a lavorare con persone così. E' comprensibile che i musicisti non vogliano sentirsi esclusi, ma è un po' frustrante quando ascoltano soltanto il loro strumento, e non capiscono che esso è pensato per essere parte integrante di un paesaggio complessivo. Fortunatamente, a causa della natura del mio lavoro, questo tende ad attrarre persone che non sono così".

Come Bowie suggerisce, lo stile della musica su cui lavora di volta in volta detta il tipo di batterista con cui gli piace lavorare. Mick Woodmansey era il batterista che molti hanno ascoltato quando sono stati introdotti alla musica di Bowie, attraverso la serie di album dei primi anni 70, che fecero del cantante un fenomeno su entrambe le sponde dell'Atlantico. The Man Who Sold The World, Hunky Dory, The Rise And Fall of Ziggy Stardust and The Spiders From Mars e Aladdin Sane rivelarono la personalità veramente unica di Bowie, sia in studio che sul palco, attraverso successi come Changes, Ziggy Stardust, Suffragette City, The Jean Genie e Panic In Detroit.

"Mick era un batterista essenziale", Bowie ricorda. "Penso che conosca i suoi punti di forza e le sue debolezze molto bene. Mick non divenne mai eccessivamente ambizioso. Era piuttosto aperto ad essere diretto ed in un certo senso ha realizzato quello che volevo più di molti altri batteristi con cui ho lavorato. I suoi punti di forza erano decisamente nell'area del rock britannico e del rhythm & blues britannico. Capiva il tipo di drumming che potevi associare al gruppo dei Free, per esempio. Per la maggior parte di loro quella era una band di Dei del rock (ride). Così lavorava molto a quello stile di batteria, che era davvero fondamentale, ma aveva una sorta di semplicistico senso di aggressione".

I successivi album servirono come una sorta di periodo di transizione per il cantante, e vedevano alla batteria Aysley Dunbar (Pin Ups, Diamond Dogs e "il più rumoroso, duro, cattivo e britannico delle rock star", secondo David), Tony Newman (David Live) ed Andy Newmark (Young Americans). Il successivo batterista di Bowie, però, avrebbe contribuito alla serie di pubblicazioni considerate da molti l'apice artistico di Bowie: Station To Station, Low, "Heroes", Lodger e Scary Monsters.

"Dennis era così aperto", Bowie ricorda. "Era quasi orgiastico nel suo approccio, quando si trattava di provare qualcosa di nuovo. Diceva 'si, facciamo questa nuova merda'. Gli dissi di un concerto di Charlie Mingus che avevo visto, in cui il batterista aveva dei tubi in politene che arrivavano nei tamburi, e succhiava o soffiava per cambiare la pressione mentre suonava. Il giorno dopo Dennis uscì per andare a comprare dei tubi in politene. Dennis è matto, un uomo assolutamente pazzo, ma aveva molte idee proprie sulle cose….".

Bowie sembra mostrare una sorta di orgoglio paterno nel riferire che Dennis Davis è stato, in effetti, il maestro di batteria di Sterling Campbell, e gli piace illustrare la relazione con un piccolo aneddoto. "Questo è tipico di Dennis. Sterling Campbell usava andare a casa di Dennis per chiedergli di dargli delle lezioni e Dennis diceva 'ah…sicuro. Vuoi lavare le finestre?' (ride). Sterling si occupava del suo appartamento ed in cambio Dennis gli dava delle lezioni. Non è grande? Dennis è venuto a molti concerti che abbiamo fatto quando Sterling era con noi, e Sterling è sempre venuto a tutti i concerti di Zach. In alcune occasioni sono venuti tutti e tre. Vanno molto d'accordo. Così, è bello avere una sorta di discendenza tra loro, che risale al 1976".

La metà degli anni 80 si rivelarono lo zenit del successo commerciale per David Bowie, anche se i critici (e lui stesso, in retrospettiva) non erano tutti così entusiasti del materiale più accessibile ma meno stimolante contenuto in Let's Dance, Tonight e Never Let Me Down. Ancora, i batteristi offrirono delle esecuzioni formidabili, da parte di musicisti come Tony Thompson ed Omar Hakim, all'ultimo dei quali oggi David si riferisce dicendo "una persona con cui sarei voluto andare in tour. Omar è un batterista affascinante, con un impeccabile senso del tempo. E' sempre spontaneo nel suo approccio".

Le opinioni relative al successivo progetto di Bowie, i Tin Machine, differiscono, ma è chiaro che quell'esperienza portò il cantante fuori della routine creativa.

" Quello è stato un progetto bizzarro", David dice, "ma sono molto contento che lo abbiamo fatto. Voglio dire, quello che Reeves Gabrels (chitarrista) ed io ne abbiamo tratto è stata una intera serie d'istruzioni su quello che volevamo e non volevamo fare (dopo) ".

Il batterista nei Tin Machine era Hunt Sales, un musicista viaggiatore con esperienze che andavano dai concerti con le big band, a Todd Rudgren ed Iggy Pop, il cui album spartiacque Lust for Life Sales aveva suonato e Bowie prodotto. I Tin Machine erano stati ideati per suonare rumorosi, improvvisati, metallici pezzi sonori che felicemente utilizzassero il potenziale di disastri ferroviari per la possibilità di epifanie musicali. David ricorda.

"Era così avventuroso e coraggioso. Quando funzionava era imbattibile, alcuna della musica più esplosiva in cui fossi stato coinvolto o che avessi ascoltato. Ma quando andava male, era terribilmente odioso, volevi soltanto che la terra si aprisse e ti seppellisse. Hunt ha fatto alcune cose straordinarie in quel gruppo. Ho sempre pensato che sarebbe stato più in sintonia con una band un po' più numerosa; lui suona come un batterista da big band…Fortunatamente non ci hanno mai sentito al nostro peggio. Ma penso che non ci abbiano neanche mai sentito quando eravamo al meglio. Gli album erano solo un'appendice della cosa. Eravamo davvero un'esperienza dal vivo. C'è un album che abbiamo pubblicato che si chiama Oy Vey Baby, che devo aggiungere è un titolo scelto da Hunt Sales…il collegamento con Soupy Sales. Ma il brano Heaven's In Here dà qualche indicazione di come eravamo quando suonavamo bene".

Dopo un paio di album casuali, Bowie emerse nel 1996 [in realtà nel settembre 1995] con Outside, un album ritenuto "difficile" e troppo ambizioso da molti, ma che, in ogni modo, conteneva del materiale sorprendente. Outside vedeva la presenza di Sterling Campbell, che Bowie descrive come "spontaneo ed estremamente inventivo. Sterling suona una canzone in modo differente ogni volta; ci sono evidenti influenze del suo maestro, Dennis Davis".

Outside
vedeva anche la partecipazione di un altro batterista Joey Baron, di cui David dichiara "i metronomi tremano di paura con lui, è così regolare". Forse, cosa più importante, Outside ha fornito in qualche modo il progetto per gli esperimenti uomo-macchina di Earthling. David suggerisce che l'abilità di Zachary Alford di lavorare con l'elettronica nel tour di Outside e su Earthling ha in qualche modo incoraggiato tutta la band a crescere insieme.

"Zach ha avuto una parte così sostanziale nel modo in cui abbiamo lavorato nell'ultimo anno e mezzo. Abbiamo raggiunto un buon equilibrio ora tra il tendere verso il lato organico delle cose e la fondamentale qualità industrial dei campionamenti e dei loop. Sappiamo come operare in quel mondo molto bene adesso".

Per quanto tempo David Bowie deciderà di abitare questo particolare mondo non si sa. Nel frattempo la scena musicale in generale, ed i batteristi in particolare, dovrebbero essere felici che il suo spirito vagabondo ci abbia portato verso un altro sentiero di esplorazione".

[le frasi tra parentesi quadre sono note della redazione di L.O.M.]

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